Giordano Bruno Guerri - Premio Letterario Caccuri

78 downloads 120 Views 83KB Size Report
Giordano Bruno Guerri è nato alla fine del 1950 a Iesa, comune di Monticiano, ... uno dei quali lo voleva chiamare Giordano e l'altro Bruno: essendo entrambi ...
PREMIO SAGGISTICA

Il Presidente Prof. Giordano Bruno Guerri

Giordano Bruno Guerri è nato alla fine del 1950 a Iesa, comune di Monticiano, provincia di Siena: 150 abitanti e qualche migliaio di cinghiali fra i pini e i castagni. Un'indagine del CNR ha stabilito che in quella zona c'è stato il minimo di immigrazione e emigrazione negli ultimi 3000 anni, e che gli abitanti hanno ancora le caratteristiche genetiche degli etruschi. I genitori, i nonni, i bisnonni, ecc., facevano i contadini e, d'inverno, i cavatori di ciocco. Oltre ai lineamenti etruschi gli sono rimaste le mani da cavatore di ciocco. Sull'origine del suo nome di battesimo, Guerri fornisce numerose e sempre diverse versioni, per esempio quella di un nonno anarchico e piromane che ha voluto onorare il filosofo; oppure quella di un conflitto fra i due nonni, uno dei quali lo voleva chiamare Giordano e l'altro Bruno: essendo entrambi analfabeti, sembra più attendibile la seconda versione. Certo è che nonno Beppe, detto Pelino, rifiutò di entrare in chiesa per assistere al battesimo ma da fuori la porta gridò, al prete che si opponeva a quel nome e ne spiegava i motivi: "O 'un ci vorrete mia brucia' anche questo!"; il piccolo Guerri ebbe tuttavia un'educazione cattolico-oratoriale. A smentire la voce che fin dall'infanzia sia stato cresciuto all'anticlericalesimo, è certo che "perduta la fede" nella prima adolescenza, non si è più occupato di questioni religiose fino a 32 anni, quando iniziò a scrivere Povera santa, Povero assassino. La vera storia di Maria Goretti. Alla nascita dell'erede, i genitori Gina e Febo detto Ebo, s'inurbarono a Colle Val d'Elsa, sempre in provincia di Siena, facendo gli operai e poi, con scarsissimo successo, i commercianti. Della sua infanzia fino alla terza media Guerri ha sempre ricordato con afflizione e un vivo senso di ingiustizia subita le botte e le punizioni cui lo sottoponevano maestri, preti, professori e genitori. Soltanto a cinquant'anni, in una riunione della classe di ferro 1950, i suoi compagni di allora gli hanno ricordato e spiegato i disordini e le ribellioni di cui era protagonista, e da allora porta le botte ricevute come una medaglia. La famiglia si trasferì a Viareggio dal 1963 al 1965. Nel 1965 ci fu un nuovo trasferimento nel più squallido hinterland di Milano, Ospiate di Bollate, e iniziò una fase di rinuncia agli studi, di lavori saltuari (apprendista cromatore, venditore di libri a domicilio, assicuratore, consegna giornali, accattonaggio), di fughe da casa, di vagabondaggi beatnik, di commistione con i provos presessantottini. Partecipò al '68 come cane sciolto ringhiante ma non politicizzato e in quell'anno riprese gli studi finendo in un colpo solo il liceo (1969). Si iscrisse a Lettere Moderne (indirizzo di Storia Contemporanea) all'Università Cattolica di Milano: aveva letto Mussolini piccolo borghese di Paolo Monelli, capolavoro di insipiente antifascismo a posteriori, e voleva capire come mai il popolo italiano si fosse pazientemente sottoposto per vent'anni a un regime come quello descritto dagli storici dell'epoca. Andò a vivere da solo a 19 anni e si mantenne gli studi correggendo bozze, prima a domicilio e poi alla

