I. INTRODUZIONE AL CORSO DI TECNOLOGIA DEI MATERIALI ... Uno
scorrimento in direzioni non preferenziali conduce ad ottenere dei piani in cui gli
atomi ...
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I. INTRODUZIONE AL CORSO DI TECNOLOGIA DEI MATERIALI METALLICI G. UBERTALLI
I.I. MATERIALI METALLICI E NON METALLICI I.I.I. TIPI DI LEGAME. Nel caso di solidi con legame ionico, come nel caso del cloruro di sodio (NaCl) avremo un reticolo cubico i cui spigoli sono alternativamente occupati da atomi di cloro e di sodio si da avere nelle tre direzioni spaziali un ordine a lungo raggio ed una sequenza ripetitiva del reticolo base. Questi materiali devono le loro caratteristiche di resistenza ai legami ionici che si instaurano tra i diversi elementi costituenti la materia. Cl-
Na+ Cl-
Na+
Na+
Cl-
nel piano ⇒ Na+
+-+-+-+-+-+-+-+-+-+ -+-+-+-+-+-+-+-+-++-+-+-+-+-+-+-+-+-+ -+-+-+-+-+-+-+-+-++-+-+-+-+-+-+-+-+-+ -+-+-+-+-+-+-+-+-+-
Uno slittamento secondo il piano sopra rappresentato conduce ad uno scorrimento possibile e non catastrofico per il materiale, ma il numero di questi piani e direzioni è limitato. +-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+ -+-+-+-+-+-+-+-+ +-+-+-+-+-+-+-+Uno scorrimento in direzioni non preferenziali conduce ad ottenere dei piani in cui gli atomi sono della stessa carica elettronica per cui tendono ad allontanarsi e a generare una frattura nel cristallo.
I.I.II. LEGAME METALLICO. In questo caso gli atomi occupano le posizioni degli spigoli del reticolo e gli elettroni di ogni atomo formano una nuvola elettronica che li stabilizza nelle loro reciproche posizioni. Questa disposizione garantisce per le sostanze che solidificano nel legame metallico di essere buoni conduttori di elettricità, vista la possibile mobilità degli elettroni. Sono inoltre possibili un numero elevato di direzioni di scorrimento che portano a delle deformazioni plastiche senza distruggere l’essenza del legame. Per quel che riguarda il legame metallico vi è la capacità di resistere alla concentrazione di tensioni. In teoria si ha una distribuzione uniforme ma in pratica in tutti i punti di discontinuità si hanno dei massimi di tensione. I materiali metallici sono in grado di resistere meglio a queste variazioni. Le discontinuità sono sia di ordine pratico (necessità di gole, cambiamenti di sezione, angoli) sia da imputare a dei difetti dovuti a lavorazione o ad un uso prolungato (cricche di fatica, di tempra). In particolare in presenza di una cricca si ha un raggio di fondo intaglio che tende a zero. L’avanzamento della cricca deve essere lento e prevedibile. I polimeri non hanno una perfetta cristallinità: la cristallizzazione alle volte non è completa. Si creano così dei materiali amorfi: ad esempio molti polimeri ed il vetro. Le proprietà dei materiali dipendono da come cristallizzano: osservare i grafici di resistenza a trazione, resistenza allo snervamento e di resilienza in funzione della temperatura.
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Grafico di resistenza a trazione, di resilienza e di snervamento.
Il ∆ T di transizione duttile-fragile deve essere spostata a -20 °C per lasciare un campo di utilizzazione abbastanza ampio. Nel caso di strutture che solidificano con reticolo cubico facce centrato la resilienza diminuisce con la temperatura in modo meno pronunciato. I materiali con reticolo esagonale sono i meno resilienti: un esempio è la grafite.
