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18 nov 2008 ... preghiera comunitaria e intima del “Padre Nostro”. Il celebrante poi conclude ..... “ Padre per sempre” nelle tue mani resterò. La gioia che mi hai ...
Missioni
Cattoliche
Italiane
in
Svizzera
 
 


LABORATORIO
DI
PASTORALE
GIOVANILE
 per
missionari,
operatori
pastorali
e
laici
impegnati
nelle
comunità
italiane
in
Svizzera
 I
GIOVANI:
PROVOCAZIONE
E
RISPOSTA
PER
UNA
NUOVA
EVANGELIZZAZIONE





 
 
 
 
 
 
 
 
 
 …C’è
un
solo
modo
di
pregare:


quello
dello
Spirito
Santo


che
l’adatta
a
ciascuno
secondo
il
suo
temperamento…




 
 QUADERNO
PER
LA
PREGHIERA
E
LE
CELEBRAZIONI
 




17‐20
Novembre
2008
–
Bildungszentrum
–
Matt/Schwarzenberg
(LU)



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


COME
È
CONCEPITO
QUESTO
QUADERNO
PER
LA
PREGHIERA
 E
COME
SERVIRSENE?
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Lo
 schema
 proposto
 per
 le
 nostre
 preghiere
 ricalca,
 grossomodo,
 quello
 della
 Liturgia
 delle
 Ore
 (Lodi
 e
 vespri),
 pur
 essendo
 stato
 semplificato
 nel
 suo
 svolgimento
o
talora
modificato.
 Si
tratta
di
un
percorso
che
si
sviluppa
in
cinque
tappe,
che
vuole
educandoci
ad
un
 progressivo
e
attento
ascolto
della
Parola
di
Dio,
fino
a
scaturire
nella
preghiera
di
 Gesù
 (che
 a
 sua
 volta
 è
 Vangelo,
 buona
 notizia)
 passando
 attraverso
 preghiere
 di
 lode
e
di
invocazione.
 
 1.
Introduzione
 Un
invito
ad
entrare
in
preghiera
rivolto
da
colui
che
presiede
la
preghiera
al
quale
 segue
 una
 risposta
 corale
 dell’assemblea.
 Due
 formule
 invariate:
 una
 per
 la
 preghiera
 del
 mattino
 che
 invoca
 la
 presenza
 dello
 Spirito
 Santo;
 una
 per
 la
 sera
 che
 invita
 a
 riconoscere
 Cristo
 presente
 laddove
 due
 o
 tre
 sono
 riuniti
 nel
 suo
 nome.
 

 2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
 “Ascolta
Israele”…
non
c’è
preghiera
se
non
c’è
vera
disposizione
all’ascolto.
Ogni
 giorno,
per
ogni
preghiera
saremo
invitati
ad
ascoltare
un
canto.
Ognuno
di
questi
 canti
è
profondamente
ispirato
alle
pagine
della
Bibbia
o
a
scritti
di
Santi.


3.
I
Salmi
‐

Parola
che
ci
fa
pregare
 Ogni
 giorno
 uno
 o
 due
 salmi
 ci
 guideranno
 nella
 conoscenza
 di
 noi
 stessi
 e
 nell’ascolto
di
Dio.
Anche
la
modalità
con
cui
i
salmi
saranno
pregati
sarà
adattata
 al
 testo,
 alternandoci
 tra
 lettori
 solisti
 quando
 il
 testo
 parla
 in
 prima
 persona
 e
 rispondendo
 in
 modo
 corale
 quando
 il
 testo
 offre
 questa
 possibilità.
 Perché
 il
 nostro
pregare
i
salmi
non
sia
routine,
è
stata
scelta
la
nuovissima
traduzione
fatta
 da
E.
Bianchi
(priore
del
monastero
di
Bose
in
Italia),
traduzione
fedelissima
al
testo
 originale
e
allo
stesso
tempo
più
comprensibile
ai
nostri
giorni.
 
 4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ascoltiamo
 “Divina
 eloquia
 cum
 legente
 crescunt”…
 la
 Parola
 di
 Dio
 cresce
 con
 colui
 che
 la
 legge.
La
proclamazione
solenne
della
Parola
di
Dio
altro
non
vuole
che
ricordarci
la
 parabola
 del
 seminatore.
 La
 Chiesa
 proclama
 la
 Parola
 come
 il
 seminatore
 esce
 a
 seminare…
e
chi
ascolta
ne
è
edificato.
Questa
stessa
Parola
se
ha
trovato
terreno
 buono
e
vi
ha
messo
radici,
cresce
e
porta
frutto.
Un
ritornello
di
Taizé
sottolinea
la
 gioia
dell’ascolto
e
prepara
ad
un
nuovo
tempo
di
silenzio
e
meditazione
personale.
 
 5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
preghiamo
 La
preghiera
del
mattino
si
conclude
con
il
cantico
evangelico
di
Zaccaria,
che
saluta
 il
 Signore
 come
 sole
 venuto
 a
 visitarci.
 La
 preghiera
 della
 sera
 si
 avvia
 alla
 conclusione
con
il
Cantico
di
Maria.
Colei
che
sapeva
meditare
tutto
nel
suo
cuore
e
 che
apre
la
sua
bocca
per
lodare
e
ringraziare
il
Signore.
 I
due
cantici
evangelici
saranno
sempre
letti
da
solisti
mentre
l’assemblea
canterà
 due
ritornelli
di
Taizé.
La
preghiera
di
intercessione,
aperta
sul
mondo,
prepara
alla
 preghiera
comunitaria
e
intima
del
“Padre
Nostro”.
Il
celebrante
poi
conclude
con
 un’orazione
e
la
benedizione.


Lunedi
17
novembre
2008


PREGHIERA
DELLA
SERA
 
 
 
 
 
 
 


1.
Introduzione
 


C.
 T.
 


Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
 ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
 Gloria
a
Te,
nostro
Dio,
 gloria
a
Te,
Spirito
Santo,
Signore
Consolatore
 Spirito
di
Verità
presente
in
ogni
luogo,
Tu
che
riempi
l’universo.
 Tesoro
di
tutti
i
beni
e
sorgente
di
Vita,
vieni
ad
abitare
in
noi.




2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
 


ADORO
TE
 Una
melodia
adorante,
un
testo
suggestivo
che
porta
il
cuore
del
fedele
davanti
al
roveto
ardente,
alla
 presenza
misteriosa
e
altissima
di
Dio,
di
fronte
alla
quale
togliersi
i
calzari
e
prostrarsi.

 


Sei
qui
davanti
a
me,
o
mio
Signore
 Sei
in
questa
brezza
che
ristora
il
cuore,
 roveto
che
mai
si
consumerà,
 presenza
che
riempie
l’anima
 


Rit.

 Adoro
Te,
fonte
della
vita;
adoro
Te,
Trinità
infinita.
 I
miei
calzari
leverò
su
questo
santo
suolo
 alla
presenza
tua
mi
prostrerò.
(mio
Signor)
 


Sei
qui
davanti
a
me,
o
mio
Signore
 Nella
tua
grazia
trovo
la
mia
gioia
 Io
lodo,
ringrazio
e
prego
perché
 Il
mondo
ritorni
a
vivere
in
Te.
 


Rit.

 Adoro
Te,
fonte
della
vita;
adoro
Te,
Trinità
infinita.


3.
I
SALMI
‐

Parola
che
ci
fa
pregare
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 SALMO
34




 


Benedico
il
Signore
in
ogni
momento
 sulla
mia
bocca
sempre
la
sua
lode
 Io
sono
folle
per
il
Signore
 ascoltino
gli
umili
e
si
rallegrino.
 
 Magnificate
con
me
il
Signore
 esaltiamo
insieme
il
suo
Nome
 interrogo
il
Signore
e
mi
risponde
 mi
libera
da
tutte
le
mie
angosce.
 
 Contemplatelo
e
sarete
illuminati
 senza
ombra
né
paura
sul
volto
 il
povero
grida:
il
Signore
lo
ascolta
 lo
strappa
da
tutte
le
sue
angosce.
 
 L’angelo
del
Signore
si
accampa
 per
liberare
quelli
che
lo
temono
 Gustate
e
vedete:
buono
è
il
Signore
 beato
l’uomo
che
in
lui
si
rifugia.
 
 Temete
il
Signore,
suoi
santi
 chi
lo
teme
non
manca
di
nulla
 i
ricchi
impoveriscono
e
hanno
fame
 nessun
manca
a
chi
cerca
il
Signore.
 


4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO 
 Dal
libro
del
Deutoronomio
 (4,
9‐12)
 


Guardati,
e
guardati
bene
dal
dimenticare
le
cose
che
i
tuoi
occhi
hanno
viste:
non
 ti
sfuggano
dal
cuore,
per
tutto
il
tempo
della
tua
vita.
Le
insegnerai
anche
ai
tuoi
 figli
e
ai
figli
dei
tuoi
figli.
 Ricordati
 del
 giorno
 in
 cui
 sei
 comparso
 davanti
 al
 Signore
 tuo
 Dio
 sull'Oreb,
 quando
il
Signore
mi
disse:
Radunami
il
popolo
e
io
farò
loro
udire
le
mie
parole,
 perché
imparino
a
temermi
finché
vivranno
sulla
terra,
e
le
insegnino
ai
loro
figli.
 Voi
 vi
 avvicinaste
 e
 vi
 fermaste
 ai
 piedi
 del
 monte;
 il
 monte
 ardeva
 nelle
 fiamme
 che
si
innalzavano
in
mezzo
al
cielo;
vi
erano
tenebre,
nuvole
e
oscurità.
Il
Signore
 vi
parlò
dal
fuoco;
voi
udivate
il
suono
delle
parole
ma
non
vedevate
alcuna
figura;
 vi
era
soltanto
una
voce.
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 



 
 
 
 
 
 Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
 (si
 consiglia
 la
 lettura
 dei
 paragrafi
 1
 e
 2
 del
 Messaggio
 per
 la
 conclusione
 del
 Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
 


5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
 
 
 
 


Cantico
di
Maria
(magnificat)
 (vedi
foglio)



 


Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
 


‐
Noi
ti
chiediamo,
o
Dio,
lo
Spirito
di
pace:
 
 Ci
insegnerà
la
compostezza,
la
calma,
la
serenità,
la
discrezione.
 


‐
La
nostra
parola
sia
umile,
chiara,
leale,
rispettosa,
fraterna:
 la
nostra
comunicazione
edifichi
la
comunione.
 


‐
Questi
giorni
da
vivere
insieme
siano
intessuti
di
amicizia:
 la
benedizione
sia
il
nostro
debito
verso
l’altro.
 


‐
La
nostra
intelligenza
ispiri
il
nostro
comportamento:
 la
carità
sia
lo
spazio
di
ogni
nostra
azione.
 
 


Padre
nostro…
 
 


Orazione
 Dio
nostro
Padre,
che
ci
hai
insegnato
che
tutte
le
nostre
opere
senza
amore
non
 hanno
alcun
valore,
manda
il
tuo
Spirito
e
infondi
nel
nostro
cuore
il
dono
sublime
 dell’amore,
vincolo
 essenziale
 della
 pace
 e
 di
 ogni
 virtù,
 
senza
 cui
 i
 viventi
 sono
 come
morti
al
tuo
cospetto.
Concedici
questo
dono
per
amore
del
tuo
unico
Figlio
 Gesù
Cristo,
lui
che
vive
e
regna
nei
secoli
dei
secoli.
AMEN
 
 


Benedizione
 La
gioia
e
la
pace
del
Cristo
risorto
siano
con
tutti
voi
 e
niente
e
nessuno
ve
le
rapisca.
AMEN




Martedi
18
novembre
2008


PREGHIERA
DEL
MATTINO
 
 
 
 


1.
introduzione
 


C.
 T.
 C.
 T.
 C.
 T.

 
 


Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
 ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
 Venite
adoriamo
Dio
nostro
Re.
 Adoriamo
il
Cristo
in
mezzo
a
noi.
 Venite
inchiniamoci
davanti
al
Signore,
nostro
re
e
nostro
Dio.
 Dio
Santo,
Dio
santo
e
forte,
Dio
Santo
e
immortale:
abbi
pietà
di
noi.



2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
 


MI
BASTA
LA
TUA
GRAZIA
 Con
 le
 parole
 di
 Paolo
 (cf
 Ef
 4,
 13),
 proclamiamo
 che
 tutto
 è
 possibile
 in
 Colui
 che
 ci
 dà
 la
 forza
 e
 riconosciamo
che
nella
nostra
debolezza
riceviamo
la
grazia
che
solleva
la
nostra
vita
(cf
2
Cor
12,
9),
che
 nella
povertà
Dio
si
fa
nostra
ricchezza;
che
nella
malattia
è
Gesù
la
nostra
guarigione.
Il
canto
esprime
 la
 fiducia
 in
 Dio
 e
 la
 certezza
 di
 essere
 salvi
 in
 lui,
 così
 da
 aprire
 i
 cuori
 alla
 lode
 corale
 gioiosa
 e
 all’abbandono
fiducioso
in
Dio.



 Quando
sono
debole,
allora
sono
forte
perché…
Tu
sei
la
mia
forza
 Quando
sono
triste
è
in
te
che
trovo
gioia
perché…
Tu
sei
la
mia
gioia.
 Gesù,
io
confido
in
te.
Gesù,
mi
basta
la
tua
grazia.
 


Rit.

 Sei
la
mia
forza,
la
mia
salvezza,
 sei
la
mia
pace,
sicuro
rifugio.
 Nella
tua
grazia
voglio
restare,
 Santo
Signore,
sempre
con
te.
 


Quando
sono
povero
allora
sono
ricco
perché…
sei
la
mia
ricchezza
 Quando
son
malato
è
in
te
che
trovo
vita
perché…
Tu
sei
guarigione.
 Gesù,
io
confido
in
te.
Gesù,
mi
basta
la
tua
grazia.
 Rit.
 


Quando
sono
debole,
allora
sono
forte
perché…
Tu
sei
la
mia
forza.
 


3.
I
SALMI
‐

Parola
che
ci
fa
pregare
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


SALMO
67
(66)



 
 L1:
 Dio
ci
faccia
grazia
e
ci
benedica,
 su
di
noi
illumini
il
suo
volto;
 sarà
conosciuta
sulla
terra
la
tua
via
 la
tua
salvezza
fra
tutte
le
genti.

Rit.
 
 L2:
 Si
rallegrino
e
cantino
le
genti,
 perché
tu
governi
i
popoli
con
giustizia,
 sulla
terra
guidi
le
gente.
Rit.
 
 L3:
 La
terra
ha
dato
il
suo
frutto
 ci
benedice
Dio,
il
nostro
Dio
 ci
benedica
Dio,
e
lo
adori
 tutta
l’estensione
della
terra.
Rit.
 
 
 
 


3.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO 
 Dal
libro
del
profeta
Ezechiele
 (37,
1.
3‐14)
 


Guardati,
e
guardati
bene
dal
dimenticare
le
cose
che
i
tuoi
occhi
hanno
viste:
non

 La
mano
del
Signore
fu
sopra
di
me
e
il
Signore
mi
portò
fuori
in
spirito
e
mi
depose
 nella
 pianura
 che
 era
 piena
 di
 ossa.
 Mi
 disse:
 «Figlio
 dell'uomo,
 potranno
 queste
 ossa
 rivivere?».
 Io
 risposi:
 «Signore
 Dio,
 tu
 lo
 sai».
 Egli
 mi
 replicò:
 «Profetizza
 su
 queste
 ossa
 e
 annunzia
 loro:
 Ossa
 inaridite,
 udite
 la
 parola
 del
 Signore.
 Dice
 il
 Signore
 Dio
 a
 queste
 ossa:
 Ecco,
 io
 faccio
 entrare
 in
 voi
 lo
 spirito
 e
 rivivrete.
 Metterò
su
di
voi
i
nervi
e
farò
crescere
su
di
voi
la
carne,
su
di
voi
stenderò
la
pelle
 e
 infonderò
 in
 voi
 lo
 spirito
 e
 rivivrete:
 Saprete
 che
 io
 sono
 il
 Signore».
 Io
 profetizzai
come
mi
era
stato
ordinato;
mentre
io
profetizzavo,
sentii
un
rumore
e
 vidi
 un
 movimento
 fra
 le
 ossa,
 che
 si
 accostavano
 l'uno
 all'altro,
 ciascuno
 al
 suo
 corrispondente.
Guardai
ed
ecco
sopra
di
esse
i
nervi,
la
carne
cresceva
e
la
pelle
le
 ricopriva,
 ma
 non
 c'era
 spirito
 in
 loro.
 Egli
 aggiunse:
 «Profetizza
 allo
 spirito,
 profetizza
figlio
dell'uomo
e
annunzia
allo
spirito:
Dice
il
Signore
Dio:
Spirito,
vieni
 dai
quattro
venti
e
soffia
su
questi
morti,
perché
rivivano».
Io
profetizzai
come
mi
 aveva
 comandato
 e
 lo
 spirito
 entrò
 in
 essi
 e
 ritornarono
 in
 vita
 e
 si
 alzarono
 in
 piedi;
erano
un
esercito
grande,
sterminato.
 Mi
 disse:
 «Figlio
 dell'uomo,
 queste
 ossa
 sono
 tutta
 la
 gente
 d'Israele.
 Ecco,
 essi
 vanno
 dicendo:
 Le
 nostre
 ossa
 sono
 inaridite,
 la
 nostra
 speranza
 è
 svanita,
 noi
 siamo
perduti.
Perciò
profetizza
e
annunzia
loro:
Dice
il
Signore
Dio:
Ecco,
io
apro
i
 vostri
 sepolcri,
 vi
 risuscito
 dalle
 vostre
 tombe,
 o
 popolo
 mio,
 e
 vi
 riconduco
 nel
 paese
 d'Israele.
 Riconoscerete
 che
 io
 sono
 il
 Signore,
 quando
 aprirò
 le
 vostre
 tombe
 e
 vi
 risusciterò
 dai
 vostri
 sepolcri,
 o
 popolo
 mio.
 Farò
 entrare
 in
 voi
 il
 mio
 spirito
e
rivivrete;
vi
farò
riposare
nel
vostro
paese;
saprete
che
io
sono
il
Signore.
 L'ho
detto
e
lo
farò».
 
