Introduzione:

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Baricco, un giorno mi è capitato di imbattermi nel suo romanzo e non sono ... Baricco. Quando mi è passato per le mani il monologo teatrale Novecento e .... Sul sito: www.oblique.it/images/formazione/dispense/caso_baricco_castelli.pdf, pg.3.
Introduzione: Le ragioni per le quali ho scelto come l‟argomento della tesi Alessandro Baricco e i suoi romanzi non sono molto difficili da spiegare. Prima di leggere il libro Oceano mare non conoscevo Alessandro Baricco, un giorno mi è capitato di imbattermi nel suo romanzo e non sono più riuscita a interromperne la lettura. Devo subito ammettere di non aver letto il libro in italiano ma di averlo inizialmente letto in ceco. Quando stavo ormai per finirlo ho cercato di rallentare la lettura il più possibile perché non volevo che finisse. Dopo che ho finito il libro in ceco mi è nato il desiderio di leggerlo in italiano. Ma purtroppo non sono riuscita a trovarne una copia in italiano in Repubblica Ceca, né nella biblioteca di facoltà dell‟Università di Masaryk a Brno, né nella biblioteca dell‟Università Carlo di Praga o dell‟Istituto Italiano di Cultura a Praga. Quindi per accontentare il mio desiderio almeno parzialmente ho cercato altri suoi romanzi per leggerli in lingua italiana e sono riuscita a trovare il libro intitolato Seta, un racconto di Alessandro Baricco bellissimo ma piuttosto diverso da Oceano mare. Dopo aver letto Seta che mi è piaciuto tanto ho trovato nella biblioteca dell‟Istituto Italiano di Cultura a Praga il libro City che è diventato la mia terza scelta. Ma il libro City non sono riuscita a finirlo. Anzi, sarebbe meglio dire che ho cercato di leggerlo, ho iniziato la lettura tante volte, mi sforzavo ma il romanzo City è molto diverso dai libri precedenti. Lo stile narrativo è molto diverso, anche la storia mi è parsa troppo complicata. E per la mia difesa, credo che non bisognerebbe mai costringersi a leggere un libro se non piace (a condizione che non si tratti della lettura obbligatoria). Secondo me se si perde la voglia spontanea di continuare il libro durante la sua lettura, si perde una certa parte del piacere che la lettura ci porta. Per dire la verità non ho mai portato alla fine la lettura di City. Sono stata molto felice quando sono riuscita a procurarmi il libro Oceano mare in Italia (grazie ai miei cari amici) e ho potuto constatare che non si trattava solo d‟una buona traduzione ma è proprio il libro e il

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modo di raccontare di Baricco ad essere incantevole ed il libro nella lingua originaria mi è piaciuto più della traduzione ceca di Alice Flemrová. E così mi sono chiesta come mai ogni libro di Alessandro Baricco è talmente diverso dagli altri. E come riesce un libro a piacermi così tanto mentre un‟altro dello stesso autore non riesco neanche a finirlo? Ma chi è questo Baricco? Quindi ho iniziato di cercare delle informazioni su Alassandro Baricco. Ho scoperto che si tratta di uno scrittore di grande fama in Italia che è tradotto in tanti paesi del mondo. Non è solo uno scrittore ma partecipa a molti progetti culturali, ha fatto alcuni programmi sulla letteratura in televisione, è uno dei fondatori e degli insegnanti della torinese Scuola Holden che si occupa di scrittura narrativa e creativa. Mi permetto di dire che Alessandro Baricco in Italia è molto noto e non avendolo mai letto prima ho deciso di recuperare. Siccome si tratta di un‟autore ancora vivente non è così facile trovare delle informazioni su Baricco sui libri quindi ho dovuto navigare molto su internet, cercare e leggere molte recensioni, forum o interviste fornite da Baricco. Quando mi è passato per le mani il monologo teatrale Novecento e vi ho trovato il forte motivo del mare ho deciso di concentrare la mia tesi sul tema del mare che troviamo sia in Oceano mare sia in Novecento. Ma nei due libri il mare svolge un ruolo diverso. Così ho cercato di trovare il significato del motivo del mare in entrambe le storie.

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1. Alessandro Baricco Alessandro Baricco è uno degli scrittori italiani contemporanei più noti all‟estero e in Italia. Ha ricevuto molti premi per i suoi libri, ha fatto vari programmi in televisione sulla letteratura e ha partecipato a molti progetti teatrali. Ha collaborato con i quotidiani La Repubblica e La Stampa come editore della sezione di cultura. Insieme ad un gruppo di amici ha fondato una scuola dove si insegna la narrazione. Su un‟intervista per il quotidiano Corriere della Sera Alessandro Baricco parla di se stesso e dello storytelling che insegna alla Scuola Holden: “Io sono un narratore, ho quel talento lì, vedo storie anche in questo lavoro. Ho lavorato molto per dire che viviamo in mezzo alle storie e che bisogna raccontarle bene, con rispetto. […] Gli uomini hanno bisogno di storie. Non soltanto per trasmettere sapere. Ogni storia è la custodia della speranza che questa vita non sia l‟unica, che se uno volesse potrebbe avere un‟esistenza differente.”1

1.1. La vita di Alessandro Baricco2 Alessandro Baricco nasce il 25 gennaio 1958 a Torino. Nel 1976 consegue la maturità al liceo classico Alfieri a Torino. Nel 1980 si laurea in filosofia all‟Università di Torino discutendo una tesi sull‟estetica

di

Adorno

e

su

Benjamin:

“Scrittura,

memoria,

interpretazione” con il professor Gianni Vattimo3. 1

Cinzia Fiori, un‟intervista: Ballando con i sogni nei castelli di Baricco, Corriere della sera, 2003. (sul sito: www.oceanomare.com/interviste/index.htm) 2 Cfr.: le informazioni su Alesso Baricco sul sito: www. oceanomare.com/bibliografia www.labcity.it/Ipertesto/BiblioBiografia/tabid/199/language/en_US/Default.aspx www.mediamente.rai.it/home/bibliote/biografi/b/baricco.htm 3 Cfr.: http://www.riflessioni.it/enciclopedia/vattimo.htm http://www.giannivattimo.it Gianni Vattimo, nato a Torino 4 gennaio 1936. Negli anni cinquanta ha lavorato ai programmi culturali della RAI. Dal 1969 professore ordinario d‟estetica all‟Università di Torino. Negli anni settanta è diventato preside della facoltà di Lettere e Filosofia. Dal 1982 al 2008 lavora come professore ordinario di filosofia teoretica. Ha svolto anche lavoro editoriale per i quotidiani: La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L’espresso. Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle università di: La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. Ha svolto attività politiche in diverse formazioni: Partito Radicale, Alleanza per Torino, Democratici di Sinistra, Partito dei Comunisti Italiani. Vattimo è deputato al Parlamento europeo nell‟Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l‟Europa.

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Eredita dai genitori la passione per la musica e ottiene il diploma in pianoforte al conservatorio. I primi lavori in campo editoriale sono traduzioni, correzione di bozze e presentazioni di testi. In seguito lavora svariati anni presso alcune agenzie pubblicitarie e nel 1986 è tra i fondatori della società Dune (che si occupa di cinema industriale e pubblicità). Si dedica inoltre agli studi di critica musicale. Negli anni novanta Alessandro Baricco si dedica soprattutto alla scrittura e alla pubblicazione dei suoi romanzi. Siccome Baricco è una persona gelosa della propria privacy, è stato abbastanza difficile trovare informazioni sulla sua vita privata. Ho trascorso molto tempo navigando su internet, leggendo le interviste da lui rilasciate e le chat a cui ha partecipato per trovare qualche frammento da poter così delineare la figura di Alessandro Baricco.4 Quando un ragazzo di nome Fabio ha chiesto a Baricco per quale motivo prendesse parte alle chat e nei forum con i ragazzi, la risposta dell‟autore è stata: Serve per dirvi che esisto, che stare lontani da uno scrittore che amate è il miglior modo di avere una giusta relazione con lui, serve per farvi capire che i vostri messaggi rileggo, serve per spiegarvi qualcosa di me, poco ma è già qualcosa. Capisco che dopo due ore e mezza non è facile dire ancora cose che valgono la pena, ma ci provo. E poi serve per ascoltarvi. È importante ascoltarvi. Mi sembra che i miei libri muoiono un po‟ meno se ogni tanto vi ascolto. Tutto qua.5

In effetti è proprio così come rivela lo scrittore. Sembra che lui sia presente per i lettori, che non voglia diventare irraggiungibile o solo un mito o un nome nelle antologie ma che cerchi di trasmettere la propria passione per la lettura, per la scrittura e per il teatro. Tutto questo lo dimostra con alcune delle attività che svolge al di là della scrittura dei 4

Cfr: la chat del 29 giugno 2000 su: www.labcity.it/Testoeparatesto/CityChat2000/tabid/136/language/en- US/ Default.aspx 5 La chat del 29 giugno 2000 su www.labcity.it

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libri. Cerca di fare capire ai lettori che i loro pensieri e le loro opinioni gli interessano. Senza dubbio si tratta anche di una giusta mossa dal punto di vista publicitario. In un‟intervista, del 20 novembre 2006, chiamata Incontro con Baricco: risposta alle critiche Baricco risponde alla critica di alcuni lettori delusi dai suoi ultimi romanzi (mentre erano così entusiasti dei primi) con le seguenti parole: Ma io penso che nella vita si possa scrivere uno o due grandi libri, se sei molto fortunato, se sei molto bravo. Allora uno, cosa fa per il resto della vita? Porto in giro i bambini? No. Lavoro per arrivare a scrivere quell‟uno o due libri, credo. Quindi anche passando da libri magari inesatti, magari non così forti. […] Qui si scrive molto per imparare sempre meglio, diciamo. […] La giovinezza ti dà, a tutti noi, ma insomma spesso ti dà una specie d‟energia, di responsabilità e anche di rabbia che forse poi non trovi più nel resto della vita. Ma anche è vero che invecchiando si acquisisce un‟idea di gusto, di controllo del materiale, si diventa adulti, quindi si hanno molte più storie da raccontare e si diventa più veri, secondo me. E questo per noi chi scriviamo sono tutto questo un‟insieme di valori della ragione per cui io continuo a scrivere, perché son delle cose che io vent‟anni fa, quindici anni fa, non avevo e che oggi ho e 6

diventano libri.

Viene ribadita l‟importanza d‟esercitare la propria capacità di raccontare, di scrivere le storie. Non bisogna accontentarsi mai di quello che abbiamo già fatto, già ricevuto ma spingersi sempre avanti. Solo con la pratica s‟impara. E con l‟esperienza si affinano le abilità. Queste parole ricordano la sua idea della bottega della scrittura alla quale è dedicato un intero capitolo “la Scuola Holden”. È come se Baricco desse una speranza a tutti, affermando che non è mai troppo tardi per nulla. C‟è sempre tempo per incominciare, bastano solo diligenza e impegno. Ma allo stesso tempo sostiene che non è possibile scrivere un libro in base al successo che potrebbe riscuotere. Così non può funzionare. Di solito uno scrive quello che gli piace. A volte 6

L‟intervista Incontro con Baricco: risposta alle critiche svoltasi 20 novembre 2006. Sul sito:http://tv.repubblica.it/home_page.php?plazmode=player&cont_id=5141

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capita che condividiamo quello che ci piace con gli altri e a volte no. Possiamo chiamarlo una questione di fortuna o di gusti. Non posso essere sicura se sia solo una maschera o la vera faccia di Alessandro Baricco, ma fa sembrare di essere una persona mite, abbastanza aperta, molto riflessiva e allo stesso tempo anche un perfezionista che non vuole mai smette di cercare di migliorare. Nella chat precedentemente menzionata Alessandro Baricco racconta di navigare poco su internet e per scrivere i suoi romanzi e altri libri non usa più la macchina da scrivere ma usa il computer. A volte capita che Baricco ad alcune domande pose in italiano risponde in inglese o almeno parzialmente in inglese. La sua spiegazione può sembrare più che banale. Dice semplicemente di farlo perché gli piace il suono dell‟inglese (e anche del francese, per esempio il suono della parola “Voilà”). Da piccolo a Baricco piaceva leggere i libri di Dino Buzzati. “Celine, Salinger, Selby Jr., Stevenson, Gadda, Conrad e Sterne. Sono tutti citati nei miei libri, anche se a volte in modo obliquo.”7 Allo scrittore sinceramente dispiace che in Italia la cultura dei lettori e del leggere non sia più quella di un tempo. Mentre prima leggevano soprattutto chi avevano una vera passione per la lettura, oggi comprano i libri persone con diversi interessi e altre passioni (chi cerca emozioni, chi informazioni o chi vuole semplicemente approfondire un‟argomento). “I libri in testa alle classifiche non sono solo spazzatura, ma non si può far finta di non notare che nei primi quindici posti, dieci sono occupati da volumi che iniziano da un punto che è diverso dal libro: l‟ha scritto il comico, il cantante, il sindaco, quella è la sceneggiatura…è volgare non tanto perché questo succede, ma perché è un meccanismo molto semplice.”8 rivela Alessandro Baricco in un incontro il 2 novembre 2006 a Festivaletteratura. 7

Silvia Amici, Arianna De Benedetto, Luca Panzarella, Valentina Scuteri, Castelli di rabbia, Rizzoli. Sul sito: www.oblique.it/images/formazione/dispense/caso_baricco_castelli.pdf, pg.3. 8 Grazia Casagrande, L‟incontro con Alessandro Baricco tenuto a Festivaletteratura di Mantova, 2 novembre 2006. www.wuz.it/articolo-libri/476/intervento-baricco.html

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Alcuni di questi non-lettori forse hanno comprato anche i suoi libri perché lo hanno visto in tv ma Baricco ricorda che scriveva libri ancora prima di fare televisione. Ma se ai lettori un libro comprato per ragioni non letterarie non piacerà, molto probabilmente non compreranno un secondo libro dello stesso scrittore. Baricco per accontentare e non infastidire i lettori cerca di scrivere ogni volta un libro diverso. “Certo che i miei libri vendono perché sono di Alessandro Baricco! Ma io ho scritto anche un primo libro e allora nessuno conosceva il mio nome. Uno compra un libro di un autore poi, se non gli piace, non ne compra un secondo: non basta andare in televisione per vendere libri, non è così meccanico.”9 Quando Baricco cerca i nomi per i protagonisti dei suoi libri, non pensa mai ai significati dei nomi ma ai suoni. Nel febbraio 2005 chiude con la casa editrice Rizzoli e passa da Domenico Procacci alla Fandango Libri, di cui diventa socio. Fandango è un progetto culturale, una casa di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva, una casa editrice, un‟etichetta musicale, una Radio e una tv Web, una factory di talenti. Un modo di vedere e raccontare la realtà. 10 Per chiudere il capitolo dedicato alla vita privata di Alessandro Baricco mi permetto di usare una risposta, assai baricchiana (che conferma tante cose scritte nelle righe precedenti), alla domanda di una ragazza di nome Mara se è sposato risponde: “Yes. E questa è l'ultima risposta sulla mia vita privata, darling.“11

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Grazia Casagrande, Alessandro Baricco: che cos’è oggi essere scrittore, 2 novembre 2006 su: www.wuz.it/articolo-libri/476/intervento-baricco.html 10 www.fandango.it, la sezione: Chi siamo? 11 la chat del 29 giugno 2000 su: www.labcity.it

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2. Alessandro Baricco - scrittura e progetti12 Nel 1988 Alessandro Baricco pubblica presso la casa editrice Einaudi il suo primo libro, Il genio in fuga (due saggi di critica musicale: Morire dal vivere e Il pipistrello e la porcellana) dedicato all‟opera di Gioacchino Rossini13, musicista che compose opere sia comiche sia tragiche. Il secondo saggio critico musicale di Baricco, L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin, sui rapporti tra musica colta e modernità, esce 4 anni dopo, nel 1992. Pian piano inizia la carriera giornalistica di Alessandro Baricco come critico musicale presso La Repubblica (dal maggio 1989 al maggio 1991). Dal settembre 1993 all‟agosto 1995 Baricco collabora con il quotidiano La Stampa, dove cura le pagine di cultura e di spettacolo nonché in seguito la rubrica del mercoledì Barnum, lo spettacolo della settimana. Dal 1996 riprende con La Repubblica. Nel 1993 Baricco inizia a lavorare in TV come autore e conduttore di una trasmissione di Rai Tre, dedicata alla lirica, intitolata L’amore è un dardo. L‟argomento di ogni puntata erano due o più arie delle maggiori opere dei teatri lirici italiani e l‟analisi dei libretti musicali. L‟anno dopo conduce insieme alla giornalista Giovanna Zucconi Pickwick, del leggere e dello scrivere, programma dedicato alla letteratura. Vi si presentavano le novità editoriali e si raccontavano testi con l‟attenzione puntata alla lettura e alla scrittura. Nel 1995 Baricco pubblica Barnum, una raccolta d‟articoli scelti tra quelli scritti per La Stampa.

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la chat del 29 giugno 2000 su: www.labcity.it Cfr.: Ferroni, Giulio, Storia della letteratura italiana, vol. 3, pp.274-275, Einaudi, 1991. Gioacchino Rossini- all‟anagrafe Giovacchino Atonio Rossini (1792-1868). Collaborò con tanti librettisti: Angelo Anelli (L’Italiana in Algeri), Cesare Sterbini (Il barbiere di Siviglia), Andrea Leone Tottola (La donna del lago), Gaettano Rossi (Semiramide). 13

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Nel 1996 recita in uno dei brevi episodi di Antonio Grimaldi de Il cielo è sempre più blu a fianco di Monica Bellucci (Ricordati di me, Manuale d‟amore 2, di recente Baarìa). Nel febbraio 1997, Alessandro Baricco e Gabriele Vacis (regista teatrale) presentano un programma di lezioni sulla passione per la lettura chiamato Totem al teatro Milanollo di Savigliano. Totem era una nuova forma di spettacolo che portava in scena tratti musicali, di letteratura, di lirica. Gli autori, non accontentandosi dei soli teatri, hanno portato Totem (trasmesso anche in tv su Rai Due) nelle piazze girando l‟Italia per un paio d‟anni. A volte i lettori chiedono a Baricco quando tornerà a fare la tv, magari con programmi come Pickwick e Totem, e lo scrittore risponde: Farla è molto divertente, e se la fai bene cambia molte cose, voglio dire, puoi avere una certa influenza su un sacco di gente. Il problema è fare una televisione che mi piaccia. L'unica che mi è venuta in mente, recentemente, è il Totem che è andato su Rai 2. Quando mi viene un'altra idea, tornerò in televisione.14

A febbraio del 2002 esce Next. Piccolo libro sulla globalizzazione. Dal 14 al 24 Novembre 2002 al Teatro Valle di Roma (nell‟ambito del Romaeuropa Festival) Baricco presenta City Reading Project. Nove notti, cento pagine. Il City Reading Project avviene in tre serate (Tre storie western, Il lascito testamento del Prof. Kilroy e Ring). L‟anno successivo Alessandro Baricco pubblica il CD del City reading project (contiene tre storie western: Caccia all’uomo, Bird, La puttana di Closingtown lette da Baricco su musica composta dagli Air, duo francese formato da Nicolas Godin & Jean-Benoit Dunckel)15. 14

la chat del 29 giugno 2000 su: www.labcity.it Un pezzo del video da vedere: Air – City reading project su: www.youtube.com/watch?v=CceqUdlXHnw Alessandro Baricco verso la metà del video parla del progetto e spiega la collaborazione con i musicisti francesi - che nella musica degli Air trova qualcosa di epico e anche molto spazio. 15

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Nel 2003 lo scrittore e Lucia Moisio pubblicano una sceneggiatura scritta insieme, sulla storia di Farinelli, Partita spagnola. Anche in seguito Alessandro Baricco partecipa a vari progetti teatrali, culturali, reading, collabora con il quotidiano La Repubblica, partecipa a serate di lettura e a lezioni in tv sulla Rai. Nel 2008 traduce L’isola, un libro di Armin Greder (nato in Svizzera, dal 1971 in Australia). Nello stesso anno esce il fumetto La vera storia di Novecento su Topolino n.2737 (Pippo è Novecento e Topolino è il trombettista). Nel 2009 traduce un altro romanzo di Armin Greder, La città, e pubblica l‟ultimo romanzo Emmamus.