Garzanti. Le sue Norme grafiche e redazionali, scritte nel 1971 per la Bompiani, sono ancora in uso. Alla Garzanti lavorò fino al 1980 con incarichi crescenti finché il bizzoso Livio Garzanti, irritato perché Guerri non voleva smettere di scrivere in proprio, gli fece fare la stessa fine raccontata da Goffredo Parise in Il padrone: dentro un ufficio-ripostiglio. Dopo anni di studio matto e disperatissimo e divertimenti sfrenati in ogni direzione, nel 1974 si laureò con un professore il quale, dimostrandogli che fare l'assistente significava fare il portaborse, lo convinse subito a non intraprendere la carriera universitaria. La sua tesi su La figura e l'opera di Giuseppe Bottai, (110, lode, bacio e tutto quanto) fu pubblicata, nel 1976, da Feltrinelli con il titolo Giuseppe Bottai, un fascista critico (edizione riscritta e aggiornata nel 1996, Mondadori), e affermò Guerri come uno degli storici più innovativi e autorevoli negli studi sul fascismo, uno dei padri del cosiddetto revisionismo. (Lo si è sempre considerato un allievo di Renzo De Felice, con il quale invece ha soltanto litigato.) In seguito ha curato la pubblicazione, in due volumi, dei Diari (1935-1944 e 1944-1948 di Bottai, Rizzoli 1982 e 1988). La biografia del gerarca aprì il dibattito sulla cultura fascista e i suoi sviluppi nella società italiana del dopoguerra, argomento sul quale Guerri è tornato con originali contributi su riviste scientifiche e divulgative, iniziative di grande rilievo. In particolare si segnala la cura della sezione "Vita politica e sociale" della mostra Anni Trenta, organizzata dal Comune di Milano nel 1982, evento basilare del dopoguerra per il riesame dei rapporti Italiani-fascismo. Nel frattempo, e successivamente, pubblicava: la raccolta di documenti storici Rapporto al duce (Bompiani, 1978); Galeazzo Ciano (Bompiani, 1979), considerato dalla critica uno dei più importanti studi sulla politica estera fascista, oltre che una biografia esemplare; L'Arcitaliano – Vita di Curzio Malaparte (Bompiani 1981, "Prix pour le meilleur livre étranger" assegnato nel 1983 dagli editori francesi, unico premio ottenuto da Guerri oltre all'Internazionale Premio Voltaire-Diderot avuto nel 1994 per la sua opera complessiva.); con Italo Balbo (Garzanti 1983), come le altre opere basato su documentazione inedita, chiuse la quadrilogia sulla classe dirigente fascista. In seguito ha pubblicato Io, l'infame, (Mondadori 1983) biografia del brigatista rosso Patrizio Peci, che scrisse insieme a lui in due settimane assai avventurose (Peci era ricercato dalle Br e nessun altro autore aveva voluto correre il rischio di stare accanto a lui. Per il libro – di notevole vendita – non volle condividere con Peci i diritti d'autore.) Nel 1982, mentre organizzava con Riccardo Mariani una mostra-museo sul cinquantenario della fondazione di Latina riscoprì, nel santuario di Nettuno, la figura di Maria Goretti (santa dal 1950), con la quale gli educatori cattolici hanno tormentato in particolare la sua generazione. Forte della sua nuova conoscenza sulla vita nelle paludi all'epoca della bambina e di ineccepibili documenti sui processi canonici, scrisse Povera santa, povero assassino. La vera storia di Maria Goretti (Mondadori 1985), il libro che tuttora ama di più. Neanche una settimana dopo l'uscita del volume, il 5 febbraio, il cardinale Pietro Palazzini, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, convocò una conferenza stampa per definire Guerri "uno strumento del Demonio", peggio di una scomunica, senza che nessun intellettuale dell'Italia laica sentisse il bisogno di azzardare almeno un sorriso. Palazzini annunciò l'istituzione di una commissione incaricata di replicare al volume: la commissione, composta da cardinali, prelati e docenti universitari di varie materie, tutti di area cattolica, dopo più di un anno produsse un "libro bianco" che accusava Guerri di avere commesso 77 errori, oltre che di "idee fisse e ossessive", "falsi", "calunnie", "condizionamenti psichici o ideologici". Guerri rispose con l'edizione Oscar di