I.II. TIPI DI RETICOLO Si conoscono sette tipi di reticolo semplice o sistemi regolari di punti occupati dagli atomi delle sostanze: Z α = β = γ = 90° Cubico a = b = c, α = β = γ = 90° Tetragonale a = b ≠ c, c α = β = γ = 90° Ortorombico a ≠ b ≠ c, α = β = γ ≠ 90° Romboedrico a = b = c, α = β = 90° γ = 120° Esagonale a = b ≠ c, b Y ≠ ≠ α β γ ≠ 90° Monoclino a b c, = = 90° a α ≠ β ≠ γ ≠ 90° X Triclino a ≠ b ≠ c, Oltre ai sette reticoli semplici della soprastante tabella esistono altri sette reticoli composti, ottenuti per compenetrazione o traslazione di reticoli semplici, ciascuno dei quali gode sempre della proprietà che ogni punto è circondato da altri punti distribuiti con identica periodicità. I quattordici reticoli vengono comunemente chiamati reticoli di Bravais. Abbiamo quindi un reticolo cubico corpo centrato (CCC), cubico a facce centrate (CFC), tetragonale a corpo centrato (TCC), ortorombico a basi centrate, ortorombico a corpo centrato, ortorombico a facce centrate, e monoclino a basi centrate. Questa struttura ordinata della materia porta ad identificare degli assi e dei piani di simmetria per ogni tipo di reticolo con direzioni e piani tra loro paralleli. Per stabilire le tipologie di questi ultimi, si utilizzano gli indici di Miller. Per quel che riguarda le direzioni gli indici di Miller, racchiusi tra parentesi quadre [ ], indicano di quante volte le componenti del vettore (che unisce l’origine delle coordinate con l’atomo qualunque prescelto) sono più lunghe degli spigoli della cella di riferimento ad essa paralleli. Gli indici di Miller dei piani, racchiusi tra parentesi tonde ( ), sono i reciproci delle intersezioni tra gli assi di riferimento ed il piano considerato, modificati in modo tale da dare luogo alla minima serie di numeri interi. Esempi di direzioni Esempi di piani [1,0,2] [1,0,0] [2,3,0] (1,1,1) (2,1,0) (3,1,3)
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I.III. CRISTALLOGRAFIA 1) Sistema cubico semplice (CS): l’occupazione spaziale degli atomi considerati come sfere rigide è del 52%. 2) Sistema cubico corpo centrato (CCC): l’occupazione spaziale degli atomi considerati come sfere rigide è del 68%. 3) Sistema cubico facce centrate (CFC): l’occupazione spaziale degli atomi considerati come sfere rigide è del 72%. Nel CCC lungo la diagonale principale, le sfere sono a contatto, mentre nel sistema CFC questo succede lungo le diagonali delle facce. In queste direzioni a massimo impaccamento si possono avere degli scorrimenti plastici. Per l’indicazione delle direzioni in un cristallo, si considera la retta parallela passante per l’origine e la si definisce con le coordinate di una retta passante per i punti (0,0) e (p,q):
x p
+
y q
=
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Altro modo di indicare la direzione è quella di dare le coordinate (x,y,z) sottintendendo che l’unità di misura in ogni direzione è l’unità base della cella; se ci sono dei valori frazionari è sufficiente moltiplicare per il minimo comune multiplo tutti i membri. Nel caso di un sistema con struttura reticolare CCC tutte le direzioni delle diagonali del cubo sono equivalenti e costituiscono la famiglia di direzioni .
CCC
CFC
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I.IV. SOLUZIONI SOLIDE INTERSTIZIALI. Solo pochi atomi possono essere interstiziali (H, C, O, N, B) perché piccoli. Questi elementi possono anche dare origine, tra di loro od in unione ad altri elementi, a idruri, ossidi, nitruri, carburi e boruri. Dimensioni di alcuni atomi che si trovano spesso in posizioni interstiziali: elemento raggio atomico (Å)
H 0,30
O 0,66
N 0,71
C 0,77
Struttura cubica a corpo centrato
siti ottaedrici > rs = 0,067 a0 siti tetraedrici > rs = 0,127 a0
Struttura cubica a facce centrate
siti ottaedrici > rs = 0,147 a0 siti tetraedrici > rs = 0,08 a0
Struttura esagonale compatta
siti ottaedrici > rs = 0,207 a0 siti tetraedrici > rs = 0,114 a0
B 0,87
In particolare la fase austenitica del ferro può sciogliere fino al 2% di carbonio, mentre nella fase di ferrite la solubilità massima è del 0,02%.