 
 
 
 
 Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
 (si
consiglia
la
lettura
del
paragrafo
3
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
 sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)




5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
 



 
 
 


Cantico
di
Zaccaria
(benedictus)
 (vedi
foglio)



 


Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
 


‐
Signore,
che
nel
battesimo
ci
hai
rivestiti
della
vita
di
Cristo,
 come
Lui,
insegnaci
ad
offrire
a
te
e
ai
fratelli
la
nostra
vita.
 ‐
Concedici
di
osservare
sempre
i
tuoi
comandamenti,
 perché
con
la
tua
grazia
rimaniamo
in
te
e
tu
in
noi.
 


‐

Infondi
in
noi
il
tuo
Spirito,
 la
tua
sapienza
ci
assista
sempre
e
operi
con
noi.
 ‐
Fa'
che
nessuno
oggi
sia
rattristato
per
causa
nostra

 e
che
diveniamo
operatori
di
gioia
e
di
pace.
 
 


Padre
nostro…
 
 


Orazione
 Accogli
con
bontà,
o
Signore,
la
preghiera
mattutina
della
tua
Chiesa
e
illumina
con
 il
 tuo
 amore
 le
 profondità
 del
 nostro
 spirito,
 perché
 siano
 liberi
 dalle
 suggestioni
 del
 male
 coloro
 che
 hai
 chiamati
 allo
 splendore
 della
 tua
 luce.
 Per
 il
 nostro
 Signore…
AMEN
 
 


Benedizione
 Il
Signore
benedica
e
protegga
voi
tutti.
 Il
Signore
vi
conceda
il
compimento
del
bene
 E
che
siate
in
buona
salute,
nel
corpo,
nella
mente
e
nello
Spirito.
AMEN
 


Martedi
18
novembre
2008
 LA
CELEBRAZIONE
DELL’EUCARESTIA



 



 
 


1.
Liturgia
della
Parola
 
 PRIMA
LETTURA
 


Dal
libro
dell'Apocalisse
di
san
Giovanni
apostolo
 


I
 













(Ap
3,
1‐6.
14‐22)



o,
 Giovanni,
 udii
 il
 Signore
 che
 mi
 diceva:
«All'angelo
 della
 Chiesa
 di
 Sardi
 scrivi:

Così
 parla
 Colui
 che
 possiede
 i
 sette
 spiriti
 di
 Dio
 e
 le
 sette
 stelle:
 Conosco
le
tue
opere;
ti
si
crede
vivo
e
invece
sei
morto.
Svégliati
e
rinvigorisci
 ciò
 che
 rimane
 e
 sta
 per
 morire,
 perché
 non
 ho
 trovato
 le
 tue
 opere
 perfette
 davanti
 al
 mio
 Dio.

Ricorda
 dunque
 come
 hai
 accolto
 la
 parola,
 osservala
 e
 ravvéditi,
perché
se
non
sarai
vigilante,
verrò
come
un
ladro
senza
che
tu
sappia
in
 quale
ora
io
verrò
da
te.

Tuttavia
a
Sardi
vi
sono
alcuni
che
non
hanno
macchiato
le
 loro
 vesti;
 essi
 mi
 scorteranno
 in
 vesti
 bianche,
 perché
 ne
 sono
 degni.
 Il
 vincitore
 sarà
dunque
vestito
di
bianche
vesti,
non
cancellerò
il
suo
nome
dal
libro
della
vita,
 ma
 lo
 riconoscerò
 davanti
 al
 Padre
 mio
 e
 davanti
 ai
 suoi
 angeli.

Chi
 ha
 orecchi,
 ascolti
 ciò
 che
 lo
 Spirito
 dice
 alle
 Chiese.

All'angelo
 della
 Chiesa
 di
 Laodicèa
 scrivi:

Così
parla
l'Amen,
il
Testimone
fedele
e
veràce,
il
Principio
della
creazione
di
 Dio:

Conosco
le
tue
opere:
tu
non
sei
né
freddo
né
caldo.
Magari
tu
fossi
freddo
o
 caldo!
 Ma
 poiché
 sei
 tiepido,
 non
 sei
 cioè
 né
 freddo
 né
 caldo,
 sto
 per
 vomitarti
 dalla
mia
bocca.

Tu
dici:
"Sono
ricco,
mi
sono
arricchito;
non
ho
bisogno
di
nulla",
 ma
 non
 sai
 di
 essere
 un
 infelice,
 un
 miserabile,
 un
 povero,
 cieco
 e
 nudo.

Ti
 consiglio
 di
 comperare
 da
 me
 oro
 purificato
 dal
 fuoco
 per
 diventare
 ricco,
 vesti
 bianche
per
coprirti
e
nascondere
la
vergognosa
tua
nudità
e
collirio
per
ungerti
gli
 occhi
e
ricuperare
la
vista.
Io
tutti
quelli
che
amo
li
rimprovero
e
li
castigo.
Mostrati
 dunque
zelante
e
ravvéditi.

Ecco,
sto
alla
porta
e
busso.
Se
qualcuno
ascolta
la
mia
 voce
e
mi
apre
la
porta,
io
verrò
da
lui,
cenerò
con
lui
ed
egli
con
me.
Il
vincitore
lo
 farò
sedere
presso
di
me,
sul
mio
trono,
come
io
ho
vinto
e
mi
sono
assìso
presso
il
 Padre
mio
sul
suo
trono.

Chi
ha
orecchi,
ascolti
ciò
che
lo
Spirito
dice
alle
Chiese».


 


Parola
di
Dio

 




















Rendiamo
grazie
a
Dio


SALMO
RESPONSORIALE





























(Dal
Salmo
14)



 Rit.

 Ci
accoglierai,
Signore,
nella
gloria
del
tuo
regno.


 
 Signore,
chi
abiterà
nella
tua
tenda?

 Chi
dimorerà
sul
tuo
santo
monte?

 Colui
che
cammina
senza
colpa,

 agisce
con
giustizia
e
parla
lealmente.

 
 Colui
che
non
fa
danno
al
suo
prossimo

 e
non
lancia
insulto
al
suo
vicino.

 Ai
suoi
occhi
è
spregevole
il
malvagio,

 ma
onora
chi
teme
il
Signore.


 
 Presta
denaro
senza
fare
usura,

 e
non
accetta
doni
contro
l'innocente.

 Colui
che
agisce
in
questo
modo

 resterà
saldo
per
sempre.


 
 
 


VANGELO



 


Dal
vangelo
secondo
Luca













 


I




































(Lc
19,
1‐10)




n
quel
tempo,
Gesù,
entrato
in
Gèrico,
attraversava
la
città.
Ed
ecco
un
uomo
di
 nome
Zacchèo,
capo
dei
pubblicani
e
ricco,
cercava
di
vedere
quale
fosse
Gesù,
 ma
non
gli
riusciva
a
causa
della
folla,
poiché
era
piccolo
di
statura.

Allora
corse
 avanti
 e,
 per
 poterlo
 vedere,
 salì
 su
 un
 sicomoro,
 poiché
 doveva
 passare
 di
 là.

Quando
 giunse
 sul
 luogo,
 Gesù
 alzò
 lo
 sguardo
 e
 gli
 disse:
 «Zacchèo,
 scendi
 subito,
perché
oggi
devo
fermarmi
a
casa
tua».

In
fretta
scese
e
lo
accolse
pieno
di
 gioia.

Vedendo
 ciò,
 tutti
 mormoravano:
 «E'
 andato
 ad
 alloggiare
 da
 un
 peccatore!».

Ma
Zacchèo,
alzatosi,
disse
al
Signore:
«Ecco,
Signore,
io
dò
la
metà
 dei
 miei
 beni
 ai
 poveri;
 e
 se
 ho
 frodato
 qualcuno,
 restituisco
 quattro
 volte
 tanto».

Gesù
 gli
 rispose:
 «Oggi
 la
 salvezza
 è
 entrata
 in
 questa
 casa,
 perché
 anch'egli
è
figlio
di
Abramo;
il
Figlio
dell'uomo
infatti
è
venuto
a
cercare
e
a
salvare
 ciò
che
era
perduto».



 


Parola
del
Signore

 


















Lode
a
te,
o
Cristo


Martedi
18
novembre
2008


PREGHIERA
DELLA
SERA
 
 
 
 
 


1.
Introduzione
 


C.
 T.
 




Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
 ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
 Gloria
a
Te,
nostro
Dio,
 gloria
a
Te,
Spirito
Santo,
Signore
Consolatore
 Spirito
di
Verità
presente
in
ogni
luogo,
Tu
che
riempi
l’universo.
 Tesoro
di
tutti
i
beni
e
sorgente
di
Vita,
vieni
ad
abitare
in
noi.


2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
 


SULLA
TUA
PAROLA
 Questo
bel
canto
può
felicemente
esprimere
la
fiducia
di
chi,
fra
le
difficoltà
della
vita
e
i
mille
richiami
 del
mondo,
desidera
stare
con
Dio
e
conta
sulla
sua
Parola,
una
parola
viva
sulla
quale
“gettare
le
reti”
 della
propria
esistenza,
con
la
medesima
fiducia
degli
apostoli.
.

 


È
bello
star
con
Te
e
non
lasciarti
mai
 Signore,
resta
qui,
consola
i
nostri
cuori
e
parlaci
d’amore.
 Tra
mille
voci
che
affollano
i
pensieri
 la
Voce
tua
è
per
noi
un
suono
dolce
ma
più
forte
di
ogni
voce
 


Rit.

 Io
sulla
tua
Parola,
le
reti
getterò
e
non
temerò
 Perché
ho
fiducia
in
te,
Parola
viva
che
mi
dona
nuova
Vita.
 La
tua
Parola
in
me
è
salvezza
e
lampada
ai
miei
passi
 e
mi
guiderà
per
starne
nuove
che
non
vedo
intorno
a
me
 ma
io
confido
in
Te,
Signor…
Parola
Viva
sei!
 


È
bello
star
con
Te
‐
per
sempre
‐
e
non
lasciarti
mai

‐SIGNORE
‐
 Signore,
resta
qui,
consola
i
nostri
cuori
e
parlaci
d’amore.
 Tra
mille
voci
che
‐
nel
mondo
‐
affollano
i
pensieri
‐
SIGNORE
‐
 la
Voce
tua
è
per
noi
un
suono
dolce
ma
più
forte
di
ogni
voce
‐
SIGNOR
‐
 


Rit.

 Io
sulla
tua
Parola,
le
reti
getterò
e
non
temerò…
 


3.
I
SALMI
‐

Parola
che
ci
fa
pregare
 
 SALMO
19
(B)
 


L1:
 T:
 L2:
 T:


L’insegnamento
del
Signore
è
irreprensibile
 ridona
vita
 La
testimonianza
del
Signore
è
veritiera
 fa
sapienti
i
semplici


L1:
 T:
 L2:

 T:


I
precetti
del
Signore
sono
retti
 rallegrano
il
cuore
 La
volontà
del
Signore
è
luminosa
 dà
trasparenza
allo
sguardo.






L1:
 T:
 L2:
 T:


Il
timore
del
Signore
è
puro
 permane
in
eterno
 I
giudizi
del
Signore
sono
verità
 sono
tutti
giusti.




L1:
 Desiderabili
più
dell’oro
 L2:
 di
molto
oro
fino
 T:
 sono
più
dolci
del
miele
 del
succo
dei
favi.
 


L3:
 Il
tuo
servo
da
essi
è
illuminato
 trova
ricompensa
nell’osservarli
 ma
chi
discerne
le
colpe
involontarie?
 Dai
peccati
nascosti
assolvimi.
 


L4:
 Preserva
il
tuo
servo
dal
peccato
dell’orgoglio
 non
domini
su
di
me
 allora
sarò
irreprensibile
e
puro
 dal
grande
peccato.
 


T:



 


Ti
siano
gradite
le
parole
della
mia
bocca
 Il
meditare
del
mio
cuore
 davanti
al
tuo
volto,
Signore
 Mia
roccia
e
mio
redentore.


4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO 
 Dalla
lettera
agli
Ebrei
 (1,
1‐3)
 


Dio,
che
aveva
già
parlato
nei
tempi
antichi,
molte
volte
e
in
diversi
modi
ai
padri
 per
mezzo
dei
profeti,
ultimamente,
in
questi
giorni,
ha
parlato
a
noi
per
mezzo
del
 Figlio,
che
ha
costituito
erede
di
tutte
le
cose
e
per
mezzo
del
quale
ha
fatto
anche
 il
 mondo.
 Questo
 Figlio,
 che
 è
 irradiazione
 della
 sua
 gloria
 e
 impronta
 della
 sua
 sostanza,
sostiene
tutto
con
la
potenza
della
sua
parola.
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 



 
 
 
 Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
 (si
 consiglia
 la
 lettura
 dei
 paragrafi
 4,
 5
 e
 6
 del
 Messaggio
 per
 la
 conclusione
 del
 Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)




5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
 
 
 
 
 
 
 


Cantico
di
Maria
(magnificat)
 (vedi
foglio)



 


Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
 


‐
Illumina
i
popoli
e
coloro
che
li
guidano,
 perché
operino
concordemente
al
bene
comune
nello
spirito
del
Vangelo.

 


‐
Tu
che
hai
spezzato
le
antiche
catene,

 libera
tutti
coloro
che
sono
ancora
prigionieri
di
ogni
forma
di
schiavitù.

 


‐
Fa'
che
i
nostri
giovani
si
impegnino
al
servizio
del
bene:

 corrispondano
generosamente
alle
esigenze
della
vocazione
cristiana.

 


‐
Fa'
che
la
vita
dei
fanciulli
sia
modellata
sulla
tua:
 crescano
in
sapienza
e
grazia
davanti
a
Dio
e
agli
uomini.

 
 


Padre
nostro…
 
 


Orazione
 Ti
 rendiamo
 grazie,
 Dio
 onnipotente,
 che
 ci
 hai
 guidati
 attraverso
 le
 fatiche
 di
 questo
giorno;
fa'
che
le
nostre
mani
alzate
nella
preghiera
della
sera
siano
lode
a
 te
gradito.
Per
il
nostro
Signore…
AMEN
 
 


Benedizione
 La
gioia
e
la
pace
del
Cristo
risorto
siano
con
tutti
voi
 e
niente
e
nessuno
ve
le
rapisca.
AMEN
 


Mercoledi
19
novembre
2008


PREGHIERA
DEL
MATTINO
 
 
 
 


1.
introduzione
 


C.
 T.
 C.
 T.
 C.
 T.

 
 


Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
 ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
 Venite
adoriamo
Dio
nostro
Re.
 Adoriamo
il
Cristo
in
mezzo
a
noi.
 Venite
inchiniamoci
davanti
al
Signore,
nostro
re
e
nostro
Dio.
 Dio
Santo,
Dio
santo
e
forte,
Dio
Santo
e
immortale:
abbi
pietà
di
noi.


2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
 


PADRE
PER
SEMPRE
 Un
canto
di
lode
e
di
adorazione
dotato
di
una
certa
originalità
musicale,
che
gode
anche
di
un
bel
testo,
 volto
 a
 esprimere
 il
 senso
 della
 figliolanza,
 la
 certezza
 di
 avere
 un
 Padre
 nei
 cieli
 nel
 cui
 abbraccio
 possiamo
confidare.

 


Io
vengo
a
Te,
cantando
con
gioia:
il
tuo
cuore
è
in
festa
per
me.
 Tu
mi
hai
protetto
e
mi
hai
custodito:
il
mio
cuore
esulta
per
Te
 Ora
so
che
vivo
per
te
nell’amore
più
grande
 perché
io
riconosco
che
Tu
sei
per
me,
Tu
per
me
sei
Padre…
immortale.
 


Rit.

 Ti
chiamo
“Padre”
per
sempre.
Nelle
tue
mani
resterò.
 La
gioia
che
mi
hai
dato
al
mondo
intero
donerò.
 “Padre
per
sempre”
nelle
tue
mani
resterò.
 La
gioia
che
mi
hai
dato
al
mondo…
al
mondo
intero
 …al
mondo
intero,
io
donerò.
 


