18 nov 2008 ... preghiera comunitaria e intima del “Padre Nostro”. Il celebrante poi conclude ..... “
Padre per sempre” nelle tue mani resterò. La gioia che mi hai ...
Missioni
Cattoliche
Italiane
in
Svizzera
LABORATORIO
DI
PASTORALE
GIOVANILE
per
missionari,
operatori
pastorali
e
laici
impegnati
nelle
comunità
italiane
in
Svizzera
I
GIOVANI:
PROVOCAZIONE
E
RISPOSTA
PER
UNA
NUOVA
EVANGELIZZAZIONE
…C’è
un
solo
modo
di
pregare:
quello
dello
Spirito
Santo
che
l’adatta
a
ciascuno
secondo
il
suo
temperamento…
QUADERNO
PER
LA
PREGHIERA
E
LE
CELEBRAZIONI
17‐20
Novembre
2008
–
Bildungszentrum
–
Matt/Schwarzenberg
(LU)
COME
È
CONCEPITO
QUESTO
QUADERNO
PER
LA
PREGHIERA
E
COME
SERVIRSENE?
Lo
schema
proposto
per
le
nostre
preghiere
ricalca,
grossomodo,
quello
della
Liturgia
delle
Ore
(Lodi
e
vespri),
pur
essendo
stato
semplificato
nel
suo
svolgimento
o
talora
modificato.
Si
tratta
di
un
percorso
che
si
sviluppa
in
cinque
tappe,
che
vuole
educandoci
ad
un
progressivo
e
attento
ascolto
della
Parola
di
Dio,
fino
a
scaturire
nella
preghiera
di
Gesù
(che
a
sua
volta
è
Vangelo,
buona
notizia)
passando
attraverso
preghiere
di
lode
e
di
invocazione.
1.
Introduzione
Un
invito
ad
entrare
in
preghiera
rivolto
da
colui
che
presiede
la
preghiera
al
quale
segue
una
risposta
corale
dell’assemblea.
Due
formule
invariate:
una
per
la
preghiera
del
mattino
che
invoca
la
presenza
dello
Spirito
Santo;
una
per
la
sera
che
invita
a
riconoscere
Cristo
presente
laddove
due
o
tre
sono
riuniti
nel
suo
nome.
2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
“Ascolta
Israele”…
non
c’è
preghiera
se
non
c’è
vera
disposizione
all’ascolto.
Ogni
giorno,
per
ogni
preghiera
saremo
invitati
ad
ascoltare
un
canto.
Ognuno
di
questi
canti
è
profondamente
ispirato
alle
pagine
della
Bibbia
o
a
scritti
di
Santi.
3.
I
Salmi
‐
Parola
che
ci
fa
pregare
Ogni
giorno
uno
o
due
salmi
ci
guideranno
nella
conoscenza
di
noi
stessi
e
nell’ascolto
di
Dio.
Anche
la
modalità
con
cui
i
salmi
saranno
pregati
sarà
adattata
al
testo,
alternandoci
tra
lettori
solisti
quando
il
testo
parla
in
prima
persona
e
rispondendo
in
modo
corale
quando
il
testo
offre
questa
possibilità.
Perché
il
nostro
pregare
i
salmi
non
sia
routine,
è
stata
scelta
la
nuovissima
traduzione
fatta
da
E.
Bianchi
(priore
del
monastero
di
Bose
in
Italia),
traduzione
fedelissima
al
testo
originale
e
allo
stesso
tempo
più
comprensibile
ai
nostri
giorni.
4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ascoltiamo
“Divina
eloquia
cum
legente
crescunt”…
la
Parola
di
Dio
cresce
con
colui
che
la
legge.
La
proclamazione
solenne
della
Parola
di
Dio
altro
non
vuole
che
ricordarci
la
parabola
del
seminatore.
La
Chiesa
proclama
la
Parola
come
il
seminatore
esce
a
seminare…
e
chi
ascolta
ne
è
edificato.
Questa
stessa
Parola
se
ha
trovato
terreno
buono
e
vi
ha
messo
radici,
cresce
e
porta
frutto.
Un
ritornello
di
Taizé
sottolinea
la
gioia
dell’ascolto
e
prepara
ad
un
nuovo
tempo
di
silenzio
e
meditazione
personale.
5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
preghiamo
La
preghiera
del
mattino
si
conclude
con
il
cantico
evangelico
di
Zaccaria,
che
saluta
il
Signore
come
sole
venuto
a
visitarci.
La
preghiera
della
sera
si
avvia
alla
conclusione
con
il
Cantico
di
Maria.
Colei
che
sapeva
meditare
tutto
nel
suo
cuore
e
che
apre
la
sua
bocca
per
lodare
e
ringraziare
il
Signore.
I
due
cantici
evangelici
saranno
sempre
letti
da
solisti
mentre
l’assemblea
canterà
due
ritornelli
di
Taizé.
La
preghiera
di
intercessione,
aperta
sul
mondo,
prepara
alla
preghiera
comunitaria
e
intima
del
“Padre
Nostro”.
Il
celebrante
poi
conclude
con
un’orazione
e
la
benedizione.
Lunedi
17
novembre
2008
PREGHIERA
DELLA
SERA
1.
Introduzione
C.
T.
Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
Gloria
a
Te,
nostro
Dio,
gloria
a
Te,
Spirito
Santo,
Signore
Consolatore
Spirito
di
Verità
presente
in
ogni
luogo,
Tu
che
riempi
l’universo.
Tesoro
di
tutti
i
beni
e
sorgente
di
Vita,
vieni
ad
abitare
in
noi.
2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
ADORO
TE
Una
melodia
adorante,
un
testo
suggestivo
che
porta
il
cuore
del
fedele
davanti
al
roveto
ardente,
alla
presenza
misteriosa
e
altissima
di
Dio,
di
fronte
alla
quale
togliersi
i
calzari
e
prostrarsi.
Sei
qui
davanti
a
me,
o
mio
Signore
Sei
in
questa
brezza
che
ristora
il
cuore,
roveto
che
mai
si
consumerà,
presenza
che
riempie
l’anima
Rit.
Adoro
Te,
fonte
della
vita;
adoro
Te,
Trinità
infinita.
I
miei
calzari
leverò
su
questo
santo
suolo
alla
presenza
tua
mi
prostrerò.
(mio
Signor)
Sei
qui
davanti
a
me,
o
mio
Signore
Nella
tua
grazia
trovo
la
mia
gioia
Io
lodo,
ringrazio
e
prego
perché
Il
mondo
ritorni
a
vivere
in
Te.
Rit.
Adoro
Te,
fonte
della
vita;
adoro
Te,
Trinità
infinita.
3.
I
SALMI
‐
Parola
che
ci
fa
pregare
SALMO
34
Benedico
il
Signore
in
ogni
momento
sulla
mia
bocca
sempre
la
sua
lode
Io
sono
folle
per
il
Signore
ascoltino
gli
umili
e
si
rallegrino.
Magnificate
con
me
il
Signore
esaltiamo
insieme
il
suo
Nome
interrogo
il
Signore
e
mi
risponde
mi
libera
da
tutte
le
mie
angosce.
Contemplatelo
e
sarete
illuminati
senza
ombra
né
paura
sul
volto
il
povero
grida:
il
Signore
lo
ascolta
lo
strappa
da
tutte
le
sue
angosce.
L’angelo
del
Signore
si
accampa
per
liberare
quelli
che
lo
temono
Gustate
e
vedete:
buono
è
il
Signore
beato
l’uomo
che
in
lui
si
rifugia.
Temete
il
Signore,
suoi
santi
chi
lo
teme
non
manca
di
nulla
i
ricchi
impoveriscono
e
hanno
fame
nessun
manca
a
chi
cerca
il
Signore.
4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO
Dal
libro
del
Deutoronomio
(4,
9‐12)
Guardati,
e
guardati
bene
dal
dimenticare
le
cose
che
i
tuoi
occhi
hanno
viste:
non
ti
sfuggano
dal
cuore,
per
tutto
il
tempo
della
tua
vita.
Le
insegnerai
anche
ai
tuoi
figli
e
ai
figli
dei
tuoi
figli.
Ricordati
del
giorno
in
cui
sei
comparso
davanti
al
Signore
tuo
Dio
sull'Oreb,
quando
il
Signore
mi
disse:
Radunami
il
popolo
e
io
farò
loro
udire
le
mie
parole,
perché
imparino
a
temermi
finché
vivranno
sulla
terra,
e
le
insegnino
ai
loro
figli.
Voi
vi
avvicinaste
e
vi
fermaste
ai
piedi
del
monte;
il
monte
ardeva
nelle
fiamme
che
si
innalzavano
in
mezzo
al
cielo;
vi
erano
tenebre,
nuvole
e
oscurità.
Il
Signore
vi
parlò
dal
fuoco;
voi
udivate
il
suono
delle
parole
ma
non
vedevate
alcuna
figura;
vi
era
soltanto
una
voce.
Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
(si
consiglia
la
lettura
dei
paragrafi
1
e
2
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
Cantico
di
Maria
(magnificat)
(vedi
foglio)
Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
‐
Noi
ti
chiediamo,
o
Dio,
lo
Spirito
di
pace:
Ci
insegnerà
la
compostezza,
la
calma,
la
serenità,
la
discrezione.
‐
La
nostra
parola
sia
umile,
chiara,
leale,
rispettosa,
fraterna:
la
nostra
comunicazione
edifichi
la
comunione.
‐
Questi
giorni
da
vivere
insieme
siano
intessuti
di
amicizia:
la
benedizione
sia
il
nostro
debito
verso
l’altro.
‐
La
nostra
intelligenza
ispiri
il
nostro
comportamento:
la
carità
sia
lo
spazio
di
ogni
nostra
azione.
Padre
nostro…
Orazione
Dio
nostro
Padre,
che
ci
hai
insegnato
che
tutte
le
nostre
opere
senza
amore
non
hanno
alcun
valore,
manda
il
tuo
Spirito
e
infondi
nel
nostro
cuore
il
dono
sublime
dell’amore,
vincolo
essenziale
della
pace
e
di
ogni
virtù,
senza
cui
i
viventi
sono
come
morti
al
tuo
cospetto.
Concedici
questo
dono
per
amore
del
tuo
unico
Figlio
Gesù
Cristo,
lui
che
vive
e
regna
nei
secoli
dei
secoli.
AMEN
Benedizione
La
gioia
e
la
pace
del
Cristo
risorto
siano
con
tutti
voi
e
niente
e
nessuno
ve
le
rapisca.
AMEN
Martedi
18
novembre
2008
PREGHIERA
DEL
MATTINO
1.
introduzione
C.
T.
C.
T.
C.
T.
Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
Venite
adoriamo
Dio
nostro
Re.
Adoriamo
il
Cristo
in
mezzo
a
noi.
Venite
inchiniamoci
davanti
al
Signore,
nostro
re
e
nostro
Dio.
Dio
Santo,
Dio
santo
e
forte,
Dio
Santo
e
immortale:
abbi
pietà
di
noi.
2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
MI
BASTA
LA
TUA
GRAZIA
Con
le
parole
di
Paolo
(cf
Ef
4,
13),
proclamiamo
che
tutto
è
possibile
in
Colui
che
ci
dà
la
forza
e
riconosciamo
che
nella
nostra
debolezza
riceviamo
la
grazia
che
solleva
la
nostra
vita
(cf
2
Cor
12,
9),
che
nella
povertà
Dio
si
fa
nostra
ricchezza;
che
nella
malattia
è
Gesù
la
nostra
guarigione.
Il
canto
esprime
la
fiducia
in
Dio
e
la
certezza
di
essere
salvi
in
lui,
così
da
aprire
i
cuori
alla
lode
corale
gioiosa
e
all’abbandono
fiducioso
in
Dio.
Quando
sono
debole,
allora
sono
forte
perché…
Tu
sei
la
mia
forza
Quando
sono
triste
è
in
te
che
trovo
gioia
perché…
Tu
sei
la
mia
gioia.
Gesù,
io
confido
in
te.
Gesù,
mi
basta
la
tua
grazia.
Rit.
Sei
la
mia
forza,
la
mia
salvezza,
sei
la
mia
pace,
sicuro
rifugio.
Nella
tua
grazia
voglio
restare,
Santo
Signore,
sempre
con
te.
Quando
sono
povero
allora
sono
ricco
perché…
sei
la
mia
ricchezza
Quando
son
malato
è
in
te
che
trovo
vita
perché…
Tu
sei
guarigione.
Gesù,
io
confido
in
te.
Gesù,
mi
basta
la
tua
grazia.
Rit.
Quando
sono
debole,
allora
sono
forte
perché…
Tu
sei
la
mia
forza.
3.
I
SALMI
‐
Parola
che
ci
fa
pregare
SALMO
67
(66)
L1:
Dio
ci
faccia
grazia
e
ci
benedica,
su
di
noi
illumini
il
suo
volto;
sarà
conosciuta
sulla
terra
la
tua
via
la
tua
salvezza
fra
tutte
le
genti.
Rit.
L2:
Si
rallegrino
e
cantino
le
genti,
perché
tu
governi
i
popoli
con
giustizia,
sulla
terra
guidi
le
gente.
Rit.
L3:
La
terra
ha
dato
il
suo
frutto
ci
benedice
Dio,
il
nostro
Dio
ci
benedica
Dio,
e
lo
adori
tutta
l’estensione
della
terra.
Rit.
3.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO
Dal
libro
del
profeta
Ezechiele
(37,
1.
3‐14)
Guardati,
e
guardati
bene
dal
dimenticare
le
cose
che
i
tuoi
occhi
hanno
viste:
non
La
mano
del
Signore
fu
sopra
di
me
e
il
Signore
mi
portò
fuori
in
spirito
e
mi
depose
nella
pianura
che
era
piena
di
ossa.
Mi
disse:
«Figlio
dell'uomo,
potranno
queste
ossa
rivivere?».
Io
risposi:
«Signore
Dio,
tu
lo
sai».
Egli
mi
replicò:
«Profetizza
su
queste
ossa
e
annunzia
loro:
Ossa
inaridite,
udite
la
parola
del
Signore.
Dice
il
Signore
Dio
a
queste
ossa:
Ecco,
io
faccio
entrare
in
voi
lo
spirito
e
rivivrete.
Metterò
su
di
voi
i
nervi
e
farò
crescere
su
di
voi
la
carne,
su
di
voi
stenderò
la
pelle
e
infonderò
in
voi
lo
spirito
e
rivivrete:
Saprete
che
io
sono
il
Signore».
Io
profetizzai
come
mi
era
stato
ordinato;
mentre
io
profetizzavo,
sentii
un
rumore
e
vidi
un
movimento
fra
le
ossa,
che
si
accostavano
l'uno
all'altro,
ciascuno
al
suo
corrispondente.
Guardai
ed
ecco
sopra
di
esse
i
nervi,
la
carne
cresceva
e
la
pelle
le
ricopriva,
ma
non
c'era
spirito
in
loro.