I.V. SOLIZIONI SOLIDE SOSTITUZIONALI (s.s.s.). Alcune considerazioni generali sia di carattere fisico che chimico permettono di ottenere le s.s.s.: stesso reticolo cristallino differenza di dimensioni atomiche inferiori al 15% scarsa differenza di elettronegatività valenza: la solubilità è maggiore per un metallo di valenza elevata in un solvente di valenza bassa (per esempio: Si in Cu = 14%, Cu in Si = 2%) • concentrazione elettronica : occorrono determinati valori critici di n° di elettroni di valenza in rapporto al n° di atomi. • • • •
I.V.I. SOLUZIONI SOLIDE SOSTITUZIONALI ORDINATE. Ulteriori considerazioni sia di carattere fisico che chimico permettono di ottenere le s.s.s. ordinate: • determinato rapporto stechiometrico • dimensioni atomiche differenti • sufficiente differenza di elettronegatività (legami interatomici AB sono favoriti rispetto ai legami AA e BB ∆ H di miscela è inferiore) • temperatura critica.
I.V.II. PRINCIPALI STRUTTURE ORDINATE:
AuCu Au Cu
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AuCu3 Au Cu
CuPt (Vedere lucidi)
FeAl - Ottoni β ‘ Cu oppure Fe Zn oppure Al
Si deve osservare che in questo caso, data la compenetrazione di due reticoli rispetto alle tre direzioni ortogonali del riferimento, è indifferente la scelta del tipo di elemento rispetto alla posizione nel reticolo.
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I.VI. TRASFORMAZIONI “ORDINE-DISORDINE”. Al di sotto di una certa temperatura caratteristica denominata temperatura critica (Tc) molte soluzioni solide disordinate possono assumere un aspetto ordinato a causa di una minore agitazione termica degli atomi costituenti il solido. L’ordine corrisponde ad uno stato di energia minima (∆ H 1492 °C) Tungsteno Vanadio Molibdeno Cromo Metalli Alcalini (Na, K) Strutturalmente il più importante è il ferro, perché gli altri sono solo elementi leganti del ferro, come eventuali stabilizzanti della fase α , potendo consentire un aumento di temprabilità o di durezza di un manufatto perché favoriscono la formazione di carburi. Esagonale Compatto
Zinco Magnesio Titanio Zirconio Berillio Cadmio Cobalto Utilizzati sono il magnesio ed il titanio. Il magnesio è principalmente usato in casi in cui si voglia avere leggerezza, il titanio in casi in cui si vogliano evitare le problematiche connesse con gli esagonali compatti. Importante è ricordarsi che il magnesio è molto infiammabile, quindi occorre molta attenzione nell’uso, il titanio è usato in leghe per usi aerospaziali, come le leghe di alluminio. Queste ultime sono nella fascia privilegiata (con alluminio cubico a facce centrate) perché utilizzabili a temperature molto basse e con una buona intrinseca leggerezza. Un buon alluminio pesa un terzo di un cattivo acciaio e ha le stesse caratteristiche meccaniche. Il titanio ha caratteristiche di massa analoghe a quelle dell’alluminio, ma una resistenza a trazione di un buon acciaio; unico grosso difetto è l’elevato costo per l’ottenimento del metallo dall’ossido, relativamente diffuso come minerale. Il titanio è molto usato per aerei militari.
II.II. CRISTALLINITA’ E ANISOTROPIA I metalli non sono costituiti da cristalli perfetti. In presenza di un cristallo perfetto la resistenza a snervamento sarebbe così elevata da impedire qualsiasi deformazione plastica e di conseguenza sarebbe anche elevata la resistenza all’abrasione, da impedire la lavorazione per asportazione di truciolo. Unica possibilità di formare un oggetto sarebbe di ottenerlo direttamente da getto o fusione. Ma la formatura tramite getto può non portare alla soluzione finale ed ottimale. Quindi la presenza di difetti reticolari favorisce la “lavorabilità” dei particolari. Ci sono vari tipi di difetti: •puntuali vacanze •lineari dislocazioni •bidimensionali bordi dei cristalli. •di volume difetti di impilamento.