Risplenda
in
me
la
tua
bellezza:
luce
sfolgorante
Tu
sei.
 Ed
il
sorriso
hai
dato
al
mio
volto:
vita
nuova
che
nasce
in
me
 Ora
so
che
vivo
per
te
nell’amore
più
grande
 perché
io
riconosco
che
Tu
sei
per
me,
 tu
per
me
sei
Padre…
immortale

 Rit
 


3.
I
SALMI
‐

Parola
che
ci
fa
pregare
 


SALMO
32



 
 L1


 Gridate
di
gioia
nel
Signore,
voi
giusti
 per
i
credenti
è
bella
la
lode,
 L2
 rendete
grazie
al
Signore
sulla
cetra
 L3
 suonate
per
lui
con
l’arpa
a
dieci
corde
 L4
 cantate
a
lui
un
cantico
nuovo
 L5
 suonate
e
cantate
con
arte.
 
 L1
 La
parola
del
Signore
è
veritiera
 nella
fedeltà
sono
tutte
le
sue
azioni
 egli
ama
giustizia
e
diritto
 l’amore
del
Signore
riempie
la
terra.
 
 L2
 Nella
parola
del
Signore
fu
fato
il
firmamento
 L3
 nel
soffio
della
sua
bocca
l’universo
 L4
 racchiude
le
acque
dei
mari
in
un
otre
 L5
 contiene
in
forzieri
gli
abissi.
 
 L2
 Tutta
la
terra
tema
il
Signore
 L3
 gli
abitanti
del
mondo
di
lui
abbiano
timore
 L4
 perché
egli
parla,
ed
ecco,
avviene
 L5
 egli
comanda
ed
ecco,
si
compie.
 
 L1
 Gli
occhi
del
Signore
su
quelli
che
lo
temono
 su
quelli
che
sperano
nel
suo
amore
 per
liberare
le
loro
vite
dalla
morte
 e
farli
vivere
nel
tempo
della
fame.
 
 Tutti
 Si,
noi
attendiamo
il
Signore:
 è
lui
il
nostro
aiuto
e
il
nostro
scudo
 in
lui
si
rallegra
il
nostro
cuore
 abbiamo
fede
nel
suo
santo
Nome:
 ci
accompagni
il
tuo
amore,
Signore
 perché
noi
speriamo
in
te.
 


4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO 
 Dagli
atti
degli
Apostoli
 (2,
42‐48)


I
 fratelli
 e
 le
 sorelle,
 erano
 assidui
 nell'ascoltare
 l'insegnamento
 degli
 apostoli
 e
 nell'unione
fraterna,
nella
frazione
del
pane
e
nelle
preghiere.
Un
senso
di
timore
 era
in
tutti
e
prodigi
e
segni
avvenivano
per
opera
degli
apostoli.
Tutti
coloro
che
 erano
 diventati
 credenti
 stavano
 insieme
 e
 tenevano
 ogni
 cosa
 in
 comune;
 chi
 aveva
proprietà
e
sostanze
le
vendeva
e
ne
faceva
parte
a
tutti,
secondo
il
bisogno
 di
ciascuno.
Ogni
giorno
tutti
insieme
frequentavano
il
tempio
e
spezzavano
il
pane
 a
casa
prendendo
i
pasti
con
letizia
e
semplicità
di
cuore,
lodando
Dio
e
godendo
la
 simpatia
di
tutto
il
popolo.
Intanto
il
Signore
ogni
giorno
aggiungeva
alla
comunità
 quelli
che
erano
salvati.



 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
 (si
 consiglia
 la
 lettura
 dei
 paragrafi
 7
 e
 8
 del
 Messaggio
 per
 la
 conclusione
 del
 Sinodo
sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)
 


5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
 



 
 
 
 
 
 


Cantico
di
Zaccaria
(benedictus)
 (vedi
foglio)



 


Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
 


‐
Benedici
questo
giorno,
che
iniziamo
nel
ricordo
della
tua
risurrezione,
 fa'
che
sia
pieno
di
opere
sante
al
servizio
del
tuo
amore.
 


‐
Tu,
che
disponi
i
nostri
giorni
ad
un
fine
di
salvezza
e
di
gioia,
 rinnova
oggi
il
nostro
essere
e
il
nostro
operare
a
lode
della
tua
gloria.
 


‐
Insegnaci
a
riconoscerti
in
tutti
gli
uomini,
 e
soprattutto
nei
poveri
e
sofferenti.
 


‐
Donaci
di
vivere
in
pace
con
tutti,
 e
di
non
rendere
a
nessuno
male
per
male.
 


Padre
nostro…
 
 


Orazione
 O
Dio,
nostra
salvezza,
che
ci
hai
fatto
figli
della
luce,
guidaci
nel
nostro
cammino,
 perché
 diventiamo
 operatori
 di
 verità
 e
 testimoni
 del
 tuo
 Vangelo.
 Per
 il
 nostro
 Signore….
AMEN
 
 


Benedizione
 Il
Signore
benedica
e
protegga
voi
tutti.
 Il
Signore
vi
conceda
il
compimento
del
bene
 e
che
siate
in
buona
salute,
nel
corpo,
nella
mente
e
nello
Spirito.
AMEN
 


Mercoledì
19
novembre
2008
 LA
CELEBRAZIONE
DELL’EUCARESTIA



 



 
 


1.
Liturgia
della
Parola
 
 
 PRIMA
LETTURA
 


Dal
libro
dell'Apocalisse
di
san
Giovanni
apostolo
 


I





















(Ap
4,
1‐11)





o,
Giovanni,
ebbi
una
visione:
una
porta
era
aperta
nel
cielo.
La
voce
che
prima
 avevo
udito
parlarmi
come
una
tromba
diceva:
Sali
quassù,
ti
mostrerò
le
cose
 che
 devono
 accadere
 in
 seguito.

Subito
 fui
 rapito
 in
 èstasi.
 Ed
 ecco,
 c'era
 un
 trono
 nel
 cielo,
 e
 sul
 trono
 uno
 stava
 seduto.
 Colui
 che
 stava
 seduto
 era
 simile
 nell'aspetto
 a
 diàspro
 e
 cornalìna.
 Un
 arcobaleno
 simile
 a
 smeraldo
 avvolgeva
 il
 trono.
 Attorno
 al
 trono,
 poi,
 c'erano
 ventiquattro
 seggi
 e
 sui
 seggi
 stavano
 seduti
 ventiquattro
vegliardi
avvolti
in
candide
vesti
con
corone
d'oro
sul
capo.
Dal
trono
 uscivano
 lampi,
 voci
 e
 tuoni;
 sette
 lampade
 accese
 ardevano
 davanti
 al
 trono,
 simbolo
dei
sette
spiriti
di
Dio.

Davanti
al
trono
vi
era
come
un
mare
trasparente
 simile
a
cristallo.
In
mezzo
al
trono
e
intorno
al
trono
vi
erano
quattro
esseri
viventi
 pieni
d'occhi
davanti
e
di
dietro.

Il
primo
vivente
era
simile
a
un
leone,
il
secondo
 essere
vivente
aveva
l'aspetto
di
un
vitello,
il
terzo
vivente
aveva
l'aspetto
d'uomo,
 il
quarto
vivente
era
simile
a
un'aquila
mentre
vola.
I
quattro
esseri
viventi
hanno
 ciascuno
 sei
 ali,
 intorno
 e
 dentro
 sono
 costellati
 di
 occhi;
 giorno
 e
 notte
 non
 cessano
 di
 ripetere:
 "Santo,
 santo,
 santo
 il
 Signore
 Dio,
 l'Onnipotente",
 Colui
 che
 era,
 che
 è
 e
 che
 viene!

E
 ogni
 volta
 che
 questi
 esseri
 viventi
 rendevano
 gloria,
 onore
 e
 grazie
 a
 Colui
 che
 è
 seduto
 sul
 trono
 e
 che
 vive
 nei
 secoli
 dei
 secoli,
 i
 ventiquattro
 vegliardi
 si
 prostravano
 davanti
 a
 Colui
 che
 siede
 sul
 trono
 e
 adoravano
Colui
che
vive
nei
secoli
dei
secoli
e
gettavano
le
loro
corone
davanti
al
 trono,
dicendo:

«Tu
sei
degno,
o
Signore
e
Dio
nostro,

di
ricevere
la
gloria,
l'onore
 e
la
potenza,

perché
tu
hai
creato
tutte
le
cose,

e
per
la
tua
volontà
furono
create
 e
sussistono».
 


Parola
di
Dio

 




















Rendiamo
grazie
a
Dio


SALMO
RESPONSORIALE



















 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Lodate
il
Signore
nel
suo
santuario,
 lodatelo
nel
firmamento
della
sua
potenza.
 Lodatelo
per
i
suoi
prodigi,
 lodatelo
per
la
sua
immensa
grandezza.


 




Laudate
Dominum,
laudate
Dominum
 Omnes
gentes
alleluia


Lodatelo
con
squilli
di
tromba,
 lodatelo
con
arpa
e
cetra;
 lodatelo
con
timpani
e
danze,
 lodatelo
sulle
corde
e
sui
flauti.


 




Laudate
Dominum,
laudate
Dominum
 Omnes
gentes
alleluia


Lodatelo
con
cembali
sonori,
 lodatelo
con
cembali
squillanti;
 ogni
vivente
dia
lode
al
Signore.
 


Laudate
Dominum,
laudate
Dominum
 Omnes
gentes
alleluia
 












(Dal
Salmo
150)


VANGELO
 


Dal
vangelo
secondo
Luca













 


I




































(Lc
19,
1‐10)


n
 quel
 tempo,
 Gesù
 disse
 una
 parabola
 perché
 era
 vicino
 a
 Gerusalemme
 e
 i
 discepoli
 credevano
 che
 il
 regno
 di
 Dio
 dovesse
 manifestarsi
 da
 un
 momento
 all'altro.

Disse
 dunque:
 «Un
 uomo
 di
 nobile
 stirpe
 partì
 per
 un
 paese
 lontano
 per
 ricevere
 un
 titolo
 regale
 e
 poi
 ritornare.
 Chiamati
 dieci
 servi,
 consegnò
 loro
 dieci
mine,
dicendo:
Impiegatele
fino
al
mio
ritorno.

Ma
i
suoi
cittadini
lo
odiavano
 e
 gli
 mandarono
 dietro
 un'ambasceria
 a
 dire:
 Non
 vogliamo
 che
 costui
 venga
 a
 regnare
su
di
noi.
 Quando
fu
di
ritorno,
dopo
aver
ottenuto
il
titolo
di
re,
fece
chiamare
i
servi
ai
quali
 aveva
 consegnato
 il
 denaro,
 per
 vedere
 quanto
 ciascuno
 avesse
 guadagnato.

Si
 presentò
il
primo
e
disse:
Signore,
la
tua
mina
ha
fruttato
altre
dieci
mine.
Gli
disse:
 Bene,
bravo
servitore;
poiché
ti
sei
mostrato
fedele
nel
poco,
ricevi
il
potere
sopra
 dieci
città.

Poi
si
presentò
il
secondo
e
disse:
La
tua
mina,
signore,
ha
fruttato
altre
 cinque
mine.
Anche
a
questo
disse:
Anche
tu
sarai
a
capo
di
cinque
città.

Venne
poi
 anche
 l'altro
 e
 disse:
 Signore,
 ecco
 la
 tua
 mina,
 che
 ho
 tenuta
 riposta
 in
 un
 fazzoletto;
avevo
paura
di
te
che
sei
un
uomo
severo
e
prendi
quello
che
non
hai
 messo
in
deposito,
mieti
quello
che
non
hai
seminato.

Gli
rispose:
Dalle
tue
stesse
 parole
 ti
 giudico,
 servo
 malvagio!
 Sapevi
 che
 sono
 un
 uomo
 severo,
 che
 prendo
 quello
che
non
ho
messo
in
deposito
e
mieto
quello
che
non
ho
seminato:
perché
 allora
non
hai
consegnato
il
mio
denaro
a
una
banca?
Al
mio
ritorno
l'avrei
riscosso
 con
gli
interessi.

Disse
poi
ai
presenti:
Toglietegli
la
mina
e
datela
a
colui
che
ne
ha
 dieci
Gli
risposero:
Signore,
ha
già
dieci
mine!

 Vi
dico:
A
chiunque
ha
sarà
dato;
ma
a
chi
non
ha
sarà
tolto
anche
quello
che
ha.
E
 quei
 miei
 nemici
 che
 non
 volevano
 che
 diventassi
 loro
 re,
 conduceteli
 qui
 e
 uccideteli
davanti
a
me».

Dette
queste
cose,
Gesù
proseguì
avanti
agli
altri
salendo
 verso
Gerusalemme.


 
 Parola
del
Signore

 
 
 
 
 
 
 
 

Lode
a
te,
o
Cristo




Mercoledi
19
novembre
2008


PREGHIERA
DELLA
SERA
 
 
 


1.
Introduzione
 


C.
 T.
 



 


Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
 ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
 Gloria
a
Te,
nostro
Dio,
 gloria
a
Te,
Spirito
Santo,
Signore
Consolatore
 Spirito
di
Verità
presente
in
ogni
luogo,
Tu
che
riempi
l’universo.
 Tesoro
di
tutti
i
beni
e
sorgente
di
Vita,
vieni
ad
abitare
in
noi.


2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
 


IO
VOGLIO
AMARTI
 Ecco
una
melodia
dalle
note
intime
e
assai
liriche
per
questo
canto
delicatissimo,
tratto
da
una
poesia
di
 santa
Teresa
di
Lisieux,
che
esprime
il
desiderio
dell’anima
che
vive
contemplando
e
impetrando
l’amore
 di
Dio.

 


Vivo
d’amore,
Signore,
Re
glorioso
e
delizia
del
cuor
 E
tu
vivi
nascosto
in
un
Ostia
per
me,
 il
tuo
spirito
mi
infiamma
d’amor.
 Tu
che
prendi
dimora
nei
cuori,
Gesù,
fa
ch’io
resti
cuore
a
cuore
con
te
 


Rit.

 Io
voglio
amarti
e
viver
d’amor.
Custodirti,
Parola
di
Dio.
 E
con
il
Padre
dimori
in
me.
Io
chiedo
il
tuo
amore
infinito.
 


T’amo
divino
Signore,
Verbo
eterno,
Parola
di
Dio
 Amandoti
attiro
il
Padre
a
me
 e
con
lui
prendi
dimora
nel
cuor
 Visitate
il
mio
cuore
con
il
vostro
amor
e
ricolmo
di
ogni
pace
sarò.
 


Fiamma
divina
Tu
sei,
col
tuo
amore
cancelli
il
timor
 Tu
bruci
i
peccati
commessi,
Gesù
 Col
tuo
fuoco
Tu
li
fai
scomparire
 O
mia
dolce
fornace,
che
ardi
d’amor,
 Col
tuo
fuoco,
Tu
mi
incendi
il
cuore.
 Rit.
 


Rit.


3.
I
SALMI
‐

Parola
che
ci
fa
pregare
 
 
 
 
 
 SALMO
139



 
 
 
 
 



 Signore,
tu
mi
scruti
e
mi
conosci,
 tu
sai
quando
mi
siedo
e
quando
mi
alzo.
 Tu
discerni
da
lontano
i
miei
pensieri.
 


Mi
esamini
quando
cammino
e
quando
riposo
 Ti
sono
note
tutte
le
mie
vie
 le
mie
parole
non
sono
ancora
pronunciate,
 le
conosci
già
tutte,
Signore.
 


Mi
precedi,
mi
segui,
mi
stringi
 e
poni
su
di
me
la
tua
mano.

 la
tua
conoscenza
di
me
è
meravigliosa
 troppo
penetrante,
non
posso
resisterle.
 


Dove
andare
lontano
dal
tuo
Spirito?
 Dove
fuggire
dal
tuo
volto?
 Se
salgo
nei
cieli,
tu
sei
là
 se
discendo
agli
inferi,
ti
trovo!
 


Se
prendo
le
ali
dell'aurora
 E
mi
poso
al
di
là
dei
mari
 anche
là
mi
guida
la
tua
mano
 laggiù
mi
afferra
la
tua
destra.
 


Se
dico:
Mi
avvolgano
le
tenebre
 E
la
luce
diventi
notte
intorno
a
me!
 Nemmeno
la
tenebra
per
te
è
oscura
 la
notte
è
luminosa
come
il
giorno
 la
tenebre
per
te
è
come
luce.
 
 


Sei
tu
che
hai
plasmato
il
mio
profondo
 mi
hai
tessuto
nel
grembo
di
mia
madre,
 riconosco
di
essere
un
prodigio
 ti
ringrazio
per
come
mi
hai
fatto
 le
tue
azioni
sono
prodigiose
 si,
il
mio
cuore
le
riconosce.
 
 Quando
ero
plasmato
nel
segreto
 ricamato
nel
profondo
della
terra,
 le
mie
ossa
non
ti
erano
nascoste
 i
tuoi
occhi
vedevano
il
mio
embrione:
 tutti
i
miei
giorni
erano
scritti
sul
libro
 già
contati
e
non
ce
n’era
nemmeno
uno.
 
 Insondabili
per
me
i
tuoi
pensieri
 Infinita
la
loro
somma,
o
Dio!
 Se
li
conto
sono
più
della
sabbia
 Al
mio
risveglio
sono
ancora
con
te.
 
 Scrutami,
o
Dio,
e
conosci
il
mio
cuore,
 provami
e
conosci
i
miei
pensieri
 osserva
se
sono
sulla
via
dell’idolatria
 e
guidami
sulla
via
dell’eternità.
 