Egli
aggiunse:
«Profetizza
allo
spirito,
profetizza
figlio
dell'uomo
e
annunzia
allo
spirito:
Dice
il
Signore
Dio:
Spirito,
vieni
dai
quattro
venti
e
soffia
su
questi
morti,
perché
rivivano».
Io
profetizzai
come
mi
aveva
comandato
e
lo
spirito
entrò
in
essi
e
ritornarono
in
vita
e
si
alzarono
in
piedi;
erano
un
esercito
grande,
sterminato.
Mi
disse:
«Figlio
dell'uomo,
queste
ossa
sono
tutta
la
gente
d'Israele.
Ecco,
essi
vanno
dicendo:
Le
nostre
ossa
sono
inaridite,
la
nostra
speranza
è
svanita,
noi
siamo
perduti.
Perciò
profetizza
e
annunzia
loro:
Dice
il
Signore
Dio:
Ecco,
io
apro
i
vostri
sepolcri,
vi
risuscito
dalle
vostre
tombe,
o
popolo
mio,
e
vi
riconduco
nel
paese
d'Israele.
Riconoscerete
che
io
sono
il
Signore,
quando
aprirò
le
vostre
tombe
e
vi
risusciterò
dai
vostri
sepolcri,
o
popolo
mio.
Farò
entrare
in
voi
il
mio
spirito
e
rivivrete;
vi
farò
riposare
nel
vostro
paese;
saprete
che
io
sono
il
Signore.
L'ho
detto
e
lo
farò».
Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
(si
consiglia
la
lettura
del
paragrafo
3
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
Cantico
di
Zaccaria
(benedictus)
(vedi
foglio)
Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
‐
Signore,
che
nel
battesimo
ci
hai
rivestiti
della
vita
di
Cristo,
come
Lui,
insegnaci
ad
offrire
a
te
e
ai
fratelli
la
nostra
vita.
‐
Concedici
di
osservare
sempre
i
tuoi
comandamenti,
perché
con
la
tua
grazia
rimaniamo
in
te
e
tu
in
noi.
‐
Infondi
in
noi
il
tuo
Spirito,
la
tua
sapienza
ci
assista
sempre
e
operi
con
noi.
‐
Fa'
che
nessuno
oggi
sia
rattristato
per
causa
nostra
e
che
diveniamo
operatori
di
gioia
e
di
pace.
Padre
nostro…
Orazione
Accogli
con
bontà,
o
Signore,
la
preghiera
mattutina
della
tua
Chiesa
e
illumina
con
il
tuo
amore
le
profondità
del
nostro
spirito,
perché
siano
liberi
dalle
suggestioni
del
male
coloro
che
hai
chiamati
allo
splendore
della
tua
luce.
Per
il
nostro
Signore…
AMEN
Benedizione
Il
Signore
benedica
e
protegga
voi
tutti.
Il
Signore
vi
conceda
il
compimento
del
bene
E
che
siate
in
buona
salute,
nel
corpo,
nella
mente
e
nello
Spirito.
AMEN
Martedi
18
novembre
2008
LA
CELEBRAZIONE
DELL’EUCARESTIA
1.
Liturgia
della
Parola
PRIMA
LETTURA
Dal
libro
dell'Apocalisse
di
san
Giovanni
apostolo
I
(Ap
3,
1‐6.
14‐22)
o,
Giovanni,
udii
il
Signore
che
mi
diceva:
«All'angelo
della
Chiesa
di
Sardi
scrivi:
Così
parla
Colui
che
possiede
i
sette
spiriti
di
Dio
e
le
sette
stelle:
Conosco
le
tue
opere;
ti
si
crede
vivo
e
invece
sei
morto.
Svégliati
e
rinvigorisci
ciò
che
rimane
e
sta
per
morire,
perché
non
ho
trovato
le
tue
opere
perfette
davanti
al
mio
Dio.
Ricorda
dunque
come
hai
accolto
la
parola,
osservala
e
ravvéditi,
perché
se
non
sarai
vigilante,
verrò
come
un
ladro
senza
che
tu
sappia
in
quale
ora
io
verrò
da
te.
Tuttavia
a
Sardi
vi
sono
alcuni
che
non
hanno
macchiato
le
loro
vesti;
essi
mi
scorteranno
in
vesti
bianche,
perché
ne
sono
degni.
Il
vincitore
sarà
dunque
vestito
di
bianche
vesti,
non
cancellerò
il
suo
nome
dal
libro
della
vita,
ma
lo
riconoscerò
davanti
al
Padre
mio
e
davanti
ai
suoi
angeli.
Chi
ha
orecchi,
ascolti
ciò
che
lo
Spirito
dice
alle
Chiese.
All'angelo
della
Chiesa
di
Laodicèa
scrivi:
Così
parla
l'Amen,
il
Testimone
fedele
e
veràce,
il
Principio
della
creazione
di
Dio:
Conosco
le
tue
opere:
tu
non
sei
né
freddo
né
caldo.
Magari
tu
fossi
freddo
o
caldo!
Ma
poiché
sei
tiepido,
non
sei
cioè
né
freddo
né
caldo,
sto
per
vomitarti
dalla
mia
bocca.
Tu
dici:
"Sono
ricco,
mi
sono
arricchito;
non
ho
bisogno
di
nulla",
ma
non
sai
di
essere
un
infelice,
un
miserabile,
un
povero,
cieco
e
nudo.
Ti
consiglio
di
comperare
da
me
oro
purificato
dal
fuoco
per
diventare
ricco,
vesti
bianche
per
coprirti
e
nascondere
la
vergognosa
tua
nudità
e
collirio
per
ungerti
gli
occhi
e
ricuperare
la
vista.
Io
tutti
quelli
che
amo
li
rimprovero
e
li
castigo.
Mostrati
dunque
zelante
e
ravvéditi.
Ecco,
sto
alla
porta
e
busso.
Se
qualcuno
ascolta
la
mia
voce
e
mi
apre
la
porta,
io
verrò
da
lui,
cenerò
con
lui
ed
egli
con
me.
Il
vincitore
lo
farò
sedere
presso
di
me,
sul
mio
trono,
come
io
ho
vinto
e
mi
sono
assìso
presso
il
Padre
mio
sul
suo
trono.
Chi
ha
orecchi,
ascolti
ciò
che
lo
Spirito
dice
alle
Chiese».
Parola
di
Dio
Rendiamo
grazie
a
Dio
SALMO
RESPONSORIALE
(Dal
Salmo
14)
Rit.
Ci
accoglierai,
Signore,
nella
gloria
del
tuo
regno.
Signore,
chi
abiterà
nella
tua
tenda?
Chi
dimorerà
sul
tuo
santo
monte?
Colui
che
cammina
senza
colpa,
agisce
con
giustizia
e
parla
lealmente.
Colui
che
non
fa
danno
al
suo
prossimo
e
non
lancia
insulto
al
suo
vicino.
Ai
suoi
occhi
è
spregevole
il
malvagio,
ma
onora
chi
teme
il
Signore.
Presta
denaro
senza
fare
usura,
e
non
accetta
doni
contro
l'innocente.
Colui
che
agisce
in
questo
modo
resterà
saldo
per
sempre.
VANGELO
Dal
vangelo
secondo
Luca
I
(Lc
19,
1‐10)
n
quel
tempo,
Gesù,
entrato
in
Gèrico,
attraversava
la
città.
Ed
ecco
un
uomo
di
nome
Zacchèo,
capo
dei
pubblicani
e
ricco,
cercava
di
vedere
quale
fosse
Gesù,
ma
non
gli
riusciva
a
causa
della
folla,
poiché
era
piccolo
di
statura.
Allora
corse
avanti
e,
per
poterlo
vedere,
salì
su
un
sicomoro,
poiché
doveva
passare
di
là.
Quando
giunse
sul
luogo,
Gesù
alzò
lo
sguardo
e
gli
disse:
«Zacchèo,
scendi
subito,
perché
oggi
devo
fermarmi
a
casa
tua».
In
fretta
scese
e
lo
accolse
pieno
di
gioia.
Vedendo
ciò,
tutti
mormoravano:
«E'
andato
ad
alloggiare
da
un
peccatore!».
Ma
Zacchèo,
alzatosi,
disse
al
Signore:
«Ecco,
Signore,
io
dò
la
metà
dei
miei
beni
ai
poveri;
e
se
ho
frodato
qualcuno,
restituisco
quattro
volte
tanto».
Gesù
gli
rispose:
«Oggi
la
salvezza
è
entrata
in
questa
casa,
perché
anch'egli
è
figlio
di
Abramo;
il
Figlio
dell'uomo
infatti
è
venuto
a
cercare
e
a
salvare
ciò
che
era
perduto».
Parola
del
Signore
Lode
a
te,
o
Cristo
Martedi
18
novembre
2008
PREGHIERA
DELLA
SERA
1.
Introduzione
C.
T.
Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
Gloria
a
Te,
nostro
Dio,
gloria
a
Te,
Spirito
Santo,
Signore
Consolatore
Spirito
di
Verità
presente
in
ogni
luogo,
Tu
che
riempi
l’universo.
Tesoro
di
tutti
i
beni
e
sorgente
di
Vita,
vieni
ad
abitare
in
noi.
2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
SULLA
TUA
PAROLA
Questo
bel
canto
può
felicemente
esprimere
la
fiducia
di
chi,
fra
le
difficoltà
della
vita
e
i
mille
richiami
del
mondo,
desidera
stare
con
Dio
e
conta
sulla
sua
Parola,
una
parola
viva
sulla
quale
“gettare
le
reti”
della
propria
esistenza,
con
la
medesima
fiducia
degli
apostoli.
.
È
bello
star
con
Te
e
non
lasciarti
mai
Signore,
resta
qui,
consola
i
nostri
cuori
e
parlaci
d’amore.
Tra
mille
voci
che
affollano
i
pensieri
la
Voce
tua
è
per
noi
un
suono
dolce
ma
più
forte
di
ogni
voce
Rit.
Io
sulla
tua
Parola,
le
reti
getterò
e
non
temerò
Perché
ho
fiducia
in
te,
Parola
viva
che
mi
dona
nuova
Vita.
La
tua
Parola
in
me
è
salvezza
e
lampada
ai
miei
passi
e
mi
guiderà
per
starne
nuove
che
non
vedo
intorno
a
me
ma
io
confido
in
Te,
Signor…
Parola
Viva
sei!
È
bello
star
con
Te
‐
per
sempre
‐
e
non
lasciarti
mai
‐SIGNORE
‐
Signore,
resta
qui,
consola
i
nostri
cuori
e
parlaci
d’amore.
Tra
mille
voci
che
‐
nel
mondo
‐
affollano
i
pensieri
‐
SIGNORE
‐
la
Voce
tua
è
per
noi
un
suono
dolce
ma
più
forte
di
ogni
voce
‐
SIGNOR
‐
Rit.
Io
sulla
tua
Parola,
le
reti
getterò
e
non
temerò…
3.
I
SALMI
‐
Parola
che
ci
fa
pregare
SALMO
19
(B)
L1:
T:
L2:
T:
L’insegnamento
del
Signore
è
irreprensibile
ridona
vita
La
testimonianza
del
Signore
è
veritiera
fa
sapienti
i
semplici
L1:
T:
L2:
T:
I
precetti
del
Signore
sono
retti
rallegrano
il
cuore
La
volontà
del
Signore
è
luminosa
dà
trasparenza
allo
sguardo.
L1:
T:
L2:
T:
Il
timore
del
Signore
è
puro
permane
in
eterno
I
giudizi
del
Signore
sono
verità
sono
tutti
giusti.
L1:
Desiderabili
più
dell’oro
L2:
di
molto
oro
fino
T:
sono
più
dolci
del
miele
del
succo
dei
favi.
L3:
Il
tuo
servo
da
essi
è
illuminato
trova
ricompensa
nell’osservarli
ma
chi
discerne
le
colpe
involontarie?
Dai
peccati
nascosti
assolvimi.
L4:
Preserva
il
tuo
servo
dal
peccato
dell’orgoglio
non
domini
su
di
me
allora
sarò
irreprensibile
e
puro
dal
grande
peccato.
T:
Ti
siano
gradite
le
parole
della
mia
bocca
Il
meditare
del
mio
cuore
davanti
al
tuo
volto,
Signore
Mia
roccia
e
mio
redentore.
4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO
Dalla
lettera
agli
Ebrei
(1,
1‐3)
Dio,
che
aveva
già
parlato
nei
tempi
antichi,
molte
volte
e
in
diversi
modi
ai
padri
per
mezzo
dei
profeti,
ultimamente,
in
questi
giorni,
ha
parlato
a
noi
per
mezzo
del
Figlio,
che
ha
costituito
erede
di
tutte
le
cose
e
per
mezzo
del
quale
ha
fatto
anche
il
mondo.
Questo
Figlio,
che
è
irradiazione
della
sua
gloria
e
impronta
della
sua
sostanza,
sostiene
tutto
con
la
potenza
della
sua
parola.
Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
(si
consiglia
la
lettura
dei
paragrafi
4,
5
e
6
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
Cantico
di
Maria
(magnificat)
(vedi
foglio)
Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
‐
Illumina
i
popoli
e
coloro
che
li
guidano,
perché
operino
concordemente
al
bene
comune
nello
spirito
del
Vangelo.
‐
Tu
che
hai
spezzato
le
antiche
catene,
libera
tutti
coloro
che
sono
ancora
prigionieri
di
ogni
forma
di
schiavitù.
‐
Fa'
che
i
nostri
giovani
si
impegnino
al
servizio
del
bene:
corrispondano
generosamente
alle
esigenze
della
vocazione
cristiana.
‐
Fa'
che
la
vita
dei
fanciulli
sia
modellata
sulla
tua:
crescano
in
sapienza
e
grazia
davanti
a
Dio
e
agli
uomini.
Padre
nostro…
Orazione
Ti
rendiamo
grazie,
Dio
onnipotente,
che
ci
hai
guidati
attraverso
le
fatiche
di
questo
giorno;
fa'
che
le
nostre
mani
alzate
nella
preghiera
della
sera
siano
lode
a
te
gradito.
Per
il
nostro
Signore…
AMEN
Benedizione
La
gioia
e
la
pace
del
Cristo
risorto
siano
con
tutti
voi
e
niente
e
nessuno
ve
le
rapisca.
AMEN
Mercoledi
19
novembre
2008
PREGHIERA
DEL
MATTINO
1.
introduzione
C.
T.
C.
T.
C.
T.
Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
Venite
adoriamo
Dio
nostro
Re.
Adoriamo
il
Cristo
in
mezzo
a
noi.
Venite
inchiniamoci
davanti
al
Signore,
nostro
re
e
nostro
Dio.
Dio
Santo,
Dio
santo
e
forte,
Dio
Santo
e
immortale:
abbi
pietà
di
noi.
2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
PADRE
PER
SEMPRE
Un
canto
di
lode
e
di
adorazione
dotato
di
una
certa
originalità
musicale,
che
gode
anche
di
un
bel
testo,
volto
a
esprimere
il
senso
della
figliolanza,
la
certezza
di
avere
un
Padre
nei
cieli
nel
cui
abbraccio
possiamo
confidare.