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3. La Scuola Holden16 Nel 1994 Baricco fonda “la Scuola Holden” insieme ad un gruppo di amici (precisamente: Antonella Parigi, Dalia Oggero, Marco San Pietro e Alberto Jona). La sede della scuola si trova in un palazzo, in precedenza un laboratorio tessile, in Corso Dante a Torino nelle vicinanze del parco Valentino. Il nome della scuola “Holden” è stato ispirato ai fondatori da Holden Caulfield, protagonista del romanzo The Catcher in the Rye (1951) di Jerome David Salinger (scrittore statunitense). In Italia il libro è uscito sotto il nome Il giovane Holden, edito da Einaudi nel 1961. Alessandro Baricco è preside della Scuola Holden e tiene lezioni insieme a Davide Longo e Dario Voltolini. Non sono solo questi tre letterati ad insegnare alla Holden ma in totale vi sono stati invitati circa quattrocento docenti, chiamati Maestri, tra cui voglio nominare almeno alcuni: Niccolò Ammaniti (scrittore italiano, vincitore del premio Strega nel 2007), Guillermo Arriaga Jordán (scrittore e sceneggiatore messicano che ha scritto i film di Alejandro Gonzáles Iňárritu: Amores perros, 21 grammi e Babel), Werner Herzog (regista, sceneggiatore e attore tedesco, esponente del “nuovo cinema tedesco”), Abbas Kiarostami (regista iraniano che ha vinto la Palma d’oro per il miglior film nel 1997), Milo Manara (autore di fumeti italiani erotici e d‟avventura conosciuti in Italia e all‟estero), Nanni Moretti (regista, attore e produttore cinematografico italiano), Amélie Nothomb (scrittrice belga che ha passato la sua infanzia in Giappone, per ragioni diplomatiche si è trasferita in Cina), Gabriele Salvatores (regista e sceneggiatore italiano), Roberto Saviano (scrittore e giornalista italiano, famoso soprattutto per il suo libro Gomorra del 2006 che parla della camorra e della criminalità organizzata nel sud d‟Italia), Giuseppe Tornatore (regista, sceneggiatore, produttore cinematografico italiano), Mario Vargas Llosa (scrittore peruviano, il candidato alla presidenza del Perù), Abraham Yehoshua (scrittore e drammaturgo israeliano), Daniele Del Giudice (scrittore e docente universitario), Evan 16

Cfr.: Il sito ufficiale della Scuola Holden: www.scuolaholden.it

14

Hunter (pseudonimo più noto Ed McBain, nato Salvatore Albert Lombino; ha scritto la sceneggiatura originale del film Gli uccelli), Luciano Ligabue (cantautore, scrittore, regista, sceneggiatore e chitarrista italiano), Gabriele Muccino (regista italiano e sceneggiatore dei film: Come te nessuno mai, L’ultimo bacio, Ricordati di me, Baciami ancora), Domenico Procacci (produttore cinematografico italiano e fondatore della casa di produzione Fandango) e molti altri. Per poter capire meglio il vero obiettivo della Scuola Holden ci serviremo delle parole dello stesso Baricco sulla scuola, scritte sul sito ufficiale: Alla Scuola Holden insegniamo a narrare. Siamo convinti che un romanziere, uno sceneggiatore, un giornalista o un‟inventore di videogiochi, siano, prima di tutto, narratori. E lo stesso vale per un‟autore di teatro o un disegnatore di fumetti. Vengono tutti dalla stessa terra: la terra della narrazione. Così cerchiamo di insegnare ai giovani a conoscere quella terra.17

Anche la scritta: “Le storie, prima o poi, ti tocca raccontarle”18 sulla pagine principale del sito della Holden cerca di attrarre i potenziali clienti, i ragazzi che vogliono dedicarsi alla scrittura. Fino ad oggi vi si sono diplomati circa trecentocinquanta studenti da tutta Italia. Di come funziona la Holden Baricco parla in un‟intervista per La Repubblica TV19 svolta si il 6 giugno del 2008, quindi le informazioni ottenute dalla intervista riguardano il biennio 2009/2011. Alla Holden vengono ammessi dai venticinque ai trenta studenti (due classi da quindici) all‟anno (dal 2009 si ammettono trenta studenti, negli anni precedenti solo venticinque) attraverso i risultati dell‟esame d‟ammissione che consiste nella presentazione della Scuola, test e esercizi di scrittura. Per partecipare all‟esame d‟ammissione non servono diplomi, lauree o

17

www.scuolaholden.it/Chi-siamo.aspx www.scuolaholden.it 19 Cfr.: Laura Petrici, Tutte le vostre domande-Alessandro Baricco, 6 giugno 2008. http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=20963 18

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master. Esiste solo una condizione, avere tra i 20 e i 32 anni. In base al risultato viene stilata la graduatoria di merito. I primi dieci e gli ammessi con borsa di studio pagano 3.800 euro all‟anno, gli altri pagano 7.700 euro all‟anno. Baricco dichiara che la scuola costa giusto quel che costa perché i docenti aiutano gli studenti a fare i diversi mestieri con una consapevolezza maggiore, come se fosse una specie di “bottega”. Bisogna intenderlo come un investimento per il futuro. Siccome si tratta di una scuola privata, tutti i soldi dei contributi vanno alla manutenzione della scuola. A parte le lezioni in classe o in laboratorio linguistico la scuola permette agli allievi di scegliere tra tanti workshop, seminari, gite, incontri per impadronirsi delle esperienze utili. Anche la valutazione non è tradizionale, i voti vanno da 5 a 10. I seminari, i workshop etc. si concludono con un test di venti domande a risposta multipla.20 Si tratta di uno studio biennale durante il quale gli studenti, divisi in piccoli gruppi, sono durante le lezioni a stretto contatto con i docenti. S‟impara a scrivere, a narrare, a dare forma ai propri racconti e alle proprie storie, lo storytelling, perché secondo i fondatori della scuola, dietro tanti mestieri come editore pubblicitario, produttore di cinema, scrittore, regista, attore di teatro v‟è sempre il desiderio di narrare e la capacità di saper farlo. Questa è l‟idea di base della Holden. Di sicuro non si tratta solo di un bel passatempo o di un posto giusto per conoscere nuova gente. La frequenza alle lezioni è obbligatoria, la direzione stabilisce la quantità di lezioni di presenza obbligatoria. Si studia molto, quasi otto ore al giorno, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17.30. A volte ai ragazzi tocca andare a lezione anche durante il finesettimana. Oltre al corso intensivo biennale la Scuola Holden offre anche altri tipi di corsi21:

20 21

Cfr.: www.scuolaholden.it Cfr.: Ivi.

16

o

Corso Avanzato di Narrazione – Il corso dedicato a chi ha già

compiuto 32 anni, per 30 partecipanti che passeranno 8 settimane piene di corsi soprattutto sullo storytelling con i vari docenti (Alessandro Baricco, Marcello Fois e tanti altri). o

HoldenClub – Un tutor personale per le tue storie. Chi vuole

sviluppare il proprio progetto narrativo paga 450 euro per dieci incontri individuali da 2 ore con un tutor, un consulente personale. o

Holden week end – Sei incontri che durano un totale di 54 ore per

affrontare sei diversi argomenti, sul racconto e sui personaggi, con tre docenti (Emiliano Amato, Mario Capello e Marco Lazzaretto). o

Holden Cinema

o

Holden Scrittura

o

Approfondimenti del giovedì – sull‟arte, sul fumetto, …

o

Mercoledì sera – offerta ampia di corsi sulla narrazione.

17

4. Alessandro Baricco – regista Alessandro Baricco debutta come regista con il film Lezione Ventuno uscito il 17 ottobre 2008. Il film è prodotto da Fandango insieme a RAI cinema. Il film riguarda la storia della nona sinfonia di Ludwig van Beethoven. Per approfondire di più la trama, la storia del film parla della serata di presentazione della nona sinfonia di Beethoven al pubblico di Vienna, di come sono veramente andate le cose per quanto si sa. Il sottotitolo del film è: “la vera storia di un falso capolavoro” 22. Il regista racconta nel videoforum Tutte le vostre domande per La Repubblica TV23 che la voce narrante del film è affidata a un personaggio già apparso precedentemente in uno dei suo libri. Si tratta del professore un po‟ matto Mondrian Kilroy. Non è esattamente il Mondrian Kilroy dal libro City “ma il nome è suo, la voce è sua e le follie sono sue”24 dice regista. Baricco continua: “è uno dei personaggi che io amo di più, per me è una specie di guru personale”25. Nella stessa intervista Baricco dichiara di essere una persona tranquilla, capace di grandissima concentrazione e che gli viene naturale essere molto calmo. Il film è stato girato in sei o sette settimane, in montagna in mezzo alla neve. Un pezzo del film è stato girato a Londra, con alcuni attori inglesi e americani come: John Hurt, Noah Taylor, Leonor Watling, Clive Riche e molti altri. Quando Laura Petrici, la conduttrice del programma, chiede a Baricco a chi si è ispirato come regista, lo scrittore le risponde: “se non avessi visto certi film, questo film o non avrei fatto o l‟avrei girato in modo diverso”[…] per esempio tutto Sergio Leone e molti film orientali come Millennium Mambo26.27 22

Cfr. Vincenzo Mollica, edizione delle 20 del TG1, 12 ottobre 2008. http//oceanomare.blogspot.com 23 Cfr, Laura Petrici, Tutte le vostre domande-Alessandro Baricco, 6 giugno 2008. 24 Ivi. 25 Ivi. 26 Millennium Mambo, in originale Qianxi manbo, del regista Hsiao-hsien-Hou, un dramma girato nel 2001 in coproduzione di Francia e Taiwan. (info su www.csfd.cz). 27 Laura Petrici, Tutte le vostre domande-Alessandro Baricco, 6 giugno 2008.

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5. Le opere di Alessandro Baricco Oltre alcuni saggi critici Alessandro Baricco scrive romanzi. Nel 1991 il suo primo romanzo pubblicato Castelli di rabbia diventa subito un gran successo e vince il Premio Selezione Campiello28 e dopo la traduzione in francese sotto il titolo Les Châteaux de la colère vince il Prix Médicis Étranger 1995. Il romanzo viene tradotto anche in altre lingue e introduce Baricco nel campo letterario mondiale. Quando lo scrittore decide di scrivere il suo primo romanzo pensa a tutte le possibilità, ai nuovi modi della scrittura: al lavoro con materiali diversi, alla saggistica, alla fiction, scrivere i dialoghi senza introduzioni, etc.29 La storia del romanzo avviene nell‟Ottocento, in un paesino chiamato Quinnipak dove incontriamo i personaggi Rail, Horeau, Pekish e altri. Il romanzo non segue una storia lineare. Il racconto è un mosaico dei frammenti delle storie e dei sogni dei personaggi. Due anni dopo, nel 1993, esce il suo secondo romanzo, Oceano mare, che quasi immediatamente diventa un bestseller e vince il Premio Viareggio30. Il libro ha ispirato al regista teatrale Gianlorenzo Brambilla lo spettacolo Locanda Almayer31. Il libro è diviso in tre parti: si apre con una storia, in mezzo alla quale se ne inserisce una più breve, e infine si chiude con la storia e i personaggi dela prima storia. Già dal titolo del libro Oceano mare si può 28

Cfr.: www.premiocampiello.org Il Premio Campiello è stato istuito nel 1962. Il primo vincitore – nel 1963 è stato Primo Levi con La Tregua. La selezione dei libri avviene tra maggio e giugno. La Giuria dei Letterati seleziona cinque romanzi, tra i quali risulterà un vincitore. 29 Cfr.: Cinzia Fiori, Ballando con i sogni nei castelli di Baricco, Corriere della sera, 2003. www.oceanomare.com/interviste/index.htm 30 Cfr.: www.premioletterarioviareggiorepaci.it Il Premio Viareggio è stato fondato nel 1929 nella città di Viareggio da Leonida Rèpaci, Alberto Colantuoni e Carlo Salsa. Ultimamente il premio è suddiviso in più sezioni – Narrativa, Poesia, Saggistica (e Opera prima). In ogni sezione si scelgono le opere migliori tra i quali poi vanno nominati cinque titoli, “cinquine” dalle quali va proclamato il vincitore. 31 In “Locanda almayer” il mare visto da Baricco, Corriere della sera, 23 settembre 2005, p. 17. Disponibile su: http://archiviostorico.corriere.it/2005/settembre/23/Locanda_Almayer_mare_visto_Barico _co_10_050923044.shtml

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prevedere un probabile tema del libro. Non voglio dilungarmi molto a raccontare del libro a questo punto poiché “il mare” è uno dei temi principali e avrò l‟occasione di parlare nuovamente del libro nei prossimi capitoli. Poco dopo, nel 1994 Baricco pubblica un monologo teatrale intitolato Novecento. Anche in questo racconto appare il tema del “mare” e a causa della sua importante funzione nel racconto mi soffermerò più avanti anche su Novecento. Il racconto è portato in scena teatrale da Eugenio Allegri sotto la direzione di Gabriele Vacis, nel 1994, al sedicesimo Festival di Asti. Vorrei riportare le parole d‟introduzione del libro Novecento scritte da Alessandro Baricco nel settembre 1994: Ho scritto questo testo per un attore, Eugenio Allegri, e un regista, Gabriele Vacis. Loro ne hanno fatto uno spettacolo che ha debuttato al festival di Asti nel luglio di quest‟anno. Non so se questo sia sufficiente per dire che ho scritto un testo teatrale: ma ne dubito. Adesso che lo vedo in forma di libro, mi sembra piuttosto un testo che sta in bilico tra una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce. Non credo che ci sia un nome, per testi del genere. Comunque, poco importa. A me sembra una bella storia, che valeva la pena di raccontare. E mi piace pensare che qualcuno la leggerà.32

Parlando

dei

protagonisti

di

Novecento

non

possiamo

dimenticare un vero protagonista dell‟intera storia, la musica, soprattutto il jazz. Mi interessava sapere cosa lo scrittore pensa della musica jazz e la risposta alla mia domanda l‟ho trovata di nuovo sul web: È strano perché sono molti quelli che mi dicono che quel che scrivo c'entra con il jazz, e il fatto vero è che io ODIO il jazz :), cioè diciamo che mi annoia spesso, insomma non mi interessa un granché, comunque a me piace da matti

32

Alessandro Baricco, Novecento, Feltrinelli, Milano, 1994, p.7.

20

una battuta di Novecento e cioè "Quando non sai cos'è allora è jazz", e secondo me quello che penso del jazz è tutto lì dentro.33

Dalla risposta possiamo notare la leggerezza con la quale Baricco risponde alle domande che hanno a che fare con la letteratura. Parlando dei suoi libri sembra essere molto aperto e pronto a discutere. Quando dice di non trovare un particolare piacere nel jazz ci ricorda che non sempre gli scrittori devono identificarsi con i propri libri o con i gusti e gli hobbies dei protagonisti. Ma il fatto di aver scelto il jazz come tema che ci accompagna attraverso tutto il racconto non mi permette di scordare la sua istruzione da musicologo, il passato da critico musicale e la passione per la musica. Arnaldo Foà riprende Novecento in un nuovo allestimento teatrale nel 2003. La scena è costruita su un pianoforte che oscilla su di un palco meccanico. La tastiera illuminata al neon suona da sola. Sopra il finto pianoforte due pareti racchiudono un letto e una sedia tra i quali si muove l‟anziano attore. Alle pareti foto d‟epoca e quadri di Van Gogh.34 Nel 1998 esce il film, ispirato a Novecento, “La leggenda del pianista sull’oceano”del regista Giuseppe Tornatore. Ecco che cosa ha detto Alessandro Baricco a proposito del film di Giuseppe Tornatore nel 2000: “Il film io l'avrei fatto diverso, ma è figlio di Tornatore. Non mi son sentito derubato.“35 „Novecento è una storia che forse racconta questo: quanto è difficile per gli umani stare in bilico tra limite e infinito, fra desideri e possibilità reali. […] Di Novecento abbiamo due spettacoli: uno con Eugenio Allegri che aveva allora 35 anni e uno con Arnoldo Foà che ne aveva 86. Erano due storie molto differenti: con Allegri fino ad un certo punto si rideva moltissimo e poi si piangeva, in quello di Foà ridevi molto, ma solo “dentro”. In questo spettacolo c‟era questo vecchio che raccontava ed era

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la chat del 29 giugno 2000 su: www.labcity.it Ivi. 35 Ivi. 34

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molto intenso e vero, mentre se uno di 35 anni racconta tutta una vita, è proprio un artificio teatrale.”36 Nel 1996 esce il romanzo breve di Alessandro Baricco Seta, edito da Rizzoli. Il libro, ambientato nella seconda metà dell‟Ottocento, racconta del giovane francese Hervé Joncour di Lavilledieu (che è un centro della produzione di seta), che per vivere si occupa del commercio di uova di bachi da seta. Ma siccome è scoppiata un‟epidemia in Africa (luogo da cui importava le uova di bachi), è costretto dalle condizioni a cercare aree nuove e deve compiere dei viaggi lunghissimi per il Giappone per portare in Francia dei bachi da seta sani. Durante un viaggio in Giappone s‟innamora di una giovane giapponese, concubina del suo socio di commercio Hara Kei (anche se in Francia lo aspetta la moglie Hélène). Così continua a viaggiare tra Giappone e Francia finché una volta in Giappone non trova più la casa di Hara Kei e neanche la sua amata giapponese. Torna in Francia in ritardo e le uova muoiono. Hervé soffre della perdita della sua amante e sei mesi dopo il ritorno in Francia riceve una lettera di sette pagine, tutta scritta in giapponese. Un giorno decide di andare da Madame Blanche, una vecchia prostituta asiatica, per chiederle la traduzione della lettera. Era una lettera amorosa ed erotica con alcuni tratti di pornografia ma nello stesso tempo si trattava di una lettera di addio. Dopo la morte di sua moglie Hélène scopre che era stata lei a scrivergli quella lettera d‟amore. Nella chat di City su internet ho trovato una domanda interessante: se è mai capitato a Baricco di incontrare di persona il protagonista di uno dei suoi libri:

36

Grazia Casagrande, Alessandro Baricco: che cos’è oggi essere scrittore, 2 novembre 2006.

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“No, però una volta sono andato a Lavilledieu. È un piccolo paese che esiste davvero, nel sud della Francia. Mi hanno fatto inaugurare la biblioteca del paese, e mi han fatto mangiare una tonnellata di marron glacé (sono la specialità locale). Beh, insomma, è stato molto strano e anche bello. C‟era tutto il paese, cioè trecento persone, ed erano commossi, giuro erano commossi. E anch‟io, of course.”37

Undici anni dopo l‟uscita del libro Seta nel 2007 esce il film Silk (una collaborazione di Canada, Giappone, Italia e Francia) di François Girard con un cast molto eterogeneo: Keira Knightley nel ruolo di Hélène (la trilogia dei Pirati dei Caraibi), Michael Pitt come Hervé Joncour, Sel Ashina, Alfredo Molina (Frida) e molti altri.