 






4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO 
 Dalla
lettera
di
San
paolo
Apostolo
ai
Colossesi
 (3,
12‐17)
 


Rivestitevi
dunque,
come
amati
di
Dio,
santi
e
diletti,
di
sentimenti
di
misericordia,
 di
 bontà,
 di
 umiltà,
 di
 mansuetudine,
 di
 pazienza;
 sopportandovi
 a
 vicenda
 e
 perdonandovi
 scambievolmente,
 se
 qualcuno
 abbia
 di
 che
 lamentarsi
 nei
 riguardi
 degli
altri.
Come
il
Signore
vi
ha
perdonato,
così
fate
anche
voi.
Al
di
sopra
di
tutto
 poi
vi
sia
la
carità,
che
è
il
vincolo
di
perfezione.
E
la
pace
di
Cristo
regni
nei
vostri
 cuori,
perché
ad
essa
siete
stati
chiamati
in
un
solo
corpo.
E
siate
riconoscenti!
 La
parola
di
Cristo
dimori
tra
voi
abbondantemente;
ammaestratevi
e
ammonitevi
 con
 ogni
 sapienza,
 cantando
 a
 Dio
 di
 cuore
 e
 con
 gratitudine
 salmi,
 inni
 e
 cantici
 spirituali.
E
tutto
quello
che
fate
in
parole
ed
opere,
tutto
si
compia
nel
nome
del
 Signore
Gesù,
rendendo
per
mezzo
di
lui
grazie
a
Dio
Padre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
 (si
consiglia
la
lettura
del
paragrafo
9
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
 sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)




5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Cantico
di
Maria
(magnificat)
 (vedi
foglio)



 


Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
 


‐
Custodisci,
Padre,
della
tua
Chiesa,
rendendola
perfetta
nel
tuo
amore.

 e
fa'
che
tutti
conoscano
te
e
colui
che
hai
mandato,
Gesù
Cristo
tuo
Figlio.
 


‐
Concedi
ai
nostri
parenti
ed
amici
prosperità
e
salute,

 fa'
che
godano
della
tua
benedizione
sulla
terra
e
nel
cielo.

 


‐
Conforta
coloro
che
sono
oppressi
dalla
fatica
e
dal
dolore,

 difendi
la
dignità
dei
poveri
e
degli
esclusi.
 
 


Padre
nostro…
 
 


Orazione
 Accogli,
 o
 Signore,
 le
 nostre
 preghiere,
 e
 donaci
 notte
 e
 giorno
 la
 tua
 protezione,
 perché
nelle
vicende
della
vita
siamo
sorretti
dalla
forza
immutabile
del
tuo
amore.
 Per
il
nostro
Signore…
AMEN
 
 


Benedizione
 La
gioia
e
la
pace
del
Cristo
risorto
siano
con
tutti
voi
 e
niente
e
nessuno
ve
le
rapisca.
AMEN
 


Giovedi
20
novembre
2008


PREGHIERA
DEL
MATTINO
 
 
 
 


1.
introduzione
 


C.
 T.
 C.
 T.
 C.
 T.

 
 


Sia
benedetto
il
nostro
Dio,
in
ogni
tempo
 ora
e
sempre
e
nei
secoli
dei
secoli.
Amen!
 Venite
adoriamo
Dio
nostro
Re.
 Adoriamo
il
Cristo
in
mezzo
a
noi.
 Venite
inchiniamoci
davanti
al
Signore,
nostro
re
e
nostro
Dio.
 Dio
Santo,
Dio
santo
e
forte,
Dio
Santo
e
immortale:
abbi
pietà
di
noi.



2.
Musica
e
canto:
porta
per
entrare
in
preghiera
 


ALZA
LE
BRACCIA,
APRI
IL
TUO
CUORE
 È
 la
 gioia
 dello
 stare
 insieme
 e
 del
 pregare
 attraverso
 la
 lode
 e
 il
 rendimento
 di
 grazie
 che
 vengono
 espressi
in
questo
brano
brioso
ed
estremamente
coinvolgente,
adatto
a
momenti
di
festa
e
di
gioia.
 


Grida…
la
tua
voglia
di
pace.
Grida…
la
giustizia

che
vuoi.
 Scoprirai…
che
da
sempre
una
Voce
grida
più
forte
di
te.
 Senti…questa
Voce
ti
cerca.
Senti…
ha
bisogno
di
te.
 Credi
che
nel
profondo
del
cuore
ti
sta
chiamando:
è
Gesù.
 


Rit.

 Alza
le
braccia,
apri
il
tuo
cuore.
 Dona
al
Signore
splendida
lode
 Non
dare
spazio
alla
tristezza
ma
canta:
“Gloria!”
 In
ogni
cosa
rendi
il
tuo
grazie.
 Continuamente
invoca
il
suo
Nome.
 Apri
il
tuo
cuore:
la
forza
del
suo
amore
è
già
in
te.
 


Canta…
la
tua
voglia
di
gioia.
Canta….
La
speranza
che
è
in
te
 Scoprirai…
che
la
voce
di
Cristo
canta
più
forte
che
mai.
 Credi…
è
Parola
di
Vita.
Credi…
Egli
è
via
e
Verità
 Lascia
che
nel
suo
amore
infinito
trovi
un
amico
anche
in
te.
 


Rit.

 Alza
le
braccia,
apri
il
tuo
cuore… 


3.
I
SALMI
‐

Parola
che
ci
fa
pregare


Cantico
dalla
lettera
agli
Efesini
 (3,
20‐21;
4,
1‐6)
 


L:
 T:



 L1:

 L2:

 L3:

 L3:
 T.


Comportiamoci
secondo
la
vocazione
ricevuta,
 con
umiltà,
mitezza
e
pazienza,
 sostenendoci
a
vicenda
nell’amore,
 attenti
a
conservare
l'unità
dello
spirito

 nel
vincolo
della
pace.
 Uno
solo
è
il
corpo
e
un
solo
lo
spirito,
 una
sola
è
la
speranza
alla
quale
siamo
chiamati
 Uno
solo
è
il
Signore,
 una
sola
la
fede,
uno
solo
il
battesimo.
 Uno
solo
è
Dio,
il
Padre
di
tutti,
 al
di
sopra
di
tutti,
per
tutti
e
in
tutti.



 A
colui
che
può
operare
in
tutto
 molto
più
di
quanto
chiediamo

o
pensiamo
 a
lui
la
gloria
nella
Chiesa
e
in
Gesù
cristo
 per
tutte
le
generazioni
e
per
sempre!
 


4.
La
Parola
cresce
con
coloro
che
la
leggono:
ASCOLTIAMO 
 Dalla
lettera
ai
Romani
 (12,
5‐13)
 


Fratelli,
 sorelle,
 anche
 noi,
 pur
 essendo
 molti,
 siamo
 un
 solo
 corpo
 in
 Cristo
 e
 ciascuno
per
la
sua
parte
siamo
membra
gli
uni
degli
altri.
Abbiamo
pertanto
doni
 diversi
 secondo
 la
 grazia
 data
 a
 ciascuno
 di
 noi.
 Chi
 ha
 il
 dono
 della
 profezia
 la
 eserciti
secondo
la
misura
della
fede;
chi
ha
un
ministero
attenda
al
ministero;
chi
 l'insegnamento,
all'insegnamento;
chi
l'esortazione,
all'esortazione.
Chi
dà,
lo
faccia
 con
semplicità;
chi
presiede,
lo
faccia
con
diligenza;
chi
fa
opere
di
misericordia,
le
 compia
con
gioia.
 La
carità
non
abbia
finzioni:
fuggite
il
male
con
orrore,
attaccatevi
al
bene;
amatevi
 gli
 uni
 gli
 altri
 con
 affetto
 fraterno,
 gareggiate
 nello
 stimarvi
 a
 vicenda.
 Non
 siate
 pigri
nello
zelo;
siate
invece
ferventi
nello
spirito,
servite
il
Signore.
Siate
lieti
nella
 speranza,
 forti
 nella
 tribolazione,
 perseveranti
 nella
 preghiera,
 solleciti
 per
 le
 necessità
dei
fratelli,
premurosi
nell'ospitalità.
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 Dopo
il
canto,
momento
di
silenzio
o
lettura
personale
 (si
consiglia
la
lettura
del
paragrafo
10
del
Messaggio
per
la
conclusione
del
Sinodo
 sulla
Parola
di
Dio
nella
vita
e
nella
missione
della
Chiesa)




5.
“Qualunque
cosa
chiederete
nel
mio
Nome…”:
PREGHIAMO
 



 
 
 
 
 
 
 


Cantico
di
Zaccaria
(benedictus)
 (vedi
foglio)



 


Preghiera
di
intercessione
(come
segue)
 


‐
Tu
allieti
i
nostri
occhi
con
le
meraviglie
del
creato,

 sorgi
anche
nel
nostro
spirito
come
sole
di
giustizia
e
di
verità.
 


‐
Donaci
un
cuore
generoso,
 perché
diventiamo
segno
e
testimonianza
della
tua
bontà.
 


‐
Fa'
che
sperimentiamo
fin
da
questa
mattina
la
tua
misericordia,
 e
lo
Spirito
che
riversi
nei
nostri
cuori
sia
la
nostra
fortezza.




 
 Padre
nostro…
 
 


Orazione
 Dio
 onnipotente
 ed
 eterno,
 disperdi
 dal
 nostro
 cuore
 le
 tenebre
 del
 male
 perché
 procediamo
 sicuri
 verso
 Cristo,
 vera
 luce
 che
 non
 tramonta.
 Egli
 è
 Dio,
 e
 vive
 e
 regna
con
te,
nell'unità
dello
Spirito
Santo,
per
tutti
i
secoli
dei
secoli.
AMEN
 
 


Benedizione
 Il
Signore
benedica
e
protegga
voi
tutti.
 Il
Signore
vi
conceda
il
compimento
del
bene
 e
che
siate
in
buona
salute,
nel
corpo,
nella
mente
e
nello
Spirito.
AMEN
 


Giovedi
20
novembre
2008
 LA
CELEBRAZIONE
DELL’EUCARESTIA



 



 
 


1.
Liturgia
della
Parola
 
 PRIMA
LETTURA
 


Dal
libro
dell'Apocalisse
di
san
Giovanni
apostolo
 


I
 





















(Ap
5,
1‐10)



o,
Giovanni,
vidi
nella
mano
destra
di
Colui
che
era
assiso
sul
trono
un
libro
a
 forma
 di
 rotolo,
 scritto
 sul
 lato
 interno
 e
 su
 quello
 esterno,
 sigillato
 con
 sette
 sigilli.



Vidi
un
angelo
forte
che
proclamava
a
gran
voce:
«Chi
è
degno
di
aprire
il
libro
e
 scioglierne
i
sigilli?».
Ma
nessuno
né
in
cielo,
né
in
terra,
né
sotto
terra
era
in
grado
 di
aprire
il
libro
e
di
leggerlo.

 Io
 piangevo
 molto
 perché
 non
 si
 trovava
 nessuno
 degno
 di
 aprire
 il
 libro
 e
 di
 leggerlo.

 Uno
dei
vegliardi
mi
disse:
«Non
piangere
più;
ha
vinto
il
leone
della
tribù
di
Giuda,
 il
Germoglio
di
Davide,
e
aprirà
il
libro
e
i
suoi
sette
sigilli».

Poi
vidi
ritto
in
mezzo
al
 trono
 circondato
 dai
 quattro
 esseri
 viventi
 e
 dai
 vegliardi
 un
 Agnello,
 come
 immolato.
 Egli
 aveva
 sette
 corna
 e
 sette
 occhi,
 simbolo
 dei
 sette
 spiriti
 di
 Dio
 mandati
su
tutta
la
terra.

 E
 l'Agnello
 giunse
 e
 prese
 il
 libro
 dalla
 destra
 di
 Colui
 che
 era
 seduto
 sul
 trono.
 E
 quando
 l'ebbe
 preso,
 i
 quattro
 esseri
 viventi
 e
 i
 ventiquattro
 vegliardi
 si
 prostrarono
 davanti
 all'Agnello,
 avendo
 ciascuno
 un'arpa
 e
 coppe
 d'oro
 colme
 di
 profumi,
che
sono
le
preghiere
dei
santi.

 Cantavano
 un
 canto
 nuovo:

«Tu
 sei
 degno
 di
 prendere
 il
 libro
 e
 di
 aprirne
 i
 sigilli,

perché
sei
stato
immolato

e
hai
riscattato
per
Dio
con
il
tuo
sangue

uomini
 di
ogni
tribù,
lingua,
popolo
e
nazione

e
li
hai
costituiti
per
il
nostro
Dio
un
regno
di
 sacerdoti

e
regneranno
sopra
la
terra».

 


Parola
di
Dio

 




















Rendiamo
grazie
a
Dio


SALMO
RESPONSORIALE




























(Dal
Salmo
149)



 
 
 
 
 


Cantate
al
Signore
un
canto
nuovo;

la
sua
lode
nell'assemblea
dei
fedeli.

 Gioisca
Israele
nel
suo
Creatore,
esultino
nel
loro
Re
i
figli
di
Sion.

 


Lodino
il
suo
nome
con
danze,

con
timpani
e
cetre
gli
cantino
inni.

 Il
Signore
ama
il
suo
popolo,
incorona
gli
umili
di
vittoria.


 


Esultino
i
fedeli
nella
gloria,
sorgano
lieti
dai
loro
giacigli.

 Le
lodi
di
Dio
sulla
loro
bocca:
questa
è
la
gloria
per
tutti
i
suoi
fedeli.

 
 
 
 VANGELO
 


Dal
vangelo
secondo
Luca













 


































(Lc
19,
41‐44)


In
quel
tempo
Gesù,
quando
fu
vicino
a
Gerusalemme,
alla
vista
della
città,
pianse
 su
 di
 essa,
 dicendo:
 «Se
 avessi
 compreso
 anche
 tu,
 in
 questo
 giorno,
 la
 via
 della
 pace.
Ma
ormai
è
stata
nascosta
ai
tuoi
occhi.

Giorni
verranno
per
te
in
cui
i
tuoi
 nemici
 ti
 cingeranno
 di
 trincee,
 ti
 circonderanno
 e
 ti
 stringeranno
 da
 ogni
 parte;
 abbatteranno
 te
 e
 i
 tuoi
 figli
 dentro
 di
 te
 e
 non
 lasceranno
 in
 te
 pietra
 su
 pietra,
 perché
non
hai
riconosciuto
il
tempo
in
cui
sei
stata
visitata».


 


Parola
del
Signore

 


















Lode
a
te,
o
Cristo


MESSAGGIO
DEL
SINODO
DEI
VESCOVI
AL
POPOLO
DI
DIO
 a
conclusione
della
XII
Assemblea
Generale
Ordinaria
del
Sinodo
dei
Vescovi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 i
fratelli
e
sorelle
«pace
e
carità
con
fede
da
parte
di
Dio
Padre
e
del
Signore
 Gesù
 Cristo.
 La
 grazia
 sia
 con
 tutti
 quelli
 che
 amano
 il
 Signore
 nostro
 Gesù
 Cristo
con
amore
incorruttibile».
Con
questo
saluto
così
intenso
e
appassionato
san
 Paolo
 concludeva
 la
 sua
 Lettera
 ai
 cristiani
 di
 Efeso
 (6,
 23‐24).
 Con
 queste
 stesse
 parole
noi
Padri
sinodali,
riuniti
a
Roma
per
la
XII
Assemblea
Generale
Ordinaria
del
 Sinodo
dei
Vescovi
sotto
la
guida
del
Santo
Padre
Benedetto
XVI,
apriamo
il
nostro
 messaggio
rivolto
all’immenso
orizzonte
di
tutti
coloro
che
nelle
diverse
regioni
del
 mondo
 seguono
 Cristo
 come
 discepoli
 e
 continuano
 ad
 amarlo
 con
 amore
 incorruttibile.
 A
 loro
 noi
 di
 nuovo
 proporremo
 la
 voce
 e
 la
 luce
 della
 Parola
 di
 Dio,
 ripetendo
 l’antico
 appello:
 «Questa
 parola
 è
 molto
 vicina
 a
 te,
 è
 sulla
 tua
 bocca
 e
 nel
 tuo
 cuore
perché
la
metta
in
pratica»
(Dt
30,
14).
E
Dio
stesso
dirà
a
ciascuno:
«Figlio
 dell’uomo,
tutte
le
parole
che
ti
dico
accoglile
nel
cuore
e
ascoltale
con
gli
orecchi»
 (Ez
 3,
 10).
 A
 tutti
 ora
 proporremo
 un
 viaggio
 spirituale
 che
 si
 svolgerà
 in
 quattro
 tappe
 e
 che
 dall’eterno
 e
 dall’infinito
 di
 Dio
 ci
 condurrà
 fino
 nelle
 nostre
 case
 e
 lungo
le
strade
delle
nostre
città.