Io
vengo
a
Te,
cantando
con
gioia:
il
tuo
cuore
è
in
festa
per
me.
Tu
mi
hai
protetto
e
mi
hai
custodito:
il
mio
cuore
esulta
per
Te
Ora
so
che
vivo
per
te
nell’amore
più
grande
perché
io
riconosco
che
Tu
sei
per
me,
Tu
per
me
sei
Padre…
immortale.
Rit.
Ti
chiamo
“Padre”
per
sempre.
Nelle
tue
mani
resterò.
La
gioia
che
mi
hai
dato
al
mondo
intero
donerò.
“Padre
per
sempre”
nelle
tue
mani
resterò.
La
gioia
che
mi
hai
dato
al
mondo…
al
mondo
intero
…al
mondo
intero,
io
donerò.
Risplenda
in
me
la
tua
bellezza:
luce
sfolgorante
Tu
sei.
Ed
il
sorriso
hai
dato
al
mio
volto:
vita
nuova
che
nasce
in
me
Ora
so
che
vivo
per
te
nell’amore
più
grande
perché
io
riconosco
che
Tu
sei
per
me,
tu
per
me
sei
Padre…
immortale
Rit
3.
I
SALMI
‐
Parola
che
ci
fa
pregare
SALMO
32
L1
Gridate
di
gioia
nel
Signore,
voi
giusti
per
i
credenti
è
bella
la
lode,
L2
rendete
grazie
al
Signore
sulla
cetra
L3
suonate
per
lui
con
l’arpa
a
dieci
corde
L4
cantate
a
lui
un
cantico
nuovo
L5
suonate
e
cantate
con
arte.
L1
La
parola
del
Signore
è
veritiera
nella
fedeltà
sono
tutte
le
sue
azioni
egli
ama
giustizia
e
diritto
l’amore
del
Signore
riempie
la
terra.
L2
Nella
parola
del
Signore
fu
fato
il
firmamento
L3
nel
soffio
della
sua
bocca
l’universo
L4
racchiude
le
acque
dei
mari
in
un
otre
L5
contiene
in
forzieri
gli
abissi.
L2
Tutta
la
terra
tema
il
Signore
L3
gli
abitanti
del
mondo
di
lui
abbiano
timore
L4
perché
egli
parla,
ed
ecco,
avviene
L5
egli
comanda
ed
ecco,
si
compie.
L1
Gli
occhi
del
Signore
su
quelli
che
lo
temono
su
quelli
che
sperano
nel
suo
amore
per
liberare
le
loro
vite
dalla
morte
e
farli
vivere
nel
tempo
della
fame.
Tutti
Si,
noi
attendiamo
il
Signore:
è
lui
il
nostro
aiuto
e
il
nostro
scudo
in
lui
si
rallegra
il
nostro
cuore
abbiamo
fede
nel
suo
santo
Nome:
ci
accompagni
il
tuo
amore,
Signore
perché
noi
speriamo
in
te.
4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO
Dagli
atti
degli
Apostoli
(2,
42‐48)
I
fratelli
e
le
sorelle,
erano
assidui
nell'ascoltare
l'insegnamento
degli
apostoli
e
nell'unione
fraterna,
nella
frazione
del
pane
e
nelle
preghiere.
Un
senso
di
timore
era
in
tutti
e
prodigi
e
segni
avvenivano
per
opera
degli
apostoli.
Tutti
coloro
che
erano
diventati
credenti
stavano
insieme
e
tenevano
ogni
cosa
in
comune;
chi
aveva
proprietà
e
sostanze
le
vendeva
e
ne
faceva
parte
a
tutti,
secondo
il
bisogno
di
ciascuno.
Ogni
giorno
tutti
insieme
frequentavano
il
tempio
e
spezzavano
il
pane
a
casa
prendendo
i
pasti
con
letizia
e
semplicità
di
cuore,
lodando
Dio
e
godendo
la
simpatia
di
tutto
il
popolo.
Intanto
il
Signore
ogni
giorno
aggiungeva
alla
comunità
quelli
che
erano
salvati.
Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
(si
consiglia
la
lettura
dei
paragrafi
7
e
8
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
Cantico
di
Zaccaria
(benedictus)
(vedi
foglio)
Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
‐
Benedici
questo
giorno,
che
iniziamo
nel
ricordo
della
tua
risurrezione,
fa'
che
sia
pieno
di
opere
sante
al
servizio
del
tuo
amore.
‐
Tu,
che
disponi
i
nostri
giorni
ad
un
fine
di
salvezza
e
di
gioia,
rinnova
oggi
il
nostro
essere
e
il
nostro
operare
a
lode
della
tua
gloria.
‐
Insegnaci
a
riconoscerti
in
tutti
gli
uomini,
e
soprattutto
nei
poveri
e
sofferenti.
‐
Donaci
di
vivere
in
pace
con
tutti,
e
di
non
rendere
a
nessuno
male
per
male.
Padre
nostro…
Orazione
O
Dio,
nostra
salvezza,
che
ci
hai
fatto
figli
della
luce,
guidaci
nel
nostro
cammino,
perché
diventiamo
operatori
di
verità
e
testimoni
del
tuo
Vangelo.
Per
il
nostro
Signore….
AMEN
Benedizione
Il
Signore
benedica
e
protegga
voi
tutti.
Il
Signore
vi
conceda
il
compimento
del
bene
e
che
siate
in
buona
salute,
nel
corpo,
nella
mente
e
nello
Spirito.
AMEN
Mercoledì
19
novembre
2008
LA
CELEBRAZIONE
DELL’EUCARESTIA
1.
Liturgia
della
Parola
PRIMA
LETTURA
Dal
libro
dell'Apocalisse
di
san
Giovanni
apostolo
I
(Ap
4,
1‐11)
o,
Giovanni,
ebbi
una
visione:
una
porta
era
aperta
nel
cielo.
La
voce
che
prima
avevo
udito
parlarmi
come
una
tromba
diceva:
Sali
quassù,
ti
mostrerò
le
cose
che
devono
accadere
in
seguito.
Subito
fui
rapito
in
èstasi.
Ed
ecco,
c'era
un
trono
nel
cielo,
e
sul
trono
uno
stava
seduto.
Colui
che
stava
seduto
era
simile
nell'aspetto
a
diàspro
e
cornalìna.
Un
arcobaleno
simile
a
smeraldo
avvolgeva
il
trono.
Attorno
al
trono,
poi,
c'erano
ventiquattro
seggi
e
sui
seggi
stavano
seduti
ventiquattro
vegliardi
avvolti
in
candide
vesti
con
corone
d'oro
sul
capo.
Dal
trono
uscivano
lampi,
voci
e
tuoni;
sette
lampade
accese
ardevano
davanti
al
trono,
simbolo
dei
sette
spiriti
di
Dio.
Davanti
al
trono
vi
era
come
un
mare
trasparente
simile
a
cristallo.
In
mezzo
al
trono
e
intorno
al
trono
vi
erano
quattro
esseri
viventi
pieni
d'occhi
davanti
e
di
dietro.
Il
primo
vivente
era
simile
a
un
leone,
il
secondo
essere
vivente
aveva
l'aspetto
di
un
vitello,
il
terzo
vivente
aveva
l'aspetto
d'uomo,
il
quarto
vivente
era
simile
a
un'aquila
mentre
vola.
I
quattro
esseri
viventi
hanno
ciascuno
sei
ali,
intorno
e
dentro
sono
costellati
di
occhi;
giorno
e
notte
non
cessano
di
ripetere:
"Santo,
santo,
santo
il
Signore
Dio,
l'Onnipotente",
Colui
che
era,
che
è
e
che
viene!
E
ogni
volta
che
questi
esseri
viventi
rendevano
gloria,
onore
e
grazie
a
Colui
che
è
seduto
sul
trono
e
che
vive
nei
secoli
dei
secoli,
i
ventiquattro
vegliardi
si
prostravano
davanti
a
Colui
che
siede
sul
trono
e
adoravano
Colui
che
vive
nei
secoli
dei
secoli
e
gettavano
le
loro
corone
davanti
al
trono,
dicendo:
«Tu
sei
degno,
o
Signore
e
Dio
nostro,
di
ricevere
la
gloria,
l'onore
e
la
potenza,
perché
tu
hai
creato
tutte
le
cose,
e
per
la
tua
volontà
furono
create
e
sussistono».
Parola
di
Dio
Rendiamo
grazie
a
Dio
SALMO
RESPONSORIALE
Lodate
il
Signore
nel
suo
santuario,
lodatelo
nel
firmamento
della
sua
potenza.
Lodatelo
per
i
suoi
prodigi,
lodatelo
per
la
sua
immensa
grandezza.
Laudate
Dominum,
laudate
Dominum
Omnes
gentes
alleluia
Lodatelo
con
squilli
di
tromba,
lodatelo
con
arpa
e
cetra;
lodatelo
con
timpani
e
danze,
lodatelo
sulle
corde
e
sui
flauti.
Laudate
Dominum,
laudate
Dominum
Omnes
gentes
alleluia
Lodatelo
con
cembali
sonori,
lodatelo
con
cembali
squillanti;
ogni
vivente
dia
lode
al
Signore.
Laudate
Dominum,
laudate
Dominum
Omnes
gentes
alleluia
(Dal
Salmo
150)
VANGELO
Dal
vangelo
secondo
Luca
I
(Lc
19,
1‐10)
n
quel
tempo,
Gesù
disse
una
parabola
perché
era
vicino
a
Gerusalemme
e
i
discepoli
credevano
che
il
regno
di
Dio
dovesse
manifestarsi
da
un
momento
all'altro.
Disse
dunque:
«Un
uomo
di
nobile
stirpe
partì
per
un
paese
lontano
per
ricevere
un
titolo
regale
e
poi
ritornare.
Chiamati
dieci
servi,
consegnò
loro
dieci
mine,
dicendo:
Impiegatele
fino
al
mio
ritorno.
Ma
i
suoi
cittadini
lo
odiavano
e
gli
mandarono
dietro
un'ambasceria
a
dire:
Non
vogliamo
che
costui
venga
a
regnare
su
di
noi.
Quando
fu
di
ritorno,
dopo
aver
ottenuto
il
titolo
di
re,
fece
chiamare
i
servi
ai
quali
aveva
consegnato
il
denaro,
per
vedere
quanto
ciascuno
avesse
guadagnato.
Si
presentò
il
primo
e
disse:
Signore,
la
tua
mina
ha
fruttato
altre
dieci
mine.
Gli
disse:
Bene,
bravo
servitore;
poiché
ti
sei
mostrato
fedele
nel
poco,
ricevi
il
potere
sopra
dieci
città.
Poi
si
presentò
il
secondo
e
disse:
La
tua
mina,
signore,
ha
fruttato
altre
cinque
mine.
Anche
a
questo
disse:
Anche
tu
sarai
a
capo
di
cinque
città.
Venne
poi
anche
l'altro
e
disse:
Signore,
ecco
la
tua
mina,
che
ho
tenuta
riposta
in
un
fazzoletto;
avevo
paura
di
te
che
sei
un
uomo
severo
e
prendi
quello
che
non
hai
messo
in
deposito,
mieti
quello
che
non
hai
seminato.
Gli
rispose:
Dalle
tue
stesse
parole
ti
giudico,
servo
malvagio!
Sapevi
che
sono
un
uomo
severo,
che
prendo
quello
che
non
ho
messo
in
deposito
e
mieto
quello
che
non
ho
seminato:
perché
allora
non
hai
consegnato
il
mio
denaro
a
una
banca?
Al
mio
ritorno
l'avrei
riscosso
con
gli
interessi.
Disse
poi
ai
presenti:
Toglietegli
la
mina
e
datela
a
colui
che
ne
ha
dieci
Gli
risposero:
Signore,
ha
già
dieci
mine!
Vi
dico:
A
chiunque
ha
sarà
dato;
ma
a
chi
non
ha
sarà
tolto
anche
quello
che
ha.
E
quei
miei
nemici
che
non
volevano
che
diventassi
loro
re,
conduceteli
qui
e
uccideteli
davanti
a
me».
Dette
queste
cose,
Gesù
proseguì
avanti
agli
altri
salendo
verso
Gerusalemme.
Parola
del
Signore
Lode
a
te,
o
Cristo
Mercoledi
19
novembre
2008
PREGHIERA
DELLA
SERA
1.
Introduzione
C.
T.
Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
Gloria
a
Te,
nostro
Dio,
gloria
a
Te,
Spirito
Santo,
Signore
Consolatore
Spirito
di
Verità
presente
in
ogni
luogo,
Tu
che
riempi
l’universo.
Tesoro
di
tutti
i
beni
e
sorgente
di
Vita,
vieni
ad
abitare
in
noi.
2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
IO
VOGLIO
AMARTI
Ecco
una
melodia
dalle
note
intime
e
assai
liriche
per
questo
canto
delicatissimo,
tratto
da
una
poesia
di
santa
Teresa
di
Lisieux,
che
esprime
il
desiderio
dell’anima
che
vive
contemplando
e
impetrando
l’amore
di
Dio.
Vivo
d’amore,
Signore,
Re
glorioso
e
delizia
del
cuor
E
tu
vivi
nascosto
in
un
Ostia
per
me,
il
tuo
spirito
mi
infiamma
d’amor.
Tu
che
prendi
dimora
nei
cuori,
Gesù,
fa
ch’io
resti
cuore
a
cuore
con
te
Rit.
Io
voglio
amarti
e
viver
d’amor.
Custodirti,
Parola
di
Dio.
E
con
il
Padre
dimori
in
me.
Io
chiedo
il
tuo
amore
infinito.
T’amo
divino
Signore,
Verbo
eterno,
Parola
di
Dio
Amandoti
attiro
il
Padre
a
me
e
con
lui
prendi
dimora
nel
cuor
Visitate
il
mio
cuore
con
il
vostro
amor
e
ricolmo
di
ogni
pace
sarò.
Fiamma
divina
Tu
sei,
col
tuo
amore
cancelli
il
timor
Tu
bruci
i
peccati
commessi,
Gesù
Col
tuo
fuoco
Tu
li
fai
scomparire
O
mia
dolce
fornace,
che
ardi
d’amor,
Col
tuo
fuoco,
Tu
mi
incendi
il
cuore.
Rit.
Rit.
3.
I
SALMI
‐
Parola
che
ci
fa
pregare
SALMO
139
Signore,
tu
mi
scruti
e
mi
conosci,
tu
sai
quando
mi
siedo
e
quando
mi
alzo.
Tu
discerni
da
lontano
i
miei
pensieri.
Mi
esamini
quando
cammino
e
quando
riposo
Ti
sono
note
tutte
le
mie
vie
le
mie
parole
non
sono
ancora
pronunciate,
le
conosci
già
tutte,
Signore.