Nel 1999 nasce il romanzo preferito di Baricco, intitolato City. Una parte del romanzo viene messa in rete tramite un sito web dedicato al libro, dotato anche di un forum per i lettori dove si possono trovare molte informazioni interessanti. Per dimostrare meglio il carattere internazionale della letteratura di Baricco includo una lista dei Paesi dove è uscito City: Francia, Spagna (lingua catalana e lingua spagnola), Svezia, Olanda, Repubblica Ceca, Portogallo, Polonia, Turchia, Germania, Grecia, Norvegia, Danimarca, Yugoslavia, Slovacchia, Croazia, Lituania, Brasile, Stati Uniti, Corea. Prossimamente uscirà in Inghilterra, Israele, Taiwan, Giappone38 Il libro City è costruito come una città. I personaggi sono le strade e le storie formano dei quartieri. A differenza da altri libri di Baricco che di solito sono ambientati nell‟Ottocento, City è ambientato nel presente. Ci sono automobili, televisori e telefoni. Ci sono più storie (una su pugilato, un'altra tipo western, …). Per la lista dei personaggi mi servirò delle parole dello scrittore:

37 38

la chat del 29 giugno 2000 su: www.labcity.it Ivi.

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Quanto ai personaggi – alle strade – c‟è un po‟ di tutto. Ci sono uno che è un gigante, uno che è muto, un barbiere che il giovedì taglia i capelli gratis, un generale dell‟esercito, molti professori, gente che gioca a pallone, un bambino nero che tira a canestro e ci becca sempre. Gente così. C‟è un ragazzino che si chiama Gould e una ragazza che si chiama Shatzy Shell (niente a che vedere con quello della benzina) Mi mancheranno.39

Nel 2002 A.B. pubblica il romanzo Senza Sangue. Il romanzo è diviso in due capitoli della lunghezza uguale, intitolati “Uno” e “Due”, che raccontano l‟avvenuto prima e dopo la storia. “Uno” parla del massacro della famiglia di una signorina, Nina, salvata da un giovane ragazzo che fa finta di non essersi accorto di lei. In “Due” incontriamo di nuovo Nina e il ragazzo che l‟aveva salvata molti anni prima. 40 Nel 2005 lo scrittore lancia un nuovo romanzo, Questa storia41, per un solo giorno 11 novembre 2005 su tre siti web42 (con quattro copertine diverse di Gianluigi Toccafondo). Si tratta della storia di Ultimo Parri che è nato negli ultimi anni dell‟Ottocento ed è vissuto fino al secondo dopoguerra. Passa tutta la vita vivendo le proprie passioni: le automobili, le gare, la velocità e gli amori. Sopravvive a molte malattie, vive le guerre, incontra il suo primo amore. Baricco nel raccontare delle storie cambia anche diversi stili. Dal post-futurismo, al dialogo quasi comico, alle storie d‟altri tempi.43 Nel 2009 Baricco pubblica il suo finora ultimo libro Emmaus44, che parla del rapporto tra padre e figli. 39

la chat del 29 giugno 2000 su: www.labcity.it Cfr.: Alberto Papuzzi, Baricco va alla guerra, La stampa, 28.8.2002. Sul sito: www.oceanomare.com/opere/senzasangue/ss_guerra_lastampa.htm Cinzia Fiori, Torna Baricco, viaggio breve tra i doliti dell’anima, Corriere della sera, 28.8.2002. Sul sito: www.oceanomare.com/opere/senzasangue/ss_corriere.htm 41 Cfr.:“Questa storia“ in libreria, 11 novembre 2005. www.oceanomare.com/news/archivio/qsstoria_uscita.html 42 www.fandango.it, www.scuolaholden.it, www.oceanomare.it Alessandro Baricco vi mette i primi sessanta pagine del libro. 43 Dario Olivero, La guerra, l’amore, i motori – Esce il nuovo libro di Baricco, La Repubblica, 10.11.2005. www.oceanomare.com/news/archivio/qsstoria_uscita.html 44 Cfr.: www.youtube.com/watch?v=6uS-LXOJG0E 40

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6. Oceano mare Il secondo romanzo di Alessandro Baricco, chiamato Oceano mare, pubblicato per la prima volta nel 1993, è ambientato nell‟Ottocento. Vorrei soffermarmi sulla struttura e sui temi principali del libro, riportare alcune storie descritte e raccontate nell‟opera e presentare i personaggi principali dell‟opera. Iniziando con la struttura, il romanzo Oceano mare è diviso in tre unità “tre libri”. Il primo libro si chiama Locanda Almayer, il secondo libro è intitolato Il ventre del mare e il romanzo si chiude con I canti del ritorno. Sia Locanda Almayer sia I canti del ritorno sono poi suddivisi in altri otto capitoli senza titolo. Solo il secondo libro, Il ventre del mare, è un racconto unitario senza divisione in altri capitoli. Anche il modo di raccontare varia nei diversi libri.

6.1. Locanda Almayer Il primo libro del romanzo si chiama Locanda Almayer ed è diviso in otto capitoli. In ogni capitolo scopriamo qualcosa di nuovo, conosciamo nuovi personaggi. I capitoli non seguono una storia lineare e non sono la continuazione uno dell‟altro. L‟inizio del primo capitolo: “Sabbia a perdita d‟occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell‟aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord.”45 Baricco determina il posto principale del libro. Siamo sulla spiaggia vicino al mare. Il vento che sempre soffia da nord è una figura che rincontreremo spesso sulle pagine del libro, quindi pensando al senso della musicalità di Baricco lo possiamo considerare il ritornello del racconto che ci accompagnerà attraverso tutto il libro dall‟inizio alla fine. Nel primo capitolo Baricco ci porta al mare, sulla spiaggia. Già all‟inizio sviluppa un‟idea filosofica del narratore onnisciente: la spiaggia e il mare sono come un‟immagine per occhi divini, un silenzioso stato d‟acqua e terra. Come se fosse opera precisa della natura nella quale basta 45

Baricco, Oceano mare, p.11.

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una piccola cosa da nulla, per disturbare la quiete, per distruggere l‟equilibrio perfetto, un granello nel mare di sabbia: l‟uomo. L‟uomo, come un piccolo granello di sabbia, è in contrasto con l‟immensità della natura, ma nello stesso tempo è la cosa piccola, quasi impercettibile, che riesce a cambiare tutto. Sulla spiaggia incontriamo il primo personaggio della storia, il pittore Plasson, in piedi di fronte al mare, con il cavalletto e un pennello sottile in mano.46 Sulla stessa spiaggia ci accorgeremo di un‟altra persona che vi sta passando, in un mantello viola, Ann Deverià. Nel secondo capitolo ci ritroviamo in un posto diverso, nelle terre del barone di Carewall che sono piene di colline. Nel palazzo del barone di Carewall troviamo una ragazza di nome Elisewin, sua figlia. Tutti sono preoccupati per lei, sembra che la ragazza stia morendo. Da bambina, qualche anno prima, ha subito uno choc fortissimo, un terrore bianco. In quel momento come se fosse scappata l‟anima della bambina. Purtroppo il suo terrore non è passato con il tempo come tutti credevano. È facile che la ragazza si spaventi con i propri passi. Per rendere la vita della figlia più tranquilla e calma il barone di Carewall ha fatto mettere tappeti bianchi da tutte le parti per quietare i passi e accecare i colori troppo forti. Nel terzo capitolo torniamo al mare dove si trova la locanda Almayer. Vi sono più possibilità per raggiungerla: “a piedi, scendendo per il sentiero che veniva dalla cappella Saint Amand, ma anche in carrozza, per la strada di Quartel, o su una chiatta, scendendo il fiume.”47 Per far notare l‟abilità narrativa di Baricco piena di figure retoriche come la metafora si può citare un paragrafo dal romanzo che descrive il registro aperto degli ospiti alla reception della locanda Almayer: “Un letto di carta appena rifatto che aspettava i sogni di nomi altrui. La penna del professore si infilò voluttuosamente tra le lenzuola.”48

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Cfr.: Baricco, Oceano mare, p.11. Ivi, p. 18. 48 Ivi, p. 18. 47

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Uno dei altri personaggi si chiama Ismael Adelante Ismael prof. Bartleboom (il primo Ismael deriva dal nome del padre, il secondo Ismael il nome del nonno). Ha 38 anni e anche lui ha una sua particolarità. Ha una passione molto strana. Quasi ogni giorno scrive una lettera nuova per metterla in una busta bianca senza scrivere sopra l‟indirizzo del destinatario o almeno il nome. La lettera la mette dentro una scatola di mogano dove già sono centinaia di lettere simili. Può sembrare strano ma tutte le lettere le scrive per una sola persona. Le scrive alla sua amata donna. Il professore Bartleboom non si preoccupa di non conoscere il suo nome. Non può conoscerlo, perché non l‟ha ancora incontrata. Ma quando, un giorno, finalmente la incontrerà, almeno le potrà dire che l‟aspettava da tutta la vita e che l‟aveva sempre amata. Per confermare le proprie parole le regalerà la scatola di mogano piena delle lettere destinate a lei. Un gruppo di bambini che vivono nella locanda Almayer vi lavorano anche. Alla reception della locanda incontriamo Dira, una ragazza di dieci anni, che sa leggere i pensieri degli altri. Nella camera di Bartleboom passa il tempo seduto sul davanzale della finestra Dood. Ditz è un ragazzo che sa regalare sogni. Poi v‟è ancora Dol, il ragazzo che aiuta il professor Bartleboom trovare gli occhi del mare. E infine una ragazza bellissima che dorme nel letto di Ann Deverià. Nel quarto capitolo torniamo a Carewall dal barone e incontriamo un nuovo personaggio, Padre Pluche. Lo scrittore ci svela che Elisewin ha quindici, sedici anni e da otto anni la cura Padre Pluche. Padre Pluche è un prete che non sa trattenersi, parla sempre prima di averci pensato per bene. Purtroppo è fatto proprio così. Dalla sua bocca scivolano via le parole prima di averci pensato e reagito da prete. Elisewin soffre di un disagio che non si sa cosa sia. Non è una malattia perché malattia è una parola troppo dura per definire il disturbo della ragazza. Per salvarla il barone di Carewall lascia portare nel palazzo il miglior medico del Paese, il dottor Atterdel. La sua fama rasenta la

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leggenda. Su di lui si raccontano tante esagerazioni vere o meno vere, per esempio che riesce a far svegliare i morti. Nel libro segue un dialogo tra il dottor Atterdel ed Elisewin nel quale la ragazza rivela al medico il suo forte desiderio di vivere e di vincere il suo disturbo. Per dimostrare come Baricco gioca con il modo di narrare le storie ci possiamo servire dell‟esempio del dialogo appena descritto. Non si tratta di un dialogo normale poiché vi leggiamo solo le risposte di Elisewin. Vi mancano le domande del dottor Atterdel ma lo stesso riusciamo a completare il dialogo intero attraverso la nostra fantasia. Il dottor Atterdel indica al barone la cura giusta per la ragazza. La cura è molto rischiosa. Vi sono solo due possibilità. La ragazza muore o guarisce per mezzo del mare. Proprio così, non vi sono altre possibilità. Secondo il dottor Atterdel, l‟unica medicina adatta per salvare Elisewin risulta il bagno d‟onda nel mare. Nel quinto capitolo scopriamo per quale motivo il professore Bartleboom arriva alla locanda Almayer al mare, per continuare le sue ricerche scientifiche. Più precisamente per studiare le onde del mare e il loro andirivieni. Per spiegare ancora meglio, vuole trovare il punto dove il mare arriva e si ferma per un attimo solo. E perché gli interessa quel punto? Perché secondo il professor Bartleboom è proprio lì che finisce il mare. “Il mare immenso, l‟oceano mare, che infinito corre oltre ogni sguardo, l‟immane mare onnipotente – c‟è un luogo dove finisce, e un istante da nulla. Questo voleva dire Bartleboom.”49 Il prof. Bartleboom lavora su un progetto intitolato Enciclopedia dei limiti riscontrabili in natura con un supplemento dedicato ai limiti delle umane facoltà. Nel libro segue una spiegazione con la quale Bartleboom dice che la natura possiede una perfezione incredibile e la sua enciclopedia è un accumulo dei limiti della natura. Cerca di sistematizzare dove la natura può arrivare o dove decide di fermarsi. Se si riesce a capire i limiti, si riesce a scoprire i meccanismi della natura e del funzionamento 49

Baricco, Oceano mare, p.33.

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delle cose, secondo Bartleboom. Per spiegare la sua idea ci servirà il suo esempio dei fiumi. Anche se i fiumi sono lunghi, non sono mai infiniti. Prima o poi il fiume deve finire. E Bartleboom segue il fiume dall‟inizio alla fine. Così Bartleboom lavora sulle voci della sua enciclopedia. Ha già terminato di scrivere quelle su fiumi, foglie, tramonti (la fine dei giorni). In totale ha già scritto 872 voci. Anche se i primi capitoli del primo libro ci sembravano all‟inizio come dei racconti separati con personaggi diversi, procedendo con la lettura scopriamo un ruolo importante nella storia che svolge la locanda Almayer (il titolo del primo libro) che sarà il luogo dove i destini dei personaggi s‟intrecciano e in un certo senso anche cambiano. Ognuno di loro ha una propria storia che porta con sé. Madame Deverià viene al mare per guarire dalla malattia che si chiama adulterio. È stato suo marito a mandarla alla locanda per guarire nel clima del mare, il quale potrebbe aiutarla a dimenticare l‟amante e ritrovare il senso dell‟etica. L‟ultimo personaggio che conosciamo, nel settimo capitolo, è Adams. Baricco descrive Adams come uno con lo sguardo di un animale in agonia, lo sguardo di un animale che è in caccia e con una ferita ulcerosa sul collo. I marinai l‟hanno trovato un giorno in un villaggio in mezzo dell‟Africa e lo portano dall‟ammiraglio Langlais. Non parla. Non vuole parlare. Anche Adams è un mistero e si raccontano tante esagerazioni misteriose su di lui: si dice che è capace di camminare trecento chilometri a piedi nel deserto, che l‟hanno visto diventare nero e poi ridiventare bianco, che parla in una lingua incomprensibile, che ha avuto mille nomi, che era a Timbuktu, la perla dell‟Africa, il cuore del mondo sconosciuto. Langlais decide di portare Adams nel suo palazzo, per prendersi cura di lui e salvarlo. Ci vuole una precisazione. Non è che vorrebbe salvare Adams, di lui non è che gli importa troppo, ma vuole salvare a tutti i costi le storie che Adams nasconde dentro la sua mente. Langlais decide di curare Adams con una cura molto particolare, con le rose. Lo fa

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semplicemente diventare il giardiniere del suo giardino. Adams ci mette mesi interi per ritornare se stesso e con il tempo pian piano gli escono dalla bocca anche le sue storie. Come al solito, Baricco anche nella storia di Langlais e Adams intromette una storia minore, la storia della partita di scacchi nella qualle si gioca della vita. La sfida avviene tra l‟ammiraglio Langlais e un bandita della zona. Adams aiuta Langlais a vincere la partita e Langlais deve la propria vita ad Adams. Ma Adams vuole la vita di un altro. Per ricompensa l‟ammiraglio svela ad Adams che può trovare la persona che cerca alla locanda Almayer, al mare, vicino a Quartel. L‟ottavo capitolo si svolge alla locanda Almayer dove sono presenti tutti i personaggi principali del racconto che abbiamo conosciuto. Baricco racconta la storia di Plasson, che non è solo un‟artista un po‟ strano che cerca di dipingere il mare con l‟acqua di mare, ma scrive del suo passato. Plasson, prima di arrivare alla locanda Almayer era conosciuto nella capitale come il migliore ritrattista del Paese. Sapeva fare bene il suo mestiere. La gente che aveva i soldi voleva avere a casa il ritratto fatto dal pittore Plasson. Per dire la verità era come una certa moda avere a casa il proprio Plasson. Dopo un certo periodo Plasson ha subito una tale stanchezza che ha deciso di cambiare la propria vita. Ha smesso di fare i ritratti per i soldi nella capitale e ha deciso di fare un vero capolavoro, il ritratto al mare. Di solito la cosa più difficile e anche più importante, quando uno decide di fare qualsiasi cosa, è l‟inizio. L‟inizio ci dà una specie della spinta, un‟idea principale di come continuare. E la cosa più difficile nel dipingere il mare è da dove iniziare. Quando si fa un ritratto alla persona, la cosa più facile è iniziare dagli occhi. Ma il mare, dove sono gli occhi del mare? La stessa domanda la pone il professore Bartleboom a Dood, il ragazzo che sta sempre seduto sul davanzale della finestra nella camera nella locanda Almayer. Dood risponde al professore con la massima serietà e tranquillità che gli occhi

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del mare sono le navi. Sul mare ci sono centinaia di navi e tutte sono gli occhi del mare. Dood trova una semplice spiegazione anche per i naufragi e le tempeste. Anche il mare deve a volte chiudere gli occhi. Così Dol, un altro bambino della locanda Almayer, diventa il complice del pittore e lo aiuta a cercare le navi sul mare. Padre Pluche scrive un libro di preghiere, ne ha scritte 9502. Non sono però le solite preghiere, sono delle preghiere speciali: Preghiera per un bambino che non riesce a dire le erre, oppure Preghiera di un medico che salva un malato e nell’istante in cui quello si alza, guarito, lui si sente infinitamente stanco50. Una delle sue preghiere la dedica ad Adams: Preghiera di un uomo che non vuole dire il suo nome51. Adams è un personaggio molto misterioso. Non sappiamo neanche se Adams è il suo vero nome. L‟unica cosa che abbiamo capito di lui è che sa leggere i pensieri degli altri come Dira e che sta aspettando qualcosa. Elisewin e Padre Pluche stanno per partire perché il posto giusto per far guarire la ragazza non è il mare vicino alla locanda Almayer ma il mare a Daschenbad. Oltre ai sei ospiti della locanda Almayer che conosciamo ve n‟è ancora uno possibile, il segreto ospite della settima stanza che nessuno ha visto o sentito, ma Dira gli porta i piatti da mangiare. La sera v‟è la luce accesa nella sua stanza e tutti quelli che vi passano vicino cercano di rallentare il passo per vederlo. Nessuno c‟è riuscito.

6.2. Il ventre del mare Il secondo libro, intitolato Il ventre del mare, racconta un‟avventura situata sul mare o, per meglio dire, nel mare. Da ciò probabilmente deriva il titolo “il ventre” del mare. Difficilmente possiamo definire una storia triste o dolorosa quello che i lettori vanno a leggere nelle ventidue pagine, perché nessuna parola riesce a ben specificare o cogliere le cose descritte.

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Baricco, Oceano mare, p. 81. Ivi, p. 82.

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6.2.1. Inizio del secondo libro Nelle prime righe l‟autore porta i lettori al mare, e segue un‟introduzione della storia del secondo libro: Quattordici giorni dopo essere salpata da Rochefort, la fregata l‟Alliance, della marina francese, si arenò, per imperizia del comandante e imprecisione delle carte, in un banco di sabbia, al largo della costa del Senegal.52

Sin dalle prime parole il lettore può apprezzare le capacità immaginative del testo. Siamo a bordo della fregata l‟Alliance che si è arenata a causa di vari motivi come errori umani, imperizia del comandante e imprecisione delle carte. La fregata l‟Alliance appartiene alla marina francese e si arena al largo della costa del Senegal nell‟Oceano Atlantico. Per la mancanza di posti liberi sulle quattro lance che portano la gente a terra è necessario costruire una zattera, lunga una quarantina di piedi e larga la metà, la quale le lance dovrebbero portare fino alla riva. Sulla zattera salgono 147 uomini tra quali marinai, passeggeri, quattro ufficiali. Il primo ufficiale si chiama Lheureux 53. Poi anche un medico e un ingegnere cartografo di nome Corréard.54 Le lance continuano verso terra, ma il collegamento con la zattera s‟interrompe e la zattera rimane abbandonata nel mare a se stessa. E questo è il vero inizio della strage. Quanto qui riportato è narrato nel primo paragrafo del racconto.