Povera santa, povero assassino, tuttora in commercio, in cui ribatteva punto per punto alle accuse del Vaticano. Ormai determinato a sviscerare i rapporti fra italiani e Chiesa, dedicò molti anni alla preparazione del volume Gli italiani sotto la Chiesa. Da san Pietro a Mussolini, (Mondadori, 1992), argomento del quale, non ci credereste, non esistono altri studi complessivi. L'anno successivo pubblicò, fra polemiche pari a quelle sollevate da Povera santa, povero assassino, il saggioinchiesta sui confessori Io ti assolvo (Baldini&Castoldi, 1993) che gli provocò una "scomunica" editoriale dalla Mondadori, oltre quella religiosa. Si trattava di un seguito ideale di Gli italiani sotto la Chiesa, nella convinzione che è nel confessionale che i sacerdoti diffondono concretamente il loro pensiero, più che dal pulpito. Guerri aveva reso oltre cento confessioni, in ogni regione d'Italia, chiedendo perdono per ogni genere di peccato: così poté registrare le incredibili risposte di religiosi ai quali vengono affidati – per la prima comunione – tutti i bambini cattolici del mondo. Per verificare quanto il termine "incredibili" sia opportuno, si può leggere qualche esempio riportato nel sito. Il quarto libro che indaga sui rapporti italiani e Chiesa è stato pubblicato l'11 settembre 2001 da Mondadori (ripubblicato da UTET nel 2007) e si intitola: Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la Chiesa. La data era infausta, ma il saggio ottenne i risultato che Guerri voleva: Buonaiuti era un prete scomunicatissimo e perseguitato quanto nessun altro (fra il 1906 e il 1946) dalla Chiesa perché annunciava con grande anticipo molte delle posizioni che la Chiesa stessa avrebbe assunto con il Concilio Vaticano II. Si voleva che di lui non rimanesse neanche il ricordo, in particolare che non fosse più ristampata la sua rivoluzionaria Storia del cristianesimo. Ormai quasi dimenticata e introvabile. Invece Buonaiuti è tornato a essere una figura centrale nel dibattito sulla cultura, la politica e la religione nel Novecento, e la Storia del cristianesimo è stata ristampata nel 2002 da Newton Compton, con prefazione di Guerri. Si sa per certo che ha pubblicato anche numerosi volumi apocrifi: l'unico di cui si sappia con certezza, pubblicato con lo pseudonimo di Zorobabele, è Dio cavalca un cherubino. Le incredibili stravaganze della Bibbia, Baldini & Castoldi, 1994. Un suo lavoro divulgativo e di sintesi è Fascisti – Gli italiani di Mussolini, il regime degli italiani (Mondadori, 1995), ormai il saggio di maggior diffusione sul tema. Con Ida Magli ha pubblicato Per una rivoluzione italiana, saggio politico-antropologico (Baldini & Castoldi, 1996), "passato mirabilmente inosservato", dice Guerri, "perché troppo avanzato" per una società non ancora pronta a dibattere simili idee su politica, scuola, sanità, mussulmani, Unione europea ecc. Nel 1997 ha pubblicato un altro libro di sintesi e di grande successo, l'Antistoria degli italiani – Da Romolo a Giovanni Paolo II (Mondadori), continuamente ristampato e ormai alla ventisettesima edizione. Nel 1998 è uscito anche, da Mondadori International, Il Malaparte illustrato. Le sue opere sono tradotte in croato, francese, inglese, olandese, polacco, portoghese, serbo, spagnolo, tedesco, ungherese. In particolare Povera santa, povero assassino e Io ti assolvo sono diffusi nei principali paesi di religione cattolica. Si narra che Guerri abbia inviato a Giovanni Paolo II, che l'ha "scomunicato" due volte, l'edizione in polacco dei due volumi, dicendosi però certo, nella dedica, che li avesse già letti: forse non è un caso che dopo la pubblicazione di Povera santa, povero assassino, il Papa abbia, con documenti ufficiali, invitato gli agiografi cattolici a scrivere le biografie dei santi con maggior realismo e attenzione al metodo storico-critico; né, che un anno dopo Io ti assolvo, abbia, con una lettera apostolica, invitato i confessori a

