Genere, identità e razzismo nell'Italia ... definizioni di genere, il razzismo con la
teorizzazione dell'italiano ... 1 Elisabetta Ruspini, in un suo saggio orien- tativo ...
COLLANA DIDATTICA DEL DIPARTIMENTO DI STORIA, CULTURE, RELIGIONI “SAPIENZA” UNIVERSITÀ DI ROMA
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Direttore Mariano PAVANELLO Direttore del Dipartimento di Storia, Culture, Religioni “Sapienza” Università di Roma
Comitato scientifico Orsola AMORE Alberto CAMPLANI Anna IUSO Segreteria di redazione Michela GUERRATO (Coordinamento) Stefano MALTESE Elisa VASCONI
COLLANA DIDATTICA DEL DIPARTIMENTO DI STORIA, CULTURE, RELIGIONI “SAPIENZA” UNIVERSITÀ DI ROMA
Il Dipartimento di Storia, Culture, Religioni della Sapienza (http://www.dipscr.uniroma1.it/), attraverso la sua collana didattica, si propone di offrire agli studenti, in una forma accessibile e organizzata, i materiali didattici (dispense, raccolte di fonti, articoli, ecc.) previsti nei moduli di insegnamento impartiti dai propri docenti. Questa collana ha quindi l’obiettivo primario di essere uno strumento utile innanzitutto per gli studenti, ma anche per i docenti che potranno così mettere agevolmente a disposizione della comunità universitaria testi anche originali finalizzati all’insegnamento. Mariano Pavanello Direttore del Dipartimento Storia, Culture, Religioni
Alessandro Visani Genere, identità e razzismo nell’Italia fascista Prefazione di Anna Maria Isastia
Copyright © MMXII Alessandro Visani *** Copyright © MMXII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it
[email protected] via Raffaele Garofalo, 133/A–B 00173 Roma (06) 93781065
ISBN
978-88-548-4629-6
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: marzo 2012
A Carolina, magica meraviglia
Indice 11
Prefazione
13
Introduzione
27
Capitolo I Fuori dalla norma: lesbiche e lesbismo
35
Capitolo II “Pederasti e invertiti”: gli omosessuali maschi
45
Capitolo III L’uomo nuovo vivente: Mussolini come modello di maschilità fascista
57
Capitolo IV L’uomo nuovo immaginario
65
Capitolo V Ideologia e famiglia
75
Capitolo VI Moglie e madre
87
Capitolo VII Politica e religione
97
Capitolo VIII Matrimonio, famiglia e modello cattolico
107
Capitolo IX L’Etiopia e la svolta razzista
9
Indice 10
117
Capitolo X Protestanti
125
Capitolo XI Gli ebrei
135
Capitolo XII Il gesuita di Mussolini
141
Capitolo XIII Le “cattive influenze”
147
Capitolo XIV La via italiana all’antisemitismo
153
Capitolo XV “Fasciste d’Italia”: Ines Donati e Claretta Petacci
163
Bibliografia orientativa
169
Indice dei nomi
Prefazione Scopo di questo studio è quello di fornire degli orientamenti di base su temi che non si pretende di trattare in modo esaustivo data la loro complessità, anche a livello di terminologia, e in un momento in cui, sia a livello accademico sia come percezione collettiva, non esiste unanimità di vedute circa teoria e definizioni. Il contesto storico nel quale ci si cala, quello degli anni del regime, aggiunge inoltre una serie di problematicità, data la natura sfuggente dell’ideologia fascista che, come noto, a differenza di altre, non ha una sua ortodossia ben codificata ed esplicita. Detto in altre parole, il dibattito, in campi diversi, appare molto fluido nel ventennio, tanto quanto quello degli storici a livello di interpretazione. Certo, possiamo ormai contare su alcuni punti fermi largamente riconosciuti e accettati, ma a ben guardare, quando ci si muove nel vischioso campo delle definizioni, la cosa appare immediatamente più complessa del previsto. Le tre categorie (chiamiamole così per comodità), a cui si fa cenno in questo lavoro, si intrecciano indissolubilmente l’una nell’altra: l’identità ebraica con l’antisemitismo, l’ideale di donna fascista con le definizioni di genere, il razzismo con la teorizzazione dell’italiano nuovo, il modello di maschio fascista con l’omosessualità, la potente influenza del Vaticano sulla prassi politica di governo con il concetto di moralità e l’educazione della gioventù e così via, in un organico gioco di richiami e rimandi che a volte può apparire inestricabile. Trovare il filo o almeno suggerirne alcuni tra i possibili, è tra gli obiettivi di questo saggio che vuole essere uno strumento di introduzione agli studi di genere, al problema dell’identità (o meglio delle identità), alla politica razzista, fornendo il contributo di documenti d’archivio e fonti inedite, provenienti da luoghi diversi. Quindi non una rielaborazione di materiali già conosciuti, ma un apporto originale e non compilativo. Un altro obiettivo è quello di stimolare curiosità e domande su argomenti inesplorati o affrontati solo in parte e fare luce su tematiche di cui spesso si sente parlare senza capire fino in fondo di cosa si tratta. Non è forse questo il caso degli studi di genere?