Mi
precedi,
mi
segui,
mi
stringi
e
poni
su
di
me
la
tua
mano.
la
tua
conoscenza
di
me
è
meravigliosa
troppo
penetrante,
non
posso
resisterle.
Dove
andare
lontano
dal
tuo
Spirito?
Dove
fuggire
dal
tuo
volto?
Se
salgo
nei
cieli,
tu
sei
là
se
discendo
agli
inferi,
ti
trovo!
Se
prendo
le
ali
dell'aurora
E
mi
poso
al
di
là
dei
mari
anche
là
mi
guida
la
tua
mano
laggiù
mi
afferra
la
tua
destra.
Se
dico:
Mi
avvolgano
le
tenebre
E
la
luce
diventi
notte
intorno
a
me!
Nemmeno
la
tenebra
per
te
è
oscura
la
notte
è
luminosa
come
il
giorno
la
tenebre
per
te
è
come
luce.
Sei
tu
che
hai
plasmato
il
mio
profondo
mi
hai
tessuto
nel
grembo
di
mia
madre,
riconosco
di
essere
un
prodigio
ti
ringrazio
per
come
mi
hai
fatto
le
tue
azioni
sono
prodigiose
si,
il
mio
cuore
le
riconosce.
Quando
ero
plasmato
nel
segreto
ricamato
nel
profondo
della
terra,
le
mie
ossa
non
ti
erano
nascoste
i
tuoi
occhi
vedevano
il
mio
embrione:
tutti
i
miei
giorni
erano
scritti
sul
libro
già
contati
e
non
ce
n’era
nemmeno
uno.
Insondabili
per
me
i
tuoi
pensieri
Infinita
la
loro
somma,
o
Dio!
Se
li
conto
sono
più
della
sabbia
Al
mio
risveglio
sono
ancora
con
te.
Scrutami,
o
Dio,
e
conosci
il
mio
cuore,
provami
e
conosci
i
miei
pensieri
osserva
se
sono
sulla
via
dell’idolatria
e
guidami
sulla
via
dell’eternità.
4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO
Dalla
lettera
di
San
paolo
Apostolo
ai
Colossesi
(3,
12‐17)
Rivestitevi
dunque,
come
amati
di
Dio,
santi
e
diletti,
di
sentimenti
di
misericordia,
di
bontà,
di
umiltà,
di
mansuetudine,
di
pazienza;
sopportandovi
a
vicenda
e
perdonandovi
scambievolmente,
se
qualcuno
abbia
di
che
lamentarsi
nei
riguardi
degli
altri.
Come
il
Signore
vi
ha
perdonato,
così
fate
anche
voi.
Al
di
sopra
di
tutto
poi
vi
sia
la
carità,
che
è
il
vincolo
di
perfezione.
E
la
pace
di
Cristo
regni
nei
vostri
cuori,
perché
ad
essa
siete
stati
chiamati
in
un
solo
corpo.
E
siate
riconoscenti!
La
parola
di
Cristo
dimori
tra
voi
abbondantemente;
ammaestratevi
e
ammonitevi
con
ogni
sapienza,
cantando
a
Dio
di
cuore
e
con
gratitudine
salmi,
inni
e
cantici
spirituali.
E
tutto
quello
che
fate
in
parole
ed
opere,
tutto
si
compia
nel
nome
del
Signore
Gesù,
rendendo
per
mezzo
di
lui
grazie
a
Dio
Padre.
Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
(si
consiglia
la
lettura
del
paragrafo
9
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
Cantico
di
Maria
(magnificat)
(vedi
foglio)
Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
‐
Custodisci,
Padre,
della
tua
Chiesa,
rendendola
perfetta
nel
tuo
amore.
e
fa'
che
tutti
conoscano
te
e
colui
che
hai
mandato,
Gesù
Cristo
tuo
Figlio.
‐
Concedi
ai
nostri
parenti
ed
amici
prosperità
e
salute,
fa'
che
godano
della
tua
benedizione
sulla
terra
e
nel
cielo.
‐
Conforta
coloro
che
sono
oppressi
dalla
fatica
e
dal
dolore,
difendi
la
dignità
dei
poveri
e
degli
esclusi.
Padre
nostro…
Orazione
Accogli,
o
Signore,
le
nostre
preghiere,
e
donaci
notte
e
giorno
la
tua
protezione,
perché
nelle
vicende
della
vita
siamo
sorretti
dalla
forza
immutabile
del
tuo
amore.
Per
il
nostro
Signore…
AMEN
Benedizione
La
gioia
e
la
pace
del
Cristo
risorto
siano
con
tutti
voi
e
niente
e
nessuno
ve
le
rapisca.
AMEN
Giovedi
20
novembre
2008
PREGHIERA
DEL
MATTINO
1.
introduzione
C.
T.
C.
T.
C.
T.
Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
Venite
adoriamo
Dio
nostro
Re.
Adoriamo
il
Cristo
in
mezzo
a
noi.
Venite
inchiniamoci
davanti
al
Signore,
nostro
re
e
nostro
Dio.
Dio
Santo,
Dio
santo
e
forte,
Dio
Santo
e
immortale:
abbi
pietà
di
noi.
2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
ALZA
LE
BRACCIA,
APRI
IL
TUO
CUORE
È
la
gioia
dello
stare
insieme
e
del
pregare
attraverso
la
lode
e
il
rendimento
di
grazie
che
vengono
espressi
in
questo
brano
brioso
ed
estremamente
coinvolgente,
adatto
a
momenti
di
festa
e
di
gioia.
Grida…
la
tua
voglia
di
pace.
Grida…
la
giustizia
che
vuoi.
Scoprirai…
che
da
sempre
una
Voce
grida
più
forte
di
te.
Senti…questa
Voce
ti
cerca.
Senti…
ha
bisogno
di
te.
Credi
che
nel
profondo
del
cuore
ti
sta
chiamando:
è
Gesù.
Rit.
Alza
le
braccia,
apri
il
tuo
cuore.
Dona
al
Signore
splendida
lode
Non
dare
spazio
alla
tristezza
ma
canta:
“Gloria!”
In
ogni
cosa
rendi
il
tuo
grazie.
Continuamente
invoca
il
suo
Nome.
Apri
il
tuo
cuore:
la
forza
del
suo
amore
è
già
in
te.
Canta…
la
tua
voglia
di
gioia.
Canta….
La
speranza
che
è
in
te
Scoprirai…
che
la
voce
di
Cristo
canta
più
forte
che
mai.
Credi…
è
Parola
di
Vita.
Credi…
Egli
è
via
e
Verità
Lascia
che
nel
suo
amore
infinito
trovi
un
amico
anche
in
te.
Rit.
Alza
le
braccia,
apri
il
tuo
cuore…
3.
I
SALMI
‐
Parola
che
ci
fa
pregare
Cantico
dalla
lettera
agli
Efesini
(3,
20‐21;
4,
1‐6)
L:
T:
L1:
L2:
L3:
L3:
T.
Comportiamoci
secondo
la
vocazione
ricevuta,
con
umiltà,
mitezza
e
pazienza,
sostenendoci
a
vicenda
nell’amore,
attenti
a
conservare
l'unità
dello
spirito
nel
vincolo
della
pace.
Uno
solo
è
il
corpo
e
un
solo
lo
spirito,
una
sola
è
la
speranza
alla
quale
siamo
chiamati
Uno
solo
è
il
Signore,
una
sola
la
fede,
uno
solo
il
battesimo.
Uno
solo
è
Dio,
il
Padre
di
tutti,
al
di
sopra
di
tutti,
per
tutti
e
in
tutti.
A
colui
che
può
operare
in
tutto
molto
più
di
quanto
chiediamo
o
pensiamo
a
lui
la
gloria
nella
Chiesa
e
in
Gesù
cristo
per
tutte
le
generazioni
e
per
sempre!
4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO
Dalla
lettera
ai
Romani
(12,
5‐13)
Fratelli,
sorelle,
anche
noi,
pur
essendo
molti,
siamo
un
solo
corpo
in
Cristo
e
ciascuno
per
la
sua
parte
siamo
membra
gli
uni
degli
altri.
Abbiamo
pertanto
doni
diversi
secondo
la
grazia
data
a
ciascuno
di
noi.
Chi
ha
il
dono
della
profezia
la
eserciti
secondo
la
misura
della
fede;
chi
ha
un
ministero
attenda
al
ministero;
chi
l'insegnamento,
all'insegnamento;
chi
l'esortazione,
all'esortazione.
Chi
dà,
lo
faccia
con
semplicità;
chi
presiede,
lo
faccia
con
diligenza;
chi
fa
opere
di
misericordia,
le
compia
con
gioia.
La
carità
non
abbia
finzioni:
fuggite
il
male
con
orrore,
attaccatevi
al
bene;
amatevi
gli
uni
gli
altri
con
affetto
fraterno,
gareggiate
nello
stimarvi
a
vicenda.
Non
siate
pigri
nello
zelo;
siate
invece
ferventi
nello
spirito,
servite
il
Signore.
Siate
lieti
nella
speranza,
forti
nella
tribolazione,
perseveranti
nella
preghiera,
solleciti
per
le
necessità
dei
fratelli,
premurosi
nell'ospitalità.
Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
(si
consiglia
la
lettura
del
paragrafo
10
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
Cantico
di
Zaccaria
(benedictus)
(vedi
foglio)
Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
‐
Tu
allieti
i
nostri
occhi
con
le
meraviglie
del
creato,
sorgi
anche
nel
nostro
spirito
come
sole
di
giustizia
e
di
verità.
‐
Donaci
un
cuore
generoso,
perché
diventiamo
segno
e
testimonianza
della
tua
bontà.
‐
Fa'
che
sperimentiamo
fin
da
questa
mattina
la
tua
misericordia,
e
lo
Spirito
che
riversi
nei
nostri
cuori
sia
la
nostra
fortezza.
Padre
nostro…
Orazione
Dio
onnipotente
ed
eterno,
disperdi
dal
nostro
cuore
le
tenebre
del
male
perché
procediamo
sicuri
verso
Cristo,
vera
luce
che
non
tramonta.
Egli
è
Dio,
e
vive
e
regna
con
te,
nell'unità
dello
Spirito
Santo,
per
tutti
i
secoli
dei
secoli.
AMEN
Benedizione
Il
Signore
benedica
e
protegga
voi
tutti.
Il
Signore
vi
conceda
il
compimento
del
bene
e
che
siate
in
buona
salute,
nel
corpo,
nella
mente
e
nello
Spirito.
AMEN
Giovedi
20
novembre
2008
LA
CELEBRAZIONE
DELL’EUCARESTIA
1.
Liturgia
della
Parola
PRIMA
LETTURA
Dal
libro
dell'Apocalisse
di
san
Giovanni
apostolo
I
(Ap
5,
1‐10)
o,
Giovanni,
vidi
nella
mano
destra
di
Colui
che
era
assiso
sul
trono
un
libro
a
forma
di
rotolo,
scritto
sul
lato
interno
e
su
quello
esterno,
sigillato
con
sette
sigilli.
Vidi
un
angelo
forte
che
proclamava
a
gran
voce:
«Chi
è
degno
di
aprire
il
libro
e
scioglierne
i
sigilli?».
Ma
nessuno
né
in
cielo,
né
in
terra,
né
sotto
terra
era
in
grado
di
aprire
il
libro
e
di
leggerlo.
Io
piangevo
molto
perché
non
si
trovava
nessuno
degno
di
aprire
il
libro
e
di
leggerlo.
Uno
dei
vegliardi
mi
disse:
«Non
piangere
più;
ha
vinto
il
leone
della
tribù
di
Giuda,
il
Germoglio
di
Davide,
e
aprirà
il
libro
e
i
suoi
sette
sigilli».
Poi
vidi
ritto
in
mezzo
al
trono
circondato
dai
quattro
esseri
viventi
e
dai
vegliardi
un
Agnello,
come
immolato.
Egli
aveva
sette
corna
e
sette
occhi,
simbolo
dei
sette
spiriti
di
Dio
mandati
su
tutta
la
terra.
E
l'Agnello
giunse
e
prese
il
libro
dalla
destra
di
Colui
che
era
seduto
sul
trono.
E
quando
l'ebbe
preso,
i
quattro
esseri
viventi
e
i
ventiquattro
vegliardi
si
prostrarono
davanti
all'Agnello,
avendo
ciascuno
un'arpa
e
coppe
d'oro
colme
di
profumi,
che
sono
le
preghiere
dei
santi.
Cantavano
un
canto
nuovo:
«Tu
sei
degno
di
prendere
il
libro
e
di
aprirne
i
sigilli,
perché
sei
stato
immolato
e
hai
riscattato
per
Dio
con
il
tuo
sangue
uomini
di
ogni
tribù,
lingua,
popolo
e
nazione
e
li
hai
costituiti
per
il
nostro
Dio
un
regno
di
sacerdoti
e
regneranno
sopra
la
terra».
Parola
di
Dio
Rendiamo
grazie
a
Dio
SALMO
RESPONSORIALE
(Dal
Salmo
149)
Cantate
al
Signore
un
canto
nuovo;
la
sua
lode
nell'assemblea
dei
fedeli.
Gioisca
Israele
nel
suo
Creatore,
esultino
nel
loro
Re
i
figli
di
Sion.
Lodino
il
suo
nome
con
danze,
con
timpani
e
cetre
gli
cantino
inni.
Il
Signore
ama
il
suo
popolo,
incorona
gli
umili
di
vittoria.
Esultino
i
fedeli
nella
gloria,
sorgano
lieti
dai
loro
giacigli.
Le
lodi
di
Dio
sulla
loro
bocca:
questa
è
la
gloria
per
tutti
i
suoi
fedeli.
VANGELO
Dal
vangelo
secondo
Luca
(Lc
19,
41‐44)
In
quel
tempo
Gesù,
quando
fu
vicino
a
Gerusalemme,
alla
vista
della
città,
pianse
su
di
essa,
dicendo:
«Se
avessi
compreso
anche
tu,
in
questo
giorno,
la
via
della
pace.
Ma
ormai
è
stata
nascosta
ai
tuoi
occhi.
Giorni
verranno
per
te
in
cui
i
tuoi
nemici
ti
cingeranno
di
trincee,
ti
circonderanno
e
ti
stringeranno
da
ogni
parte;
abbatteranno
te
e
i
tuoi
figli
dentro
di
te
e
non
lasceranno
in
te
pietra
su
pietra,
perché
non
hai
riconosciuto
il
tempo
in
cui
sei
stata
visitata».
Parola
del
Signore
Lode
a
te,
o
Cristo
MESSAGGIO
DEL
SINODO
DEI
VESCOVI
AL
POPOLO
DI
DIO
a
conclusione
della
XII
Assemblea
Generale
Ordinaria
del
Sinodo
dei
Vescovi
i
fratelli
e
sorelle
«pace
e
carità
con
fede
da
parte
di
Dio
Padre
e
del
Signore
Gesù
Cristo.
La
grazia
sia
con
tutti
quelli
che
amano
il
Signore
nostro
Gesù
Cristo
con
amore
incorruttibile».