seguire la strada (quella indicata da Guerri) di una maggiore attenzione etica e di una minore enfasi sessuale verso i "peccatori". Poco incline alla non-vita universitaria, ha tenuto lezioni di Storia Contemporanea Italiana alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Salerno, alle Università di Madrid, Ginevra, Columbia di New York e, soprattutto, Rio de Janeiro, dove per anni, in agosto, ha svolto corsi a un centinaio di ragazzi (ma erano quasi tutte femmine) della facoltà di Lettere che avevano scelto come lingua straniera l'italiano. Molte erano ragazze madri povere, nell'aula veniva aperto un angolo asilo nido e spesso Guerri parlava trastullando un poppante. E' il suo migliore ricordo dell'insegnamento. Nel 1980 decise che non avrebbe mai più lavorato in un ufficio ma nel 1985 cadde in tentazione per un'offerta irrinunciabile: la direzione di Storia Illustrata, rivista mitica, sua lettura amata ai tempi delle scuole medie. Sino ad allora aveva collaborato al Giorno di Gaetano Afeltra e poi al Giornale di Indro Montanelli, senza mettere piede in una redazione. Fece quindi il praticantato come direttore ("Io sottoscritto Giordano Bruno Guerri, direttore di Storia Illustrata, dichiaro che il dott. Giordano Bruno Guerri sta svolgendo il praticantato sotto la mia direzione", fu la kafkianacommaventiduesca dichiarazione che l'ufficio del personale e l'Ordine dei giornalisti pretesero.) In quindici mesi portò la rivista da 60.000 a 110.000 copie vendute (600.000 lettori, secondo i dati Ispi), e in virtù di questo risultato fu nominato direttore editoriale della Arnoldo Mondadori Editore (1986-1988), carica di grande potere e dove accertò definitivamente che comandare gli piaceva poco come ubbidire. Si dimise per il cambio di proprietà (dalle famiglie Formenton-Mondadori a Carlo De Benedetti) prima di essere licenziato, rinunciando così con nobile idiozia a una rilevante buonuscita. Poi seguì per amicizia Leonardo Mondadori nell'ideazione e nella fondazione della Leonardo editore (1988-1990), per la quale diresse il mensile Chorus (1989-1991), un ambizioso tentativo di rivista di attualità alla quale collaborarono Aldo Busi, Manuel Puig, Pier Vittorio Tondelli, Gaia de Beaumont, Ida Magli, Giorgio Manganelli, Carmen Covito, Roberto D'Agostino, Saverio Vertone, Vaclav Havel, Roberto Escobar, Romeo Gigli, Ennio Caretto, Furio Colombo, Achille Bonito Oliva, Sergio Saviane, Franco Ferrucci, John Richardson, Claudio Fava, Giampiero Mughini, Alberto Bevilacqua, Franco Cardini, Paolo Isotta, Valerio Manfredi e fra i fotografi Elisabetta Catalano, Helmut Newton, Haim Arriav, Herb Ritts. Fra i suoi praticanti c'era Daria Bignardi. Nel 1990 giurò di nuovo a se stesso che non avrebbe mai più lavorato se non ai suoi libri e ai suoi articoli. Visse a lungo gioiosissimamente a New York, nel 1995 si trasferì a Roma e quell'anno stesso gli venne offerto di scrivere e condurre, insieme a Cinzia Tani, la trasmissione Italia mia, benché, che andò in onda per due anni dalle 13 alle 14 su Rai Tre in diretta. Il talk show, ma Guerri lo chiamava think show, ebbe grande successo nonostante i temi sofisticati e le sue stravaganti provocazioni, come i calzettoni multicolori fatti dalla mamma e portati al posto delle scarpe e il suo accucciarsi e balzellare intorno a ospiti e intervistati. Nel 1997 la trasmissione gli fu chiusa, come accade, per un cambio di gestione politica della Rai. Allora giurò di nuovo che mai più avrebbe lavorato ecc., ma i cinque anni sono scaduti e ancora una volta non ha mantenuto la promessa. Prima di fare il conduttore (lui si definiva condottiero), era stato ideatore, sceneggiatore o consulente storico di molti programmi televisivi per Rai 1, Rai 2 e Rai 3, fra i quali La lista molibdeno, regia di Marco Fina, dove interpretò se stesso (1981), Tutti gli uomini del duce, con Nicola Caracciolo (1982), Ali sull'Atlantico (1984) con Folco Quilici (1984), Io e il duce di Alberto Negrin, con Anthony Hopkins e Susan Sarandon (1985), tratto dal