A




I.
LA
VOCE
DELLA
PAROLA:
 LA
RIVELAZIONE
 


1.
 «Dio
 vi
 parlò
 in
 mezzo
 al
 fuoco:
 voce
di
parole
voi
ascoltavate,
nessuna
 immagine
 vedevate,
 solo
 una
 voce!»
 (Dt
 4,12).
 È
 Mosè
 che
 parla
 evocando
 l’esperienza
 vissuta
 da
 Israele
 nell’aspra
 solitudine
 del
 deserto
 del
 Sinai.
 Il
 Signore
 si
 era
 presentato
 non
 come
 un’immagine
 o
 un’effigie
 o
 una
 statua
 simile
 al
 vitello
 d’oro,
 ma
 con
 “una
 voce
 di
 parole”.
 È
 una
 voce
 che
 era
 entrata
 in
 scena
 agli
 inizi
 stessi
 della
 creazione,
 quando
 aveva
 squarciato
 il
 silenzio
 del
 nulla:
 «In
 principio…
 Dio
 disse:
 Sia
 la
 luce!
 E
 la
 luce
 fu…
 In
 principio
 era
 il
 Verbo…
 e
 il
 Verbo
era
Dio…
Tutto
è
stato
fatto
per
 mezzo
di
lui
e
senza
di
lui
nulla
è
stato
 fatto
di
ciò
che
esiste»
(Gn
1,
1.3;
Gv
1,
 1.3).
Il
 creato
 non
 nasce
 da
 una
 lotta
 intradivina,
 come
 insegnava
 l’antica
 mitologia
mesopotamica,
bensì
da
una
 parola
che
vince
il
nulla
e
crea
l’essere.
 Canta
 il
 Salmista:
 «Dalle
 parole
 del
 Signore
 furono
 creati
 i
 cieli,
 dal
 soffio
 della
 sua
 bocca
 tutto
 il
 loro
 esercito…
 perché
 egli
 ha
 parlato
 e
 tutto
 fu,
 ha
 ordinato
e
tutto
esistette»
(Sal
33,
6.9).
 E
 san
 Paolo
 ripeterà
 «Dio
 dà
 vita
 ai
 morti
e
chiama
all’esistenza
le
cose
che
 non
 esistono»
 (Rm
 4,
 17).
 Si
 ha,
 così,
 una
 prima
 rivelazione
 “cosmica”
 che
 rende
 il
 creato
 simile
 a
 un’immensa
 pagina
 aperta
 davanti
 all’intera
 umanità,
 che
 in
 essa
 può
 leggere
 un


messaggio
 del
 Creatore:
 «I
 cieli
 narrano
 la
 gloria
 di
 Dio,
 l’opera
 delle
 sue
 mani
 annuncia
 il
 firmamento.
 Il
 giorno
al
giorno
ne
affida
il
racconto
e
 la
notte
alla
notte
ne
trasmette
notizia.
 Senza
 linguaggio,
 senza
 parole,
 senza
 che
 si
 oda
 la
 loro
 voce,
 per
 tutta
 la
 terra
 si
 diffonde
 il
 loro
 annuncio
 e
 ai
 confini
 del
 mondo
 il
 loro
 messaggio»
 (Sal
19,
2‐5).
 


2.
La
parola
divina
è,
però,
anche
alla


radice
 della
 storia
 umana.
 L’uomo
 e
 la
 donna,
 che
 sono
 «immagine
 e
 somiglianza
 di
 Dio»
 (Gn
 1,
 27)
 e
 che
 quindi
 recano
 in
 sé
 l’impronta
 divina,
 possono
 entrare
 in
 dialogo
 col
 loro
 Creatore
 o
 possono
 da
 lui
 allontanarsi
 e
 respingerlo
 attraverso
 il
 peccato.
 La
 Parola
 di
 Dio,
 allora,
 salva
 e
 giudica,
 penetra
nella
trama
della
storia
col
suo
 tessuto
 di
 vicende
 ed
 eventi:
 «Ho
 osservato
 la
 miseria
 del
 mio
 popolo
 in
 Egitto
e
ho
udito
il
suo
grido…,
conosco
 le
 sue
 sofferenze.
 Sono
 sceso
 per
 liberarlo
 dal
 potere
 dell’Egitto
 e
 per
 farlo
 salire
 da
 questa
 terra
 verso
 una
 terra
bella
e
spaziosa…»
(Es
3,
7‐8).
C’è,
 dunque,
 una
 presenza
 divina
 nelle
 vicende
umane
che,
attraverso
l’azione
 del
 Signore
 della
 storia,
 vengono
 inserite
 in
 un
 disegno
 più
 alto
 di
 salvezza,
perché
«tutti
gli
uomini
siano
 salvati
 e
 giungano
 alla
 conoscenza
 della
verità»
(1
Tm
2,
4).
 


3.
 La
 parola
 divina
 efficace,
 creatrice
 e
 salvatrice,
 è
 quindi
 in
 principio
 all’essere
e
alla
storia,
alla
creazione
e
 alla
 redenzione.
 Il
 Signore
 viene
 incontro
all’umanità
proclamando:
«Ho
 detto
 e
 ho
 fatto!»
 (Ez
 37,
 14).
 C’è,
 però,
 una
 tappa
 ulteriore
 che
 la
 voce
 divina
 percorre:
 è
 quella
 della
 parola
 scritta,
 la
 Graphé
 o
 le
 Graphaí,
 le
 Scritture
sacre,
come
si
dice
nel
Nuovo
 Testamento.
 Già
 Mosè
 era
 sceso
 dalla
 vetta
 del
 Sinai
 reggendo
 «in
 mano
 le
 due
 tavole
 della
 Testimonianza,
 tavole
 scritte
 sui
 due
 lati,
 da
 una
 parte
 e
 dall’altra.
Le
tavole
erano
opera
di
Dio,
 la
scrittura
era
scrittura
di
Dio»
(Es
32,
 15‐16).
 E
 lo
 stesso
 Mosè
 imporrà
 a
 Israele
 di
 conservare
 e
 riscrivere
 queste
 “tavole
 della
 Testimonianza”:
 «Scriverai
 su
 pietre
 tutte
 le
 parole
 di
 questa
legge,
con
scrittura
ben
chiara»
 (Dt
 27,
 8).
Le
 Sacre
 Scritture
 sono
 la
 “testimonianza”
 in
 forma
 scritta
 della
 parola
 divina,
 sono
 il
 memoriale
 canonico,
 storico
 e
 letterario
 attestante
 l’evento
 della
 Rivelazione
 creatrice
 e
 salvatrice.
 La
 Parola
 di
 Dio
 precede,
 dunque,
 ed
 eccede
 la
 Bibbia,
 che
pure
è
“ispirata
da
Dio
“
e
contiene
 la
 parola
 divina
 efficace
 (cf.
 2
 Tm
 3,
 16).
 È
 per
 questo
 che
 la
 nostra
 fede
 non
ha
al
centro
solo
un
libro,
ma
una
 storia
 di
 salvezza
 e,
 come
 vedremo,
 una
persona,
Gesù
Cristo,
Parola
di
Dio
 fatta
 carne,
 uomo,
 storia.
 Proprio
 perché
 l’orizzonte
 della
 parola
 divina
 abbraccia
e
si
estende
oltre
la
Scrittura,
 


è
necessaria
la
costante
presenza
dello
 Spirito
 Santo
 che
 «guida
 a
 tutta
 la
 verità»
(Gv
16,
13)
chi
legge
la
Bibbia.
È
 questa
 la
 grande
 Tradizione,
 presenza
 efficace
 dello
 “Spirito
 di
 verità”
 nella
 Chiesa,
 custode
 delle
 Sacre
 Scritture,
 autenticamente
 interpretate
 dal
 Magistero
ecclesiale.
Con
la
Tradizione
 si
 giunge
 alla
 comprensione,
 all’interpretazione,
 alla
 comunicazione
 e
alla
testimonianza
della
Parola
di
Dio.
 Lo
 stesso
 san
 Paolo,
 proclamando
 il
 primo
 Credo
 cristiano,
 riconoscerà
 di
 “trasmettere”
 quello
 che
 egli
 «aveva
 ricevuto»
dalla
Tradizione
(1
Cor
15,
3‐ 5).
 


II.
IL
VOLTO
DELLA
PAROLA:
 GESÙ
CRISTO
 


4.
 Nell’originale
 greco
 sono
 solo
 tre
 parole
 fondamentali:
 Lógos
 sarx
 eghéneto,
 «il
 Verbo/Parola
 si
 fece
 carne».
 Eppure,
 questo
 è
 l’apice
 non
 solo
di
quel
gioiello
poetico
e
teologico
 che
è
il
prologo
del
Vangelo
di
Giovanni
 (1,
14),
ma
è
il
cuore
stesso
della
fede
 cristiana.
 La
 Parola
 eterna
 e
 divina
 entra
 nello
 spazio
 e
 nel
 tempo
 e
 assume
 un
 volto
 e
 un’identità
 umana,
 tant’è
vero
che
è
possibile
accostarvisi
 direttamente
 chiedendo,
 come
 fece
 quel
 gruppo
 di
 Greci
 presenti
 a
 Gerusalemme:
 «Vogliamo
 vedere
 Gesù»
 (Gv
 12,
 20‐21).
 Le
 parole
 senza
 un
volto
non
sono
perfette,
perché
non
 compiono
in
pienezza
l’incontro,
come
 ricordava
Giobbe,
giunto
al
termine
del
 suo
 drammatico
 itinerario
 di
 ricerca:
 «Io
ti
conoscevo
per
sentito
dire,
ora
i
 miei
 occhi
 ti
 vedono»
 (42,
 5).
Cristo
 è
 «il
Verbo
che
è
presso
Dio
ed
è
Dio»,
è
 «l’immagine
del
Dio
invisibile,
generato
 prima
di
ogni
creatura»
(Col
1,
15);
ma
 è
 anche
 Gesù
 di
 Nazaret
 che
 cammina
 per
 le
 strade
 di
 una
 marginale
 provincia
 dell’impero
 romano,
 che
 parla
 una
 lingua
 locale,
 che
 rivela
 i
 tratti
 di
 un
 popolo,
 l’ebraico,
 e
 della
 sua
 cultura.
 Il
 Gesù
 Cristo
 reale
 è,
 quindi,
carne
fragile
e
mortale,
è
storia
 e
umanità,
ma
è
anche
gloria,
divinità,
 mistero:
 Colui
 che
 ci
 ha
 rivelato
 il
 Dio
 che
nessuno
ha
mai
visto
(cf.
Gv
1,
18).
 


Il
 Figlio
 di
 Dio
 continua
 a
 essere
 tale
 anche
 in
 quel
 cadavere
 che
 è
 deposto
 nel
 sepolcro
 e
 la
 risurrezione
 ne
 è
 l’attestazione
viva
ed
efficace.
 


5.
 Ebbene,
 la
 tradizione
 cristiana
 ha


spesso
 posto
 in
 parallelo
 la
 Parola
 divina
 che
 si
 fa
 carne
 con
 la
 stessa
 Parola
che
si
fa
libro.
È
ciò
che
emerge
 già
nel
Credo
quando
si
professa
che
il
 Figlio
 di
 Dio
 «si
 è
 incarnato
 per
 opera
 dello
 Spirito
 Santo
 nel
 seno
 della
 Vergine
 Maria»,
 ma
 anche
 si
 confessa
 la
 fede
 nello
 stesso
 «Spirito
 Santo
 che
 ha
 parlato
 per
 mezzo
 dei
 profeti».
 Il
 Concilio
 Vaticano
 II
 raccoglie
 questa
 antica
 tradizione
 secondo
 la
 quale
 «il
 corpo
 del
 Figlio
 è
 la
 Scrittura
 a
 noi
 trasmessa»
 –
 come
 afferma
 s.
 Ambrogio
(In
Lucam
VI,
33)
–
e
dichiara
 limpidamente:
 «Le
 parole
 di
 Dio,
 espresse
 con
 lingue
 umane,
 si
 sono
 fatte
 simili
 al
 linguaggio
 degli
 uomini,
 come
 già
 il
 Verbo
 dell’eterno
 Padre,
 avendo
 assunto
 le
 debolezze
 della
 natura
 umana,
 si
 fece
 simile
 agli
 uomini»
 (DV
 13).
La
 Bibbia
 è,
 infatti,
 anch’essa
“carne”,
“lettera”,
si
esprime
 in
lingue
particolari,
in
forme
letterarie
 e
 storiche,
 in
 concezioni
 legate
 a
 una
 cultura
 antica,
 conserva
 memorie
 di
 eventi
 spesso
 tragici,
 le
 sue
 pagine
 sono
 non
 di
 rado
 striate
 di
 sangue
 e
 violenza,
 al
 suo
 interno
 risuona
 il
 riso
 dell’umanità
e
scorrono
le
lacrime,
così
 come
si
leva
la
preghiera
degli
infelici
e
 la
 gioia
 degli
 innamorati.
 Per
 questa


sua
 dimensione
 “carnale”
 essa
 esige
 un’analisi
 storica
 e
 letteraria,
 che
 si
 attua
 attraverso
 i
 vari
 metodi
 e
 approcci
 offerti
 dall’esegesi
 biblica.
 Ogni
 lettore
 delle
 Sacre
 Scritture,
 anche
 il
 più
 semplice,
 deve
 avere
 una
 proporzionata
 conoscenza
 del
 testo
 sacro
 ricordando
 che
 la
 Parola
 è
 rivestita
 di
 parole
 concrete
 a
 cui
 si
 piega
 e
 adatta
 per
 essere
 udibile
 e
 comprensibile
 all’umanità.
È,
 questo,
 un
impegno
necessario:
se
lo
si
esclude
 si
può
cadere
nel
fondamentalismo
che
 in
 pratica
 nega
 l’incarnazione
 della
 parola
 divina
 nella
 storia,
 non
 riconosce
 che
 quella
 parola
 si
 esprime
 nella
 Bibbia
 secondo
 un
 linguaggio
 umano,
 che
 dev’essere
 decifrato,
 studiato
 e
 compreso,
 e
 ignora
 che
 l’ispirazione
 divina
 non
 ha
 cancellato
 l’identità
 storica
 e
 la
 personalità
 propria
 degli
 autori
 umani.
 La
 Bibbia,
 però,
è
anche
Verbo
eterno
e
divino
ed
 è
 per
 questo
 che
 essa
 esige
 un’altra
 comprensione,
data
dallo
Spirito
Santo
 che
 svela
 la
 dimensione
 trascendente
 della
 parola
 divina,
 presente
 nelle
 parole
umane.
 


6.
Ecco,
allora,
la
necessità
della
«viva


Tradizione
di
tutta
la
Chiesa»
(DV
12)
e
 della
 fede
 per
 comprendere
 in
 modo
 unitario
e
pieno
le
Sacre
Scritture.
Se
ci
 si
 ferma
 alla
 sola
 “lettera”,
 la
 Bibbia
 rimane
 soltanto
 un
 solenne
 documento
 del
 passato,
 una
 nobile
 testimonianza
 etica
 e
 culturale.
 Se,
 


però,
 si
 esclude
 l’incarnazione,
 si
 può
 cadere
nell’equivoco
fondamentalistico
 o
 in
 un
 vago
 spiritualismo
 o
 psicologismo.
 La
 conoscenza
 esegetica
 deve,
 quindi,
 intrecciarsi
 indissolubilmente
 con
 la
 tradizione
 spirituale
e
teologica
perché
non
venga
 spezzata
l’unità
divina
e
umana
di
Gesù
 Cristo
 e
 delle
 Scritture.
In
 questa
 armonia
 ritrovata,
 il
 volto
 di
 Cristo
 risplenderà
 nella
 sua
 pienezza
 e
 ci
 aiuterà
a
scoprire
un’altra
unità,
quella
 profonda
e
intima
delle
Sacre
Scritture,
 il
loro
essere,
sì,
73
libri,
ma
inseriti
in
 un
unico
“Canone”,
in
un
unico
dialogo
 tra
Dio
e
l’umanità,
in
unico
disegno
di
 salvezza.
 «Dio,
 infatti,
 molte
 volte
 e
 in
 diversi
 modi
 nei
 tempi
 antichi
 ha
 parlato
 ai
 padri
 per
 mezzo
 dei
 profeti,
 ma
 ultimamente
 ha
 parlato
 a
 noi
 per
 mezzo
 del
 Figlio»
 (Eb
 1,
 1‐2).
 Cristo
 getta,
 così,
 la
 sua
 luce
 retrospettivamente
 sull’intera
 trama
 della
storia
della
salvezza
e
ne
rivela
la
 coerenza,
 il
 significato,
 la
 direzione.
Egli
 è
 il
 suggello,
 “l’alfa
 e
 l’omega”
(Ap
1,
8)
di
un
dialogo
tra
Dio
 e
le
sue
creature
distribuito
nel
tempo
 e
 attestato
 nella
 Bibbia.
 È
 alla
 luce
 di
 questo
 sigillo
 finale
 che
 acquistano
 il
 loro
“senso
pieno”
le
parole
di
Mosè
e
 dei
 profeti,
 come
 aveva
 indicato
 lo
 stesso
 Gesù
 in
 quel
 pomeriggio
 primaverile,
 mentre
 egli
 procedeva
 da
 Gerusalemme
 verso
 il
 villaggio
 di
 Emmaus,
 dialogando
 con
 Cleofa
 e
 il
 suo
 amico,
 «spiegando
 loro
 in
 tutte
 le
 Scritture
ciò
che
si
riferiva
a
lui»
(Lc
24,


27).
Proprio
 perché
 al
 centro
 della
 Rivelazione
 c’è
 la
 parola
 divina
 divenuta
 volto,
 l’approdo
 ultimo
 della
 conoscenza
 della
 Bibbia
 «non
 è
 in
 una
 decisione
 etica
 o
 in
 una
 grande
 idea,
 bensì
 nell’incontro
 con
 un
 avvenimento,
con
una
Persona,
che
dà
 alla
vita
un
nuovo
orizzonte
e
con
ciò
la
 direzione
decisiva»
(Deus
caritas
est,
1)
 
