FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA IN HEGEL. Nella filosofia non c'è più
differenza tra forma e contenuto, tra il modo di conoscere e il suo oggetto (come ...
FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA IN HEGEL Nella filosofia non c’è più differenza tra forma e contenuto, tra il modo di conoscere e il suo oggetto (come accade invece nell’arte e nella religione). La filosofia è pensiero, concetto puro e il suo oggetto l’Idea, lo Spirito; essa non si rappresenta dunque il suo contenuto attraverso forme esteriori, ma lo coglie nella sua essenza, lo conosce direttamente in sé e per sé. Lo stesso è pensare ed essere, dove Hegel ribalta però il fondamentale assunto parmenideo: qui il pensiero non corrisponde più ad un essere che ne è causa, ma principio cosmico, ontologico, che si fa realtà e si manifesta nella storia tramite contraddizioni che si risolvono in un eterno superamento. Riguardo alla storia della filosofia, il filosofo tedesco conia una espressione destinata a rimanere celebre: essa non è “una filastrocca di opinioni” disordinate e accidentali. Infatti, “le singole parti derivano il loro valore soprattutto dal rapporto con il tutto. In nessuna scienza ciò si verifica così grandemente come nella filosofia e nella sua storia.” E ancora, “vi è una connessione razionale nel movimento dello spirito pensante ed esso procede razionalmente”. (G.W.F. Hegel, Introduzione alla storia della filosofia, Laterza 1991, p.58). Con queste parole, Hegel vuol affermare che storia della filosofia non è il passaggio casuale e arbitrario di sistemi di pensiero che scandiscono le varie epoche, ma l’autentica scienza della verità: se ogni epoca mantiene una connessione necessaria con quella che la precede, nel senso che questa ne pone i presupposti ed essa a sua volta supera le contraddizioni precedenti, dando però vita a nuovi necessari conflitti; se la filosofia è il proprio tempo appreso sotto forma di pensieri, anche tra le varie filosofie ci sarà la stessa connessione necessaria che noi abbiamo visto a proposito delle varie epoche della storia. La stessa molteplicità delle filosofie non è un difetto, ma un pregio: ognuna di esse dice una parte più o meno profonda della verità, a seconda del grado più o meno elevato di sviluppo dello spirito. Esse differiscono quindi solo riguardo alla forma, giacché il contenuto è identico per tutte: l’Idea, in gradi di sviluppo via via più elevati. La filosofia che supera la precedente, come del resto avviene tra le varie epoche storiche, ne conserva la parte migliore e la sviluppa ulteriormente, togliendo ciò che è sbagliato e ormai fuori dal tempo, comprendendola in forma nuova. A tal proposito, egli sostiene che l’ultima filosofia è la più ricca, perché conosce l’idea nella sua necessità: Hegel allude certo alla sua filosofia, che conserva del criticismo kantiano e del principio di fondo dell’idealismo la centralità del pensiero costruttore della realtà, che è la grande scoperta della modernità da Cartesio in poi, negando tuttavia il suo aspetto finito, ossia quel raziocinare unilaterale che isola le determinazioni contrapposte, non rendendosi conto che i vari aspetti finiti del processo storico sono semplicemente momenti di un unico contesto. La storia della filosofia ci fa capire, secondo Hegel, che i vari sistemi di pensiero, pur nella loro diversità, sono la stessa filosofia in diversi gradi di svolgimento (di cui l’ultima, ribadiamo, è il coronamento e il superamento). Filosofia e storia della filosofia perciò coincidono: le varie filosofie sono comprensioni, in un dato momento storico, dello sviluppo dell’Assoluto. A tal proposito, egli puntualizza che “la filosofia non contiene opinioni, poiché non vi sono opinioni filosofiche (…). La filosofia è scienza oggettiva della verità, è la scienza della sua necessità, è conoscenza concettuale, non un opinare o tessere opinioni” (Ivi, p. 71). La filosofia mostra l’intima necessità del processo con cui si manifesta lo Spirito, per cui una filosofia pone determinati problemi tipici di quel contesto e tenta di risolverli, incorrendo in contraddizioni irrisolte che sono i presupposti da cui partono quelle successive, che ne costituiscono dunque il necessario sviluppo, il quale conserva la parte più ricca e viva, funzionale al processo filosofico (e toglie ciò che ormai è inerte zavorra, ostacolo al progredire spirituale del pensiero). La filosofia è dunque epistéme, per la quale 1
e nella quale non esistono opinioni: l’hegelismo, nelle intenzioni di Hegel, ne è il culmine più pieno e coerente. Non è un caso, infatti, che l’età greca e quella germanica rappresentino, per lui, due fasi decisive dell’intero processo storico – filosofico, visto che è con i Greci che la filosofia si presenta in quanto epistéme. Ogni filosofia ha tuttavia un limite: pretende di cogliere la verità, mentre può comprendere solo lo Spirito in una determinata fase del suo sviluppo (giacché solo l’Intero è il Vero). Qui pare di ravvisare una contraddizione, rispetto all’altra affermazione, secondo cui “la filosofia ultima è la totalità delle forme” (Lezioni sulla storia della filosofia, cit. da Abbagnano – Fornero, vol. 2B, p. 907): se la filosofia di Hegel è il culmine del processo, la più ricca, essa sembra essere immune dal rischio cui alludevamo sopra. Il filosofo tedesco non pensava probabilmente alla fine della filosofia o del processo storico: riteneva, forse, che altre filosofie ci sarebbero state, ma comunque orientate a sviluppare una linea fondamentale già tracciata una volta per tutte dal suo sistema filosofico: il trionfo del razionalismo e la dialettica come chiave per decifrare la filosofia e la sua storia. In realtà, in ciò Hegel si sbagliava di grosso, ma forse proprio tale errore cela una grande verità: se la sua filosofia è il culmine del razionalismo, nella sua gloriosa storia pluriminnenaria, noi vedremo che il pensiero successivo, cosa del resto mostrata da diversi storici della filosofia, può essere interpretato come una gigantesca reazione all’hegelismo e come una distruzione della ragione (parafrasando il titolo di un celebre testo di Lukacs, rappresentante del neomarxismo del ‘900), un’eclissi di quell’epistéme che da secoli dominava il percorso filosofico. In questo senso, quella hegeliana è davvero ‘l’ultima filosofia” e la fine di un certo modo di pensare, fiducioso nella capacità di comprendere l’essenza della realtà. Al di là di tutte le critiche possibili e immaginabili che un sistema filosofico così gigantesco come quello hegeliano si è portato dietro, avremo modo di renderci conto di quanto la filosofia di Hegel abbia rappresentato una tappa decisiva per la storia della filosofia successiva. Del resto, come sosterrà nel’900 il filosofo tedesco Adorno, rappresentante della Scuola di Francoforte, “anche quando sbaglia, un maestro è sempre ricco di insegnamenti”: ed Hegel è stato, piaccia o no, un maestro di prima grandezza nel cammino del pensiero.
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