6.2.2. Parte seconda del secondo libro – la parte di Savigny Dal secondo paragrafo in poi continua la seconda parte del libro in cui Baricco inizia a raccontare il massacro avvenuto sul mare. Come è andato il tempo sulla zattera e quello che è veramente successo i lettori vanno a sapere attraverso un personaggio presente sulla zattera. Questo personaggio lo racconta in dieci scene. La descrizione d‟ogni scena inizia un nuovo paragrafo ed è continuazione della scena precedente. La scena 52

Baricco, Oceano mare, p. 95. Cfr.: Ivi, p. 97. 54 Cfr.: Ivi, p. 95. 53

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descritta Barico riduce in un‟idea base che poi ripete all‟inizio d‟ogni nuovo paragrafo per aggiungere la continuazione. Quindi alla fine della storia Baricco arriva all‟elenco di dieci scene che ci riassumono la trama della storia. Dopo circa otto pagine di testo, dove ogni nuovo paragrafo riporta le scene appena descritte arriviamo al paragrafo completo delle dieci scene ridotte che riporto per spiegare meglio l‟avvenuto: “La prima cosa è il mio nome, Savigny” Dalla presente affermazione il lettore va a sapere il nome di uno dei due personaggi principali della storia sulla zattera.55 “La seconda è lo sguardo di quelli che ci hanno abbandonato” Lo sguardo appartiene alle persone che stanno sulle lance che devono portare la zattera fino alla terraferma. L‟autore cerca di trasmettere il punto di vista delle persone perse verso quelli che sono riusciti a salvarsi decifrando i loro sguardi: “non c‟era niente, dentro quegli sguardi, il niente assoluto, né odio né pietà, rimorso, paura, niente”56 “La terza, un pensiero: sto per morire, non morirò” Baricco ripete sei, sette volte in quattordici righe il tema della morte e il pensiero: “sto per morire, non morirò“ arricchendolo di altri segmenti dell‟immagine per completare la descrizione dello stato d‟animo del protagonista Savigny che sta sulla zattera che, schiacciata dal peso di tutti gli uomini, scivola sott‟acqua. “La quarta è la notte che viene”

55 56

Cfr.: Baricco, Oceano mare, p. 95. Ivi, p. 96.

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Sulla zattera devono gli uomini passare alcuni giorni. Quando viene la notte la gente si trasforma in bestie. E passare il tempo al buio è ancora più difficile e spiacevole che di giorno. Ecco che cosa si nasconde sotto l‟indicazione “la notte”: “nubi sulla luce della luna, buio orrendo, solamente rumori, cioè urla e lamenti e preghiere e bestemmie, e il mare che si alza […] non c‟è che tenersi a quel che si può […] la notte, dentro l‟acqua, sotto l‟acqua, ci fosse una luce, una luce qualsiasi, è eterno questo buio e insopportabile il lamento che accompagna ogni istante”57 In questo caso non si tratta della notte consolatrice che fa addormentare i dolori della gente ma di un buio che nasconde le capacità distintive, acceca la persona e copre il dolore e le urla con il color nero, il buio che ingoia la luce della speranza nella salvezza. “La quinta i corpi straziati” Di nuovo Baricco con grande abilità descrittiva riporta tramite il protagonista Savigny la rinuncia alla vita d‟alcuni naufragi che non sono più riusciti a combattere la sfortuna del destino. Lo scrittore descrive la fine di chi non ha più voluto combattere per l‟incerta salvezza, di chi non ha più creduto nel prossimo migliore: i corpi straziati incastrati tra le assi della zattera, un uomo come uno straccio, appeso a un palo che gli ha sfonato il torace e se lo tiene lì […] nella luce del giorno che scopre i morti ammazzati dal mare nel buio, li staccano uno ad uno dalle loro forche e al mare li restituiscono […] in quel paesaggio di cadaveri e nulla che un uomo si fa largo tra gli altri e senza una parola si lascia scivolare nell‟acqua e inizia a nuotare, se ne va […] altri lo vedono e seguono […] alcuni neanche nuotano, si lasciano cadere nel mare, senza muoversi, spariscono – è perfino dolce il vederli – si abbracciano prima di darsi al mare – lacrime sulle facce di uomini inaspettati – poi si lasciano cadere nel mare e forte respirano l‟acqua salata fin dentro ai polmoni a bruciare tutto58

57 58

Baricco, Oceano mare, p. 96. Cfr.: Ivi, p. 97.

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Le parole precedenti hanno specificato veramente in maniera abbastanza dettagliata lo stato d‟animo della gente sulla zattera che ha scelto la sicura ma quiete morte liberante piuttosto che l‟insicura salvezza piena di dolori e orrori. “La sesta è fame” “fame che cresce dentro e morde alla gola e scende sugli occhi”59 Sulla zattera vi erano cinque botti di vino e un sacco di gallette da mangiare. Dividendoli tra gli uomini rimasti, risultava una razione a testa: due bicchieri di vino e una galletta. Troppo poco per riuscire a saziare lo stomaco e riempire l‟intestino. Troppo poco per poter ottenere forza dal cibo. Lheureux, il primo ufficiale, pronuncia ad alta voce un‟idea che molto probabilmente gira nelle menti della maggioranza degli uomini che vivono un‟avventura simile. Uno che riesce ad uscirne fuori vivo non scorderà mai. Se si riesce a sopravvivere ad una tal esperienza, il che non è assolutamente sicuro, ognuno porterà per sempre le conseguenze e tutti se ne rendono conto: Noi ci salveremo, per l‟odio che portiamo contro quelli che ci hanno abbandonato, e torneremo per guardargli negli occhi, e non potranno più dormire né vivere né sfuggire alla maledizione che noi saremo per loro, noi, vivi, e loro, ammazzati ogni giorno, per sempre, dalla loro colpa.60

Averlo sentito ad alta voce poteva servire da spinta nei sopravvissuti per riprendere la voglia di non arrendersi e combattere la sfortuna. Usando le parole di Baricco: “più di cento uomini sconfitti, perduti, nel cuore del mare”61 stavano sulla zattera. Non avevano quasi niente da mangiare e da bere, non si sapeva se riescono a sopravvivere il giorno successivo. Bisognava combattere l‟incertezza e l‟insicurezza dal prossimo. 59

Cfr.: Baricco, Oceano mare, p. 97. Ivi, p. 97. 61 Cfr.: Ivi, p. 97. 60

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“La settima è orrore” Baricco scrive dell‟orrore che scoppia di notte appena si fa buio. La ferocia, il sangue, la morte, l‟odio, fetido orrore. Con questa fila di parole l‟autore accende e aumenta l‟abilità immaginativa nel lettore. Anche in questo caso mi servo di alcune frasi tratte dal romanzo come conferma dell‟arte descrittiva di Baricco che nei lettori, solo a pensarci, provoca una forte impressione. La voce narrante appartiene di nuovo a Savigny: un‟onda invisibile di corpi e urla e di armi che si abbatte su di noi, la cieca disperazione che cerca la morte, subito e sia finita, e l‟odio che cerca un nemico, subito, da trascinare all‟inferno – e nella luce che va e sparisce io ricordo quei corpi correre contro le nostre sciabole e lo schioccare dei colpi di fucile, e il sangue schizzare fuori dalle ferite, e i piedi scivolare sulle teste schiacciate tra le assi della zattera, e quei disperati trascinarsi con le gambe spezzate fino a qualcuno di noi e, disarmati ormai, morderci alle gambe e rimanerci attaccati, ad aspettare il colpo e la lama che li spezza, alla fine - io ricordo due dei nostri morire, fatti letteralmente a morsi da quella bestia inumana venuta fuori dal nulla della notte62

“L‟ottava i fantasmi della follia” I fantasmi della follia nascono dall‟aver vissuto il massacro sulla zattera. La zattera è piena di corpi dappertutto, sangue, grandissima fame e poca speranza. Si può dire che sulla zattera sta prevalendo la disperazione. Quelli per ora sopravvissuti derubano i morti di miserie, delle cose che hanno con sé. Ognuno coi suoi fantasmi nati dalla fame, dalla sete, dalla paura e dalla disperazione. “La nona è carne”

62

Baricco, Oceano mare, p. 98.

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La nona è carne aberrante, carne, carne a seccare sulle sartie della vela, carne che sanguina, carne, carne di uomo, nelle mie mani, sotto i miei denti, carne di uomini che ho visto, che c‟erano, carne di uomini vivi e poi morti, ammazzati, spezzati, impazziti, carne di braccia e di gambe che ho visto lottare, carne staccata dalle ossa, carne che aveva un nome, e che ora divoro folle di fame, giorni a masticare il cuoio delle nostre cinture e pezzi di stoffa, non c‟è più niente, niente su questa zattera atroce, niente, acqua di piscio fatto freddare in bicchieri di latta, pezzi di stagno tenuti sotto la lingua per non impazzire di sete, e merda che non si riesce a ingoiare, e corde inzuppate di sangue e di sale unico cibo che sa di vita, fino a quando qualcuno, cieco di fame, non si china sul cadavere dell‟amico e piangendo e parlando e pregando gli stacca la carne da dosso, e come una bestia se la trascina in un angolo e inizia a succhiarla e poi a mordere e a vomitare e di nuovo a mordere, rabbiosamente vincendo il ribrezzo per strappare alla morte l‟ultima scorciatoia per la vita, sentiero atroce, che però uno ad uno imbocchiamo, tutti, adesso uguali in quel diventare bestie e sciacalli63

Le parole appena riportate dal libro possono essere interpretate come la risposta alla domanda: quale delle due parti dell‟uomo è più forte? La parte umana, culturale ed etica, oppure vince a tutti costi l‟istinto di conservazione e l‟abilità dell‟abnegazione? Come va a finire la lotta personale e morale di uno che deve subire una tal esperienza? È possibile ritornare normali e scordare tutta la crudeltà e bestialità vissuta appena passerà il pericolo? Quanto tempo ci vorrà per riprendersi? Oppure la vita non tornerà mai più come era prima? Nel caso del nostro protagonista vince il secondo caso, l‟istinto di conservazione, perché in una situazione del genere non si riesce più a ragionare e a pensare ma si reagisce secondo gli istinti e i codici più intimi e interi per la creatura umana. Anche noi fino in fondo siamo tutti animali. “La decima è un uomo che mi guarda e non mi uccide” 64

63 64

Baricco, Oceano mare, p. 100. Cfr.: Ivi, pp. 95-103.

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L‟uomo che guarda il protagonista Savigny si chiama Thomas. Intorno a lui erano i suoi compagni, tutti morti. Dopo alcuni giorni gli uomini rimangono sulla zattera solo in quindici, tra quali uno è Savigny e un‟altro Thomas. Savigny descrive la fatica e la sua paura dopo un paio di giorni nelle condizioni così micidiali: ogni movimento è uno sforzo impossibile, lo so ben io che sono immobile qui, dall‟ultima notte, e qui ho deciso di morire. Ogni parola è uno sforzo atroce e ogni movimento una fatica impossibile. Ma lui continua ad avvicinarsi. Ha un coltello alla cintura. Ed è me che vuole. Lo so.65

Il pensiero di Savigny dà al lettore un‟idea precisa di quanto è difficile ogni movimento, la gente quasi non riesce a muoversi. L‟unica cosa che riescono a fare è fissare l‟un l‟altro con gli occhi. “Non c‟è più giorno, non c‟è più notte, è tutto silenzio immobile. Siamo un cimitero alla deriva.”66 Le parole di Savigny manifestano la situazione grave ed estrema. Gli uomini si trovano ai limiti delle proprie forze. Anzi, forse meglio dire oltre i propri limiti. Leggendo il romanzo uno si chiede se se ne rendono conto oppure si tratta solo di una specie di paranoia. Neanche il resto del testo riesce a toglierci il dubbio – il dubbio procede con i pensieri di Savigny: “Non so se è un incubo o è vero. Forse è solo follia, finalmente una follia che è venuta a prendermi. Ma se è follia, fa male, e non ha nulla di dolce.”67 Il libro Il ventre del mare, a differenza delle altre due parti, segue un ritmo

abbastanza

frenetico,

veloce.

Sfrutta

pienamente

l‟abilità

dell‟immaginazione del lettore senza dargli un attimo di riposo psichico o il momento per riprendere il fiato. Come se fosse una gara di lettere o di parole. E la capacità dell‟autore di trasmettere i sentimenti e l‟esperienze dei naufragi attraverso la descrizione puramente immaginativa delle scene risulta a volte abbastanza straziante:

65

Baricco, Oceano mare, p. 103. Ivi, p. 103. 67 Ivi, p. 103. 66

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io con la morte addosso e senza neppure la grazia di qualche fantasma o di una dolce follia, io che ho smesso di contare i giorni, ma so che ogni notte, di nuovo, verrà fuori quella bestia, dovrà venir fuori, la bestia dell‟orrore, il macello notturno, questa guerra che combattiamo, questa morte che spargiamo intorno per non morire68

6.2.3. Parte terza del secondo libro – la parte di Thomas La terza parte del “Ventre del mare” si apre con la storia raccontata dal punto di vista di Thomas, il secondo protagonista della scena della zattera: “Mi chiamo Thomas. E questa è la storia di un‟infamia. La scrivo nella mia mente, ora, con le forze che mi restano e con gli occhi fissi su quell‟uomo che non avrà mai il mio perdono.”69 Siamo nel momento nel quale abbiamo lasciato Savigny. La voce narrante passa da Savigny a Thomas. Il momento in cui i due si fissano con lo sguardo. Anche Thomas ha il suo punto di vista sul naufragio: L‟Alliance era una nave forte e grande. Il mare non l‟avrebbe mai vinta. Ci vogliono tremila querce a costruire una nave così. Una foresta galleggiante. A perderla è stata l‟idiozia degli uomini. Il capitano Chaumareys consultava le carte e misurava la profondità del mare. Ma non sapeva leggere i suoi colori. […] Strano naufragio: si udì come un sordo lamento salire dalle viscere dello scafo e poi la nave si inchiodò, leggermente piegata su un fianco. Immobile. Per sempre.

Anche della zattera costruita per salvare la gente e delle condizioni circostanti parla con tono poco lusinghiero: “quella zattera. Sapeva di morte prima ancora di scendere in acqua. Gli uomini lo sentivano e si accalcavano intorno alle lance, per sfuggire a quella trappola.”70 Addirittura dice che hanno dovuto puntare i fucili contro gli uomini per farli salire sulla zattera. Quando Thomas nomina i passeggeri della zattera, pronuncia anche il nome di Savigny, parlando di lui come di un medico. Dopo l‟abbandono 68

Baricco, Oceano mare, p. 100. Ivi, pp. 104-105. 70 Ivi, p. 105. 69

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delle lance Thomas esprime tutti i suoi sentimenti di profonda disperazione concentrandoli in tre frasi: “Eravamo nelle mani del caso. Solo la fortuna ci avrebbe potuto salvare. Ma i vinti, mai hanno fortuna.”71 Con Thomas v‟è anche una ragazza di nome Thérèse, la sua fidanzata. Thomas racconta ai lettori tutta la loro storia, come si sono conosciuti, innamorati, etc. Con tutti i dettagli leggiamo anche una scena, quando gli uomini combattono e fanno l‟impossibile per farsi posto sulle lance ma Thérèse, donna piena di coraggio, o forse meglio dire donna innamorata decide di rimanere a fianco del suo amante anche a costo delle condizioni peggiori sulla zattera. I primi morti finiscono in mare durante la prima notte. Lheureux fa alzare la vela dagli ufficiali e pronuncia un bel discorso per incoraggiare gli uomini: “Ci porterà a terra e lì inseguiremo quelli che ci hanno tradito e abbandonato e non ci fermeremo finché non avranno assaggiato la nostra vendetta.”72 Al tramonto gli ufficiali lasciano ubriacare gli uomini sulla zattera con una botte di vino che hanno lasciato scivolare in mezzo a loro. Poi inizia la lotta, alcuni di loro cercano di rompere le corde che tengono la zattera insieme. Seguono spari dei fucili, movimenti veloci delle sciabole, cadaveri volanti nell‟aria, grida furiose. Per sottolineare quello che è stato notato all‟inizio del presente capitolo, Baricco vuole porre l‟accento sul punto di vista di Thomas scrivendo anche: “Avevo solo un coltello: lo stesso che adesso pianterò nel cuore di quest‟uomo che non ha più forza di scappare. […] Vidi la faccia di Savigny. E capii. Chi era il nemico. E che il nemico avrebbe vinto.”73 Per non far dubitare che Thomas sta al lato opposto a Savigny, Baricco gli fa dire:

71

Baricco, Oceano mare, p. 106. Ivi, p. 107. 73 Ivi, p. 108. 72

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ci stanno ammazzando, uno ad uno. E non si fermeranno fino a quando non rimarranno che loro. Questa notte vi hanno fatto ubriacare. Ma la prossima non avranno bisogno di alibi e di aiuti. Hanno le armi e noi non siamo più molti. Nel buio faranno ciò che vorranno. […] Non ci sono scorte per tutti, e loro lo sanno. Non lasceranno vivo un solo uomo in più di quel che gli serve.74 Quella notte, e le altre che seguirono, non le voglio ricordare. Un meticoloso macello. Più passava il tempo, più diventava necessario, per sopravvivere, essere in pochi. E loro, scientificamente uccidevano. C‟era qualcosa che mi affascinava in quella lucidità calcolatrice, in quella intelligenza senza pietà.”75

Anche le parole seguenti di Thomas servono per descrivere meglio e più intensamente la situazione e l‟emozione dei giorni sulla zattera: “Di giorno si combatteva contro la fame, la disperazione, la follia. Poi calava la notte e si riaccendeva quella guerra sempre più stanca, estenuata, fatta di gesti sempre più lenti, combattuta da assassini moribondi, e belve agonizzanti. All‟alba, nuovi morti nutrivano la speranza dei vivi e il loro orrendo piano di salvezza.76

Ma una volta per sempre deve finire tutto quanto. Il momento arriva quando finisce l‟acqua e tutto quel che rimaneva da mangiare. Il momento quasi finale, Savigny accumula tutte le forze rimaste in un attacco contro Thomas e uccide la sua fidanzata: “c‟era Thérèse, distesa accanto a me, con una ferita che le squarciava il petto e gli occhi sbarrati, che mi guardavano, stupefatti.”77 La scena d‟addio tra Thomas e Thérèse può sembrare sentimentale e patetica dopo il massacro, ma non la voglio saltare per non distruggere l‟immagine completa della storia di Baricco nella quale ha il suo ruolo anche il mare: Fortissimo si sentiva il rumore del mare. Forte come non l‟avevo mai sentito. La presi fra le mie braccia e mi trascinai fin sull‟orlo della zattera. La feci 74

Baricco, Oceano mare, p. 109. Ivi, p. 109. 76 Ivi, p. 110. 77 Ivi, p. 110. 75

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scivolare nell‟acqua. Non volevo rimanesse in quell‟inferno. E se non c‟era un palmo di terra, lì, per custodire la sua pace, che fosse il profondo mare a prenderla con sé. Sterminato giardino di morti, senza croci né confini. Scivolò via come un‟onda, solo più bella delle altre.78

Dopo la tragica e lieve morte della sua amata, Thomas ragiona e riesce a ricordarsi le parole di un vecchio di nome Darrell che usava dire un proverbio sui tipi degli uomini: “quelli che vivono davanti al mare, quelli che si spingono dentro il mare, e quelli che dal mare riescono a tornare, vivi. […] vedrai la sorpresa quando scoprirai quali sono i più felici.”79 Thomas era ancora ragazzo quando incontrava Darrell e dentro di sé pensava solo ad arrivare dentro il mare. Ma ora, quando si trova laggiù, nel profondo del ventre del mare cambia completamente l‟idea: Sono ancora vivo perché ho ucciso senza pietà, perché mangio questa carne staccata dai cadaveri dei miei compagni, perché ho bevuto il loro sangue. Ho visto un‟infinità di cose che dalla riva del mare sono invisibili. Ho visto cos‟è davvero il desiderio, e cos‟è la paura. […] Cos‟è l‟odio, veramente l‟ho capito su queste assi insanguinate. […] E cos‟è la pietà, non lo sapevo prima di aver visto le nostre mani di assassini accarezzare per ore i capelli di un compagno che non riusciva a morire. Ho visto la ferocia, nei moribondi spinti a calci giù dalla zattera, ho visto la dolcezza, negli occhi di Gilbert che baciava il suo piccolo Léon, ho visto l‟intelligenza, nei gesti con cui Savigny ricamava il suo massacro, e ho visto la follia, in quei due uomini che una mattina hanno spalancato le ali e se ne sono volati via, nel cielo. Dovessi vivere ancora mille anni, amore sarebbe il nome del peso lieve di Thérèse, tra le mie braccia, prima di scivolare tra le onde. E destino sarebbe il nome di questo oceano mare, infinito e bello. Non mi sbagliavo, là sulla riva, in quegli inverni, a pensare che qui era la verità. Ci ho messo anni a scendere fino in fondo al ventre del mare: ma quel che cercavo, l‟ho trovato. Le cose vere. Perfino quella, di tutte, più insopportabilmente e atrocemente vera. É uno specchio, questo mare. Qui, nel suo ventre, ho visto me stesso. Ho visto davvero. […]

78 79

Baricco, Oceano mare, p. 110. Ivi, p. 111.