Con
questo
saluto
così
intenso
e
appassionato
san
Paolo
concludeva
la
sua
Lettera
ai
cristiani
di
Efeso
(6,
23‐24).
Con
queste
stesse
parole
noi
Padri
sinodali,
riuniti
a
Roma
per
la
XII
Assemblea
Generale
Ordinaria
del
Sinodo
dei
Vescovi
sotto
la
guida
del
Santo
Padre
Benedetto
XVI,
apriamo
il
nostro
messaggio
rivolto
all’immenso
orizzonte
di
tutti
coloro
che
nelle
diverse
regioni
del
mondo
seguono
Cristo
come
discepoli
e
continuano
ad
amarlo
con
amore
incorruttibile.
A
loro
noi
di
nuovo
proporremo
la
voce
e
la
luce
della
Parola
di
Dio,
ripetendo
l’antico
appello:
«Questa
parola
è
molto
vicina
a
te,
è
sulla
tua
bocca
e
nel
tuo
cuore
perché
la
metta
in
pratica»
(Dt
30,
14).
E
Dio
stesso
dirà
a
ciascuno:
«Figlio
dell’uomo,
tutte
le
parole
che
ti
dico
accoglile
nel
cuore
e
ascoltale
con
gli
orecchi»
(Ez
3,
10).
A
tutti
ora
proporremo
un
viaggio
spirituale
che
si
svolgerà
in
quattro
tappe
e
che
dall’eterno
e
dall’infinito
di
Dio
ci
condurrà
fino
nelle
nostre
case
e
lungo
le
strade
delle
nostre
città.
A
I.
LA
VOCE
DELLA
PAROLA:
LA
RIVELAZIONE
1.
«Dio
vi
parlò
in
mezzo
al
fuoco:
voce
di
parole
voi
ascoltavate,
nessuna
immagine
vedevate,
solo
una
voce!»
(Dt
4,12).
È
Mosè
che
parla
evocando
l’esperienza
vissuta
da
Israele
nell’aspra
solitudine
del
deserto
del
Sinai.
Il
Signore
si
era
presentato
non
come
un’immagine
o
un’effigie
o
una
statua
simile
al
vitello
d’oro,
ma
con
“una
voce
di
parole”.
È
una
voce
che
era
entrata
in
scena
agli
inizi
stessi
della
creazione,
quando
aveva
squarciato
il
silenzio
del
nulla:
«In
principio…
Dio
disse:
Sia
la
luce!
E
la
luce
fu…
In
principio
era
il
Verbo…
e
il
Verbo
era
Dio…
Tutto
è
stato
fatto
per
mezzo
di
lui
e
senza
di
lui
nulla
è
stato
fatto
di
ciò
che
esiste»
(Gn
1,
1.3;
Gv
1,
1.3).
Il
creato
non
nasce
da
una
lotta
intradivina,
come
insegnava
l’antica
mitologia
mesopotamica,
bensì
da
una
parola
che
vince
il
nulla
e
crea
l’essere.
Canta
il
Salmista:
«Dalle
parole
del
Signore
furono
creati
i
cieli,
dal
soffio
della
sua
bocca
tutto
il
loro
esercito…
perché
egli
ha
parlato
e
tutto
fu,
ha
ordinato
e
tutto
esistette»
(Sal
33,
6.9).
E
san
Paolo
ripeterà
«Dio
dà
vita
ai
morti
e
chiama
all’esistenza
le
cose
che
non
esistono»
(Rm
4,
17).
Si
ha,
così,
una
prima
rivelazione
“cosmica”
che
rende
il
creato
simile
a
un’immensa
pagina
aperta
davanti
all’intera
umanità,
che
in
essa
può
leggere
un
messaggio
del
Creatore:
«I
cieli
narrano
la
gloria
di
Dio,
l’opera
delle
sue
mani
annuncia
il
firmamento.
Il
giorno
al
giorno
ne
affida
il
racconto
e
la
notte
alla
notte
ne
trasmette
notizia.
Senza
linguaggio,
senza
parole,
senza
che
si
oda
la
loro
voce,
per
tutta
la
terra
si
diffonde
il
loro
annuncio
e
ai
confini
del
mondo
il
loro
messaggio»
(Sal
19,
2‐5).
2.
La
parola
divina
è,
però,
anche
alla
radice
della
storia
umana.
L’uomo
e
la
donna,
che
sono
«immagine
e
somiglianza
di
Dio»
(Gn
1,
27)
e
che
quindi
recano
in
sé
l’impronta
divina,
possono
entrare
in
dialogo
col
loro
Creatore
o
possono
da
lui
allontanarsi
e
respingerlo
attraverso
il
peccato.
La
Parola
di
Dio,
allora,
salva
e
giudica,
penetra
nella
trama
della
storia
col
suo
tessuto
di
vicende
ed
eventi:
«Ho
osservato
la
miseria
del
mio
popolo
in
Egitto
e
ho
udito
il
suo
grido…,
conosco
le
sue
sofferenze.
Sono
sceso
per
liberarlo
dal
potere
dell’Egitto
e
per
farlo
salire
da
questa
terra
verso
una
terra
bella
e
spaziosa…»
(Es
3,
7‐8).
C’è,
dunque,
una
presenza
divina
nelle
vicende
umane
che,
attraverso
l’azione
del
Signore
della
storia,
vengono
inserite
in
un
disegno
più
alto
di
salvezza,
perché
«tutti
gli
uomini
siano
salvati
e
giungano
alla
conoscenza
della
verità»
(1
Tm
2,
4).
3.
La
parola
divina
efficace,
creatrice
e
salvatrice,
è
quindi
in
principio
all’essere
e
alla
storia,
alla
creazione
e
alla
redenzione.
Il
Signore
viene
incontro
all’umanità
proclamando:
«Ho
detto
e
ho
fatto!»
(Ez
37,
14).
C’è,
però,
una
tappa
ulteriore
che
la
voce
divina
percorre:
è
quella
della
parola
scritta,
la
Graphé
o
le
Graphaí,
le
Scritture
sacre,
come
si
dice
nel
Nuovo
Testamento.
Già
Mosè
era
sceso
dalla
vetta
del
Sinai
reggendo
«in
mano
le
due
tavole
della
Testimonianza,
tavole
scritte
sui
due
lati,
da
una
parte
e
dall’altra.
Le
tavole
erano
opera
di
Dio,
la
scrittura
era
scrittura
di
Dio»
(Es
32,
15‐16).
E
lo
stesso
Mosè
imporrà
a
Israele
di
conservare
e
riscrivere
queste
“tavole
della
Testimonianza”:
«Scriverai
su
pietre
tutte
le
parole
di
questa
legge,
con
scrittura
ben
chiara»
(Dt
27,
8).
Le
Sacre
Scritture
sono
la
“testimonianza”
in
forma
scritta
della
parola
divina,
sono
il
memoriale
canonico,
storico
e
letterario
attestante
l’evento
della
Rivelazione
creatrice
e
salvatrice.
La
Parola
di
Dio
precede,
dunque,
ed
eccede
la
Bibbia,
che
pure
è
“ispirata
da
Dio
“
e
contiene
la
parola
divina
efficace
(cf.
2
Tm
3,
16).
È
per
questo
che
la
nostra
fede
non
ha
al
centro
solo
un
libro,
ma
una
storia
di
salvezza
e,
come
vedremo,
una
persona,
Gesù
Cristo,
Parola
di
Dio
fatta
carne,
uomo,
storia.
Proprio
perché
l’orizzonte
della
parola
divina
abbraccia
e
si
estende
oltre
la
Scrittura,
è
necessaria
la
costante
presenza
dello
Spirito
Santo
che
«guida
a
tutta
la
verità»
(Gv
16,
13)
chi
legge
la
Bibbia.
È
questa
la
grande
Tradizione,
presenza
efficace
dello
“Spirito
di
verità”
nella
Chiesa,
custode
delle
Sacre
Scritture,
autenticamente
interpretate
dal
Magistero
ecclesiale.
Con
la
Tradizione
si
giunge
alla
comprensione,
all’interpretazione,
alla
comunicazione
e
alla
testimonianza
della
Parola
di
Dio.
Lo
stesso
san
Paolo,
proclamando
il
primo
Credo
cristiano,
riconoscerà
di
“trasmettere”
quello
che
egli
«aveva
ricevuto»
dalla
Tradizione
(1
Cor
15,
3‐ 5).
II.
IL
VOLTO
DELLA
PAROLA:
GESÙ
CRISTO
4.
Nell’originale
greco
sono
solo
tre
parole
fondamentali:
Lógos
sarx
eghéneto,
«il
Verbo/Parola
si
fece
carne».
Eppure,
questo
è
l’apice
non
solo
di
quel
gioiello
poetico
e
teologico
che
è
il
prologo
del
Vangelo
di
Giovanni
(1,
14),
ma
è
il
cuore
stesso
della
fede
cristiana.
La
Parola
eterna
e
divina
entra
nello
spazio
e
nel
tempo
e
assume
un
volto
e
un’identità
umana,
tant’è
vero
che
è
possibile
accostarvisi
direttamente
chiedendo,
come
fece
quel
gruppo
di
Greci
presenti
a
Gerusalemme:
«Vogliamo
vedere
Gesù»
(Gv
12,
20‐21).
Le
parole
senza
un
volto
non
sono
perfette,
perché
non
compiono
in
pienezza
l’incontro,
come
ricordava
Giobbe,
giunto
al
termine
del
suo
drammatico
itinerario
di
ricerca:
«Io
ti
conoscevo
per
sentito
dire,
ora
i
miei
occhi
ti
vedono»
(42,
5).
Cristo
è
«il
Verbo
che
è
presso
Dio
ed
è
Dio»,
è
«l’immagine
del
Dio
invisibile,
generato
prima
di
ogni
creatura»
(Col
1,
15);
ma
è
anche
Gesù
di
Nazaret
che
cammina
per
le
strade
di
una
marginale
provincia
dell’impero
romano,
che
parla
una
lingua
locale,
che
rivela
i
tratti
di
un
popolo,
l’ebraico,
e
della
sua
cultura.
Il
Gesù
Cristo
reale
è,
quindi,
carne
fragile
e
mortale,
è
storia
e
umanità,
ma
è
anche
gloria,
divinità,
mistero:
Colui
che
ci
ha
rivelato
il
Dio
che
nessuno
ha
mai
visto
(cf.
Gv
1,
18).
Il
Figlio
di
Dio
continua
a
essere
tale
anche
in
quel
cadavere
che
è
deposto
nel
sepolcro
e
la
risurrezione
ne
è
l’attestazione
viva
ed
efficace.
5.
Ebbene,
la
tradizione
cristiana
ha
spesso
posto
in
parallelo
la
Parola
divina
che
si
fa
carne
con
la
stessa
Parola
che
si
fa
libro.
È
ciò
che
emerge
già
nel
Credo
quando
si
professa
che
il
Figlio
di
Dio
«si
è
incarnato
per
opera
dello
Spirito
Santo
nel
seno
della
Vergine
Maria»,
ma
anche
si
confessa
la
fede
nello
stesso
«Spirito
Santo
che
ha
parlato
per
mezzo
dei
profeti».
Il
Concilio
Vaticano
II
raccoglie
questa
antica
tradizione
secondo
la
quale
«il
corpo
del
Figlio
è
la
Scrittura
a
noi
trasmessa»
–
come
afferma
s.
Ambrogio
(In
Lucam
VI,
33)
–
e
dichiara
limpidamente:
«Le
parole
di
Dio,
espresse
con
lingue
umane,
si
sono
fatte
simili
al
linguaggio
degli
uomini,
come
già
il
Verbo
dell’eterno
Padre,
avendo
assunto
le
debolezze
della
natura
umana,
si
fece
simile
agli
uomini»
(DV
13).
La
Bibbia
è,
infatti,
anch’essa
“carne”,
“lettera”,
si
esprime
in
lingue
particolari,
in
forme
letterarie
e
storiche,
in
concezioni
legate
a
una
cultura
antica,
conserva
memorie
di
eventi
spesso
tragici,
le
sue
pagine
sono
non
di
rado
striate
di
sangue
e
violenza,
al
suo
interno
risuona
il
riso
dell’umanità
e
scorrono
le
lacrime,
così
come
si
leva
la
preghiera
degli
infelici
e
la
gioia
degli
innamorati.
Per
questa
sua
dimensione
“carnale”
essa
esige
un’analisi
storica
e
letteraria,
che
si
attua
attraverso
i
vari
metodi
e
approcci
offerti
dall’esegesi
biblica.
Ogni
lettore
delle
Sacre
Scritture,
anche
il
più
semplice,
deve
avere
una
proporzionata
conoscenza
del
testo
sacro
ricordando
che
la
Parola
è
rivestita
di
parole
concrete
a
cui
si
piega
e
adatta
per
essere
udibile
e
comprensibile
all’umanità.
È,
questo,
un
impegno
necessario:
se
lo
si
esclude
si
può
cadere
nel
fondamentalismo
che
in
pratica
nega
l’incarnazione
della
parola
divina
nella
storia,
non
riconosce
che
quella
parola
si
esprime
nella
Bibbia
secondo
un
linguaggio
umano,
che
dev’essere
decifrato,
studiato
e
compreso,
e
ignora
che
l’ispirazione
divina
non
ha
cancellato
l’identità
storica
e
la
personalità
propria
degli
autori
umani.
La
Bibbia,
però,
è
anche
Verbo
eterno
e
divino
ed
è
per
questo
che
essa
esige
un’altra
comprensione,
data
dallo
Spirito
Santo
che
svela
la
dimensione
trascendente
della
parola
divina,
presente
nelle
parole
umane.
6.
Ecco,
allora,
la
necessità
della
«viva
Tradizione
di
tutta
la
Chiesa»
(DV
12)
e
della
fede
per
comprendere
in
modo
unitario
e
pieno
le
Sacre
Scritture.
Se
ci
si
ferma
alla
sola
“lettera”,
la
Bibbia
rimane
soltanto
un
solenne
documento
del
passato,
una
nobile
testimonianza
etica
e
culturale.
Se,
però,
si
esclude
l’incarnazione,
si
può
cadere
nell’equivoco
fondamentalistico
o
in
un
vago
spiritualismo
o
psicologismo.
La
conoscenza
esegetica
deve,
quindi,
intrecciarsi
indissolubilmente
con
la
tradizione
spirituale
e
teologica
perché
non
venga
spezzata
l’unità
divina
e
umana
di
Gesù
Cristo
e
delle
Scritture.
In
questa
armonia
ritrovata,
il
volto
di
Cristo
risplenderà
nella
sua
pienezza
e
ci
aiuterà
a
scoprire
un’altra
unità,
quella
profonda
e
intima
delle
Sacre
Scritture,
il
loro
essere,
sì,
73
libri,
ma
inseriti
in
un
unico
“Canone”,
in
un
unico
dialogo
tra
Dio
e
l’umanità,
in
unico
disegno
di
salvezza.