suo libro su Ciano e premiato negli Stati Uniti come il miglior film televisivo straniero (1986). Nel ruolo di Pier delle Vigne ha recitato accanto a Claudia Cardinale nel film di Pasquale Squitieri Stupor mundi (1998). Nel 1997 ha sperimentato il potere politico quando il sindaco di Soveria Mannelli (Cz), Mario Caligiuri, gli offrì l'Assessorato alla Cultura. Guerri accettò il 1° agosto purché la dizione ufficiale fosse Assessore al Dissolvimento dell'Ovvio. In poche settimane di attività prese numerosissimi provvedimenti, come l'elevazione di un Monumento al Cassonetto in modo che i cittadini si rendessero conto di quanto sono brutti quegli oggetti e si ribellassero al loro collocamento almeno nei luoghi panoramici, il che avvenne, il che avvenne. Si dimise dopo ventotto giorni per eccesso di cene ufficiali, ma la sintesi fotografico-documentaria dei suoi conturbanti rapporti con la cittadinanza, che non si era mai divertita tanto, si trova nella pubblicazione I bollettini di Guerri. Dal primo aprile 2004 al febbraio 2005 ha diretto il quotidiano L’Indipendente. Sempre tentato dalla scrittura creativa, ha partecipato anche alla sceneggiatura di un film per la tv sul futurismo, I colori della gioventù (Rai 1, 2006). L’anno prima aveva pubblicato il saggio-romanzo Un amore fascista – Benito, Edda e Galeazzo, dove ha sperimentato la scrittura succulenta, diversa dalla sua solita asciuttezza. Eccitato dal successo del libro, ristampato per tre volte nei primi tre mesi, forse sta anche scrivendo un romanzo che ha molte probabilità di finire nel fuoco, come altri quattro che ha scritto e distrutto, per indegnità, senza prima farli leggere a nessuno. Collabora, il meno possibile, a riviste scientifiche di storia e a periodici di attualità, è opinionista del Giornale, scrive su Capital e racconta i suoi viaggi su Anna. Nel 2000 ha fondato, con Ida Magli, il giornale Italiani Liberi, periodico di Ricerca Antropologica che si batte contro l'omologazione europea. Lo si trova online, www.italianiliberi.it. Dal Marzo del 2003 al Maggio del 2007 è stato presidente della Fondazione Ugo Bordoni (www.fub.it) definita Istituto di Alta Cultura da una legge del febbraio 2003. La Fub è una delle più importanti istituzioni mondiali nel campo della ricerca su tecnologia-comunicazione-informazione, e Guerri dice di essere l’ennesimo tentativo, nella storia italiani, di costituire un ponte fra cultura scientifica e cultura umanistica, ma che “lui ci sta riuscendo-davvero a fare ‘sto ponte”. Insegna storia contemporanea alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università Telematica Guglielmo Marconi. E’ presidente di LangTech2008, un conferenza internazionale per il Trattamento Automatico del Linguaggio (Tal), ovvero gli studi umanistico-tecnologici che si occupano di insegnare alla macchine a capire e a parlare e che rivoluzioneranno il nostro futuro rendendo possibile, per esempio, parlare in italiano e essere capiti in un'altra lingua, e viceversa; oppure di tradurre perfettamente da una lingua all’altra qualsiasi testo, perfettamente, battendo un tasto sulla tastiera: anzi, dando un comandi vocale, perché le tastiere non esisteranno più. Nel febbraio del 2008 ha pubblicato D’Annunzio. L’amante guerriero (Mondadori), rilettura non convenzionale di un personaggio bistrattato dalla storiografia “come lui orba da un occhio”. E’ in uscita da Rizzoli Vent’anni e un giorno, di Giuseppe Bottai, con una lunga prefazione di Guerri. Nel 2007 ha pubblicato Pensieri scorretti. 1837 aforismi per togliere la ragione a chi ce l’ha (Utet), dove ha radunato gli aforismi politicamente scorretti raccolti negli anni. Uno, suo, recita: “Un buon padre ha figli solo dopo i cinquant’anni, per lasciare l’eredità quando ne avranno più bisogno.” Il 9 dicembre 2006 è infatti diventato padre – di Nicola Giordano – per la prima volta. Dall'ottobre del 2008 è Presidente del Vittoriale degli italiani. Nel 2010/2011 ha pubblicato per Mondadori Il bosco nel cuore e Il sangue del sud.

Il 26 ottobre 2011 è diventato papà per la seconda volta, è nato il suo secondogenito: Pietro Tancredi Guerri. Ogni mattina, svegliandosi, si chiede: "Che meraviglie mi riserva ancora la vita?".