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per essere veri abbiamo dovuto morire. […] Perché le cose diventano vere solo nella morsa della disperazione?80 Questo, mi ha insegnato il ventre del mare. Che chi ha visto la verità rimarrà per sempre inconsolabile. […] Anche se ritrovassimo mai una qualche terra, noi non saremo più salvi. E quel che abbiamo visto rimarrà nei nostri occhi, quel che abbiamo fatto rimarrà nelle nostre mani, quel che abbiamo sentito rimarrà nella nostra anima. E per sempre, noi che abbiamo conosciuto le cose vere, per sempre, noi figli dell‟orrore, per sempre, noi reduci dal ventre del mare, per sempre, noi saggi e sapienti, per sempre – saremo inconsolabili.81

Ho cercato di trascrivere le idee più importanti del protagonista Thomas, i suoi pensieri principali, sulla zattera in attesa della fine, della salvezza, della probabile morte. Thomas parla di tutte le cose che sono rimaste impresse nella sua memoria, i ricordi della giovinezza, le parole di un vecchio, Darrell, che solo dopo l‟esperienza sulla zattera, nel ventro di mare, è riuscito a capire. Forti sono i pensieri e ricordi sull‟amata Thérèse. Anche lei gli è stata presa per sempre come una vittima della ferocia sulla zattera. Tutto quello che ha fatto, che ha visto e sentito nessuno mai glielo potrà togliere dalla mente. Non potrà mai considerarsi salvo o salvato. Può sembrare una brutta maledizione. Anche in una tale condizione di mente e di corpo riesce a pensare alla vendetta. I suoi ultimi pensieri sono: vendicare la morte di Thérèse e ripagarla con la morte di Savigny. Forse proprio questa è stata la ragione che lo ha mantenuto vivo. Il libro si chiude con la ripetizione delle dieci immagini che ho riportato in questo capitolo con una sola differenza. Dopo la decima scena: un uomo che mi guarda ma non mi uccide nesegue ancora una. “L‟ultima è una vela. Bianca. All‟orizzonte.”82 Il colore bianco che rappresenta la speranza e la pace. La vela della nave all‟orizzonte, la nave che s‟avvicina e porta con sé la possibile salvezza. Ma come ho già scritto prima, è veramente probabile la salvezza?

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Baricco, Oceano mare, pp. 111-113. Ivi, p. 114. 82 Ivi, p. 115. 81

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Alessandro Baricco ha trovato l‟ispirazione per la storia della zattera dal quadro la zattera della Medusa dipinto da Théodore Géricault83 nel 1918. Géricault ha dipinto il quadro che rappresenta un fatto di cronaca quotidiana avvenuto nel 1916, quando una nave s‟arena vicino alle coste di Senegal e circa centocinquanta uomini subiscono le condizioni terribili sulla zattera per due settimane. Delle condizioni sulla zattera si parlava molto all‟epoca siccome i sopravvissuti ne hanno riportato molte testimonianze. Si parlava della forte disperazione degli uomini, della tragedia e d‟atti di cannibalismo. Il quadro riporta il momento della disperazine e del primo avvistamento della nave l‟Argo che ha salvato solo circa quindici uomini sopravvissuti tra quali il medico Savigny e Correard. Il quadro è conservato nel museo Louvre a Parigi.

83

Théodore Géricault, Rouen 1791 - Parigi 1824.

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6.3. I canti del ritorno Il terzo libro è diviso in otto capitoli ma questa volta ogni capitolo ha un suo titolo e ogni capitolo è dedicato ad uno dei personaggi principali del romanzo. Il primo capitolo parla di Elisewin. Una notte di burrasca quando tutti gli ospiti della locanda Almayer sono sulla spiaggia, Elisewin passa un‟intera notte piena di passione e di sesso con Adams, “a restituirsi la vita, l‟un l‟altra, con le labbra e con le mani, una ragazzina che non ha visto nulla e un uomo che ha visto troppo, uno dentro l‟altra – ogni palmo di pelle è un viaggio, di scoperta, di ritorno – nella bocca di Adams a sentire il sapore del mondo, sul seno di Elisewin a dimenticarlo […] tutto il difficile era stato solo riconoscersi, una cosa di un attimo […] non si è mai lontani abbastanza per trovarsi.”84 Elisewin guarita dopo la notte passata con Adams va da Padre Pluche dicendogli di voler partire la mattina dopo poiché è già guarita. Elisewin a padre Pluche racconta di esser entrata nel mare. Non è morta ma invece è rimasta viva. Elisewin non vuole andare più a Daschenbad, non c‟è più bisogno. Vuole partire per Saint Parteny, nella campagna intorno alla capitale. Il viaggio dovrebbe durare circa tre settimane. Vi vanno per trovare una persona, un ammiraglio. Padre Pluche lascia apposta una sua valigia alla locanda Almayer per avere un motivo per il quale potrebbe ritornarvi. Elisewin e padre Pluche trovano l‟ammiraglio Langlais nel suo palazzo. Appena Elisewin lo vede, gli dice di conoscere un uomo di nome Thomas ma che il suo nome quando viveva nel palazzo dell‟amiraglio Langlais era Adams. Elisewin rimane nel palazzo di Langlais per altri cinque anni. Padre Pluche solo per cinque giorni. Il sesto giorno parte per la locanda Almayer dove ha lasciato la sua valigia.

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Baricco, Oceano mare, pp. 128-129.

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Elisewin racconta a Langlais tutte le sue storie che le aveva regalato Thomas durante una notte. Un giorno Langlais muore e subito il giorno dopo Elisewin parte per Carewall. Il secondo capitolo di Padre Pluche è diviso in due parti con due sottotitoli. Il primo sottotitolo: Preghiera per uno che si è perso, e dunque, a dirla tutta, preghiera per me.85 Padre Pluche nella preghiera parla a Dio del suo problema, d‟aver perso la strada. Cerca di spiegare a Dio di vedere le quattro strade diverse intorno e di non sentirne nessuna dentro, il che non gli permette di scegliere la strada giusta. La prima strada: tornare da Elisewin e rimanere con lei. La seconda strada: continuare il viaggio per la locanda Almayer. La terza strada: non girare verso la locanda ma procedere fino alle terre di Carewall dal barone. La quarta strada: togliersi l‟abito da prete, prendere una strada qualsiasi, sposare una donna, fare dei figli e imparare un mestiere. La seconda parte del capitolo s‟intitola: Preghiera per uno che ha ritrovato la sua strada, e dunque, a dirla tutta, preghiera per me.86 Padre Pluche ritrova la sua strada e ringrazia Dio. Il suo posto sente accanto al barone morente che vuole sentirsi raccontare di sua figlia Elisewin negli ultimi momenti della sua vita. Il terzo capitolo è la lettera di Ann Deverià la quale scrive al suo amante il quale sta in viaggio per raggiungerla alla locanda Almayer. Nella lettera Ann Deverià descrive e spiega il suo cambiamento e la propria guarigione avvenuti nella locanda, il posto magico al mare. Spiega d‟aver ritrovato se stessa, d‟essersi liberata dal passato. Solo il futuro le rimane nascosto. Vi pronuncia il desiderio d‟essere capita dall‟amante. Il quarto capitolo è un catalogo dei quadri di Plasson intitolato: Catalogo provvisorio delle opere pittoriche del pittore Michel Plasson ordinate in ordine cronologico a partire dal soggiorno del medesimo alla locanda Almayer (località Quartel) fino a giungere alla morte dello stesso.87 La gran parte dei quadri di Plasson appartengono al professor 85

Baricco, Oceano mare, p. 139. Ivi, p. 146. 87 Cfr.: Ivi, p. 159. 86

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Ismael Adelante Ismael Bartleboom. Segue una lista di 41 opere, quasi tutte intitolate Oceano mare con una descrizione: completamente bianco. Tra altre opere sono per esempio la locanda Almayer o il ritratto di Madame Ann Deverià.88 Plasson è morto di polmonite. Segue poi la storia del professore Bartleboom. Le zie di Bartleboom gli trovato la fidanzata, una certa Maria Luigia Severina Hohenheith, della quale però Ismael non è molto entusiasta. Una sera a Bad Holen, una città termale dove professore cura la prostata, decide di andare ad un ricevimento, accompagnato dalla fidanzata Maria Luigia Severina. Lì incontra Anna Ancher, un‟amica di Michel Plasson, una donna speciale, una pittrice che ama e sa disegnare. Un giorno quando vede Anna Ancher in una carozza partire fuori dalla città, di scatto annulla il fidanzamento con Maria Luigia e segue in carozza la bella Anna fino a Hollenberg dove vive la famiglia degli Ancher. Nella mente s‟immagina il momento in cui arriva da Anna, le pone nelle mani la scatola di mogano con tutte le lettere dentro, destinate alla sua donna amata, che raccontano la sua vita e Bartleboom la situazione l‟accompagna con la voce dicendo: “vi ho aspettato per anni”. Un piano perfetto ma solo a pochi chilometri da Hollenberg si accorge d‟aver lasciato la scatola da Maria Luigia Severina alla quale aveva regalato la scatola nel giorno del fidanzamento. Così inizia la lunga storia del viaggio del professore Bartleboom. Il viaggio molto divertente per i lettori del libro ma già meno divertente per il protagonista il professore Bartleboom. Passa la notte in una locanda per ripartire la mattina dopo per Bad Hollen. Trova Maria Luigia a letto a curarsi i nervi, prende la scatola con le lettere e riparte indietro per Hollenberg. La sera dello stesso giorno visita la casa della famiglia Ancher dove nel salotto al pianoforte trova la bellissima ragazza. Si presenta a lei con la scatola di mogano in mano dicendo: “Io vi aspettavo, Anna. Vi ho aspettato per anni.”89

88 89

Cfr.: Baricco, Oceano mare, pp. 159-168. Ivi, p. 178.

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Ma il caso della fortuna ha girato il destino dalla parte opposta e il professore Bartleboom scopre che la bellissima ragazza che suona il pianoforte si chiama Elisabetta ed è sorella gemella di Anna che sta a Bad Hollen, alle terme, circa cinquanta chilometri da lì. Qual‟ironia della sorte. Durante il viaggio il professore si sente molto confuso, non sa decidere quale delle due gemelle lo incanta di più. Se la sorella pittrice o la sorella pianista. Così gli viene in mente di scendere dalla carrozza e pernottare a Pozel, a sei chilometri dalle terme, per rifletterci per bene. Il giorno dopo parte per Hollenberg poiché si decide per la sorella pianista. Bartleboom durante il viaggio cambia l‟idea ancora un paio di volte, pernotta nelle città diverse sempre per strada tra le terme e Hollenberg. Dopo dodici giorni di viaggio finalmente si decide per la pittrice. Trovatosi nella casa degli Ancher ad aspettare Anna gli torna un‟immagine della scatola di mogano lasciata sul pianoforte di Elisabetta a Hollenberg. Quindi riparte ancora una volta per andare da Elisabetta, lì prende la sua scatola e due giorni dopo si ritrova di nuovo di fronte alla pittrice. Anna dopo aver sentito che Bartleboom la sta aspettando da tutta la vita gli rivela subito che sei giorni prima si è fidanzata con il sottotenente Gallega. Che coincidenza! Il professore Bartleboom avendoci pensato bene capisce tutto come un segno del destino e parte per sposare Elisabetta. Arrivato a Hollenberg non trova Elisabetta a casa e viene a sapere che la signorina è partita per Bad Hollen. Il professore dopo averlo sentito si mette a ridere e non riesce a smettere. Ride ad alta voce e il suo riso contagia tutti intorno, prima i servi della casa, poi anche la gente del villaggio. Ridono per tutta la notte. Quando Bartleboom smette di ridere, gli sta vicino un servo della casa Ancher al quale regala la scatola di mogano con tutte le lettere dentro. Ancora il giorno stesso parte in direzione opposta di Bad Hollen. Dopo una tale esperienza il professore Bartleboom non si sposa più. Secondo lui il tempo per sposarsi è già passato. La sua enciclopedia

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dei limiti diventa un libro infinito siccome è necessario di aggiornarla sempre e continuare a specificare le cose. Al professore Bartleboom non piaceva disturbare gli altri. Così un giorno quando stava poco bene si è messo a letto e se n‟è andato dal mondo senza disturbare. Così finisce la storia di vita del professor Bartleboom. Nella prima parte del capitolo di Savigny siamo presenti alle diverse conversazioni tra Savigny con il suo avvocato Parpeil e visitiamo l‟aula del tribunale della Marina Regia. L‟argomento dei dialoghi è il naufragio della zattera sul mare. Il dottor Savigny racconta il suo punto di vista che conosciamo dal Ventre del mare, lo pubblica in uno studio sugli effetti della fame e della sete. Savigny ha una vera paura di poter incontrare Thomas (Adams). Siccome non crede che fosse morto decide di scappare dalla capitale per diventare un medico di campagna. Sceglie un vilaggio, Charbonne, dove il sindaco è il marito di Ann Deverià. L‟orrore che lo perseguita per il resto della vita è di aver fatto le cose orrende in mare. Non ne dubita della propria penna e capisce che sono state cose imperdonabili. Ma la cosa ancora peggio per la sua coscienza è d‟essere consapevole di rifare le stesse cose se tornasse in una situazione simile. Il settimo capitolo è intitolato Adams ma lui non è l‟unico protagonista del capitolo. Torniamo alla locanda Almayer durante una notte mentre Adams entra nella camera di Ann Deverià. Lei dorme nel letto accanto al suo amante. Il suo amante si chiama André Savigny. Adams è venuto per la sua vendetta. Tira fuori un coltello e punta la lama nel corpo di Ann Deverià. Quando la coperta al letto s‟inzuppa di sangue ordina a Savigny di prendere Ann Deverià tra le braccia e alzarsi. Tutti e tre escono fuori dalla locanda Almayer e attraversando la spiaggia s‟avvicinano al mare. Adams costringe Savigny ad entrare nel mare con la sua amante tra le braccia mentre pronuncia verso Savigny:

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“Ascoltalo, Savigny. È il rumore del mare. Questo rumore e quel peso sulle tue braccia, possano inseguirti per tutta la vita che ti resta.”90 Sappiamo precisamente quale è stata la fine di vita di Adams. L‟ultimo giorno di aprile l‟hanno impiccato sulla Piazza di Saint Amand. L‟ottavo capitolo e anche l‟ultimo del romanzo si chiama La settima stanza. Per la prima volta siamo testimoni del segreto della settima stanza e finalmente Baricco rivela ai lettori se esiste l‟ospite della settima stanza oppure si tratta solo di un gioco dei bambini che gestiscono la locanda Almayer. Leggiamo di un uomo che esce dalla stanza quando la locanda è già vuota, quando tutti gli ospiti sono partiti e vi sono rimasti solo i bambini. Dood, sceso dal davanzale della camera di Bartlevoom. Ditz, il ragazzo dei sogni. Dol che cercava le navi per il pittore Plasson. Dira, la ragazza della reception che sa leggere i pensieri e infine anche la ragazza bellissima che dormiva nel letto di Ann Deverià. Sembra che l‟ospite della settima camera abbia già finito, dicono i bambini. Finito cosa? Finito di dire il mare. Come al solito, Baricco si mette a raccontare varie storie attraverso l‟uomo ai bambini. Uno dei suoi racconti parla di un vecchio che entra nell‟acqua del mare per benedire il mare. “Ma la storia cambia e adesso non è più possibile benedire il mare” spiega l‟uomo della settima stanza ai bambini. Ma perché non vada tutto perso rimane ancora qualcosa che si potrebbe fare. Dire il mare. Per questo lui era chiuso dentro la camera, non usciva mai, cercava di dire il mare sui fogli bianchi che tiene nella valigia. Sull‟ultima pagina ci saluta la locanda Almayer e il vento che soffia da nord. L‟uomo della settima stanza raccontava il mare. Ma è possibile che l‟uomo misterioso sia Alessandro Baricco, lo scrittore del romanzo, che cerca di raccontare il mare nel suo romanzo Oceano mare? I dettagli corrispondono. Il narratore del libro sembra essere il testimone delle storie 90

Baricco, Oceano mare, p. 200.

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raccontate. Tutto il romanzo gira intorno alla locanda Almayer. Appena l‟uomo misterioso finisce di raccontare il mare si chiude anche il romanzo. E nel romanzo Baricco cerca di raccontare il mare.

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7. Novecento All‟inizio del racconto l‟autore ci porta in mezzo alla storia. Siamo a bordo di una nave sul mare e ad un certo punto all‟orizzonte si vede l‟America. Dall‟inizio sembra di leggere una favola. Vi è presentata un‟idea interessante: niente accade solo per caso ma è il destino. “Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto.”91 Il narratore della storia è un musicista, Tim Tooney, che suona la tromba e sale a bordo del piroscafo Virginian a diciassette anni nel gennaio 1927. Il piroscafo fa sei o sette viaggi all‟anno dall‟Europa all‟America e ritorno. I musicisti suonano tre o quattro volte al giorno. Per i ricchi della prima classe, poi per i passeggeri della seconda classe e ogni tanto suonano anche per gli emigranti della terza classe (che a volte suonano con loro). Nel libro segue una breve introduzione del conduttore del divertimento sul piroscafo che presenta lo staff della nave, dei professionisti fuori dall‟ordianrio: “al comando capitano Smith, noto claustrofobo e uomo di grande saggezza, […] Paul Siezinskij, timoniere, ex sacerdote polacco, sensitivo, pranoterapeuta, purtroppo cieco… Bill Joung, marconista, grande giocatore di scacchi, mancino, balbuziente… il medico di bordo, dott. Klausermanspitzwegensdorfentag, aveste urgenza di chiamarlo siete fregati…[…] Monsieur Pardin, lo chef.”92 Dopo la presentazione divertente il conduttore della serata non dimentica di ricordare la dimenticanza del progettista del Virginian, l‟ingegner Camillièri, grazie alla quale non vi sono le cucine sulla nave. Così come il conduttore fa ridere i passeggeri, diverte Baricco i suoi lettori.

