Bianca come il latte, rossa come il sangue - WordPress.com

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51. A cura di Francesco Bavassano. Educare è un'arte. (Alessandro D'Avenia, Mondadori 2010). Bianca come il latte, rossa come il sangue. “Beatrice mi pianta  ...
Educare è un’arte A cura di Francesco Bavassano

Bianca come il latte, rossa come il sangue (Alessandro D’Avenia, Mondadori 2010) ha solo l’adolescenza dei suoi protagonisti, tutt’altro valore e solidità hanno le vicende da lui narrate; con Giordano invece condivide età ed un certo interesse per la vita interiore dei suoi personaggi ma se ne distanzia per uno sguardo alla realtà più sereno e risolto, uno sguardo determinato, di fede, non catechistico, e una fiducia nel valore dell’autoeducazione che traspare da ogni riga.

“Beatrice mi pianta un mattone nello stomaco, un peso che devi portare, un peso dolce... Dev’essere questo il segno del vero amore.” Con il suo dirompente romanzo d’esordio Bianca come il latte rossa come il sangue D’Avenia è stato accostato a diversi scrittori, tra i quali Moccia, perché anche il suo libro parla di adolescenti in modo poco filtrato e a Paolo Giordano (La solitudine dei numeri primi). Per sua fortuna il trentacinquenne professore di Lettere, in comune con il famigerato Federico

La storia è narrata in prima persona in capitoli molto brevi, il protagonista ha 16 anni, motorino, calcio, sopporta la scuola, teme il bianco, il colore del nulla, dal quale talvolta nella sua vita di adolescente si sente risucchiato. Si innamora di Beatrice senza averle mai parlato: capelli rossi, come il sangue e la passione, diventa presto il centro dei suoi pensieri. Leo scopre l’amore, inizia qui il suo passaggio alla vita adulta dei sentimenti e delle scelte. Beatrice però si ammala gravemente, proprio di leucemia, ed il bianco torna a sconvolgere la sua vita. 51

Rabbia, dolore, completa mancanza di appigli potrebbero far smarrire definitivamente Leo che trova invece sostegno e parole di vita nel nuovo supplente di Storia, soprannominato il Sognatore, una sorta di alter ego di D’Avenia, che è un forte sostenitore del valore della scuola e amante della sua professione. Il Sognatore lo aiuta ad imparare, ad amare la bellezza, anche quando richiede fatica ed invita gli studenti a perseguire i propri sogni ad una condizione: prima bisogna capire quali sono.

“Noi invece siamo liberi. È il più grande dono che abbiamo ricevuto. Grazie alla libertà possiamo diventare qualcosa di diverso da quello che siamo. La libertà ci consente di sognare e i sogni sono il sangue della nostra vita, anche se spesso costano un lungo viaggio e qualche bastonata.” Il mondo degli adulti tratteggiato in questo libro è insolitamente positivo: il prete che insegna religione ed è una figura di

Educare è un’arte

sfondo, testimone rassicurante, i genitori di Leo, che non si tirano indietro, che a loro modo sanno stare vicino a Leo quando quasi impazzisce di dolore per il destino crudele che sembra riservato a Beatrice e al loro amore ancora tutto da costruire. Un anno scolastico che vale una vita intera, una storia di crescita, di dono; Leo donerà il sangue per lei e le starà accanto, del rapporto profondo con Silvia, porto sicuro in cui Leo si rifugia sempre. Una vicenda dai tratti duri, non particolarmente edulcorata, seppur edificante, che dipinge con grazia la relazione tra amore e dolore. Distante anni luce da accenti pulp (Ammaniti) o da peregrinazioni stilistiche (Baricco), Alessandro D’Avenia è riuscito a scrivere un romanzo che ha un preciso messaggio morale senza renderlo pedante o buonista; non propone un timido messaggio di auto-accettazione con annessa rinuncia a credere e a

ricercare qualcosa, non la constatazione della disgregazione delle vecchie certezze sostituite dal nulla, ma una storia fresca, pulita, di speranza che ha attirato qualche critica proprio per queste caratteristiche (!). Basta leggere le bacheche di Facebook degli adolescenti di oggi, dei nostri esploratori e delle nostre guide, per capire che, più del normale, c’è un vuoto tremendo; non è infrequente leggere grida d’aiuto mascherate da frasi da duri, come “Nella vita mi rimane solo il rap, meno male che esiste Fabri Fibra”. D’Avenia gira l’Italia per incontrare gli adolescenti, spesso a margine di incontri ecclesiali, su youtube si possono trovare alcuni suoi interventi, ed è un ottimo interprete dei bisogni e del mondo interiore dei ragazzi, a sentirlo parlare “si capisce che ha capito”.

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Il suo appello a genitori, insegnanti, educatori è quello di esserci per i ragazzi, giocarsi fino in fondo, prendersi più colpe e responsabilità e di non lasciarli soli con le loro debolezze, soli in un mondo bianco, apparentemente privo di senso, che gli adulti hanno creato loro intorno.

“Per sconfiggere il bianco che ti fa scrivere storto ci vogliono linee nere nascoste, grosse e forti.” Il libro, che ha superato le 400.000 copie ed è stato seguito da Cose che nessuno sa (2011), è stato un caso editoriale ed è prossima l’uscita di un film ambientato a Torino, nel quale Luca Argentero interpreta il Prof. Sognatore.