«Dio,
infatti,
molte
volte
e
in
diversi
modi
nei
tempi
antichi
ha
parlato
ai
padri
per
mezzo
dei
profeti,
ma
ultimamente
ha
parlato
a
noi
per
mezzo
del
Figlio»
(Eb
1,
1‐2).
Cristo
getta,
così,
la
sua
luce
retrospettivamente
sull’intera
trama
della
storia
della
salvezza
e
ne
rivela
la
coerenza,
il
significato,
la
direzione.
Egli
è
il
suggello,
“l’alfa
e
l’omega”
(Ap
1,
8)
di
un
dialogo
tra
Dio
e
le
sue
creature
distribuito
nel
tempo
e
attestato
nella
Bibbia.
È
alla
luce
di
questo
sigillo
finale
che
acquistano
il
loro
“senso
pieno”
le
parole
di
Mosè
e
dei
profeti,
come
aveva
indicato
lo
stesso
Gesù
in
quel
pomeriggio
primaverile,
mentre
egli
procedeva
da
Gerusalemme
verso
il
villaggio
di
Emmaus,
dialogando
con
Cleofa
e
il
suo
amico,
«spiegando
loro
in
tutte
le
Scritture
ciò
che
si
riferiva
a
lui»
(Lc
24,
27).
Proprio
perché
al
centro
della
Rivelazione
c’è
la
parola
divina
divenuta
volto,
l’approdo
ultimo
della
conoscenza
della
Bibbia
«non
è
in
una
decisione
etica
o
in
una
grande
idea,
bensì
nell’incontro
con
un
avvenimento,
con
una
Persona,
che
dà
alla
vita
un
nuovo
orizzonte
e
con
ciò
la
direzione
decisiva»
(Deus
caritas
est,
1)
III.
LA
CASA
DELLA
PAROLA:
LA
CHIESA
7.
Come
la
sapienza
divina
nell’Antico
Testamento
si
era
costruita
la
sua
dimora
nella
città
degli
uomini
e
delle
donne,
sorreggendola
su
sette
colonne
(cf.
Pr
9,
1),
così
anche
la
Parola
di
Dio
ha
una
sua
casa
nel
Nuovo
Testamento:
è
la
Chiesa
che
ha
il
suo
modello
nella
comunità‐madre
di
Gerusalemme,
la
Chiesa
fondata
su
Pietro
e
sugli
Apostoli
e
che
oggi,
attraverso
i
vescovi
in
communione
col
Successore
di
Pietro,
continua
ad
essere
custode,
annunciatrice
e
interprete
della
parola
(cf.
LG
13).
Luca,
negli
Atti
degli
Apostoli
(2,
42),
ne
traccia
l’architettura
basata
su
quattro
colonne
ideali:
«Erano
perseveranti
nell’insegnamento
degli
apostoli,
nella
comunione
fraterna,
nello
spezzare
il
pane
e
nelle
preghiere».
Ecco
innanzitutto
la
didaché
apostolica,
ossia
la
predicazione
della
Parola
di
Dio.
L’apostolo
Paolo,
infatti,
ci
ammonisce
che
«la
fede
viene
dall’ascolto
e
l’ascolto
riguarda
la
parola
di
Cristo»
(Rm
10,
17).
Dalla
Chiesa
esce
la
voce
dell’araldo
che
a
tutti
propone
il
kérygma,
ossia
l’annunzio
primario
e
fondamentale
che
Gesù
stesso
aveva
proclamato
agli
esordi
del
suo
ministero
pubblico:
«Il
tempo
è
compiuto
e
il
regno
di
Dio
è
vicino;
convertitevi
e
credete
nel
Vangelo»
(Mc
1,
15).
Gli
apostoli
annunciano
l’inaugurazione
del
regno
di
Dio,
e
quindi
dell’intervento
decisivo
divino
nella
storia
umana,
proclamando
la
morte
e
la
risurrezione
di
Cristo:
«in
nessun
altro
c’è
salvezza;
non
vi
è,
infatti,
sotto
il
cielo,
altro
nome
dato
agli
uomini,
nel
quale
è
stabilito
che
noi
siamo
salvati»
(At
4,
12).
Il
cristiano
rende
testimonianza
di
questa
sua
speranza
«con
dolcezza,
rispetto
e
retta
coscienza»,
pronto,
però,
anche
ad
essere
coinvolto
e
forse
travolto
dalla
bufera
del
rifiuto
e
della
persecuzione,
consapevole
che
«è
meglio
soffrire
operando
il
bene
che
facendo
il
male»
(1
Pt
3,
16‐17).
Nella
Chiesa
risuona,
poi,
la
catechesi:
essa
è
destinata
ad
approfondire
nel
cristiano
«il
mistero
di
Cristo
alla
luce
della
Parola
perché
l’uomo
intero
sia
irradiato
da
essa»
(Giovanni
Paolo
II,
Catechesi
tradendae,
20).
Ma
il
vertice
della
predicazione
è
nell’omelia
che
ancor
oggi
per
molti
cristiani
è
il
momento
capitale
dell’incontro
con
la
Parola
di
Dio.
In
questo
atto
il
ministro
dovrebbe
trasformarsi
anche
in
profeta.
Egli,
infatti,
deve
in
un
linguaggio
nitido,
incisivo
e
sostanzioso,
non
solo
con
autorevolezza
«annunziare
le
mirabili
opere
di
Dio
nella
storia
della
salvezza»
(SC
35)
–
offerte
prima
attraverso
una
chiara
e
viva
lettura
del
testo
biblico
proposto
dalla
liturgia
–
ma
deve
anche
attualizzarle
nei
tempi
e
nei
momenti
vissuti
dagli
ascoltatori
e
far
sbocciare
nel
loro
cuore
la
domanda
della
conversione
e
dell’impegno
vitale:
«Che
cosa
dobbiamo
fare?»
(At
2,
37).
Annunzio,
catechesi
e
omelia
suppongono,
quindi,
un
leggere
e
un
comprendere,
uno
spiegare
e
un
interpretare,
un
coinvolgimento
della
mente
e
del
cuore.
Nella
predicazione
si
compie
così
un
duplice
movimento.
Col
primo
si
risale
alla
radice
dei
testi
sacri,
degli
eventi,
dei
detti
generatori
della
storia
di
salvezza,
per
comprenderli
nel
loro
significato
e
nel
loro
messaggio.
Col
secondo
movimento
si
ridiscende
al
presente,
all’oggi
vissuto
da
chi
ascolta
e
legge,
sempre
alla
luce
del
Cristo
che
è
il
filo
luminoso
destinato
a
unire
le
Scritture.
È
ciò
che
Gesù
stesso
aveva
fatto
–
come
si
è
già
detto
–
nell’itinerario
da
Gerusalemme
a
Emmaus
in
compagnia
di
due
suoi
discepoli.
È
ciò
che
farà
il
diacono
Filippo
sulla
strada
da
Gerusalemme
a
Gaza,
quando
col
funzionario
etiope
intesserà
quel
dialogo
emblematico:
«Capisci
quello
che
stai
leggendo?...
E
come
potrei
capire
se
nessuno
mi
guida?»
(At
8,
30‐ 31).
E
la
meta
sarà
l’incontro
pieno
con
Cristo
nel
sacramento.
Si
presenta,
così,
la
seconda
colonna
che
regge
la
Chiesa,
casa
della
parola
divina.
8.
È
la
frazione
del
pane.
La
scena
di
Emmaus
(cf.
Lc
24,
13‐35)
è
ancora
una
volta
esemplare
e
riproduce
quanto
accade
ogni
giorno
nelle
nostre
chiese:
all’omelia
di
Gesù
su
Mosè
e
i
profeti
subentra,
alla
mensa,
la
frazione
del
pane
eucaristico.
È,
questo,
il
momento
del
dialogo
intimo
di
Dio
col
suo
popolo,
è
l’atto
della
nuova
alleanza
suggellata
nel
sangue
di
Cristo
(cf.
Lc
22,
20),
è
l’opera
suprema
del
Verbo
che
si
offre
come
cibo
nel
suo
corpo
immolato,
è
la
fonte
e
il
culmine
della
vita
e
della
missione
della
Chiesa.
La
narrazione
evangelica
dell’ultima
cena,
memoriale
del
sacrificio
di
Cristo,
quando
è
proclamata
nella
celebrazione
eucaristica,
nell’invocazione
dello
Spirito
Santo
diventa
evento
e
sacramento.
È
per
questo
che
il
Concilio
Vaticano
II,
in
un
passo
di
forte
intensità,
dichiarava:
«La
Chiesa
ha
sempre
venerato
le
divine
Scritture
come
ha
fatto
per
il
Corpo
stesso
di
Cristo,
non
mancando
mai,
soprattutto
nella
sacra
liturgia,
di
nutrirsi
del
pane
di
vita
dalla
mensa
sia
della
Parola
di
Dio
sia
del
Corpo
di
Cristo,
e
di
porgerlo
ai
fedeli»
(DV
21).
Si
dovrà,
perciò,
riportare
al
centro
della
vita
cristiana
«la
liturgia
della
parola
e
la
liturgia
eucaristica,
congiunte
tra
loro
così
strettamente
da
formare
un
solo
atto
di
culto»
(SC
56).
9.
Il
terzo
pilastro
dell’edificio
spirituale
della
Chiesa,
casa
della
Parola,
è
costituito
dalle
preghiere,
intessute
–
come
ricordava
san
Paolo
–
da
«salmi,
inni,
cantici
spirituali»
(Col
3,
16).
Un
posto
privilegiato
è
occupato
naturalmente
dalla
Liturgia
delle
Ore,
la
preghiera
della
Chiesa
per
eccellenza,
destinata
a
ritmare
i
giorni
e
i
tempi
dell’anno
cristiano,
offrendo,
soprattutto
col
Salterio,
il
cibo
quotidiano
spirituale
del
fedele.
Accanto
ad
essa
e
alle
celebrazioni
comunitarie
della
Parola,
la
tradizione
ha
introdotto
la
prassi
della
Lectio
divina,
lettura
orante
nello
Spirito
Santo,
capace
di
schiudere
al
fedele
il
tesoro
della
Parola
di
Dio,
ma
anche
di
creare
l’incontro
col
Cristo,
parola
divina
vivente.
Essa
si
apre
con
la
lettura
(lectio)
del
testo
che
provoca
una
domanda
di
conoscenza
autentica
del
suo
contenuto
reale:
che
cosa
dice
il
testo
biblico
in
sé?
Segue
la
meditazione
(meditatio)
nella
quale
l’interrogativo
è:
che
cosa
dice
il
testo
biblico
a
noi?
Si
giunge,
così,
alla
preghiera
(oratio)
che
suppone
quest’altra
domanda:
che
cosa
diciamo
noi
al
Signore
in
risposta
alla
sua
parola?
E
si
conclude
con
la
contemplazione
(contemplatio)
durante
la
quale
noi
assumiamo
come
dono
di
Dio
lo
stesso
suo
sguardo
nel
giudicare
la
realtà
e
ci
domandiamo:
quale
conversione
della
mente,
del
cuore
e
della
vita
chiede
a
noi
il
Signore?
Di
fronte
al
lettore
orante
della
Parola
di
Dio
si
erge
idealmente
il
profilo
di
Maria,
la
madre
del
Signore,
che
«custodisce
tutte
queste
cose,
meditandole
nel
suo
cuore»
(Lc
2,
19;
cf.
2,
51),
cioè
–
come
dice
l’originale
greco
–
trovando
il
nodo
profondo
che
unisce
eventi,
atti
e
cose,
apparentemente
disgiunti,
nel
grande
disegno
divino.
O
anche
si
può
presentare
agli
occhi
del
fedele
che
legge
la
Bibbia
l’atteggiamento
di
Maria,
sorella
di
Marta,
che
si
asside
ai
piedi
del
Signore
in
ascolto
della
sua
parola,
impedendo
che
le
agitazioni
esteriori
assorbano
totalmente
l’anima,
occupando
anche
lo
spazio
libero
per
«la
parte
migliore»
che
non
ci
dev’essere
tolta
(cf.
Lc
10,
38‐42).
10.
Eccoci,
infine,
davanti
all’ultima
colonna
che
sorregge
la
Chiesa,
casa
della
parola:
la
koinonía,
la
comunione
fraterna,
altro
nome
dell’agápe,
cioè
dell’amore
cristiano.
Come
ricordava
Gesù,
per
diventare
suoi
fratelli
e
sue
sorelle
bisogna
essere
«coloro
che
ascoltano
la
Parola
di
Dio
e
la
mettono
in
pratica»
(Lc
8,
21).
L’ascoltare
autentico
è
obbedire
e
operare,
è
far
sbocciare
nella
vita
la
giustizia
e
l’amore,
è
offrire
nell’esistenza
e
nella
società
una
testimonianza
nella
linea
dell’appello
dei
profeti,
che
costantemente
univa
Parola
di
Dio
e
vita,
fede
e
rettitudine,
culto
e
impegno
sociale.
È
ciò
che
ribadiva
a
più
riprese
Gesù,
a
partire
dal
celebre
monito
del
Discorso
della
montagna:
«Non
chi
dice:
Signore,
Signore!
entrerà
nel
regno
dei
cieli,
ma
chi
fa
la
volontà
del
Padre
mio
che
è
nei
cieli»
(Mt
7,
21).
In
questa
frase
sembra
echeggiare
la
parola
divina
proposta
da
Isaia:
«Questo
popolo
si
avvicina
a
me
solo
a
parole
e
mi
invoca
con
le
labbra,
mentre
il
suo
cuore
è
lontano
da
me»
(29,
13).
Questi
ammonimenti
riguardano
anche
le
Chiese
quando
non
sono
fedeli
all’ascolto
obbediente
della
Parola
di
Dio.
Essa,
quindi,
dev’essere
visibile
e
leggibile
già
sul
volto
stesso
e
nelle
mani
del
credente,
come
suggeriva
san
Gregorio
Magno
che
vedeva
in
san
Benedetto,
e
negli
altri
grandi
uomini
di
Dio,
testimoni
di
comunione
con
Dio
e
coi
fratelli,
la
Parola
di
Dio
fatta
vita.
L’uomo
giusto
e
fedele
non
solo
“spiega”
le
Scritture,
ma
le
“dispiega”
davanti
a
tutti
come
realtà
viva
e
praticata.
È
per
questo
che
viva
lectio,
vita
bonorum,
la
vita
dei
buoni
è
una
lettura/lezione
vivente
della
parola
divina.
Era
già
stato
san
Giovanni
Crisostomo
a
osservare
che
gli
apostoli
scesero
dal
monte
di
Galilea,
ove
avevano
incontrato
il
Risorto,
senza
nessuna
tavola
di
pietra
scritta
come
era
accaduto
a
Mosè:
la
loro
stessa
vita
sarebbe
divenuta
da
quel
momento
il
Vangelo
vivente.