91 92

Baricco, Novecento, p.12. Ivi, p. 15.

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I lettori possono sentire essersi trasformati nei passeggeri che si trovano a bordo della nave. I lettori sono insieme ai passeggeri a bordo del piroscafo Virginian. Già dall‟inizio sembra un bel passatempo e un bel divertimento. E siccome la musica nei libri di Baricco svolge un ruolo essenziale, questa volta da accompagnamento musicale si servirà della musica dell‟Atlantic Jazz Band, la band del Virginian nel quale suonano: al clarinetto Sam “Sleepy” Washington, al banjo Oscar Delaguerra, alla tromba Tim Tooney (il narratore della storia), al trombone Jim Jim “Breath” Gallup, alla chitarra Samuel Hockins e al piano Danny Boodman T. D. Lemon Novecento.93 Così come nel romanzo Oceano mare troviamo un racconto che parla dei naufragi sulla zattera, chiamato Ventre del mare, in Novecento troviamo la storia di Danny Boodmann T. D. Novecento, il pianista del Virginian che usava dire: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.”94 E Novecento aveva una bella storia da raccontare. La conosciamo tramite le parole del suo miglior amico Tim Tooney anche noi lettori: Una mattina a Boston il marinaio Danny Boodmann, il vecchio pianista di colore proveniente da Philadelphia, trova una scatola di cartone e dentro un bambino di circa dieci giorni. La scatola sta sul pianoforte nella sala da ballo di prima classe. Probabilmente sono stati gli emigranti a lasciarvi il bambino sperando di procurarli così un futuro migliore in una famiglia di ricconi. Sulla scatola di cartone v‟era una scritta blu: T. D. Limoni. Un giorno al vecchio Danny passa per le mani un giornale con la pubblicità: Tano Damato il re dei limoni, Tano Damato, limoni da re.95 Così semplice era il significato della scritta sulla scatola. Solo che Danny tutto il tempo interpretava per sé le lettere come: Thanks Danny.

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Cfr.: Baricco, Novecento, p. 17. Ivi, p. 17. 95 Ivi, p. 20. 94

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Il vecchio Danny Boodmann ha dato il suo nome al bambino, Danny Boodmann con T. D. Lemon dalla scatola perché gli piacevano le lettere in mezzo al nome. Per completare il nome del bambino il vecchio Danny aggiunge un gran finale, Novecento, l‟anno in cui ha trovato il bambino sul pianoforte. Otto anni dopo il vecchio Danny muore in seguito ad un incidente avvenuto durante la burrasca. Così il bambino all‟età d‟otto anni rimane da solo a bordo della nave in mezzo all‟Oceano, che diventa la sua casa. Per il mondo esterno Novecento non esiste poiché non è mai sceso dalla nave. Non ha patria, non ha nessuna data di nascita e nessuna famiglia.96 Dopo la morte del vecchio Danny il capitano voleva portare Novecento alle autorità portuali per finire la storia del bambino illegale ma Novecento era sparito. Quando tre settimane dopo il Virginian riparte per Rio de Janeiro, durante la seconda notte di viaggio ritrovano Novecento a suonare il pianoforte. Non si è mai saputo dove aveva imparato a suonare il pianoforte o dove si era nascosto tutto il tempo. Suonava benissimo. Questa è stata la storia del miglior pianista al mondo, anzi al mare, all‟Oceano. “Novecento non è mai sceso da qui. È nato su questa nave, e da allora c‟è rimasto. Sempre. Ventisette anni, senza mai mettere piede a terra. […] Dicevano anche che suonava una musica che non esisteva97 […] non suonava semplicemente, lui lo guidava, quel pianoforte, capito?, coi tasti, con le note, non so, lui lo guidava dove voleva98” leggiamo le parole del narratore Tim Tooney su Novecento e sulla sua bravura con il pianoforte. Prima Novecento ascolta la gente cantare le canzoni che conoscono, poi sfiora i tasti e pian piano si sente la musica vera e propria.

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Cfr.: Baricco, Novecento, p. 22. Ivi, p. 27. 98 Ivi, p. 30. 97

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V‟è tutto dentro quella musica, tutte le musiche della terra. E “quando non sai cos‟è, allora è jazz.”99 diceva sempre un tizio della Atlantic Jazz Band. Una volta Tim Tooney chiede a Novecento a cosa pensa mentre suona e riceve una risposta straordinaria. Novecento mentre suona guarda fisso davanti a sé senza mai guardare le mani. Mentre le sue mani vanno avanti e dietro sui tasti, lui nella sua mente viaggia, ogni volta in un posto diverso. Una volta a Londra, un‟altra in campagna o sulle montagne, a Parigi o in visita una chiesa.100 Come Novecento riesce a viaggiare se non è mai sceso dalla nave nei ventisette anni della sua vita e non è mai stato da nessuna parte? Come mai conosce il mondo? È un genio. Sa ascoltare e leggere la gente. Sa leggere i segni che la gente porta con sé, la loro storia, i loro costumi, i profumi e i rumori, i suoni, etc. Ogni giorno arricchisce con un nuovo pezzettino la mappa del mondo nella sua mente come un puzzle: “immensa, la mappa del mondo, del mondo intero, da un capo all‟altro, città enormi e angoli di bar, lunghi fiumi, pozzanghere, aerei, leoni, una mappa meravigliosa”101 In un certo senso può assomigliare al caso come si può spiegare un mondo ad un cieco. Ma nel caso di Novecento è proprio così. Sì, lui conosce i colori, i suoni, la gente, ma non conosce il mondo oltre il piroscafo Virginian. Non conosce la struttura del mondo. Non conosce la vita nelle strade, nei mercati o l‟atmosfera della chiesa durante la messa. Nel 1931, d‟estate, sale a bordo del Virginian Jelly Roll Morton. Suonava il pianoforte anche lui. Nella storia di Novecento si dice che è stato lui ad inventare la musica jazz. Qualcuno probabilmente gli aveva parlato di Novecento, la piccola leggenda dell‟Oceano, e del piroscafo Virginian, il posto dove suona Novecento. Jelly Roll Morton ha iniziato a suonare nei bordelli di New Orleans. Ha in mente un duello con Novecento. Una sfida a pezzi di bravura con un solo vincitore. Senza sangue, una cosa da musicisti. 99

Baricco, Novecento, p. 13. Cfr.: Ivi, p. 32. 101 Ivi, p. 33. 100

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Novecento nei porti non suona mai perché sono un po‟ terra e lui suona solo dove piace a lui, in mezzo al mare, nell‟Oceano. Così Jolly Roll Morton compra un biglietto per l‟Europa (andata e ritorno) e parte per il viaggio sul piroscafo Virginian. Novecento è molto curioso come suona il vero inventore del jazz. La cosa con il duello non la capisce bene ma è curioso. Non coglie il vero senso della gara, non gli importa chi vince, cerca solo d‟imparare qualcosa di nuovo. Quando Jolly Roll Morton si presenta nella sala da ballo della prima classe è vestito tutto elegante, in un abito nero. Jolly per cominciare suona del ragtime, le sue mani scivolano sulle tastiere: “Era come una sottoveste di seta che scivola via dal corpo di una donna, e lo faceva ballando. C‟erano tutti i bordelli d‟America, in quella musica, ma i bordelli di lusso, quelli dove è bella anche la guardarobiera.”102 Tanto particolare era la sua musica, così seducente e erotica che vi si sentiva il suo passato quando faceva da colonna sonora nei bordelli di lusso a New Orleans. Le sue mani scivolano sul pianoforte come farfalle, tanto sono leggere. Poi tocca a Novecento che suona una canzone da bambini, Torna indietro paparino, che ha sentito da un emigrante un paio d‟anni prima, una canzone stupida e semplice. La seconda volta Jolly suona un blues. “Sembrava che tutto il cotone di tutti i negri del mondo fosse lì e lo raccogliesse lui, con quelle note. Una cosa da lasciarci lacrima.”103 Tanto commuovente è il blues di Jolly. Quando tocca per la seconda volta a Novecento, ha gli occhi pieni di lacrime e suona il blues che ha appena sentito variando un po‟ gli accordi. Poi tocca la terza volta a Jelly che si mette a suonare la magia sui 88 tasti in una velocità assurda senza sbagliare una sola nota. La gente va pazza, strilla e applaudisce. Per risposta Novecento suona un pezzo pazzesco che sembra suonato a quattro mani. Il pubblico non respira e sta con la bocca aperta dopo la “micidiale scarica finale di accordi che sembrava avesse cento mani, sembrava che il piano dovesse scoppiare da un momento all‟altro”104 102

Baricco, Novecento, p. 38. Ivi, p. 40. 104 Ivi, p. 40. 103

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Non bastano le parole per raccontare quanto è stato geniale il pezzo di Novecento. Jelly Roll Morton inizia a tremare e il resto del viaggio lo passa nella sua cabina e scende appena possibile, alla prima sosta a Southampton. Deciso di tornare in America con un‟altra nave e di Novecento o del Virginian non vuole saperne più. Passando il tempo, un giorno Novecento all‟improvviso decide di scendere dalla nave per vedere una cosa. Per vedere il mare. È tutta la vita che vede il mare a bordo della nave ma ora sente il bisogno di vedere il mare anche dall‟altra parte. Questa volontà gli nasce in mente dopo una chiacchiera con un contadino, Lynn Baster. Da lui ha sentito che la vita è una cosa immensa ma vuole convincere se stesso provandola sulla propria pelle. “Posso rimanere anche anni, qua sopra, ma il mare non mi dirà mai nulla. Io adesso scendo, vivo sulla terra e della terra per anni, divento uno normale, poi un giorno parto, arrivo su una costa qualsiasi, alzo gli occhi e guardo il mare: e lì, io ascolterò gridare.”105 Così semplice è il piano per il suo futuro. Può sembrare assurdo a qualcuno ma non bisogna scordare che per lui è una rivoluzione della mente. Non ha mai pensato di scendere dalla nave. Il Virginian è la sua casa, l‟unico posto dove si sente a suo agio, dove sente d‟essere se stesso per quello che è. “Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento sarebbe sceso dal Virginian, nel porto di New York, un giorno di febbraio. Dopo trentadue anni vissuti sul mare, sarebbe sceso a terra, per vedere il mare.”106 Sembra un articolo di giornale. Magari potrebbe essere vero. Magari potrebbe essere successo. Novecento già sta per scendere ma ad un certo punto si ferma al terzo gradino, rimane fisso, guarda davanti a sé come se cercasse qualcosa. Novecento si gira, dà le spalle al mondo, risale gli scalini e torna dentro la nave. Non dice niente a nessuno. Quello che girava nella testa di Novecento e la ragione per la quale si è girato ed è tornato dentro la nave ce lo rivela il personaggio alla fine del libro. Così anch‟io preferisco non svelarlo prima della conclusione della storia su Novecento, il più grande pianista dell‟Oceano. 105 106

Baricco, Novecento, p. 47. Ivi, p. 48.

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Il narratore, Tim Tooney, decide dopo sei anni di chiudere il periodo della sua vita sul mare, sull‟Oceano e scende il 21 agosto 1933. L‟ultima sera sul mare la passa con Novecento suonando la musica per i passeggeri. “Suonavo meglio che potevo, oddio, non ero Louis Armstrong, ma suonai proprio bene, con Novecento dietro che mi seguiva ovunque, come sapeva fare lui […] la mia tromba e il suo pianoforte, per l‟ultima volta, lì a dirci tutte le cose che mica puoi dirti, con le parole.”107 Il modo migliore di salutarsi tra i musicisti. La vita di Tim Tooney dopo aver lasciato il Virginian sarebbe un‟altra storia che non voglio raccontare a lungo. Per molti anni Tim Tooney non ha avuto notizie di Novecento ma gli capitava spesso di pensarlo. La vita durante la guerra era molto difficile. Un giorno gli è arrivata una lettera da Neil O‟Connor (un‟irlandese dal Virginian che sempre scherzava). Diceva che durante la guerra il Virginian serviva da un ospedale viaggiante ma era tornato dalla guerra tutto mal ridotto e disfatto. Avevano deciso di buttarlo a fondo a Playmouth dove l‟avevano riempito di dinamite. A parte questa informazione v‟era un'altra cosa importante: “Novecento, lui, mica è sceso.”108 Dopo alcuni giorni Tim Tooney prende il treno per Playmouth. Una volta arrivato al porto per cercare il Virginian. Lo trova e sale sulla nave. Girando per tutta la nave, finito nella sala macchine trova Novecento seduto su una cassa probabilmente piena di dinamite. V‟è seduto in una giacca tutta abbottonata e con le scarpe lucide. Novecento da solo racconta la sua storia, perché non era mai sceso dalla nave (quando già stava per scendere ma ad un certo punto si era girato, ha risalito gli scalini ed era tornato dentro la nave): tutto era bello, non dubitava di scendere. Non si era fermato al terzo gradino per causa di qualcosa che aveva visto ma invece per la ragione che non aveva visto. “Cercai ma non c‟era, in tutta

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Baricco, Novecento, p. 42. Ivi, p. 54.

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quella sterminata città c‟era tutto tranne […] una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo”109. A qualcuno può sembrare una ragione ridicola ma se si pensa bene. Per tutta la vita Novecento era stato circondato da cose finite. Per esempio il pianoforte, anche quello è finito, vi è un determinato numero dei tasti bianchi e dei tasti neri. Anche la sua casa, il piroscafo, era lo spazio precisamente definito. La cosa che lo aveva spaventato era l‟immensità del mondo. “Su quella tastiera non c‟è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.”110 Vi sono migliaia di strade, come si fa a scegliere quella giusta? Come si fa a scegliere solo una donna tra tutte quelle donne che incontri passando per il mondo? C‟erano troppe scelte che Novecento non era pronto a fare fronte, non sapeva farle. Non era il suo modo di vivere. Era abituato a conoscere il mondo tramite le persone, ma sempre da un determinato numero di persone per volta (quei duemila saliti sulla nave). La terra era una nave troppo vasta e grande per lui. Le parole di Baricco riescono ad esprimerlo in un modo meraviglioso: “La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.”111 È stata la paura ad impedirgli di scendere dalla nave, la paura dell‟infinito. La paura di sbagliare le scelte che uno deve fare nella sua vita. È nato sulla nave. Vi ha vissuto per tutta la vita. Tutto intorno a lui gli sembrava definito. Magari tranne il mare, l‟Oceano, che però gli era troppo familiare. Il cullare del mare lo riempiva di sicurezza. Quando la nave era in porto, non gli andava mai di suonare. Il porto per Novecento era una specie di terra. Solo lo spazio definito (la nave) sulle onde dell‟Oceano lo tranquillizzava e faceva sentire a suo agio.

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Baricco, Novecento, p. 56. Ivi, p. 56. 111 Ivi, p. 57. 110

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8. I protagonisti dei romanzi 8.1. I personaggi dell’Oceano mare 8.1.1. Il pittore Plasson Subito dopo l‟apertura del primo libro del romanzo di Baricco Oceano mare incontriamo il pittore Plasson sulla spiaggia al mare vicino alla Locanda Almayer. Vediamo un uomo infilato negli stivali alti e una giacca grande da pescatore. Plasson sta in piedi davanti al mare di fronte il cavalletto, una tela e un pennello sottile fra le dita. Il pittore vestito proprio così passa ogni giorno intere ore a guardare il mare con gli occhi fissi. Fissa il mare con lo sguardo, solo a volte pone il pennello in una tazza di rame e con il movimento del braccio fa gli abbozzi sulla tela che però in un attimo diventano asciutta dal vento e la tela del quadro rimane bianca. Plasson dipinge il mare con l‟acqua salata del mare. Ancora alcuni anni prima era il ritrattista più cercato e amato nella capitale del Paese. Tutti quelli che avevano il denaro o il potere possedevano a casa un ritratto fatto dal noto e apprezzato artista Plasson. Era molto bravo nel suo mestiere e così poteva continuare per un‟eternità. Ma Plasson un giorno ha deciso di smettere di fare i ritratti ai ricchi. Se n‟è andato via dalla capitale con un desiderio da realizzare, fare un ritratto al mare. Siccome tutti i personaggi di Baricco hanno una loro ossessione o un particolare, bisogna far notare anche una particolarità di Plasson. Lui quando parla non finisce mai la frase. Di solito quando la frase ha più di sette o otto parole non riesce a finirla, si perde a metà. Per questo motivo spesso risponde con le frasi corte. Ha la tendenza di rispondere bruscamente. Dopo la morte del pittore Plasson è rimasta una collezione vasta dei quadri del periodo passato al mare della locanda Almayer.

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In un capitolo del terzo libro Baricco riporta ai lettori il Catalogo provvisorio delle opere pittoriche del pittore Michel Plasson ordinate in ordine cronologico a partire dal soggiorno del medesimo alla locanda Almayer (località Quartel) fino a giungere alla morte dello stesso dove segue anche la descrizione dei quadri. Vi sono tanti quadri di diverse misure intitolati Oceano mare con la descrizione: Completamente bianco. Oltre ai ritratti del mare vi sono anche: il ritratto di Ismael Adelante Ismael Bartleboom e il ritratto di Madame Ann Deverià. Alla fine del capitolo dedicato al pittore Michel Plasson scopriamo attraverso il professore Bartleboom la causa della morte del pittore: la polmonite. Il senso d‟ironia di Baricco si nasconde anche nell‟ultimo paragrafo del capitolo su Plasson: “Adesso riposa, per suo esplicito desiderio, nel cimitero di Quartel. La lapide, sulla sua tomba, è in semplice pietra. Completamente bianca.”112

8.1.2. Elisewin Elisewin è figlia del barone di Carewall. Ha tra quattordici e quindici anni quando la incontriamo per la prima volta sulle pagine del libro. La ragazza possiede una voce che assomiglia al velluto. Circa dieci anni prima dell‟inizio della storia che ci racconta Alessandro Baricco nel suo libro, Elisewin subisce uno choc fortissimo che nella corte del barone di Carewall tutti chiamano un terrore bianco. “Quand‟era bambina un giorno arriva un mendicante e comincia a cantare una nenia, la nenia spaventa un merlo che si alza […] spaventa una tortora che si alza ed è il frullare delle ali […] un rumore da niente […] passa la tortora davanti alla sua finestra, un attimo, così, e lei alza gli occhi dai giochi […] aveva addosso il terrore, ma un terrore bianco […] non era come uno che ha paura, era come uno che stesse per scomparire”113.

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Baricco, Oceano mare, p. 168. Ivi, p. 14.