 
 




III.
LA
CASA
DELLA
PAROLA:
 LA
CHIESA
 


7.
Come
la
sapienza
divina
nell’Antico
 Testamento
 si
 era
 costruita
 la
 sua
 dimora
 nella
 città
 degli
 uomini
 e
 delle
 donne,
sorreggendola
su
sette
colonne
 (cf.
Pr
9,
1),
così
anche
la
Parola
di
Dio
 ha
 una
 sua
 casa
 nel
 Nuovo
 Testamento:
 è
 la
 Chiesa
 che
 ha
 il
 suo
 modello
 nella
 comunità‐madre
 di
 Gerusalemme,
 la
 Chiesa
 fondata
 su
 Pietro
 e
 sugli
 Apostoli
 e
 che
 oggi,
 attraverso
i
vescovi
in
communione
col
 Successore
 di
 Pietro,
 continua
 ad
 essere
 custode,
 annunciatrice
 e
 interprete
della
parola
(cf.
LG
13).
Luca,
 negli
 Atti
 degli
 Apostoli
 (2,
 42),
 ne
 traccia
 l’architettura
 basata
 su
 quattro
 colonne
 ideali:
 «Erano
 perseveranti
 nell’insegnamento
 degli
 apostoli,
 nella
 comunione
 fraterna,
 nello
 spezzare
 il
 pane
e
nelle
preghiere».
 Ecco
innanzitutto
la
didaché
apostolica,
 ossia
 la
 predicazione
 della
 Parola
 di
 Dio.
 L’apostolo
 Paolo,
 infatti,
 ci
 ammonisce
 che
 «la
 fede
 viene
 dall’ascolto
 e
 l’ascolto
 riguarda
 la
 parola
 di
 Cristo»
 (Rm
 10,
 17).
 Dalla
 Chiesa
 esce
 la
 voce
 dell’araldo
 che
 a
 tutti
 propone
 il
 kérygma,
 ossia
 l’annunzio
 primario
 e
 fondamentale
 che
Gesù
stesso
aveva
proclamato
agli
 esordi
 del
 suo
 ministero
 pubblico:
 «Il
 tempo
 è
 compiuto
 e
 il
 regno
 di
 Dio
 è
 vicino;
 convertitevi
 e
 credete
 nel
 Vangelo»
 (Mc
 1,
 15).
 Gli
 apostoli


annunciano
 l’inaugurazione
 del
 regno
 di
Dio,
e
quindi
dell’intervento
decisivo
 divino
 nella
 storia
 umana,
 proclamando
la
morte
e
la
risurrezione
 di
Cristo:
«in
nessun
altro
c’è
salvezza;
 non
 vi
 è,
 infatti,
 sotto
 il
 cielo,
 altro
 nome
 dato
 agli
 uomini,
 nel
 quale
 è
 stabilito
 che
 noi
 siamo
 salvati»
 (At
 4,
 12).
Il
cristiano
rende
testimonianza
di
 questa
 sua
 speranza
 «con
 dolcezza,
 rispetto
 e
 retta
 coscienza»,
 pronto,
 però,
anche
ad
essere
coinvolto
e
forse
 travolto
 dalla
 bufera
 del
 rifiuto
 e
 della
 persecuzione,
 consapevole
 che
 «è
 meglio
 soffrire
 operando
 il
 bene
 che
 facendo
 il
 male»
 (1
 Pt
 3,
 16‐17).
Nella
 Chiesa
risuona,
poi,
la
catechesi:
essa
è
 destinata
ad
approfondire
nel
cristiano
 «il
 mistero
 di
 Cristo
 alla
 luce
 della
 Parola
 perché
 l’uomo
 intero
 sia
 irradiato
 da
 essa»
 (Giovanni
 Paolo
 II,
 Catechesi
tradendae,
20).
Ma
il
vertice
 della
 predicazione
 è
 nell’omelia
 che
 ancor
 oggi
 per
 molti
 cristiani
 è
 il
 momento
 capitale
 dell’incontro
 con
 la
 Parola
di
Dio.
In
questo
atto
il
ministro
 dovrebbe
 trasformarsi
 anche
 in
 profeta.
 Egli,
 infatti,
 deve
 in
 un
 linguaggio
 nitido,
 incisivo
 e
 sostanzioso,
 non
 solo
 con
 autorevolezza
 «annunziare
 le
 mirabili
 opere
di
Dio
nella
storia
della
salvezza»
 (SC
 35)
 –
 offerte
 prima
 attraverso
 una
 chiara
 e
 viva
 lettura
 del
 testo
 biblico
 proposto
 dalla
 liturgia
 –
 ma
 deve
 anche
 attualizzarle
 nei
 tempi
 e
 nei
 momenti
 vissuti
 dagli
 ascoltatori
 e
 far
 sbocciare
 nel
 loro
 cuore
 la
 domanda
 


della
 conversione
 e
 dell’impegno
 vitale:
 «Che
 cosa
 dobbiamo
 fare?»
 (At
 2,
 37).
Annunzio,
 catechesi
 e
 omelia
 suppongono,
 quindi,
 un
 leggere
 e
 un
 comprendere,
 uno
 spiegare
 e
 un
 interpretare,
 un
 coinvolgimento
 della
 mente
 e
 del
 cuore.
 Nella
 predicazione
 si
 compie
 così
 un
 duplice
 movimento.
 Col
 primo
 si
 risale
 alla
 radice
 dei
 testi
 sacri,
 degli
 eventi,
 dei
 detti
 generatori
 della
 storia
 di
 salvezza,
 per
 comprenderli
 nel
 loro
 significato
 e
 nel
 loro
 messaggio.
 Col
 secondo
 movimento
 si
 ridiscende
 al
 presente,
 all’oggi
 vissuto
 da
 chi
 ascolta
 e
 legge,
 sempre
alla
luce
del
 Cristo
che
è
 il
filo
 luminoso
destinato
a
unire
le
Scritture.
 È
 ciò
 che
 Gesù
 stesso
 aveva
 fatto
 –
 come
 si
 è
 già
 detto
 –
 nell’itinerario
 da
 Gerusalemme
a
Emmaus
in
compagnia
 di
 due
 suoi
 discepoli.
 È
 ciò
 che
 farà
 il
 diacono
 Filippo
 sulla
 strada
 da
 Gerusalemme
 a
 Gaza,
 quando
 col
 funzionario
 etiope
 intesserà
 quel
 dialogo
 emblematico:
 «Capisci
 quello
 che
 stai
 leggendo?...
 E
 come
 potrei
 capire
se
nessuno
mi
guida?»
(At
8,
30‐ 31).
E
la
meta
sarà
l’incontro
pieno
con
 Cristo
 nel
 sacramento.
 Si
 presenta,
 così,
 la
 seconda
 colonna
 che
 regge
 la
 Chiesa,
casa
della
parola
divina.
 


8.
 È
 la
 frazione
 del
 pane.
 La
 scena
 di


Emmaus
(cf.
Lc
24,
13‐35)
è
ancora
una
 volta
 esemplare
 e
 riproduce
 quanto
 accade
ogni
giorno
nelle
nostre
chiese:
 all’omelia
 di
 Gesù
 su
 Mosè
 e
 i
 profeti


subentra,
 alla
 mensa,
 la
 frazione
 del
 pane
 eucaristico.
 È,
 questo,
 il
 momento
del
dialogo
intimo
di
Dio
col
 suo
 popolo,
 è
 l’atto
 della
 nuova
 alleanza
suggellata
nel
sangue
di
Cristo
 (cf.
 Lc
 22,
 20),
 è
 l’opera
 suprema
 del
 Verbo
 che
 si
 offre
 come
 cibo
 nel
 suo
 corpo
immolato,
è
la
fonte
e
il
culmine
 della
vita
e
della
missione
della
Chiesa.
 La
 narrazione
 evangelica
 dell’ultima
 cena,
memoriale
del
sacrificio
di
Cristo,
 quando
 è
 proclamata
 nella
 celebrazione
 eucaristica,
 nell’invocazione
 dello
 Spirito
 Santo
 diventa
 evento
 e
 sacramento.
 È
 per
 questo
che
il
Concilio
Vaticano
II,
in
un
 passo
di
forte
intensità,
dichiarava:
«La
 Chiesa
 ha
 sempre
 venerato
 le
 divine
 Scritture
 come
 ha
 fatto
 per
 il
 Corpo
 stesso
 di
 Cristo,
 non
 mancando
 mai,
 soprattutto
 nella
 sacra
 liturgia,
 di
 nutrirsi
del
pane
di
vita
dalla
mensa
sia
 della
 Parola
 di
 Dio
 sia
 del
 Corpo
 di
 Cristo,
e
di
porgerlo
ai
fedeli»
(DV
21).
 Si
 dovrà,
 perciò,
 riportare
 al
 centro
 della
 vita
 cristiana
 «la
 liturgia
 della
 parola
 e
 la
 liturgia
 eucaristica,
 congiunte
tra
loro
così
strettamente
da
 formare
un
solo
atto
di
culto»
(SC
56).
 


9.


Il
 terzo
 pilastro
 dell’edificio
 spirituale
 della
 Chiesa,
 casa
 della
 Parola,
 è
 costituito
 dalle
 preghiere,
 intessute
–
come
ricordava
san
Paolo
–
 da
«salmi,
inni,
cantici
spirituali»
(Col
3,
 16).
 Un
 posto
 privilegiato
 è
 occupato
 naturalmente
 dalla
 Liturgia
 delle
 Ore,
 


la
 preghiera
 della
 Chiesa
 per
 eccellenza,
 destinata
 a
 ritmare
 i
 giorni
 e
i
tempi
dell’anno
cristiano,
offrendo,
 soprattutto
 col
 Salterio,
 il
 cibo
 quotidiano
 spirituale
 del
 fedele.
 Accanto
 ad
 essa
 e
 alle
 celebrazioni
 comunitarie
 della
 Parola,
 la
 tradizione
 ha
 introdotto
 la
 prassi
 della
 Lectio
 divina,
 lettura
 orante
 nello
 Spirito
 Santo,
 capace
 di
 schiudere
 al
 fedele
 il
 tesoro
della
Parola
di
Dio,
ma
anche
di
 creare
 l’incontro
 col
 Cristo,
 parola
 divina
 vivente.
Essa
 si
 apre
 con
 la
 lettura
 (lectio)
 del
 testo
 che
 provoca
 una
 domanda
 di
 conoscenza
 autentica
 del
suo
contenuto
reale:
che
cosa
dice
 il
 testo
 biblico
 in
 sé?
 Segue
 la
 meditazione
 (meditatio)
 nella
 quale
 l’interrogativo
 è:
 che
 cosa
 dice
 il
 testo
 biblico
 a
 noi?
 Si
 giunge,
 così,
 alla
 preghiera
 (oratio)
 che
 suppone
 quest’altra
domanda:
che
cosa
diciamo
 noi
 al
 Signore
 in
 risposta
 alla
 sua
 parola?
 E
 si
 conclude
 con
 la
 contemplazione
 (contemplatio)
 durante
 la
 quale
 noi
 assumiamo
 come
 dono
 di
 Dio
 lo
 stesso
 suo
 sguardo
 nel
 giudicare
 la
 realtà
 e
 ci
 domandiamo:
 quale
 conversione
 della
 mente,
 del
 cuore
 e
 della
 vita
 chiede
 a
 noi
 il
 Signore?
Di
 fronte
 al
 lettore
 orante
 della
Parola
di
Dio
si
erge
idealmente
il
 profilo
 di
 Maria,
 la
 madre
 del
 Signore,
 che
 «custodisce
 tutte
 queste
 cose,
 meditandole
 nel
 suo
 cuore»
 (Lc
 2,
 19;
 cf.
 2,
 51),
 cioè
 –
 come
 dice
 l’originale
 greco
–
trovando
il
nodo
profondo
che
 unisce
 eventi,
 atti
 e
 cose,


apparentemente
 disgiunti,
 nel
 grande
 disegno
 divino.
 O
 anche
 si
 può
 presentare
 agli
 occhi
 del
 fedele
 che
 legge
 la
 Bibbia
 l’atteggiamento
 di
 Maria,
sorella
di
Marta,
che
si
asside
ai
 piedi
 del
 Signore
 in
 ascolto
 della
 sua
 parola,
 impedendo
 che
 le
 agitazioni
 esteriori
 assorbano
 totalmente
 l’anima,
 occupando
 anche
 lo
 spazio
 libero
 per
 «la
 parte
 migliore»
 che
 non
 ci
dev’essere
tolta
(cf.
Lc
10,
38‐42).
 


10.
 Eccoci,
 infine,
 davanti
 all’ultima


colonna
 che
 sorregge
 la
 Chiesa,
 casa
 della
parola:
la
koinonía,
la
comunione
 fraterna,
 altro
 nome
 dell’agápe,
 cioè
 dell’amore
 cristiano.
 Come
 ricordava
 Gesù,
 per
 diventare
 suoi
 fratelli
 e
 sue
 sorelle
 bisogna
 essere
 «coloro
 che
 ascoltano
la
Parola
di
Dio
e
la
mettono
 in
 pratica»
 (Lc
 8,
 21).
 L’ascoltare
 autentico
 è
 obbedire
 e
 operare,
 è
 far
 sbocciare
 nella
 vita
 la
 giustizia
 e
 l’amore,
 è
 offrire
 nell’esistenza
 e
 nella
 società
 una
 testimonianza
 nella
 linea
 dell’appello
 dei
 profeti,
 che
 costantemente
 univa
 Parola
 di
 Dio
 e
 vita,
 fede
 e
 rettitudine,
 culto
 e
 impegno
 sociale.
 È
 ciò
 che
 ribadiva
 a
 più
 riprese
 Gesù,
 a
 partire
 dal
 celebre
 monito
 del
 Discorso
 della
 montagna:
 «Non
 chi
 dice:
 Signore,
 Signore!
 entrerà
nel
regno
dei
cieli,
ma
chi
fa
la
 volontà
 del
 Padre
 mio
 che
 è
 nei
 cieli»
 (Mt
 7,
 21).
 In
 questa
 frase
 sembra
 echeggiare
la
parola
divina
proposta
da
 Isaia:
 «Questo
 popolo
 si
 avvicina
 a
 me
 


solo
a
parole
e
mi
invoca
con
le
labbra,
 mentre
 il
 suo
 cuore
 è
 lontano
 da
 me»
 (29,
 13).
 Questi
 ammonimenti
 riguardano
 anche
 le
 Chiese
 quando
 non
 sono
 fedeli
 all’ascolto
 obbediente
 della
 Parola
 di
 Dio.
Essa,
 quindi,
 dev’essere
 visibile
 e
 leggibile
 già
 sul
 volto
stesso
e
nelle
mani
del
credente,
 come
 suggeriva
 san
 Gregorio
 Magno
 che
 vedeva
 in
 san
 Benedetto,
 e
 negli
 altri
 grandi
 uomini
 di
 Dio,
 testimoni
 di
 comunione
 con
 Dio
 e
 coi
 fratelli,
 la
 Parola
di
Dio
fatta
vita.
L’uomo
giusto
e
 fedele
 non
 solo
 “spiega”
 le
 Scritture,
 ma
 le
 “dispiega”
 davanti
 a
 tutti
 come
 realtà
 viva
 e
 praticata.
 È
 per
 questo
 che
 viva
 lectio,
 vita
 bonorum,
 la
 vita
 dei
buoni
è
una
lettura/lezione
vivente
 della
 parola
 divina.
 Era
 già
 stato
 san
 Giovanni
 Crisostomo
 a
 osservare
 che
 gli
 apostoli
 scesero
 dal
 monte
 di
 Galilea,
 ove
 avevano
 incontrato
 il
 Risorto,
senza
nessuna
tavola
di
pietra
 scritta
 come
 era
 accaduto
 a
 Mosè:
 la
 loro
 stessa
 vita
 sarebbe
 divenuta
 da
 quel
momento
il
Vangelo
vivente.
Nella
 casa
 della
 Parola
 divina
 incontriamo
 anche
 i
 fratelli
 e
 le
 sorelle
 delle
 altre
 Chiese
 e
 comunità
 ecclesiali
 che,
 pur
 nelle
 separazioni
 ancora
 esistenti,
 si
 ritrovano
 con
 noi
 nella
 venerazione
 e
 nell’amore
 per
 la
 Parola
 di
 Dio,
 principio
 e
 sorgente
 di
 una
 prima
 e
 reale
 unità,
 anche
 se
 non
 piena.
 Questo
 vincolo
 dev’essere
 sempre
 rafforzato
 attraverso
 le
 traduzioni
 bibliche
comuni,
la
diffusione
del
testo
 sacro,
la
preghiera
biblica
ecumenica,
il


dialogo
 esegetico,
 lo
 studio
 e
 il
 confronto
 tra
 le
 varie
 interpretazioni
 delle
 Sacre
 Scritture,
 lo
 scambio
 dei
 valori
 insiti
 nelle
 diverse
 tradizioni
 spirituali,
l’annuncio
e
la
testimonianza
 comune
 della
 Parola
 di
 Dio
 in
 un
 mondo
secolarizzato.
 