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12 Prefazione
La maggior parte degli studenti nelle università è scarsamente consapevole per la semplice ragione che in Italia, a differenza dei paesi anglossassoni/anglofoni, Stati Uniti in testa, il mondo accademico è rimasto spesso quasi impermeabile a questo filone di indagine, circoscritto a pochi studiosi. Questo non significa naturalmente che non esistano lavori pregevoli pubblicati in Italia o che l’argomento non sia dibattuto da decenni, ma la disparità rispetto ad altre esperienze è un dato di fatto. In questo libro si parlerà di donne, uomini, lesbiche, moralità, omosessuali, protestanti, ebrei, razzismo, antisemitismo, famiglia, giovani e altro cercando di fare luce sui modelli – non sempre univoci come vedremo – imposti dal regime fascista; su quanto forte è stata l’influenza della Chiesa cattolica non solo nei campi per essa “tradizionali” (o presunti tali) ma anche in altri apparentemente estranei alla sua sfera di influenza. Non tutto della prassi politica fascista arriva dalla volontà di Mussolini. Al di là di qualche accenno al prima e al dopo (l’eredità dell’Italia liberale e più tardi quella del regime nel secondo dopoguerra) il focus principale rimane incentrato sugli anni del fascismo, con la sua ideologia molto più sfuggente di quanto si pensa comunemente, con i suoi confronti interni, con la sua dinamica dialettica, con il suo divenire negli anni, con le contraddizioni e trasformazioni continue. Questi i temi di un lavoro che vuole essere divulgativo senza scadere nella semplificazione superficiale; il cui autore è consapevole della mole di studi da tenere presente, anche se non si dilunga in interminabili citazioni o sterminate bibliografie, attento però alla riflessione e all’analisi altrui, pur offrendo una solida documentazione inedita e una personale interpretazione. Anna Maria Isastia
Introduzione Cosa si intende con il termine genere? Quale relazione esiste tra sesso e genere? «Le differenze tra uomini e donne possono essere ricondotte a due grandi dimensioni: quella che ha a che fare con il sesso e quella che ha a che fare con il genere. Il sesso è determinato dalla specificità nei caratteri che, all’interno della stessa specie, contraddistinguono soggetti diversamente preposti alla funzione riproduttiva: livelli ormonali, organi sessuali interni ed esterni, capacità riproduttive ecc. Il genere – un termine entrato a far parte da qualche decennio del lessico comune come mutuazione dell’anglosassone gender, usato per la prima volta nel discorso scientifico da Gayle Rubin nel 1975 per indicare l’insieme dei processi e delle modalità di comportamento e di rapporto con i quali la società trasforma i corpi sessuati e organizza la divisione dei ruoli e dei compiti tra donne e uomini, differenziandoli socialmente l’uno dall’altro – è qualcosa di diverso. Ha a che fare con le differenze socialmente costruite tra i due sessi e con i rapporti che si instaurano tra essi in termini di comportamenti distintivi, appropriati, culturalmente approvati.»1 Elisabetta Ruspini, in un suo saggio orientativo, esprime una delle definizioni possibili tra le tante diffuse a livello accademico. Che nel determinare l’identità di genere (se si accetta tale definizione) il condizionamento sociale e culturale abbia una funzione centrale è sotto gli occhi di tutti. La donna in occidente ha comportamenti diversi da chi vive in un paese islamico; ciò che è consentito a una non lo è per l’altra e lo stesso vale per i modelli comportamentali maschili. Ci sono poi differenze all’interno della stessa grande categoria del “mondo occidentale” a seconda delle nazioni e all’interno delle stesse. Ciò che sembra normale per una donna di New York City spesso non appare accettabile per un’americana nata e vissuta ad Amarillo, in Texas.