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Il terrore bianco è stato causato da una tortora bianca, la quale ha fatto il movimento veloce con le ali bianche davanti alla finestra della bambina. Quello era il momento che ha cambiato la vita di tutti gli abitanti del palazzo del barone di Carewall. Come se la ragazza avesse perso l‟anima. Dopo di che Elisewin riesce a spaventarsi facilmente. Lei si spaventa dal rumore dei propri passi anche se il suo cammino assomiglia al volo nell‟aria. Ma a volte le piace mettersi a correre all‟improvviso senza un motivo. Come ho già scritto prima, per diminuire lo spavento della figlia, il barone di Carewall fa mettere sui pavimenti e sulle pareti i tappeti bianchi per sfumare i colori vivaci dell‟ambiente: “un colore che non facesse del male, passi senza rumore e colori ciechi”114 Elisewin “era posseduta da una sensibilità d‟anima incontrollabile, esplosa per sempre in chissà quale momento della sua vita segreta – vita da nulla, piccola com‟era – e poi risalita al cuore per vie invisibili, e agli occhi, e alle mani e a tutto, come una malattia, che una malattia non era, ma qualcosa di meno, se ha un nome dev‟essere leggerissimo, lo dici e già è sparito.”115 Molto probabilmente da qui deriva il nome inglese della terra del barone scelto dallo scrittore, Carewall, la congiunzione delle parole inglesi le mura e il prendersi cura. La ragazza è consapevole di tutto ciò che le sta succedendo e cerca di non arrendersi. Anche se vive nel palazzo ricoperto dei tappeti bianchi la ragazza vuole uscirne fuori, vuole conoscere il mondo e anzitutto vuole vivere. Tutto questo lo scopriamo dalle sue parole pronunciate durante il discorso con il dottor Atterdel: “io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella che c‟è, tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio.”116 114

Baricco, Oceano mare, p. 15. Ivi, p. 15. 116 Ivi, p. 28. 115

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Le terre di Carewall sono composte da pietre, paludi, campi, dirupi, montagne e boschi. Non v‟è nessun fiume o mare. Probabilmente anche questo può essere un motivo per il quale il dottor Atterdel quando fa la diagnosi e cerca la cura giusta per la ragazza sceglie la terapia con il mare. Il dottor Atterdel sceglie la cura del bagno d‟onda perché secondo lui: “lo schifo del mare, e lo choc, e il terrore, era, in vero, serafica cura, per sterilità, anoressie, sfinimenti nervosi, menopause, sovreccitazioni, inquietudini, insonnie. Ideale esperienza per sanare i turbamenti della giovinezza e preparare alla fatica dei muliebri doveri. Solenne battesimo inaugurale di giovinette divenute donne.”117 Secondo il medico la cura giusta e adatta per far guarire la ragazza sarebbe il mare freddo, salino e mosso. Secondo lui solo l‟acqua marina potrebbe “spezzare l‟involucro della malattia, riattivare i canali della vita, moltiplicare il salvifico secernere delle ghiandole centrali e periferiche”118. Della verificazione della cura giusta o sbagliata ho parlato nel capitolo 6.3. dedicato al terzo libro del romanzo chiamato I canti del ritorno. Il primo capitolo del terzo libro I canti del ritorno di Baricco è dedicato a Elisewin. Una notte, durante la burrasca, alla locanda Almayer, è stato Adams a guarire la ragazza. Elisewin sente chiamare il suo nome nella mente. Così torna nella locanda anche se tutti gli altri sono sulla spiaggia. Dentro la locanda trova Adams che l‟aspetta. Si baciano, accarezzano e poi passano la notte insieme. Nel caso dei due amanti si tratta di un bel scontro dei due estremi, la ragazza che non ha visto niente tranne le mura bianche del palazzo del padre e l‟uomo che ha vissuto l‟orrore sulla zattera. Baricco ha scritto sulla loro congiunzione: “chi l‟avrebbe mai detto che baciando gli occhi di un uomo si possa vedere così lontano – accarezzando le gambe di una ragazzina si possa correre così veloci e fuggire – fuggire da tutto – vedere lontano – venivano dai due più lontani estremi della vita […] non si è mai lontani abbastanza per

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Baricco, Oceano mare, p. 42. Ivi, p. 41.

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trovarsi”119. Dopo la notte passata con Adams, Elisewin non ha più bisogno di entrare nel mare per guarire perché è già entrata nel mare e non ha più nulla da cui guarire. Adams durante quella notte le regala tutte le sue storie. Subito la mattina dopo Elisewin decide di partire per Saint Parteny. Dopo una ventina di giorni arriva nel palazzo dell‟ammiraglio Langlais. Vi rimane per cinque anni. Il giorno dopo la morte di Langlais decide di tornare a casa e parte per Carewall.

8.1.3. Padre Pluche Padre Pluche è il prete che vive presso la corte del barone di Carewall. Una delle prime informazioni di Padre Pluche che il lettore va a sapere è che sono circa otto anni che cura Elisewin. La salute della ragazza dopo aver subito lo choc non migliora. Quindi Padre Pluche essendo un uomo di chiesa che non crede molto ai medici vuole provare lasciar fare alla scienza, dove ha fallito Dio, ed è proprio lui chi fa chiamare il miglior medico del Paese, il dottor Atterdel, nel palazzo del barone e ci racconta le storie sulla fama del medico. Padre Pluche quando parla con le persone di solito non riesce a trattenersi. Pronuncia la prima cosa che gli esce dalla mente senza pensarci un attimo quindi spesso dice delle cose non appropriate alla situazione. Per fare un esempio scelgo il discorso tra Padre Pluche e il dottor Atterdel appena arrivato nel palazzo di Carewal: “- Siete voi il Barone? - Magari. […] - Allora siete Padre Pluche? - Ecco. - Siete voi che mi avete scritto. - Sì. - Be‟, avete uno strano modo di scrivere.

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Baricco, Oceano mare, pp. 128-129.

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- Nel senso? - Non c‟era bisogno di scrivere tutto in rima. Sarei venuto lo stesso. - Ne siete sicuro? Ad esempio: qui la cosa giusta da dire era - Scusatemi, era uno stupido gioco E in effetti la frase arrivò perfettamente confezionata nella testa di Padre Pluche, bella lineare e pulita, ma con un attimo di ritardo”120

Padre Pluche ha delle ambizioni artistiche. Il suo obiettivo di creazione è la scrittura o meglio dire l‟invenzione delle preghiere, essendo prete. Ma non si tratta di preghiere qualsiasi. Ecco alcuni titoli delle sue preghiere: Preghiera di un medico che salva un malato e nell’istante in cui quello si alza, guarito, lui si sente infinitamente stanco; Preghiera per un bambino che non riesce a dire le erre; Preghiera di un uomo che sta cadendo in un burrone e non vorrebbe morire; Preghiera di un vecchio a cui tremano le mani.121 Parlando delle preghiere Padre Pluche rivela ad altri ospiti della locanda Almayer di aver scritto 9502 preghiere. Il prete ha dedicato una preghiera che s‟intitola Preghiera di un uomo che non vuole dire il suo nome ad Adams. La mattina dopo la guarigione di Elisewin parte con lei per andare dall‟ammiraglio Langlais dove rimane solo cinque giorni. Aveva lasciato apposta una valigia alla locanda Almayer per potervi tornare. Il sesto giorno decide di lasciare Elisewin dall‟ammiraglio e parte per la locanda Almayer. Del crocevia della vita spirituale di Padre Pluche si è scritto già nel capitolo 6.3. Ad un certo punto Padre Pluche sente di aver perso la strada e si rivolge a Dio per chiedere aiuto. Padre Pluche trova davanti a sé quattro strade e non sa quale scegliere. La prima strada porta da Elisewin, la seconda va alla locanda Almayer, la terza porta dal barone di Carewall e l‟ultima e più rivoluzionaria gli sussurra di togliersi l‟abito nero da prete e fare la vita normale. Sposare una donna, fare dei figli e invecchiare come un cristiano qualsiasi. Padre Pluche ritrova la sua strada e parte dove sente 120 121

Baricco, Oceano mare, p. 24. Ivi, p. 81.

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il suo posto, accanto al barone di Carewall che sta morendo. Per rendere gli ultimi momenti della vita più piacevoli gli racconta della figlia Elisewin.

8.1.4. Ann Deverià Ann Deverià la incontriamo all‟inizio del primo libro sulla spiaggia vicino alla locanda Almayer osservare il pittore Plasson durante il dipingere. Attraverso Ann Deverià Baricco rivela il segreto di Plasson. Un giorno quando Ann Deverià incontra il pittore sulla spiaggia e lo osserva durante il lavoro nota che gli abbozzi sulla tela del pennello di pittore rimangono bianchi come prima e capisce che il pittore dipinge con l‟acqua. Ann Deverià inizia a chiedere a Plasson alcune cose sul suo modo di dipingere i quadri e Plasson mette il pennello nell‟acqua e lo pone alle labbra di Ann Deverià. L‟acqua è salata. Solo qui riusciamo a scoprire il vero genio del pittore Plasson che dipinge il mare con il mare. Baricco descrive Ann Deverià sulla spiaggia come una donna chiusa in un elegante mantello viola. Ha le lunghe dita sottili e la collana di perle sul collo. Ann Deverià ha tradito il suo marito il quale crede che il clima del mare possa calmare le passioni, la vista del mare possa stimolare il senso etico e la solitudine possa far dimenticare ad Ann il suo marito. Ann Deverià è stata mandata dal marito al mare per guarire dall‟adulterio. Ann proviene da un villaggio chiamato Charbonne dove il suo marito fa sindaco. Il suo amante si chiama André Savigny ed è lo stesso Savigny del secondo libro Il ventre del mare. Savigny e Ann Deverià si sono conosciuti a Charbonne dove il marito di Ann fa sindaco e Savigny v‟è arrivato per diventare medico di campagna. Ma il vero motivo di Savigny per trasferirsi in campagna è nascondersi da Adams. L‟amante di Ann Deverià trova il posto dove lei cerca di guarire. Ann gli scrive la lettera, che lascia presso Dira alla reception, dove cerca di spiegare all‟amante André il suo stato d‟animo attuale. Parla del passato, di

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come era pronta di abbandonare tutta la sua vita per poter stare con lui, di averlo amato veramente, non per noia, solitudine o capriccio. Ma dopo l‟arrivo al mare è cambiato tutto. Precisamente scrive: “È un modo di perdere tutto, per tutto ritrovare.”122 Spiega l‟effetto del mare che le trasforma i sentimenti nei ricordi passati. La nuova esperienza non le permette di pensare al futuro. Adams entra nella camera della locanda Almayer nella quale dorme Ann Deverià accanto al suo amante André Savigny. Adams è venuto per la sua vendetta siccome Savigny aveva ucciso la sua amante Thérèse sulla zattera. Adams ferisce Ann Deverià con il coltello a letto, poi la fa prendere nelle braccia di Savigny e tutti e tre si dirigono fuori alla riva del mare, sulla spiaggia. Adams costringe Savigny ad entrare con l‟amante sulle braccia nel mare per sentire bene il rumore del mare e sentire il peso della donna. Questa è la fine di Ann Deverià.

8.1.5. Ismael Adelante Ismael prof. Bartleboom Un altro protagonista del romanzo appena arrivato alla locanda Almayer si firma con il nome completo Ismael Adelante Ismael prof. Bartleboom nel registro degli ospiti. Le finestre della sua stanza al primo piano danno sul mare. Nella camera trova un bambino seduto sul davanzale della finestra. Della passione del professore Bartleboom si è scritto nel capitolo 6.1. Appena ha un momento libero si mette a scrivere una lettera dove racconta alla sua futura donna le vicende vissute. Al momento dell‟inizio della storia il professore Bartleboom non ha nessuna moglie o fidanzata ma tale fatto non gli impedisce di scriverle tutte le lettere, che conserva nella scatola di mogano. Così almeno avrà la prova d‟averla aspettata da sempre. La sua idea è di regalarle un giorno tutte le lettere scritte per lei. Il professore Bartleboom è un uomo di scienza, è venuto al mare vicino alla locanda Almayer per studiare il punto dove si allunga e torna

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Baricco, Oceano mare, p. 154.

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indietro l‟onda. Secondo lui il moto dell‟onda rappresenta il “continuo avvicendarsi di creazione e distruzione”123. Il professore Bartleboom fa la ricerca scientifica, del punto dove arriva e si ferma l‟onda del mare sulla spiaggia, perché secondo lui è quello il punto esatto dove finisce il mare, per poter aggiungere la voce del mare nella sua Enciclopedia dei limiti riscontrabili in natura con un supplemento dedicato ai limiti delle umane facoltà sulla quale lavora al momento della storia da circa dodici anni e ha scritto 872 voci. Della sfortuna del professore Bartleboom con le donne si parla già nel capitolo 6.3. Di come sono andate le cose con la donna amata alla quale aveva intenzione di regalare tutte le lettere scritte durante i lunghi anni della sua vita nei quali l‟aspettava. Con un senso d‟umorismo quasi grottesco Baricco descrive i viaggi di Bartleboom, prima in cerca della sua scatola di mogano con le lettere dentro, poi in cerca della giusta signorina Ancher, tra quali una pittrice e un‟altra pianista, due sorelle gemelle. Passando molto tempo in viaggio tra Bad Hollen, le terme, e Hollenberg, la casa degli Ancher, Bartleboom diventa ormai familiare agli abitanti dei paesi per strada: di Pozel, Colzen, Tozen, Rulzen, Palzen, Alzen, Balzen e Fazel. Ecco come lo descrive lo scrittore scherzando: “Un bel viaggio. Ad ogni fermata era tutto un salutare e festeggiare. Si stava affezionando, la gente, sono fatti così, da quelle parti, gente socievole, non sta a farsi troppe domande e ti tratta col cuore in mano. Veramente. Zona di bruttezza agghiacciante, questo bisogna dirlo, ma la gente è squisita, gente d‟altri tempi.”124 Appena il professore Bartleboom riesce a decidere quale delle due sorelle gli piacerebbe sposare e riesce a presentarsi con la scatola davanti ad Anna, la sorella pittrice, viene a sapere che sei giorni prima Anna si è fidanzata con il sottotenente Gallega. Quindi Bartleboom aveva solo due possibilità. La prima possibilità era sfidare il sottotenente Gallega a duello per toglierlo di strada. Bartleboom odia i duelli quindi sceglie la seconda 123 124

Baricco, Oceano mare, p. 31. Ivi, p. 178.

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possibilità. Accettarlo come un segno del destino e partire per Hollenberg per poter sposare Elisabetta, la pianista. Arrivato a Hollenberg alla casa degli Ancher si sente dire dal servitore che la signorina è partita per Bad Hollen. I nervi di Bartleboom esplodono e lui si mette a ridere per ore, per tutta la notte. Contagia con il riso tutti quelli che lo sentono ridere. Quando il professore smette per riprendere un fiato regala la sua scatola di mogano al servitore e decide di non sposarsi più. Bartleboom ha lavorato sulla sua enciclopedia dei limiti fino all‟ultimo momento della sua vita siccome la scienza non smette mai di fare i passi avanti e bisognava sempre aggiornare e specificare le voci del suo libro infinito. Il professor Bartleboom era una persona mite, non gli piaceva disturbare la gente. Anche con la morte non voleva disturbare, non voleva che tutti diventassero tristi. Un giorno si è messo a letto perché stava poco bene e dopo circa una settimana non era più tra i vivi. Prima ancora di morire guardava il quadro tutto bianco del suo amico Plasson con la parola il mare sulla bocca.

8.1.6. Adams – Thomas Adams è descritto nel libro come un uomo alto, robusto, dei capelli neri, lunghi e lisci fino alle spalle. È di occhi scuri. La sua pelle era bruciata dal sole quando l‟hanno portato dall‟ammiraglio Langlais circa sei anni prima della storia raccontata da Baricco. Non era in grado di camminare e un paio di uomini doveva tenerlo in piedi. Aveva una brutta ferita sul collo. L‟hanno trovato in un paesino dell‟Africa centrale. Adams non vuole parlare ma gli altri uomini che erano con lui raccontano di Adams storie molto strane. Si dice di lui che ha camminato trecento chilometri nel deserto, che l‟hanno visto trasformarsi in un nero e poi ridiventato bianco, che aveva a che fare con lo sciamano del posto, che sa parlare lingue incomprensibili per gli altri, che cantava per il sultano avendo una bellissima voce, che

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navigava su una barca fatta di foglie enormi sul lago di Kabalaki, cha ha mille nomi come Ra Me Nivar che significa nella lingua del posto l‟uomo che vola. Di Adams dicono che ha visto Timbuktu. “La perla dell‟Africa. La città introvabile e meravigliosa. Lo scrigno di tutti i tesori, dimora di tutti gli dei barbari. Cuore del mondo sconosciuto, fortezza di mille segreti, regno fantasma d‟ogni ricchezza, meta smarrita di infiniti viaggi, sorgente di tutte le acque e sogno di qualsiasi cielo. Timbuktu. La città che nessun uomo bianco aveva mai trovato.”125 L‟ammiraglio Adams ha deciso di prendersi cura di Adams e lo ha fatto diventare il giardiniere del suo palazzo. L‟ammiraglio ordina ad Adams la cura delle rose. Pian piano dopo circa un anno Adams torna ad essere se stesso. Così un giorno Adams inizia a raccontare a Langlais di Timbuktu e altre storie. L‟ammiraglio Langlais ascolta con la massima attenzione. Poi un giorno l‟ammiraglio si trova in una situazione difficile, di dover giocare una partita di scacchi con un bandita e di dover giocare la propria vita. Durante la partita Langlais sente una voce che lo aiuta a vincere la partita. La voce è di Adams. Adams sa leggere i pensieri della gente. Siccome l‟ammiraglio deve la propria vita ad Adams decide di rivelargli che la persona che Adams cerca si trova alla locanda Almayer, sul mare, vicino a Quartel. Alla storia di Adams sulla zattera nel mare è dedicato il capitolo 6.2.3. Nel secondo libro Il ventre del mare si parla di Adams come di Thomas, il che è il suo vero nome. Elisewin dimostra che si tratta della stessa persona quando arriva nel palazzo dell‟ammiraglio Langlais: “Ho conosciuto un uomo che si chiamava Thomas. […] Quando viveva qui, con voi, il suo nome era Adams.”126 Adams non trova la pace finchè arriva alla locanda Almayer. È venuto per la vendetta. La persona che cerca si chiama André Savigny, l‟amante di Ann Deverià, che ha ucciso Thérèse sulla zattera. Alla storia

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Baricco, Oceano mare, p. 55. Ivi, p. 134.

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della strage sulla zattera è dedicato il secondo libro di Baricco Il ventre del mare. La vendetta di Adams è descritta nel capitolo di Ann Deverià. Adams accoltella Ann Deverià distesa a letto accanto Savigny che è costretto da Adams di portare la donna fino alla spiaggia del mare sulle braccia. Della fine di Adams scrive Baricco: “Adams fu impiccato, sulla piazza Saint Amand, all‟alba dell‟ultimo giorno di aprile.”127

8.1.7. I bambini della Locanda Almayer Nel primo e nel terzo libro raccontato da Alessandro Baricco incontriamo un gruppo degli abitanti della locanda Almayer. Sono i bambini che gestiscono la locanda. Alla reception della locanda ad accogliere i nuovi ospiti arrivati è quasi sempre la signorina Dira che ha dieci anni. Dira sa leggere i pensieri della gente. Come una dimostrazione riporto le parole di un dialogo tra Dira ed Adams appena arrivato alla locanda Almayer dal libro con una breve introduzione: “Era già tanto se aveva dieci anni, quella bambina. Ma se voleva poteva averne mille di più. Piantò gli occhi dritto in quelli di Adams e quello che disse lo disse con una voce tagliente che sembrava quella di una donna che, lì, non c‟era. -

Adams non è il vostro nome.

-

No?

-

No.

-

E come lo sapete?

-

Anch‟io so leggere.”128

Il davanzale della finestra nella camera del professor Bartleboom è il posto preferito del ragazzo che sa leggere i sogni e si chiama Dood. Il professore Bartleboom gli ha chiesto un aiuto, trovare gli occhi del mare. Il bambino con una leggerezza infantile gli risponde che il mare non può 127 128

Baricco, Oceano mare, p. 201. Ivi, p. 71.