IV.
LE
STRADE
DELLA
PAROLA:
 LA
MISSIONE
 
 «Da
 Sion
 uscirà
 la
 Legge
 e
 da
 Gerusalemme
la
parola
del
Signore»
(Is
 2,
 3).
 La
 Parola
 di
 Dio
 personificata
 “esce”
 dalla
 sua
 casa,
 il
 tempio,
 e
 si
 avvia
 lungo
 le
 strade
 del
 mondo
 per
 incontrare
 il
 grande
 pellegrinaggio
 che
 i
 popoli
 della
 terra
 hanno
 intrapreso
 alla
ricerca
della
verità,
della
giustizia
e
 della
 pace.
 C’è,
 infatti,
 anche
 nella
 moderna
 città
 secolarizzata,
 nelle
 sue
 piazze
 e
 nelle
 sue
 vie
 –
 ove
 sembrano
 dominare
 incredulità
 e
 indifferenza,
 ove
il
male
sembra
prevalere
sul
bene,
 creando
 l’impressione
 della
 vittoria
 di
 Babilonia
su
Gerusalemme
–
un
anelito
 nascosto,
 una
 speranza
 germinale,
 un
 fremito
 d’attesa.
 Come
 si
 legge
 nel
 libro
del
profeta
Amos,
«ecco
verranno
 giorni
 in
 cui
 manderò
 la
 fame
 nel
 paese,
 non
 fame
 di
 pane
 né
 sete
 di
 acqua,
 ma
 di
 ascoltare
 la
 parola
 del
 Signore»
 (8,
 11).
 A
 questa
 fame
 vuole
 rispondere
la
missione
evangelizzatrice
 della
Chiesa.
Anche
il
Cristo
risorto
agli
 apostoli
 esitanti
 lancia
 l’appello
 a
 uscire
 dai
 confini
 del
 loro
 orizzonte
 protetto:
«Andate
e
fate
discepoli
tutti
 i
 popoli…
 insegnando
 loro
 a
 osservare
 tutto
ciò
che
vi
ho
comandato»
(Mt
28,
 19‐20).
 La
 Bibbia
 è
 tutta
 attraversata
 da
 appelli
 a
 “non
 tacere”,
 a
 “gridare
 con
forza”,
ad
“annunciare
la
parola
al
 momento
 opportuno
 e
 non
 opportuno”,
 ad
 essere
 sentinelle
 che
 lacerano
il
silenzio
dell’indifferenza.
 Le


strade
che
si
aprono
davanti
a
noi
non
 sono
 ora
 soltanto
 quelle
 sulle
 quali
 si
 incamminava
 san
 Paolo
 o
 i
 primi
 evangelizzatori
 e,
 dietro
 di
 loro,
 tutti
 i
 missionari
 che
 s’inoltrano
 verso
 le
 genti
in
terre
lontane.
 


11.
 La
 comunicazione
 stende
 ora
 una
rete
che
avvolge
tutto
il
globo
e
un
 nuovo
 significato
 acquista
 l’appello
 di
 Cristo:
 «Quello
 che
 vi
 dico
 nelle
 tenebre
 ditelo
 nella
 luce,
 quello
 che
 ascoltate
 all’orecchio
 predicatelo
 sulle
 terrazze»
 (Mt
 10,
 27).
 Certo,
 la
 parola
 sacra
 deve
 avere
 una
 sua
 prima
 trasparenza
 e
 diffusione
 attraverso
 il
 testo
 stampato,
 con
 traduzioni
 eseguite
 secondo
 la
 variegata
 molteplicità
 delle
 lingue
 del
 nostro
 pianeta.
Ma
la
voce
della
parola
divina
 deve
 risuonare
 anche
 attraverso
 la
 radio,
 le
 arterie
 informatiche
 di
 Internet,
 i
 canali
 della
 diffusione
 virtuale
on
line,
i
CD,
i
DVD,
gli
podcast
 e
 così
 via;
 deve
 apparire
 sugli
 schermi
 televisivi
 e
 cinematografici,
 nella
 stampa,
 negli
 eventi
 culturali
 e
 sociali.
Questa
 nuova
 comunicazione,
 rispetto
 a
 quella
 tradizionale,
 ha
 adottato
una
sua
specifica
grammatica
 espressiva
 ed
 è,
 quindi,
 necessario
 essere
 attrezzati
 non
 solo
 tecnicamente,
ma
anche
culturalmente
 per
 questa
 impresa.
 In
 un
 tempo
 dominato
 dall’immagine,
 proposta
 in
 particolare
 da
 quel
 mezzo
 egemone
 della
 comunicazione
 che
 è
 la
 


televisione,
significativo
e
suggestivo
è
 ancor
 oggi
 il
 modello
 privilegiato
 da
 Cristo.
 Egli
 ricorreva
 al
 simbolo,
 alla
 narrazione,
 all’esempio,
 all’esperienza
 quotidiana,
alla
parabola:
«Parlava
loro
 di
 molte
 cose
 in
 parabole…
 e
 fuor
 di
 parabola
 non
 diceva
 nulla
 alle
 folle»
 (Mt
 13,
 3.34).
 Gesù
 nel
 suo
 annuncio
 del
regno
di
Dio
non
passava
mai
sopra
 le
 teste
 dei
 suoi
 interlocutori
 con
 un
 linguaggio
vago,
astratto
ed
etereo,
ma
 li
 conquistava
 partendo
 proprio
 dalla
 terra
ove
erano
piantati
i
loro
piedi
per
 condurli,
 dalla
 quotidianità,
 alla
 rivelazione
 del
 regno
 dei
 cieli.
 Significativa
 diventa,
 allora,
 la
 scena
 evocata
da
Giovanni:
«Alcuni
volevano
 arrestare
 Gesù,
 ma
 nessuno
 mise
 le
 mani
su
di
lui.
Le
guardie
tornarono
dai
 capi
dei
sacerdoti
e
dai
farisei
e
questi
 dissero
 loro:
 Perché
 non
 lo
 avete
 condotto
 qui?
 Risposero
 le
 guardie:
 Mai
 un
 uomo
 ha
 parlato
 così!»
 (7,
 44‐ 46).
 


12.
 Cristo
 avanza
 lungo
 le
 vie
 delle


nostre
 città
 e
 sosta
 davanti
 alle
 soglie
 delle
nostre
case:
«Ecco,
sto
alla
porta
 e
 busso.
 Se
 qualcuno
 ascolta
 la
 mia
 voce
 e
 apre
 la
 porta,
 io
 verrò
 da
 lui,
 cenerò
 con
 lui
 ed
 egli
 con
 me»
 (Ap
 3,
 20).
 La
 famiglia,
 racchiusa
 tra
 le
 mura
 domestiche
 con
 le
 sue
 gioie
 e
 i
 suoi
 drammi,
è
uno
spazio
fondamentale
in
 cui
 far
 entrare
 la
 Parola
 di
 Dio.
 La
 Bibbia
 è
 tutta
 costellata
 di
 piccole
 e
 grandi
 storie
 familiari
 e
 il
 Salmista


raffigura
 con
 vivacità
 il
 quadretto
 sereno
 di
 un
 padre
 assiso
 alla
 mensa,
 circondato
dalla
sua
sposa,
simile
a
vite
 feconda,
 e
 dai
 figli,
 «virgulti
 d’ulivo»
 (Sal
 128).
 La
 stessa
 cristianità
 delle
 origini
 celebrava
 la
 liturgia
 nella
 quotidianità
 di
 una
 casa,
 così
 come
 Israele
 affidava
 alla
 famiglia
 la
 celebrazione
 della
 pasqua
 (cf.
 Es
 12,
 21‐27).
 La
 trasmissione
 della
 Parola
 di
 Dio
 avviene
 proprio
 attraverso
 la
 linea
 generazionale,
 per
 cui
 i
 genitori
 diventano
 «i
 primi
 araldi
 della
 fede»
 (LG
 11).
 Ancora
 il
 Salmista
 ricordava
 che
 «ciò
 che
 abbiamo
 udito
 e
 conosciuto
 e
 i
 nostri
 padri
 ci
 hanno
 raccontato
 non
 lo
 terremo
 nascosto
 ai
 nostri
 figli,
 raccontando
 alla
 generazione
 futura
 le
 azioni
 gloriose
 e
 potenti
del
Signore
e
le
meraviglie
che
 egli
 ha
 compiuto…e
 anch’essi
 sorgeranno
 a
 raccontarlo
 ai
 loro
 figli»
 (Sal
 78,
 3‐4.6).
Ogni
 casa
 dovrà,
 allora,
 avere
 la
 sua
 Bibbia
 e
 custodirla
 in
 modo
 concreto
 e
 dignitoso,
 leggerla
 e
 con
 essa
 pregare,
 mentre
 la
 famiglia
 dovrà
 proporre
 forme
 e
 modelli
 di
 educazione
 orante,
 catechetica
 e
 didattica
 sull’uso
 delle
 Scritture,
 perché
 «giovani
 e
 ragazze,
 vecchi
 insieme
 ai
 bambini»
 (Sal
 148,
 12)
 ascoltino,
 comprendano,
 lodino
 e
 vivano
la
Parola
di
Dio.
In
particolare
le
 nuove
 generazioni,
 i
 bambini
 e
 i
 giovani,
dovranno
essere
destinatari
di
 un’appropriata
 e
 specifica
 pedagogia
 che
li
conduca
a
provare
il
fascino
della
 figura
 di
 Cristo,
 aprendo
 la
 porta
 della
 


loro
intelligenza
e
del
loro
cuore,
anche
 attraverso
l’incontro
e
la
testimonianza
 autentica
dell’adulto,
l’influsso
positivo
 degli
amici
e
la
grande
compagnia
della
 comunità
ecclesiale.
 


13.
 Gesù,
 nella
 sua
 parabola
 del
 seminatore,
 ci
 ricorda
 che
 ci
 sono
 terreni
 aridi,
 sassosi,
 soffocati
 dai
 rovi
 (cf.
 Mt
 13,
 3‐7).
 Chi
 si
 inoltra
 per
 le
 strade
 del
 mondo
 scopre
 anche
 i
 bassifondi
ove
si
annidano
sofferenze
e
 povertà,
 umiliazioni
 e
 oppressioni,
 emarginazioni
 e
 miserie,
 malattie
 fisiche
 e
 psichiche
 e
 solitudini.
 Spesso
 le
pietre
delle
strade
sono
insanguinate
 dalle
 guerre
 e
 dalle
 violenze,
 nei
 palazzi
 del
 potere
 la
 corruzione
 s’incrocia
 con
 l’ingiustizia.
 Si
 leva
 il
 grido
dei
perseguitati
per
la
fedeltà
alla
 loro
coscienza
e
alla
loro
fede.
C’è
chi
è
 travolto
 dalla
 crisi
 esistenziale
 o
 ha
 l’anima
 priva
 di
 un
 significato
 che
 dia
 senso
e
valore
allo
stesso
vivere.
Simili
 a
«ombre
che
passano,
a
un
soffio
che
 s’affanna»
 (Sal
 39,
 7),
 molti
 sentono
 incombere
 su
 di
 sé
 anche
 il
 silenzio
 di
 Dio,
 la
 sua
 apparente
 assenza
 e
 indifferenza:
 «Fino
 a
 quando,
 Signore,
 continuerai
 a
 dimenticarmi?
 Fino
 a
 quando
 mi
 nasconderai
 il
 tuo
 volto?»
 (Sal
13,
2).
E
alla
fine
si
erge
davanti
a
 tutti
 il
 mistero
 della
 morte.
Questo
 immenso
 respiro
 di
 dolore
 che
 sale
 dalla
terra
al
cielo
è
ininterrottamente
 rappresentato
 dalla
 Bibbia,
 che
 propone
 appunto
 una
 fede
 storica
 e


incarnata.
Basterebbe
solo
pensare
alle
 pagine
 segnate
 dalla
 violenza
 e
 dall’oppressione,
 al
 grido
 acre
 e
 continuo
 di
 Giobbe,
 alle
 veementi
 suppliche
 salmiche,
 alla
 sottile
 crisi
 interiore
 che
 percorre
 l’anima
 di
 Qohelet,
 alle
 vigorose
 denuncie
 profetiche
 contro
 le
 ingiustizie
 sociali.
 Senza
 attenuanti
 è,
 poi,
 la
 condanna
 del
 peccato
 radicale
 che
 appare
 in
 tutta
 la
 sua
 potenza
 devastante
 fin
 dagli
 esordi
 dell’umanità
 in
 un
 testo
 fondamentale
 della
 Genesi
 (c.
 3).
 Infatti,
 il
 “mistero
 di
 iniquità”
 è
 presente
 e
 agisce
 nella
 storia,
 ma
 è
 svelato
dalla
Parola
di
Dio
che
assicura
 in
 Cristo
 la
 vittoria
 del
 bene
 sul
 male.
Ma
 soprattutto
 nelle
 Scritture
 a
 dominare
è
la
figura
di
Cristo
che
apre
 il
 suo
 ministero
 pubblico
 proprio
 con
 un
 annuncio
 di
 speranza
 per
 gli
 ultimi
 della
 terra:
 «Lo
 Spirito
 del
 Signore
 è
 sopra
 di
 me;
 per
 questo
 mi
 ha
 consacrato
 con
 l’unzione
 e
 mi
 ha
 mandato
 a
 portare
 ai
 poveri
 il
 lieto
 annuncio,
a
proclamare
ai
prigionieri
la
 liberazione
 e
 ai
 ciechi
 la
 vista;
 a
 rimettere
 in
 libertà
 gli
 oppressi,
 a
 proclamare
 l’anno
 di
 grazia
 del
 Signore»
 (Lc
 4,
 18‐19).
 Le
 sue
 mani
 si
 posano
 ripetutamente
 su
 carni
 malate
 o
 infette,
 le
 sue
 parole
 proclamano
 la
 giustizia,
 infondono
 coraggio
 agli
 infelici,
 donano
 perdono
 ai
 peccatori.
 Alla
 fine,
 lui
 stesso
 si
 accosta
 al
 livello
 più
basso,
«svuotando
se
stesso»
della
 sua
 gloria,
 «assumendo
 la
 condizione
 di
 servo,
 diventando
 simile
 agli
 


uomini…,
 umiliando
 se
 stesso
 e
 facendosi
obbediente
fino
alla
morte
e
 a
una
morte
di
croce»
(Fil
2,
7‐8).
Così,
 egli
prova
la
paura
del
morire
(«Padre,
 se
 è
 possibile,
 passi
 da
 me
 questo
 calice!»),
 sperimenta
 la
 solitudine
 con
 l’abbandono
 e
 il
 tradimento
 degli
 amici,
 penetra
 nell’oscurità
 del
 più
 crudele
 dolore
 fisico
 con
 la
 crocifissione
 e
 persino
 nella
 tenebra
 del
 silenzio
 del
 Padre
 («Dio
 mio,
 Dio
 mio,
 perché
 mi
 hai
 abbandonato?»)
 e
 giunge
 all’abisso
 ultimo
 di
 ogni
 uomo,
 quello
della
morte
(«lanciando
un
forte
 grido,
 spirò»).
 Veramente
 a
 lui
 si
 può
 applicare
 la
 definizione
 che
 Isaia
 riserva
al
Servo
del
Signore:
«uomo
dei
 dolori
 che
 ben
 conosce
 il
 patire»
 (53,
 3).
Eppure
egli,
anche
in
quel
momento
 estremo,
non
cessa
di
essere
il
Figlio
di
 Dio:
nella
sua
solidarietà
d’amore
e
col
 sacrificio
 di
 sé
 depone
 nel
 limite
 e
 nel
 male
 dell’umanità
 un
 seme
 di
 divinità,
 ossia
 un
 principio
 di
 liberazione
 e
 di
 salvezza;
col
suo
donarsi
a
noi
irradia
di
 redenzione
 il
 dolore
 e
 la
 morte,
 da
 lui
 assunti
 e
 vissuti,
 e
 apre
 anche
 a
 noi
 l’alba
della
risurrezione.
Il
cristiano
ha,
 allora,
la
missione
di
annunciare
questa
 parola
divina
di
speranza,
attraverso
la
 sua
 condivisione
 coi
 poveri
 e
 i
 sofferenti,
 attraverso
 la
 testimonianza
 della
 sua
 fede
 nel
 Regno
 di
 verità
 e
 di
 vita,
di
santità
e
di
grazia,
di
giustizia,
di
 amore
 e
 di
 pace,
 attraverso
 la
 vicinanza
 amorosa
 che
 non
 giudica
 e
 condanna,
 ma
 che
 sostiene,
 illumina,
 conforta
 e
 perdona,
 sulla
 scia
 delle


parole
di
Cristo:
«Venite
a
me,
voi
tutti
 che
siete
stanchi
e
oppressi
e
io
vi
darò
 ristoro»
(Mt
11,
28).
 