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generalM_2003 Gli atomi sono stati rappresentati nella descrizione dei reticoli utilizzando il modello delle sfere rigide, ma in realtà la situazione effettiva è differente: bisogna pensare ad un modello a molle ( ). Gli atomi “mediamente” si trovano nelle posizioni di equilibrio. Essi oscillano attorno alla posizione reticolare con una frequenza tanto più elevata quanto è elevata la temperatura. Quindi il modello a sfere rigide vale solo allo zero assoluto. Quali sono le posizioni di equilibrio? Il legame metallico è come una serie di ioni che si dispongono nelle posizioni reticolari ed una nuvola elettronica che si oppone a questi ioni assicurando una distribuzione di cariche negative che controbilancia l’azione repulsiva delle cariche positive. Più in particolare si hanno delle forze repulsive tra gli elettroni di uno ione e gli elettroni di un altro ione e tra nucleo di uno ione e nucleo di un altro ione ed attrattive tra gli elettroni di uno ione ed il nucleo di un altro ione. Un esempio è l’atomo del cloruro di sodio (NaCl). Una rappresentazione delle forze dei legami ionici è data dai grafici sottostanti dove le forze di tipo repulsivo si fanno sentire quando gli atomi sono molto vicini fra loro mentre le forze di tipo attrattivo sono di tipo elettrostatico. ER
F
1)
2)
attrazione a0 a
a
EA repulsione
ER = b/an
Ec = -q2/a
Eattrattiva = z1q*z2q/a2
F = -dET/da ET = z1q*z2q/a + b/an
Quando la somma delle forze attrattive è uguale a zero si ha la situazione di equilibrio. Il valore a0 è la distanza in cui “mediamente” i due atomi si trovano. L’energia repulsiva ER è, per un legame ionico, rappresentata da grafico 1). L’energia di repulsione è dominante quando la distanza tra gli ioni è minore della distanza di equilibrio, mentre si ha energia attrattiva quando la distanza è maggiore di quella di equilibrio. Per piccoli spostamenti nell’intorno della distanza di equilibrio il diagramma delle forze ha un andamento crescente con piccola variazione di pendenza, mentre la curva dell’energia nell’intorno della posizione di equilibrio ha due differenti pendenze (situazione di minimo). Inoltre più l’avvallamento del minimo di E è pronunciato più le forze di legame sono alte. Questo discorso sui legami di tipo ionico può essere traslato al legame metallico ove vi sono forze di attrazione e repulsione anche se di natura diverse e diagrammi energia distanza con le stesse caratteristiche.
II.III. FUSIONE Dal punto di vista atomico significa aver dato tanta energia agli atomi da aver incrementato notevolmente la frequenza di oscillazione fino a che essi non si trovano più in posizione di equilibrio reticolare. Il disordine termico è aumentato talmente che non si può più considerare un reticolo. Gli atomi variano la loro posizione scambiandosi gli uni con gli altri. Il manufatto non è più solido e perde la sua caratteristica fondamentale: di avere una forma propria. Se la forza di legame è elevata, l’energia che devo fornire in termini di possibilità di oscillazione è elevata. Quest’ultima è funzione della temperatura assoluta; a legami più forti corrispondono temperature di fusione più elevate. La formula dell’energia termica è: E = 3/2*K*T Prof. G.Ubertalli
con K = 1,381*10-23 J/K (costante di Boltzman) 9
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II.IV. DILATAZIONE TERMICA. La dilatazione termica dipende dal legame tra gli atomi. Aumentando la temperatura gli atomi oscillano con ampiezze maggiori intorno alla posizione di equilibrio ma trovando maggior ostacolo alla compressione la nuova posizione sarà nel senso di maggiori distanze tra gli atomi. Il risultato macroscopico è che scaldando una sostanza essa si dilata. Gli atomi si allontanano tanto più, durante il riscaldamento, quanto meno è pronunciato l’avvallamento del grafico 1). I coefficienti di dilatazione termici sono tanto più bassi quanto maggiore è la temperatura di fusione. Coefficienti di dilatazione termica a 20 °C