Nella
casa
della
Parola
divina
incontriamo
anche
i
fratelli
e
le
sorelle
delle
altre
Chiese
e
comunità
ecclesiali
che,
pur
nelle
separazioni
ancora
esistenti,
si
ritrovano
con
noi
nella
venerazione
e
nell’amore
per
la
Parola
di
Dio,
principio
e
sorgente
di
una
prima
e
reale
unità,
anche
se
non
piena.
Questo
vincolo
dev’essere
sempre
rafforzato
attraverso
le
traduzioni
bibliche
comuni,
la
diffusione
del
testo
sacro,
la
preghiera
biblica
ecumenica,
il
dialogo
esegetico,
lo
studio
e
il
confronto
tra
le
varie
interpretazioni
delle
Sacre
Scritture,
lo
scambio
dei
valori
insiti
nelle
diverse
tradizioni
spirituali,
l’annuncio
e
la
testimonianza
comune
della
Parola
di
Dio
in
un
mondo
secolarizzato.
IV.
LE
STRADE
DELLA
PAROLA:
LA
MISSIONE
«Da
Sion
uscirà
la
Legge
e
da
Gerusalemme
la
parola
del
Signore»
(Is
2,
3).
La
Parola
di
Dio
personificata
“esce”
dalla
sua
casa,
il
tempio,
e
si
avvia
lungo
le
strade
del
mondo
per
incontrare
il
grande
pellegrinaggio
che
i
popoli
della
terra
hanno
intrapreso
alla
ricerca
della
verità,
della
giustizia
e
della
pace.
C’è,
infatti,
anche
nella
moderna
città
secolarizzata,
nelle
sue
piazze
e
nelle
sue
vie
–
ove
sembrano
dominare
incredulità
e
indifferenza,
ove
il
male
sembra
prevalere
sul
bene,
creando
l’impressione
della
vittoria
di
Babilonia
su
Gerusalemme
–
un
anelito
nascosto,
una
speranza
germinale,
un
fremito
d’attesa.
Come
si
legge
nel
libro
del
profeta
Amos,
«ecco
verranno
giorni
in
cui
manderò
la
fame
nel
paese,
non
fame
di
pane
né
sete
di
acqua,
ma
di
ascoltare
la
parola
del
Signore»
(8,
11).
A
questa
fame
vuole
rispondere
la
missione
evangelizzatrice
della
Chiesa.
Anche
il
Cristo
risorto
agli
apostoli
esitanti
lancia
l’appello
a
uscire
dai
confini
del
loro
orizzonte
protetto:
«Andate
e
fate
discepoli
tutti
i
popoli…
insegnando
loro
a
osservare
tutto
ciò
che
vi
ho
comandato»
(Mt
28,
19‐20).
La
Bibbia
è
tutta
attraversata
da
appelli
a
“non
tacere”,
a
“gridare
con
forza”,
ad
“annunciare
la
parola
al
momento
opportuno
e
non
opportuno”,
ad
essere
sentinelle
che
lacerano
il
silenzio
dell’indifferenza.
Le
strade
che
si
aprono
davanti
a
noi
non
sono
ora
soltanto
quelle
sulle
quali
si
incamminava
san
Paolo
o
i
primi
evangelizzatori
e,
dietro
di
loro,
tutti
i
missionari
che
s’inoltrano
verso
le
genti
in
terre
lontane.
11.
La
comunicazione
stende
ora
una
rete
che
avvolge
tutto
il
globo
e
un
nuovo
significato
acquista
l’appello
di
Cristo:
«Quello
che
vi
dico
nelle
tenebre
ditelo
nella
luce,
quello
che
ascoltate
all’orecchio
predicatelo
sulle
terrazze»
(Mt
10,
27).
Certo,
la
parola
sacra
deve
avere
una
sua
prima
trasparenza
e
diffusione
attraverso
il
testo
stampato,
con
traduzioni
eseguite
secondo
la
variegata
molteplicità
delle
lingue
del
nostro
pianeta.
Ma
la
voce
della
parola
divina
deve
risuonare
anche
attraverso
la
radio,
le
arterie
informatiche
di
Internet,
i
canali
della
diffusione
virtuale
on
line,
i
CD,
i
DVD,
gli
podcast
e
così
via;
deve
apparire
sugli
schermi
televisivi
e
cinematografici,
nella
stampa,
negli
eventi
culturali
e
sociali.
Questa
nuova
comunicazione,
rispetto
a
quella
tradizionale,
ha
adottato
una
sua
specifica
grammatica
espressiva
ed
è,
quindi,
necessario
essere
attrezzati
non
solo
tecnicamente,
ma
anche
culturalmente
per
questa
impresa.
In
un
tempo
dominato
dall’immagine,
proposta
in
particolare
da
quel
mezzo
egemone
della
comunicazione
che
è
la
televisione,
significativo
e
suggestivo
è
ancor
oggi
il
modello
privilegiato
da
Cristo.
Egli
ricorreva
al
simbolo,
alla
narrazione,
all’esempio,
all’esperienza
quotidiana,
alla
parabola:
«Parlava
loro
di
molte
cose
in
parabole…
e
fuor
di
parabola
non
diceva
nulla
alle
folle»
(Mt
13,
3.34).
Gesù
nel
suo
annuncio
del
regno
di
Dio
non
passava
mai
sopra
le
teste
dei
suoi
interlocutori
con
un
linguaggio
vago,
astratto
ed
etereo,
ma
li
conquistava
partendo
proprio
dalla
terra
ove
erano
piantati
i
loro
piedi
per
condurli,
dalla
quotidianità,
alla
rivelazione
del
regno
dei
cieli.
Significativa
diventa,
allora,
la
scena
evocata
da
Giovanni:
«Alcuni
volevano
arrestare
Gesù,
ma
nessuno
mise
le
mani
su
di
lui.
Le
guardie
tornarono
dai
capi
dei
sacerdoti
e
dai
farisei
e
questi
dissero
loro:
Perché
non
lo
avete
condotto
qui?
Risposero
le
guardie:
Mai
un
uomo
ha
parlato
così!»
(7,
44‐ 46).
12.
Cristo
avanza
lungo
le
vie
delle
nostre
città
e
sosta
davanti
alle
soglie
delle
nostre
case:
«Ecco,
sto
alla
porta
e
busso.
Se
qualcuno
ascolta
la
mia
voce
e
apre
la
porta,
io
verrò
da
lui,
cenerò
con
lui
ed
egli
con
me»
(Ap
3,
20).
La
famiglia,
racchiusa
tra
le
mura
domestiche
con
le
sue
gioie
e
i
suoi
drammi,
è
uno
spazio
fondamentale
in
cui
far
entrare
la
Parola
di
Dio.
La
Bibbia
è
tutta
costellata
di
piccole
e
grandi
storie
familiari
e
il
Salmista
raffigura
con
vivacità
il
quadretto
sereno
di
un
padre
assiso
alla
mensa,
circondato
dalla
sua
sposa,
simile
a
vite
feconda,
e
dai
figli,
«virgulti
d’ulivo»
(Sal
128).
La
stessa
cristianità
delle
origini
celebrava
la
liturgia
nella
quotidianità
di
una
casa,
così
come
Israele
affidava
alla
famiglia
la
celebrazione
della
pasqua
(cf.
Es
12,
21‐27).
La
trasmissione
della
Parola
di
Dio
avviene
proprio
attraverso
la
linea
generazionale,
per
cui
i
genitori
diventano
«i
primi
araldi
della
fede»
(LG
11).
Ancora
il
Salmista
ricordava
che
«ciò
che
abbiamo
udito
e
conosciuto
e
i
nostri
padri
ci
hanno
raccontato
non
lo
terremo
nascosto
ai
nostri
figli,
raccontando
alla
generazione
futura
le
azioni
gloriose
e
potenti
del
Signore
e
le
meraviglie
che
egli
ha
compiuto…e
anch’essi
sorgeranno
a
raccontarlo
ai
loro
figli»
(Sal
78,
3‐4.6).
Ogni
casa
dovrà,
allora,
avere
la
sua
Bibbia
e
custodirla
in
modo
concreto
e
dignitoso,
leggerla
e
con
essa
pregare,
mentre
la
famiglia
dovrà
proporre
forme
e
modelli
di
educazione
orante,
catechetica
e
didattica
sull’uso
delle
Scritture,
perché
«giovani
e
ragazze,
vecchi
insieme
ai
bambini»
(Sal
148,
12)
ascoltino,
comprendano,
lodino
e
vivano
la
Parola
di
Dio.
In
particolare
le
nuove
generazioni,
i
bambini
e
i
giovani,
dovranno
essere
destinatari
di
un’appropriata
e
specifica
pedagogia
che
li
conduca
a
provare
il
fascino
della
figura
di
Cristo,
aprendo
la
porta
della
loro
intelligenza
e
del
loro
cuore,
anche
attraverso
l’incontro
e
la
testimonianza
autentica
dell’adulto,
l’influsso
positivo
degli
amici
e
la
grande
compagnia
della
comunità
ecclesiale.
13.
Gesù,
nella
sua
parabola
del
seminatore,
ci
ricorda
che
ci
sono
terreni
aridi,
sassosi,
soffocati
dai
rovi
(cf.
Mt
13,
3‐7).
Chi
si
inoltra
per
le
strade
del
mondo
scopre
anche
i
bassifondi
ove
si
annidano
sofferenze
e
povertà,
umiliazioni
e
oppressioni,
emarginazioni
e
miserie,
malattie
fisiche
e
psichiche
e
solitudini.
Spesso
le
pietre
delle
strade
sono
insanguinate
dalle
guerre
e
dalle
violenze,
nei
palazzi
del
potere
la
corruzione
s’incrocia
con
l’ingiustizia.
Si
leva
il
grido
dei
perseguitati
per
la
fedeltà
alla
loro
coscienza
e
alla
loro
fede.
C’è
chi
è
travolto
dalla
crisi
esistenziale
o
ha
l’anima
priva
di
un
significato
che
dia
senso
e
valore
allo
stesso
vivere.
Simili
a
«ombre
che
passano,
a
un
soffio
che
s’affanna»
(Sal
39,
7),
molti
sentono
incombere
su
di
sé
anche
il
silenzio
di
Dio,
la
sua
apparente
assenza
e
indifferenza:
«Fino
a
quando,
Signore,
continuerai
a
dimenticarmi?
Fino
a
quando
mi
nasconderai
il
tuo
volto?»
(Sal
13,
2).
E
alla
fine
si
erge
davanti
a
tutti
il
mistero
della
morte.
Questo
immenso
respiro
di
dolore
che
sale
dalla
terra
al
cielo
è
ininterrottamente
rappresentato
dalla
Bibbia,
che
propone
appunto
una
fede
storica
e
incarnata.
Basterebbe
solo
pensare
alle
pagine
segnate
dalla
violenza
e
dall’oppressione,
al
grido
acre
e
continuo
di
Giobbe,
alle
veementi
suppliche
salmiche,
alla
sottile
crisi
interiore
che
percorre
l’anima
di
Qohelet,
alle
vigorose
denuncie
profetiche
contro
le
ingiustizie
sociali.
Senza
attenuanti
è,
poi,
la
condanna
del
peccato
radicale
che
appare
in
tutta
la
sua
potenza
devastante
fin
dagli
esordi
dell’umanità
in
un
testo
fondamentale
della
Genesi
(c.
3).
Infatti,
il
“mistero
di
iniquità”
è
presente
e
agisce
nella
storia,
ma
è
svelato
dalla
Parola
di
Dio
che
assicura
in
Cristo
la
vittoria
del
bene
sul
male.
Ma
soprattutto
nelle
Scritture
a
dominare
è
la
figura
di
Cristo
che
apre
il
suo
ministero
pubblico
proprio
con
un
annuncio
di
speranza
per
gli
ultimi
della
terra:
«Lo
Spirito
del
Signore
è
sopra
di
me;
per
questo
mi
ha
consacrato
con
l’unzione
e
mi
ha
mandato
a
portare
ai
poveri
il
lieto
annuncio,
a
proclamare
ai
prigionieri
la
liberazione
e
ai
ciechi
la
vista;
a
rimettere
in
libertà
gli
oppressi,
a
proclamare
l’anno
di
grazia
del
Signore»
(Lc
4,
18‐19).
Le
sue
mani
si
posano
ripetutamente
su
carni
malate
o
infette,
le
sue
parole
proclamano
la
giustizia,
infondono
coraggio
agli
infelici,
donano
perdono
ai
peccatori.
Alla
fine,
lui
stesso
si
accosta
al
livello
più
basso,
«svuotando
se
stesso»
della
sua
gloria,
«assumendo
la
condizione
di
servo,
diventando
simile
agli
uomini…,
umiliando
se
stesso
e
facendosi
obbediente
fino
alla
morte
e
a
una
morte
di
croce»
(Fil
2,
7‐8).
Così,
egli
prova
la
paura
del
morire
(«Padre,
se
è
possibile,
passi
da
me
questo
calice!»),
sperimenta
la
solitudine
con
l’abbandono
e
il
tradimento
degli
amici,
penetra
nell’oscurità
del
più
crudele
dolore
fisico
con
la
crocifissione
e
persino
nella
tenebra
del
silenzio
del
Padre
(«Dio
mio,
Dio
mio,
perché
mi
hai
abbandonato?»)
e
giunge
all’abisso
ultimo
di
ogni
uomo,
quello
della
morte
(«lanciando
un
forte
grido,
spirò»).
Veramente
a
lui
si
può
applicare
la
definizione
che
Isaia
riserva
al
Servo
del
Signore:
«uomo
dei
dolori
che
ben
conosce
il
patire»
(53,
3).
Eppure
egli,
anche
in
quel
momento
estremo,
non
cessa
di
essere
il
Figlio
di
Dio:
nella
sua
solidarietà
d’amore
e
col
sacrificio
di
sé
depone
nel
limite
e
nel
male
dell’umanità
un
seme
di
divinità,
ossia
un
principio
di
liberazione
e
di
salvezza;
col
suo
donarsi
a
noi
irradia
di
redenzione
il
dolore
e
la
morte,
da
lui
assunti
e
vissuti,
e
apre
anche
a
noi
l’alba
della
risurrezione.
Il
cristiano
ha,
allora,
la
missione
di
annunciare
questa
parola
divina
di
speranza,
attraverso
la
sua
condivisione
coi
poveri
e
i
sofferenti,
attraverso
la
testimonianza
della
sua
fede
nel
Regno
di
verità
e
di
vita,
di
santità
e
di
grazia,
di
giustizia,
di
amore
e
di
pace,
attraverso
la
vicinanza
amorosa
che
non
giudica
e
condanna,
ma
che
sostiene,
illumina,
conforta
e
perdona,
sulla
scia
delle
parole
di
Cristo:
«Venite
a
me,
voi
tutti
che
siete
stanchi
e
oppressi
e
io
vi
darò
ristoro»
(Mt
11,
28).
14.
Sulle
strade
del
mondo
la
parola
divina
genera
per
noi
cristiani
un
incontro
intenso
col
popolo
ebraico
a
cui
siamo
intimamente
legati
attraverso
il
comune
riconoscimento
e
amore
per
le
Scritture
dell’Antico
Testamento
e
perché
da
Israele
«proviene
il
Cristo
secondo
la
carne»
(Rm
9,
5).