14.
Sulle
strade
del
mondo
la
parola


divina
 genera
 per
 noi
 cristiani
 un
 incontro
 intenso
 col
 popolo
 ebraico
 a
 cui
 siamo
 intimamente
 legati
 attraverso
il
comune
 riconoscimento
e
 amore
 per
 le
 Scritture
 dell’Antico
 Testamento
 e
 perché
 da
 Israele
 «proviene
 il
 Cristo
 secondo
 la
 carne»
 (Rm
 9,
 5).
 Tutte
 le
 pagine
 sacre
 ebraiche
 illuminano
 il
 mistero
 di
 Dio
 e
 dell’uomo,
rivelano
tesori
di
riflessione
 e
 di
 morale,
 delineano
 il
 lungo
 itinerario
della
storia
della
salvezza
fino
 al
 suo
 pieno
 compimento,
 illustrano
 con
 vigore
 l’incarnazione
 della
 parola
 divina
 nelle
 vicende
 umane.
 Esse
 ci
 permettono
 di
 comprendere
 in
 pienezza
 la
 figura
 di
 Cristo,
 il
 quale
 aveva
dichiarato
di
«non
essere
venuto
 ad
 abolire
 la
 Legge
 e
 i
 Profeti,
 ma
 a
 dare
ad
essi
pieno
compimento»
(Mt
5,
 17),
 sono
 via
 di
 dialogo
 col
 popolo
 dell’elezione
 che
 ha
 ricevuto
 da
 Dio
 «l’adozione
a
figli,
la
gloria,
le
alleanze,
 la
 legislazione,
 il
 culto,
 le
 promesse»
 (Rm
9,
4),
e
ci
consentono
di
arricchire
 la
 nostra
 interpretazione
 delle
 Sacre
 Scritture
 con
 le
 risorse
 feconde
 della
 tradizione
 esegetica
 giudaica.
«Benedetto
sia
l’egiziano
mio
 popolo,
l’assiro
opera
delle
mie
mani
e
 Israele
 mia
 eredità»
 (Is
 19,
 25).
 Il
 Signore
 stende,
 quindi,
 il
 manto
 


protettivo
 della
 sua
 benedizione
 su
 tutti
i
popoli
della
terra,
desideroso
che
 «tutti
 gli
 uomini
 siano
 salvati
 e
 giungano
 alla
 conoscenza
 della
 verità»
 (1Tm
2,
4).
Anche
noi
cristiani,
lungo
le
 strade
 del
 mondo,
 siamo
 invitati
 –
 senza
 cadere
 nel
 sincretismo
 che
 confonde
 e
 umilia
 la
 propria
 identità
 spirituale
 –
 a
 entrare
 in
 dialogo
 con
 rispetto
 nei
 confronti
 degli
 uomini
 e
 delle
 donne
 delle
 altre
 religioni,
 che
 ascoltano
 e
 praticano
 fedelmente
 le
 indicazioni
dei
loro
libri
sacri,
a
partire
 dall’Islam
 che
 nella
 sua
 tradizione
 accoglie
 innumerevoli
 figure,
 simboli
 e
 temi
 biblici
 e
 che
 ci
 offre
 la
 testimonianza
 di
 una
 fede
 sincera
 nel
 Dio
 unico,
 compassionevole
 e
 misericordioso,
 Creatore
 di
 tutto
 l’essere
 e
 Giudice
 dell’umanità.
Il
 cristiano
trova,
inoltre,
sintonie
comuni
 con
 le
 grandi
 tradizioni
 religiose
 dell’Oriente
che
ci
insegnano
nelle
loro
 testi
 sacri
 il
 rispetto
 della
 vita,
 la
 contemplazione,
 il
 silenzio,
 la
 semplicità,
 la
 rinuncia,
 come
 accade
 nel
 buddhismo.
 Oppure,
 come
 nell’induismo,
 esaltano
 il
 senso
 della
 sacralità,
il
sacrificio,
il
pellegrinaggio,
il
 digiuno,
i
simboli
sacri.
O
ancora,
come
 nel
 confucianesimo,
 insegnano
 la
 sapienza
 e
 i
 valori
 familiari
 e
 sociali.
 Anche
 alle
 religioni
 tradizionali
 con
 i
 loro
 valori
 spirituali
 espressi
 nei
 riti
 e
 nelle
culture
orali,
vogliamo
prestare
la
 nostra
cordiale
attenzione
e
intrecciare
 con
loro
un
rispettoso
dialogo.
Anche
a
 quanti
 non
 credono
 in
 Dio,
 ma
 che
 si


sforzano
 di
 «praticare
 la
 giustizia,
 amare
 la
 bontà,
 camminare
 con
 umiltà»
 (Mi
 6,
 8),
 dobbiamo
 con
 loro
 lavorare
 per
 un
 mondo
 più
 giusto
 e
 pacificato,
e
offrire
in
dialogo
la
nostra
 genuina
 testimonianza
 della
 Parola
 di
 Dio
che
può
rivelare
a
loro
nuovi
e
più
 alti
orizzonti
di
verità
e
di
amore.
 


15.
 Nella
 sua
 Lettera
 agli
 artisti


(1999),
Giovanni
Paolo
II
ricordava
che
 «la
S.
Scrittura
è
diventata
una
sorta
di
 “immenso
 vocabolario”
 (Paul
 Claudel)
 e
 di
 “atlante
 iconografico”
 (Marc
 Chagall),
 a
 cui
 hanno
 attinto
 la
 cultura
 e
 l’arte
 cristiana»
 (n.
 5).
 Goethe
 era
 convinto
che
il
Vangelo
fosse
la
«lingua
 materna
dell’Europa».
La
Bibbia,
come
 ormai
 si
 è
 soliti
 dire,
 è
 «il
 grande
 codice»
 della
 cultura
 universale:
 gli
 artisti
 hanno
 idealmente
 intinto
 il
 loro
 pennello
 in
 quell’alfabeto
 colorato
 di
 storie,
 simboli,
 figure
 che
 sono
 le
 pagine
bibliche;
i
musicisti
è
attorno
ai
 testi
 sacri,
 soprattutto
 salmici,
 che
 hanno
 intessuto
 le
 loro
 armonie;
 gli
 scrittori
hanno
per
secoli
ripreso
quelle
 antiche
 narrazioni
 che
 divenivano
 parabole
 esistenziali;
 i
 poeti
 si
 sono
 interrogati
 sul
 mistero
 dello
 spirito,
 sull’infinito,
 sul
 male,
 sull’amore,
 sulla
 morte
e
sulla
vita
spesso
raccogliendo
i
 fremiti
poetici
che
animavano
le
pagine
 bibliche;
 i
 pensatori,
 gli
 uomini
 di
 scienza
e
la
stessa
società
avevano
non
 di
rado
come
riferimento,
sia
pure
per
 contrasto,
 le
 concezioni
 spirituali
 ed
 


etiche
 (si
 pensi
 al
 Decalogo)
 della
 Parola
di
Dio.
Anche
quando
la
figura
o
 l’idea
 presente
 nelle
 Scritture
 veniva
 deformata,
si
riconosceva
che
essa
era
 imprescindibile
 e
 costitutiva
 della
 nostra
 civiltà.
È
 per
 questo
 che
 la
 Bibbia
–
la
quale
ci
insegna
anche
la
via
 pulchritudinis,
 cioè
 il
 percorso
 della
 bellezza
 per
 comprendere
 e
 raggiungere
 Dio
 («cantate
 a
 Dio
 con
 arte!»,
 ci
 invita
 il
 Sal
 47,
 8)
 –
 è
 necessaria
 non
 solo
 al
 credente,
 ma
 a
 tutti
per
riscoprire
i
significati
autentici
 delle
 varie
 espressioni
 culturali
 e
 soprattutto
 per
 ritrovare
 la
 nostra
 stessa
 identità
 storica,
 civile,
 umana
 e
 spirituale.
 È
 in
 essa
 la
 radice
 della
 nostra
 grandezza
 ed
 è
 attraverso
 essa
 che
 noi
 possiamo
 presentarci
 con
 un
 nobile
 patrimonio
 alle
 altre
 civiltà
 e
 culture,
 senza
 nessun
 complesso
 di
 inferiorità.
 La
 Bibbia
 dovrebbe,
 quindi,
 essere
 da
 tutti
 conosciuta
 e
 studiata,
 sotto
 questo
 straordinario
 profilo
 di
 bellezza
 e
 di
 fecondità
 umana
 e
 culturale.
Tuttavia,
 la
 Parola
 di
 Dio
 –
 per
 usare
 una
 significativa
 immagine
 paolina
 –
 «non
 è
 incatenata»
 (2
 Tm
 2,
 9)
a
una
cultura;
anzi,
aspira
a
 varcare
 le
frontiere
e
proprio
l’Apostolo
è
stato
 un
 eccezionale
 artefice
 di
 inculturazione
 del
 messaggio
 biblico
 entro
 nuove
 coordinate
 culturali.
 È
 ciò
 che
 la
 Chiesa
 è
 chiamata
 a
 fare
 anche
 oggi
 attraverso
 un
 processo
 delicato
 ma
necessario,
che
ha
ricevuto
un
forte
 impulso
 dal
 magistero
 di
 Papa
 Benedetto
XVI.
Essa
deve
far
penetrare


la
Parola
di
Dio
nella
molteplicità
delle
 culture
 ed
 esprimerla
 secondo
 i
 loro
 linguaggi,
 le
 loro
 concezioni,
 i
 loro
 simboli
 e
 le
 loro
 tradizioni
 religiose.
 Deve,
 però,
 essere
 sempre
 capace
 di
 custodire
 la
 genuina
 sostanza
 dei
 suoi
 contenuti,
 sorvegliando
 e
 controllando
 i
 rischi
 di
 degenerazione.
La
 Chiesa
 deve,
 quindi,
 far
 brillare
 i
 valori
 che
 la
 Parola
 di
 Dio
 offre
 alle
 altre
 culture,
 così
 che
 ne
 siano
 purificate
 e
 fecondate.
Come
aveva
detto
Giovanni
 Paolo
 II
 all’episcopato
 del
 Kenya
 durante
 il
 suo
 viaggio
 in
 Africa
 nel
 1980,
 «l’inculturazione
 sarà
 realmente
 un
riflesso
dell’incarnazione
del
Verbo,
 quando
 una
 cultura,
 trasformata
 e
 rigenerata
 dal
 Vangelo,
 produce
 nella
 sua
 propria
 tradizione
 espressioni
 originali
 di
 vita,
 di
 celebrazione,
 di
 pensiero
cristiano».
 
 




CONCLUSIONE
 
 «La
 voce
 che
 avevo
 udito
 dal
 cielo
 mi
 disse:
“Prendi
il
libro
aperto
dalla
mano
 dell’angelo…”.
 E
 l’angelo
 mi
 disse:
 “Prendilo
 e
 divoralo;
 ti
 riempirà
 di
 amarezza
le
viscere,
ma
in
bocca
ti
sarà
 dolce
come
il
miele”.
Presi
quel
piccolo
 libro
dalle
mani
dell’angelo
e
lo
divorai;
 in
 bocca
 lo
 sentii
 dolce
 come
 il
 miele,
 ma
 come
 l’ebbi
 inghiottito,
 ne
 sentii
 nelle
 viscere
 tutta
 l’amarezza»
 (Ap
 10,
 8‐11).
Fratelli
 e
 sorelle
 di
 tutto
 il
 mondo,
 accogliamo
 anche
 noi
 questo
 invito;
 accostiamoci
 alla
 mensa
 della
 Parola
 di
 Dio,
 così
 da
 nutrirci
 e
 vivere
 «non
 soltanto
 di
 pane
 ma
 anche
 di
 quanto
 esce
 dalla
 bocca
 del
 Signore»
 (Dt
 8,
 3;
 Mt
 4,
 4).
 La
 Sacra
 Scrittura
 ‐
 come
 affermava
 una
 grande
 figura
 della
cultura
cristiana
‐
«ha
passi
adatti
 a
consolare
tutte
le
condizioni
umane
e
 passi
 adatti
 a
 intimorire
 in
 tutte
 le
 condizioni»
 (B.
 Pascal,
 Pensieri,
 n.
 532
 ed.
 Brunschvicg).
La
 Parola
 di
 Dio,
 infatti,
 è
 «più
 dolce
 del
 miele
 e
 di
 un
 favo
stillante»
(Sal
19,
11),
è
«lampada
 per
 i
 passi
 e
 luce
 sul
 cammino»
 (Sal
 119,
105),
ma
è
anche
«
come
il
fuoco
 ardente
e
come
un
martello
che
spacca
 la
 roccia»
 (Ger
 23,
 29).
 È
 come
 una
 pioggia
che
irriga
la
terra,
la
feconda
e
 la
 fa
 germogliare,
 facendo
 così
 fiorire
 anche
 l’aridità
 dei
 nostri
 deserti
 spirituali
(cf.
Is
55,
10‐11).
Ma
è
anche
 «viva,
 efficace
 e
 più
 tagliente
 di
 ogni
 spada
 a
 doppio
 taglio;
 essa
 penetra
 fino
 al
 punto
 di
 divisione
 dell’anima
 e


dello
 spirito,
 fino
 alle
 giunture
 e
 alle
 midolla,
 e
 discerne
 i
 sentimenti
 e
 i
 pensieri
del
cuore»
(Eb
4,
12).
Il
nostro
 sguardo
si
rivolge
con
affetto
a
tutti
gli
 studiosi,
 ai
 catechisti
 e
 agli
 altri
 servitori
 della
 Parola
 di
 Dio
 per
 esprimere
ad
essi
la
nostra
più
intensa
 e
 cordiale
 gratitudine
 per
 il
 loro
 prezioso
 e
 importante
 ministero.
 Ci
 rivolgiamo
anche
ai
nostri
fratelli
e
alle
 nostre
 sorelle
 che
 sono
 perseguitati
 o
 che
 sono
 messi
 a
 morte
 a
 causa
 della
 Parola
di
Dio
e
della
testimonianza
che
 rendono
 al
 Signore
 Gesù
 (cf.
 Ap
 6,
 9):
 quali
 testimoni
 e
 martiri
 ci
 raccontano
 “la
 forza
 della
 parola”
 (Rm
 1,
 16),




origine
 della
 loro
 fede,
 della
 loro
 speranza
 e
 del
 loro
 amore
 per
 Dio
 e
 per
gli
uomini.
Creiamo
ora
silenzio
per
 ascoltare
 con
 efficacia
 la
 parola
 del
 Signore
 e
 conserviamo
 il
 silenzio
 dopo
 l’ascolto,
 perché
 essa
 continuerà
 a
 dimorare,
 a
 vivere
 e
 a
 parlare
 a
 noi.
 Facciamola
 risuonare
 all’inizio
 del
 nostro
 giorno
 perché
 Dio
 abbia
 la
 prima
 parola
 e
 lasciamola
 echeggiare
 in
 noi
 alla
 sera
 perché
 l’ultima
 parola
 sia
 di
 Dio.
Cari
 fratelli
 e
 sorelle,
 «vi
 salutano
tutti
coloro
che
sono
con
noi.
 Salutate
tutti
quelli
che
ci
amano
nella
 fede.
La
grazia
sia
con
tutti
voi!»
(Tt
3,
 15).

CANTICO
DI
ZACCARIA

 


(Lc
1,
68‐79)



 


Benedetto
il
Signore
Dio
d'Israele,
 perché
ha
visitato
e
riscattato
il
suo
popolo,

 e
ha
suscitato
per
noi
una
forza
di
salvezza
 nella
casa
di
David,
suo
servo
 


Come
un
tempo
aveva
parlato
 per
bocca
dei
suoi
santi,
i
profeti:

 ecco
la
salvezza
dai
nostri
nemici,
 e
dalla
mano
di
quanti
ci
odiano.
 


Così
ha
fatto
misericordia
ai
nostri
padri,
 e
si
è
ricordato
della
sua
santa
alleanza
 del
giuramento
fatto
ad
Abramo,
nostro
padre:
 


ci
concede,
liberati
dalla
mano
dei
nemici,

 di
servirlo
senza
timore
sotto
il
suo
sguardo
 in
santità
e
giustizia
per
tutti
i
nostri
giorni.
 


E
tu
che
ora
sei
piccolo
 sarai
chiamato
profeta
dell'Altissimo
 camminerai
davanti
al
Signore
 per
preparare
le
sue
vie
 


per
dare
al
suo
popolo
la
conoscenza
della
salvezza
 nella
remissione
dei
suoi
peccati,
 grazie
alle
viscere
di
misericordia
del
nostro
Dio,
 ci
visiterà
il
sole
che
spunta
dall’alto
 


per
rischiarare
chi
giace
nelle
tenebre
 e
nell'ombra
della
morte

 e
dirigere
i
nostri
passi
sulla
via
della
pace.

 


CANTICO
DI
MARIA

 (Lc
1,
46‐55)



 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 L1:

 L'anima
mia
magnifica
il
Signore
 il
mio
spirito
esulta
in
Dio,
mio
Salvatore,
 


poiché
ha
guardato
l'umiltà
della
sua
serva
 tutte
le
generazioni
ormai
mi
chiameranno
“beata”.
 








Il
Potente
ha
fatto
in
me
cose
grandi
 sì,
il
suo
nome
è
santo:
 la
sua
misericordia
di
generazione
in
generazione

 ricopre
coloro
che
lo
temono.



L2:

 interviene
con
la
forza
del
suo
braccio
 L1:
 disperde
i
superbi
nei
pensieri
del
loro
cuore;

 


L2:
 abbatte
i
potenti
dai
troni
 L1:
 innalza
gli
umili,
 


L2:
 ricolma
di
beni
gli
affamati,
 L1:
 rimanda
i
ricchi
a
mani
vuote.

 


L2:
 Sostiene
Israele
suo
servo
 L1:

 ricordandosi
della
sua
misericordia,

 








come
aveva
parlato
ai
nostri
padri,
 ad
Abramo
e
alla
sua
discendenza
per
sempre.