Coeff(*10E-6)
80 70 60
CsCl
50 40 30
Hg
NaCl Pb
Al
20
Cu
10 0
-100
Fe
900
MgO
1900
W
2900
Temperatura di fusione (°C)
Da questo grafico si può osservare che la caratteristica fondamentale della dilatazione termica, cioè la sua relazione con la temperatura di fusione, vale sia per i metalli che per gli ioni. Un forno sarà costituito di materiali ad elevata temperatura di fusione, perché si vogliono bassi coefficienti di dilatazione ma anche materiali a contatto con dilatazione simile. Per esempio se si fa un rivestimento di tungsteno per l’acciaio, si ha una situazione positiva se in superficie si ha una tensione residua di compressione, mentre la situazione è negativa se si hanno tensioni residue di trazione. Riferendosi ai dati del grafico si osserva come in un riscaldamento si dilati di più l’acciaio ed il tungsteno in superficie va in trazione; si devono mettere degli strati intermedi che eliminano la trazione, e, per sovrapposizione degli effetti, generino compressione, abbassando l’effetto di trazione indesiderato. Un’ulteriore considerazione si riferisce agli effetti del reticolo cristallino. Infatti se per un reticolo cubico le oscillazioni nelle tre direzioni principali sono mediamente uguali, questo non è vero nel caso di un reticolo esagonale o tetragonale. Si consideri il magnesio che ha reticolo esagonale. La base α è parallela alle tre direzioni di base: le intersezioni sono all’infinito. Gli indici sono (0001). Reticolo Mg Zn Sn
Esagonale Esagonale Tetragonale (001)
Piano parallelo 27*10-6 cm/cm 15*10-6 cm/cm 30*10-6 cm/cm
Piano perpendicolare 24*10-6 cm/cm 61*10-6 cm/cm 15*10-6 cm/cm
Da questa tabella si osserva che i coefficienti sono differenti a seconda che si considerino direzioni parallele o perpendicolari rispetto la cella elementare.
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σ
F
Legame forte
Legame debole ε
a
Considerando il diagramma tra le forze di legame e la distanza tra gli atomi e la curva σ-ε si possono fare alcune considerazioni: • la pendenza del grafico “forze di legame-distanza” è proporzionale alla pendenza della curva σ-ε. • la variazione di pendenza nell’intorno della distanza di equilibrio dove si ha attrazione e repulsione è circa uguale • il modulo elastico alla compressione coincide con quello a trazione • nel caso si abbiano dei legami deboli, a pari tensione applicata, si hanno spostamenti, in campo elastico maggiori. Considerazioni generali tra modulo elastico, modulo di Poisson. temperatura di fusione e reticolo: Modulo di Poisson
ν W Fe Cu Al Mg Pb
0,27 0,28 0,35 0,34 0,4
Modulo elastico E (GPa) 350 210 112 70 42 15,4
Temperatura di fusione (°C) 3410 1537 1083 660 650 327
Reticolo CCC CCC CFC CFC EXC CFC
TEMPERATURA DI FUSIONE [°C]
I primi quattro metalli sono cubici: si nota una certa linearità nell’andamento delle grandezze. La differenza nel modulo elastico tra alluminio e magnesio, malgrado la temperatura di fusione prossima è imputabile alla differenza di reticolo. L’alluminio ha un basso modulo elastico da cui derivano grandi spostamenti sotto sforzo elastico. Il litio come elemento legante fa aumentare il modulo elastico.
4000 3500
W
3000 2500 2000 1500
Fe
Cu
1000
Mg
500
Al
Pb
0 0
100
200
300
400
MODULO ELASTICO [GPa]
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II.V. RICERCA DEL VALORE DEL COEFFICIENTE DI POISSON. Z
In ambito elastico il volume rimane costante prima e dopo la deformazione. Questa ipotesi può essere espressa dalla seguente uguaglianza:
σ z ,εz Y
ν= -ε y/ε z = -ε x/ε z l0 = lunghezza iniziale dello spigolo
X l0
εx/2 εy/2
Volume iniziale = (l0)3 = (l0 + ∆lz) (l0 +∆ly)2
ne segue: 1 = (1 + ε z) (1 + ε y)2 1 = 1 + ε z + 2ε y da cui
ε z + 2ε y = 0
⇒
ν= -ε y/ε z = 0,5
In campo plastico tale considerazione non vale poiché la contrazione secondo Y è inferiore.
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