Tutte
le
pagine
sacre
ebraiche
illuminano
il
mistero
di
Dio
e
dell’uomo,
rivelano
tesori
di
riflessione
e
di
morale,
delineano
il
lungo
itinerario
della
storia
della
salvezza
fino
al
suo
pieno
compimento,
illustrano
con
vigore
l’incarnazione
della
parola
divina
nelle
vicende
umane.
Esse
ci
permettono
di
comprendere
in
pienezza
la
figura
di
Cristo,
il
quale
aveva
dichiarato
di
«non
essere
venuto
ad
abolire
la
Legge
e
i
Profeti,
ma
a
dare
ad
essi
pieno
compimento»
(Mt
5,
17),
sono
via
di
dialogo
col
popolo
dell’elezione
che
ha
ricevuto
da
Dio
«l’adozione
a
figli,
la
gloria,
le
alleanze,
la
legislazione,
il
culto,
le
promesse»
(Rm
9,
4),
e
ci
consentono
di
arricchire
la
nostra
interpretazione
delle
Sacre
Scritture
con
le
risorse
feconde
della
tradizione
esegetica
giudaica.
«Benedetto
sia
l’egiziano
mio
popolo,
l’assiro
opera
delle
mie
mani
e
Israele
mia
eredità»
(Is
19,
25).
Il
Signore
stende,
quindi,
il
manto
protettivo
della
sua
benedizione
su
tutti
i
popoli
della
terra,
desideroso
che
«tutti
gli
uomini
siano
salvati
e
giungano
alla
conoscenza
della
verità»
(1Tm
2,
4).
Anche
noi
cristiani,
lungo
le
strade
del
mondo,
siamo
invitati
–
senza
cadere
nel
sincretismo
che
confonde
e
umilia
la
propria
identità
spirituale
–
a
entrare
in
dialogo
con
rispetto
nei
confronti
degli
uomini
e
delle
donne
delle
altre
religioni,
che
ascoltano
e
praticano
fedelmente
le
indicazioni
dei
loro
libri
sacri,
a
partire
dall’Islam
che
nella
sua
tradizione
accoglie
innumerevoli
figure,
simboli
e
temi
biblici
e
che
ci
offre
la
testimonianza
di
una
fede
sincera
nel
Dio
unico,
compassionevole
e
misericordioso,
Creatore
di
tutto
l’essere
e
Giudice
dell’umanità.
Il
cristiano
trova,
inoltre,
sintonie
comuni
con
le
grandi
tradizioni
religiose
dell’Oriente
che
ci
insegnano
nelle
loro
testi
sacri
il
rispetto
della
vita,
la
contemplazione,
il
silenzio,
la
semplicità,
la
rinuncia,
come
accade
nel
buddhismo.
Oppure,
come
nell’induismo,
esaltano
il
senso
della
sacralità,
il
sacrificio,
il
pellegrinaggio,
il
digiuno,
i
simboli
sacri.
O
ancora,
come
nel
confucianesimo,
insegnano
la
sapienza
e
i
valori
familiari
e
sociali.
Anche
alle
religioni
tradizionali
con
i
loro
valori
spirituali
espressi
nei
riti
e
nelle
culture
orali,
vogliamo
prestare
la
nostra
cordiale
attenzione
e
intrecciare
con
loro
un
rispettoso
dialogo.
Anche
a
quanti
non
credono
in
Dio,
ma
che
si
sforzano
di
«praticare
la
giustizia,
amare
la
bontà,
camminare
con
umiltà»
(Mi
6,
8),
dobbiamo
con
loro
lavorare
per
un
mondo
più
giusto
e
pacificato,
e
offrire
in
dialogo
la
nostra
genuina
testimonianza
della
Parola
di
Dio
che
può
rivelare
a
loro
nuovi
e
più
alti
orizzonti
di
verità
e
di
amore.
15.
Nella
sua
Lettera
agli
artisti
(1999),
Giovanni
Paolo
II
ricordava
che
«la
S.
Scrittura
è
diventata
una
sorta
di
“immenso
vocabolario”
(Paul
Claudel)
e
di
“atlante
iconografico”
(Marc
Chagall),
a
cui
hanno
attinto
la
cultura
e
l’arte
cristiana»
(n.
5).
Goethe
era
convinto
che
il
Vangelo
fosse
la
«lingua
materna
dell’Europa».
La
Bibbia,
come
ormai
si
è
soliti
dire,
è
«il
grande
codice»
della
cultura
universale:
gli
artisti
hanno
idealmente
intinto
il
loro
pennello
in
quell’alfabeto
colorato
di
storie,
simboli,
figure
che
sono
le
pagine
bibliche;
i
musicisti
è
attorno
ai
testi
sacri,
soprattutto
salmici,
che
hanno
intessuto
le
loro
armonie;
gli
scrittori
hanno
per
secoli
ripreso
quelle
antiche
narrazioni
che
divenivano
parabole
esistenziali;
i
poeti
si
sono
interrogati
sul
mistero
dello
spirito,
sull’infinito,
sul
male,
sull’amore,
sulla
morte
e
sulla
vita
spesso
raccogliendo
i
fremiti
poetici
che
animavano
le
pagine
bibliche;
i
pensatori,
gli
uomini
di
scienza
e
la
stessa
società
avevano
non
di
rado
come
riferimento,
sia
pure
per
contrasto,
le
concezioni
spirituali
ed
etiche
(si
pensi
al
Decalogo)
della
Parola
di
Dio.
Anche
quando
la
figura
o
l’idea
presente
nelle
Scritture
veniva
deformata,
si
riconosceva
che
essa
era
imprescindibile
e
costitutiva
della
nostra
civiltà.
È
per
questo
che
la
Bibbia
–
la
quale
ci
insegna
anche
la
via
pulchritudinis,
cioè
il
percorso
della
bellezza
per
comprendere
e
raggiungere
Dio
(«cantate
a
Dio
con
arte!»,
ci
invita
il
Sal
47,
8)
–
è
necessaria
non
solo
al
credente,
ma
a
tutti
per
riscoprire
i
significati
autentici
delle
varie
espressioni
culturali
e
soprattutto
per
ritrovare
la
nostra
stessa
identità
storica,
civile,
umana
e
spirituale.
È
in
essa
la
radice
della
nostra
grandezza
ed
è
attraverso
essa
che
noi
possiamo
presentarci
con
un
nobile
patrimonio
alle
altre
civiltà
e
culture,
senza
nessun
complesso
di
inferiorità.
La
Bibbia
dovrebbe,
quindi,
essere
da
tutti
conosciuta
e
studiata,
sotto
questo
straordinario
profilo
di
bellezza
e
di
fecondità
umana
e
culturale.
Tuttavia,
la
Parola
di
Dio
–
per
usare
una
significativa
immagine
paolina
–
«non
è
incatenata»
(2
Tm
2,
9)
a
una
cultura;
anzi,
aspira
a
varcare
le
frontiere
e
proprio
l’Apostolo
è
stato
un
eccezionale
artefice
di
inculturazione
del
messaggio
biblico
entro
nuove
coordinate
culturali.
È
ciò
che
la
Chiesa
è
chiamata
a
fare
anche
oggi
attraverso
un
processo
delicato
ma
necessario,
che
ha
ricevuto
un
forte
impulso
dal
magistero
di
Papa
Benedetto
XVI.
Essa
deve
far
penetrare
la
Parola
di
Dio
nella
molteplicità
delle
culture
ed
esprimerla
secondo
i
loro
linguaggi,
le
loro
concezioni,
i
loro
simboli
e
le
loro
tradizioni
religiose.
Deve,
però,
essere
sempre
capace
di
custodire
la
genuina
sostanza
dei
suoi
contenuti,
sorvegliando
e
controllando
i
rischi
di
degenerazione.
La
Chiesa
deve,
quindi,
far
brillare
i
valori
che
la
Parola
di
Dio
offre
alle
altre
culture,
così
che
ne
siano
purificate
e
fecondate.
Come
aveva
detto
Giovanni
Paolo
II
all’episcopato
del
Kenya
durante
il
suo
viaggio
in
Africa
nel
1980,
«l’inculturazione
sarà
realmente
un
riflesso
dell’incarnazione
del
Verbo,
quando
una
cultura,
trasformata
e
rigenerata
dal
Vangelo,
produce
nella
sua
propria
tradizione
espressioni
originali
di
vita,
di
celebrazione,
di
pensiero
cristiano».
CONCLUSIONE
«La
voce
che
avevo
udito
dal
cielo
mi
disse:
“Prendi
il
libro
aperto
dalla
mano
dell’angelo…”.
E
l’angelo
mi
disse:
“Prendilo
e
divoralo;
ti
riempirà
di
amarezza
le
viscere,
ma
in
bocca
ti
sarà
dolce
come
il
miele”.
Presi
quel
piccolo
libro
dalle
mani
dell’angelo
e
lo
divorai;
in
bocca
lo
sentii
dolce
come
il
miele,
ma
come
l’ebbi
inghiottito,
ne
sentii
nelle
viscere
tutta
l’amarezza»
(Ap
10,
8‐11).
Fratelli
e
sorelle
di
tutto
il
mondo,
accogliamo
anche
noi
questo
invito;
accostiamoci
alla
mensa
della
Parola
di
Dio,
così
da
nutrirci
e
vivere
«non
soltanto
di
pane
ma
anche
di
quanto
esce
dalla
bocca
del
Signore»
(Dt
8,
3;
Mt
4,
4).
La
Sacra
Scrittura
‐
come
affermava
una
grande
figura
della
cultura
cristiana
‐
«ha
passi
adatti
a
consolare
tutte
le
condizioni
umane
e
passi
adatti
a
intimorire
in
tutte
le
condizioni»
(B.
Pascal,
Pensieri,
n.
532
ed.
Brunschvicg).
La
Parola
di
Dio,
infatti,
è
«più
dolce
del
miele
e
di
un
favo
stillante»
(Sal
19,
11),
è
«lampada
per
i
passi
e
luce
sul
cammino»
(Sal
119,
105),
ma
è
anche
«
come
il
fuoco
ardente
e
come
un
martello
che
spacca
la
roccia»
(Ger
23,
29).
È
come
una
pioggia
che
irriga
la
terra,
la
feconda
e
la
fa
germogliare,
facendo
così
fiorire
anche
l’aridità
dei
nostri
deserti
spirituali
(cf.
Is
55,
10‐11).
Ma
è
anche
«viva,
efficace
e
più
tagliente
di
ogni
spada
a
doppio
taglio;
essa
penetra
fino
al
punto
di
divisione
dell’anima
e
dello
spirito,
fino
alle
giunture
e
alle
midolla,
e
discerne
i
sentimenti
e
i
pensieri
del
cuore»
(Eb
4,
12).
Il
nostro
sguardo
si
rivolge
con
affetto
a
tutti
gli
studiosi,
ai
catechisti
e
agli
altri
servitori
della
Parola
di
Dio
per
esprimere
ad
essi
la
nostra
più
intensa
e
cordiale
gratitudine
per
il
loro
prezioso
e
importante
ministero.
Ci
rivolgiamo
anche
ai
nostri
fratelli
e
alle
nostre
sorelle
che
sono
perseguitati
o
che
sono
messi
a
morte
a
causa
della
Parola
di
Dio
e
della
testimonianza
che
rendono
al
Signore
Gesù
(cf.
Ap
6,
9):
quali
testimoni
e
martiri
ci
raccontano
“la
forza
della
parola”
(Rm
1,
16),
origine
della
loro
fede,
della
loro
speranza
e
del
loro
amore
per
Dio
e
per
gli
uomini.
Creiamo
ora
silenzio
per
ascoltare
con
efficacia
la
parola
del
Signore
e
conserviamo
il
silenzio
dopo
l’ascolto,
perché
essa
continuerà
a
dimorare,
a
vivere
e
a
parlare
a
noi.
Facciamola
risuonare
all’inizio
del
nostro
giorno
perché
Dio
abbia
la
prima
parola
e
lasciamola
echeggiare
in
noi
alla
sera
perché
l’ultima
parola
sia
di
Dio.
Cari
fratelli
e
sorelle,
«vi
salutano
tutti
coloro
che
sono
con
noi.
Salutate
tutti
quelli
che
ci
amano
nella
fede.
La
grazia
sia
con
tutti
voi!»
(Tt
3,
15).
CANTICO
DI
ZACCARIA
(Lc
1,
68‐79)
Benedetto
il
Signore
Dio
d'Israele,
perché
ha
visitato
e
riscattato
il
suo
popolo,
e
ha
suscitato
per
noi
una
forza
di
salvezza
nella
casa
di
David,
suo
servo
Come
un
tempo
aveva
parlato
per
bocca
dei
suoi
santi,
i
profeti:
ecco
la
salvezza
dai
nostri
nemici,
e
dalla
mano
di
quanti
ci
odiano.
Così
ha
fatto
misericordia
ai
nostri
padri,
e
si
è
ricordato
della
sua
santa
alleanza
del
giuramento
fatto
ad
Abramo,
nostro
padre:
ci
concede,
liberati
dalla
mano
dei
nemici,
di
servirlo
senza
timore
sotto
il
suo
sguardo
in
santità
e
giustizia
per
tutti
i
nostri
giorni.
E
tu
che
ora
sei
piccolo
sarai
chiamato
profeta
dell'Altissimo
camminerai
davanti
al
Signore
per
preparare
le
sue
vie
per
dare
al
suo
popolo
la
conoscenza
della
salvezza
nella
remissione
dei
suoi
peccati,
grazie
alle
viscere
di
misericordia
del
nostro
Dio,
ci
visiterà
il
sole
che
spunta
dall’alto
per
rischiarare
chi
giace
nelle
tenebre
e
nell'ombra
della
morte
e
dirigere
i
nostri
passi
sulla
via
della
pace.
CANTICO
DI
MARIA
(Lc
1,
46‐55)
L1:
L'anima
mia
magnifica
il
Signore
il
mio
spirito
esulta
in
Dio,
mio
Salvatore,
poiché
ha
guardato
l'umiltà
della
sua
serva
tutte
le
generazioni
ormai
mi
chiameranno
“beata”.
Il
Potente
ha
fatto
in
me
cose
grandi
sì,
il
suo
nome
è
santo:
la
sua
misericordia
di
generazione
in
generazione
ricopre
coloro
che
lo
temono.
L2:
interviene
con
la
forza
del
suo
braccio
L1:
disperde
i
superbi
nei
pensieri
del
loro
cuore;
L2:
abbatte
i
potenti
dai
troni
L1:
innalza
gli
umili,
L2:
ricolma
di
beni
gli
affamati,
L1:
rimanda
i
ricchi
a
mani
vuote.
L2:
Sostiene
Israele
suo
servo
L1:
ricordandosi
della
sua
misericordia,
come
aveva
parlato
ai
nostri
padri,
ad
Abramo
e
alla
sua
discendenza
per
sempre.