1 E. RUSPINI, Le identità di genere, Roma, Carocci, 2001, p. 9 (seconda ed. rivista, 2009). Qui abbiamo scelto di usare la seconda edizione del 2009 a cui bisogna fare quindi riferimento per le citazioni.
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14 Introduzione
Uomini e donne che vivono nelle grandi città non sempre seguono le abitudini comportamentali di chi abita in uno sperduto paesino di provincia e, a volte, ciò che è unanimamente consentito in un determinato contesto non lo è in un altro. Tutto questo si riflette sull’identità di genere: maschi e femmine uniformano il loro modo di essere con modelli socialmente accettati dalla maggioranza, pena l’esclusione e/o la discriminazione. La stesso vale in rapporto al tempo: è chiaro che una donna vissuta nell’Italia dell’Ottocento si muove entro uno spazio diverso rispetto ad una donna che vive nell’Italia di oggi. E, senza andare troppo lontano, ai primi del Novecento ci si domandava ancora se le donne dovessero avere diritto di voto, cosa che finalmente fu consentita in occasione delle elezioni del 1946. Prima degli anni del “boom”, e ancora nei primi anni Sessanta, vedere una donna sfrecciare nel traffico con una vespa o una Fiat Seicento era cosa strana. Ancora oggi nei paesi islamici si discute se a una donna debba essere consentito di guidare o no. Insomma, cultura e contesto storico incidono certamente sui modelli comportamentali accettati e ciò che esce da tali confini è destinato a “dare scandalo”. Se il sesso riguarda le differenze biologiche e anatomiche tra maschio e femmina e tutto quello che abbiamo imparato a scuola circa i cromosomi (XX femmina, XY maschio),2 la questione delle identità di genere ha a che vedere con le influenze culturali. «Se è vero che, in termini strutturali e ormonali esistono, nei due sessi, predisposizioni ben differenziate, è solo con lo specifico concorso di un persistente rinforzo, sociale e culturale, che tali differenze acquistano quel peso, quel significato e quella portata che tutti conosciamo. Con genere si intende, come anticipato, il processo di costruzione sociale delle caratteristiche biologiche (sesso): definizione, rappresentazione, incentivazione di appropriati comportamenti connessi con le aspettative sociali legate allo status di uomo o donna.»3 Il termine genere, secondo 2 A dire il vero questa faccenda ci porterebbe lontano (e ciò esula dagli intenti di questo saggio) specie se si affronta il discorso del quando con precisione inizia il processo di differenziazione sessuale dell’embrione (in genere si parla di sesta settimana dal concepimento). E’ del tutto evidente poi il fortissimo intreccio tra scienza, laicismo e religione che implica l’affrontare anche solo di sfuggita tale argomento. 3 E. RUSPINI, Le identità di genere, cit. p. 11.