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cavarsela solo con un paio d‟occhi, gliene servono molti di più. Secondo il ragazzo gli occhi del mare sono le navi. Quando il professore chiede a Dood dei naufragi, tempeste, tifoni e perché il mare ingoia le navi se sono i suoi occhi, il ragazzo risponde, con la massima tranquillità e la convinzione nella risposta, che tutti a volte chiudono gli occhi. Il ragazzo dei capelli rossi che andava ogni giorno al mare per portare il pittore Plasson sulla riva si chiama Dol. Il ragazzo che torna ogni notte nella camera di Padre Pluche per regalargli un sogno si chiama Ditz. Nel letto di Ann Deverià usava dormire una bellissima bambina della quale non conosciamo il nome. Alla fine del primo libro parla Padre Pluche con Elisewin della locanda Almayer. Padre Pluche insiste che v‟è qualcosa di malato in quel posto: “C‟è qualcosa di … di malato in questo posto. […] I quadri bianchi di quel pittore, le misurazioni infinite del professor Bartleboom … e poi quella signora che è bellissima eppure è infelice e sola […] per non parlare di quel uomo che aspetta … quel che fa è aspettare, Dio sa cosa, o chi … […] è tutto fermo un passo al di qua delle cose. Non c‟è niente di reale”.129 Elisewin gli risponde: “Questa è la riva del mare, Padre Pluche. Né terra né mare. È un luogo che non esiste. […]È un mondo di angeli.”130 Infatti l‟idea della soprannaturalezza era probabilmente l‟obiettivo di Baricco. Ogni bambino della locanda Almayer possiede un‟abilità soprannaturale. Anche i nomi dei bambini cominciano con la lettera “D” come qualcosa di divino, come parebbero confermare le parole dal libro pronunciate dal professore Bartleboom: “Io una volta ho visto gli angeli. Stavano sulla riva del mare.”131

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Baricco, Oceano mare, pp. 85-86. Ivi, p. 86. 131 Ivi, p.184. 130

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8.2. I personaggi di Novecento 8.2.1. Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento Quelli che hanno viaggiato sul piroscafo Virginian lo chiamavano il miglior pianista del mondo, anzi sarebbe meglio dire il miglior pianista del mare. Lui a volte suonava musica che non esisteva prima che la suonasse lui. Alessandro Baricco racconta una bella storia della vita di un pianista, del miglior pianista dell‟oceano. Un marinaio Danny Boodmann, una mattina, trova sul pianoforte nella sala di danza della prima classe una scatola di cartone quando sono già tutti scesi dalla nave. Dentro la scatola vi è un bambino di circa dieci giorni. Probabilmente è stato qualcuno degli emigranti chi ha partorito di nascosto e ha voluto la miglior vita per il bambino, quindi ha deciso di lasciarlo a qualcuno della prima classe. Sulla scatola vi è una scritta blu: T. D. Limoni. Il marinaio è un grande uomo di colore proveniente da Philadelphia e al bambino dà il nome Danny Boodmann T. D. Lemon. Le lettere T. D. il vecchio Dannny le intende come un ringraziamento “Thanks Danny”. Solo qualche tempo dopo vede sul giornale una pubblicità che dice: “Tano Damato il re dei limoni, Tano Damato, limoni da re”132 Per dare al nome del bambino un bel finale decide di aggiungere Novecento siccome l‟ha trovato nel primo anno del nuovo secolo. Da quel momento il nome completo del bambino è Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento. Otto anni dopo Novecento diventa di nuovo orfano quando il vecchio Danny Boodmann muore. L‟oceano è diventato la casa del bambino. Danny Boodmann non lo faceva uscire mai nei porti perché aveva paura che lo potessero portare via siccome il bambino non aveva i documenti. Per dirlo con le parole dell‟autore: “Novecento non esisteva nemmeno, per il mondo; non c‟era città, parrocchia, ospedale, galera […] che avesse scritto da qualche parte il suo nome. Non aveva patria, non

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Baricco, Novecento, p. 20.

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aveva data di nascita, non aveva famiglia. Aveva otto anni: ma ufficialmente non era mai nato.”133 Dopo la morte di Danny il capitano non vuole più continuare a violare la legge ma quando prova a portare il bambino alle autorità portuali il bambino sparisce. Non si trova da nessuna parte. Ripartita la nave due settimane dopo, dopo due giorni al mare, durante la notte, si sente la musica dalla sala da ballo. V‟è seduto Novecento d‟otto anni che suona il pianoforte. Dove si è nascosto i due giorni o come ha fatto ad imparare a suonare il pianoforte non si è saputo mai. Da quel momento Novecento non ha lascia il piroscafo Virginian e il suo solito posto è sul seggiolino davanti al pianoforte. Novecento ha ventisette anni, quando conosce il trombonista Tim Tooney. Novecento suona il pianoforte senza guardare le mani, il suo sguardo è fisso davanti a sé. Una notte, durante la burrasca, quando Tim Tooney e Novecento suonato insieme per il piacere, sono diventati i miglior amici. Una volta Tim Tooney ha chiesto a Novecento a cosa pensa quando suonano e quello gli risponde: “Oggi son finito in un paese bellissimo, le donne avevano i capelli profumati, c‟era luce dappertutto ed era pieno di tigri.”134 Novecento viaggia mentre suona e ogni volta finisce in un posto diverso. È un po‟ assurda questa storia. Come fa uno a conoscere il mondo se non è mai sceso dal bordo della nave? Come fa a viaggiare nella mente in tutti i posti diversi se non v‟è mai stato? Per dare le risposte alle domande appena fatte si trovano le parole dell‟autore nel testo: Il mondo, magari, non l‟aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave; ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l‟anima. In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente

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Baricco, Novecento, p. 22. Ivi, p. 32.

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si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia… Tutta scritta addosso.135

Novecento guarda, ascolta, tutte le informazioni se le mette in mente, le cataloga e ogni giorno aggiorna quello che ha saputo. Nella mente crea un puzzle del mondo, una piantina al di là della nave per poterci viaggiare dopo. Nell‟estate del 1931 sale sulla nave un certo Jelly Roll Morton. Di lui si racconta tra la gente che è stato proprio lui ad inventare il jazz. Probabilmente qualcuno ha raccontato di Novecento a Jelly Roll Morton. Così un giorno Jelly Roll Morton dice scherzando: “Come fa a suonare bene uno che non ha nemmeno le palle per scendere da una stupida nave?”136 Poi decide di salire sulla nave per sfidare Novecento in un duello musicale. Novecento non ha il senso della gara quindi non gli interessa molto il fatto della sfida. Piuttosto è curioso e vuole imparare qualcosa di nuovo. Jelly Roll Morton dopo un giorno di viaggio esce dalla cabina e va direttamente nella sala da ballo dove di solito suona Novecento al pianoforte. Si presenta alla sua maniera e con un gesto comprensibile fa alzare Novecento dal pianoforte e si mette a suonare del ragtime. Baricco a questo punto scrive: “Ragtime. Ma sembrava una cosa mai sentita prima. Non suonava, scivolava. Era come una sottoveste di seta che scivolava via dal corpo di una donna, e lo faceva ballando. C‟erano tutti i bordelli d‟America, in quella musica, ma i bordelli quelli di lusso, quelli dove è bella anche la guardarobiera.”137 Così leggera e giocosa ma nello stesso tempo anche un po‟ raffinata è la musica suonata da Jelly Roll Morton. Novecento si siede al pianoforte e suona Torna indietro paparino, una canzone infantile la suona giocando con i bassi e raddoppiando alcune note ma per essere sinceri non è una gran musica.

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Baricco, Novecento, p. 33. Ivi, p. 36. 137 Ivi, pp. 38-39. 136

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Dopo di nuovo tocca a Jelly Roll Morton che suona una musica blues che avrebbe fatto piangere tutta la gente del mondo. Baricco scrive: “sembrava che tutto il cotone di tutti i negri del mondo fosse lì e lo raccogliesse lui, con quelle note”138. Così forte e intenso è il suo blues. Anche a Novecento piace il blues così tanto che quando tocca a lui suona il blues di prima che ha appena sentito, solo un po‟ trasformato , semplificatolo in una serie di accordi a volte dissonanti, ma se li gode suonando. Per la terza volta tocca a Jelly Roll Morton che suona una musica bellissima, velocissima, la gente nella sala va pazza. Solo in questo momento Novecento riprende il fiatto e suona una musica pazzesca. Una meraviglia. Come dice autore: “un brano di un virtuosismo pazzesco, magari suonato a quattro mani”139. Tutti nella sala sono rimasti con la bocca aperta, senza respirare. Dopo una tale sconfitta Jelly Roll Morton torna nella sua cabina ed appena arrivano a Southampton scende dalla nave. Un giorno all‟improvviso Novecento decide di scendere dalla nave. Dopo trentadue anni. Vuole vedere una cosa. Vuole vedere il mare. Come mai gli nasce un‟idea simile? Un contadino, di nome Lynn Baster, gli ha raccontato della gente che vive e lavora per decenni sul campo e poi un giorno vede il mare e rimane fulminato. Novecento sta per scendere dopo trentadue anni vissuti sulla nave nel porto di New York a febbraio. Ma sul terzo gradino si ferma, si gira e torna sulla nave. Non si sa per molto tempo perché ha cambiato l‟idea ed è tornato sulla nave. Qualche tempo dopo scende il suo miglior amico Tim Tooney. Un periodo dei due amici, musicisti si conclude. Si rivedono molti anni dopo, durante la guerra. Novecento rimane sulla nave anche durante la guerra quando la nave funziona come un ospedale sul mare. Ma una volta, il piroscafo rimasto a pezzi, decidono di buttarlo a fondo. Quando Tim Tooney viene a saperlo vuole rivedere il suo vecchio amico. Novecento è seduto sulla cassa piena di dinamite, nella 138 139

Baricco, Novecento, p. 40. Ivi, p. 42.

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giacca ben abbottonata, nelle scarpe lucide ad aspettare. Come se aspettasse il suo amico trombonista. Quella notte spiega a Tim Tooney perché è tornato sulla nave quando già stava per scendere un paio d‟anni fa. Non c‟entrava che cosa vedeva ma invece c‟entrava che cosa non vedeva. Non vedeva la fine. Vedeva tutto in quella città tranne una fine. Durante la vita Novecento incontrava le cose e i limiti. Per esempio, il pianoforte, ha 88 tasti che sono finiti e la musica che puoi suonare può essere infinita. Ma se sali sulla scaletta e vedi un‟infinito di tasti, di passi, capisci che non sei tu a suonare la musica: “quello è il pianoforte su cui suona Dio”140. Novecento chiede all‟amico “come fate voi laggiù a sceglierne una / A scegliere una donna / Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire / Tutto quel mondo / Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce /E quanto ce n‟è / Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell‟enormità, solo a pensarla? A viverla…”141

8.2.2. Tim Tooney Il trombonista Tim Tooney passa sei anni sul piroscafo Virginian che faceva cinque, sei viaggi ogni anno, dall‟Europa all‟America e ritorno. Ogni viaggio era di circa venti giorni. Tim sale sulla nave all‟età di diciassette anni al gennaio 1927. Sulla nave suona tre o quattro volte al giorno. Per i passeggeri della prima e seconda classe, a volte i musicisti scendevano a suonare per gli emigranti. Il 21 agosto 1933 Tim Tooney, il narratore della storia, decide di concludere il periodo passato sul Virginian e scene dalla nave per poter continuare la propria vita. Non è la sua la vita di un marinaio sull‟oceano. Tim è un musicista che suona la tromba e sul mare si sente uno straniero. Tim Tooney e Novecento passano l‟ultima sera insieme suonando.

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Baricco, Novecento, p. 56. Ivi, p. 57.

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Alessandro Baricco non ci racconta molto su come sono andate le cose del protagonista dopo l‟abbandono della nave siccome quello riguarda un‟altra storia. I lettori vengono a sapere che scoppia la guerra. Spesso tornano i pensieri di Tom Tooney sulla nave, spesso gli gira nella mente: “che cosa avrebbe fatto o detto Novecento?”. Un giorno a Tim Tooney arriva una lettera da Neil O‟Connor, un irlandese che ha conosciuto sulla nave, nella quale gli racconta che il Virginian lo usano durante la guerra come ospedale galleggiante e poco prima è tornato a pezzi e che lo stanno per far saltare in aria. Ma che Novecento mica è sceso dalla nave. Così Tim Tooney parte con il treno per Plymouth, il posto dove è sbarcato il Virginian. Novecento è lì dentro, sta seduto sulla cassa piena di dinamite nella sala macchine.

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9. Il mare – le conclusioni Uno dei temi principali dei libri Oceano mare e Novecento di Alessandro Baricco è “il mare”. Ma in ogni libro parla di un mare diverso. Ogni volta il mare svolge anche una funzione diversa. In Novecento il mare ha la funzione dello spazio, del luogo della storia. La gran parte della trama del libro si svolge sul piroscafo Virginian, che naviga per anni, in acque del mare e dell‟oceano tra l‟Europa e l‟America. Ogni viaggio dura circa venti giorni e la nave svolge cinque o sei viaggi all‟anno. Il personaggio principale del libro Novecento è presentato all‟inizio ai lettori come: “Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, il più grande pianista che abbia mai suonato sull‟Oceano”142. Quando Baricco racconta la storia di Novecento, il periodo in cui è diventato orfano per la seconda volta, dopo la morte del vecchio Danny, scrive: “L‟Oceano era casa sua. E quanto alla terra, be‟, non ci aveva mai messo piede. L‟aveva vista, dai porti, certo. Ma sceso, mai.”143 L‟autore spiega anche il motivo per il quale il vecchio Danny non ha mai fatto scendere il ragazzo. Aveva paura che glielo potessero portare via, siccome il ragazzo non aveva i documenti. Quindi Novecento non esisteva per il mondo esterno, ma sul mare sapeva suonare il pianoforte come nessuno mai. Novecento è nato sulla nave e v‟è rimasto per tutta la sua vita. “Nei porti non suonava mai, non voleva suonare. Erano già un po‟ terra, i porti, e non gli andava. Suonava dove voleva lui. E dove voleva lui era in mezzo al mare, quando la terra è solo più luci lontane, o un ricordo, o una speranza.”144 Tim Tooney, il narratore della storia di Novecento, racconta come durante una burrasca sul mare, hanno tolto i freni del pianoforte e

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Baricco, Novecento, p. 12. Baricco, Novecento, p. 22. 144 Ivi, p. 37. 143

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Novecento guidava il pianoforte con le note e coi i tasti dove voleva. Hanno danzato con l‟oceano. Come ho già scritto in precedenza, Novecento non è mai sceso dalla nave, non ha mai messo piede sulla terra e tuttavia viaggiava nella mente mentre suonava. Viaggiava nei posti diversi, ogni volta in un posto nuovo. Non ha visto nulla tranne il mare, l‟oceano, e lo stesso conosceva il mondo. Ascoltava la gente. Guardava la gente che passava sulla nave. Leggeva “i segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia”145. Usando la propria immaginazione aggiungeva ogni volta dei pezzi mancanti dello puzzle della piantina del mondo. Un giorno di febbraio, d‟improvviso, Novecento ha deciso di scendere dalla nave dopo trentadue anni vissuti sul mare. Perché voleva vedere il mare. Può sembrare assurdo, uno che vive tutta la vita, sin dalla nascita, su una nave che naviga sul mare, decide di scendere per guardare il mare. Ma per Novecento non era la stessa cosa. Voleva vedere il mare dalla terra, perché un contadino di nome Lynn Baster gli aveva raccontato della gente che vive tutta la vita lavorando sui campi e poi arriva al mare e rimane fulminata e dice: “è come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è: „banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa‟ “146 Novecento voleva provare una tale sensazione sulla propria pelle, voleva sentire il mare gridare. Novecento già stava sul terzo gradino della scala della nave quando si è girato ed è tornato dentro la nave. Non lo aveva spaventato quello che ha visto. Al contrario. Guardando in lontano non vedeva la fine. Vedeva tutto tranne la fine. Vedeva migliaia di strade e si è spaventato. Sulla nave non era abituato ad avere una scelta così vasta. Si era spaventato di non sapere scegliere la strada giusta, una donna da sposare, un villaggio dove vivere. Aveva paura di far troppe scelte sbagliate e di non saper fare le giuste. “Io sono su questa nave. E qui il mondo passava, ma duemila persone per volta. E di desideri ce n‟erano anche qui, ma non più di quelli

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Ivi, p. 33. Baricco, Novecento, p. 47.

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che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.”147 A proposito della terraferma, del mondo esterno, Novecento pronuncia la propria idea: “La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.”148 Se “il mare” in Novecento svolge la funzione della casa del protagonista, lo specchio della sua vita, nel libro Oceano mare è il tema del mare diverso. Come se fosse il mezzo o il modo di guarigione, della salvezza. La storia del libro è prevalentemente situata sulla riva del mare, dove si trova la locanda Almayer. La locanda Almayer è un posto particolare, perché vi s‟intrecciano le vite dei personaggi e in un certo modo anche cambiano. Nel capitolo dedicato ai personaggi di Oceano mare ho cercato anche di evidenziare la funzione del mare che svolge nella vita d‟ogni personaggio. Seguendo l‟elenco dei personaggi nel capitolo 8.1. il primo è il pittore Michel Plasson. Lui passava ore intere sulla spiaggia, con i piedi nell‟acqua della marea, quando si alzava il livello del mare, a fissare il mare con lo sguardo. Cercava di dipingere il mare con l‟acqua salina del mare. Un‟idea da genio che senz‟altro lo era. Plasson era incantato dal mare. Prima faceva i ritratti alla gente, era uno dei più noti ritrattisti del Paese ma poi ha deciso di fare un vero capolavoro, il ritratto al mare. I ritratti del mare erano di solito completamente bianchi e nello stesso momento erano i ritratti perfetti, dipinti con l‟acqua del mare. Anche la lapide della sua tomba è rimasta con un senso della simbologia completamente bianca. Elisewin ha un disturbo provocato da uno choc, dal terrore bianco. Alla figlia del barone delle terre di Carewall, dove non c‟era né un fiume né il mare, il miglior medico del Paese prescrive il bagno d‟onda. Il dottor 147 148

Ivi, p. 57. Ivi, p. 57.

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Atterdel dice che solo il mare potrebbe riuscire a cambiare lo stato di salute della ragazza, che non migliora già da molti anni. O muore o sopravvive, ma almeno ha la speranza di guarire. Dovrebbe andare a Daschenbach per fare il bagno nel mare, ma si ferma nella locanda Almayer dove incontra Thomas che la aiuta a cominciare a vivere, la aiuta a guarire in una notte. “Sapeva che qualsiasi uomo avesse amato, in lui avrebbe cercato il sapore di Thomas. E sapeva che nessuna terra avrebbe nascosto, in lei, l‟orma del mare.”149 Padre Pluche è un uomo di chiesa che cura Elisewin da alcuni anni. Accompagna Elisewin fino alla locanda Almayer. Sempre le stava accanto. Ma presto dopo la partenza dalla locanda al mare lascia Elisewin e sfida la propria crisi spirituale. Pensa d‟aver perso la strada, per colpa del mare che confonde i pensieri, e grazie a Dio e alla propria fede la ritrova. Ann Deverià è la donna che ha tradito il marito e che è stata appunto mandata dal marito al mare per guarire dall‟adulterio. Suo marito spera che il clima del mare potesse aiutarla a dimenticare l‟amante André e ritrovare il senso dell‟etica e della morale. “Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama”150 dice Ann Deverià ad Elisewin durante una passeggiata sulla spiaggia. Elisewin le dice per risposta: “Io fra qualche giorno partirò da qui. E andrò nel mare. E guarirò. Questo è quello che desidero. Guarire. Vivere. E, un giorno, diventare bella come voi.”151 Nella lettera Ann Deverià spiega all‟amante che la locanda Almayer al mare è un posto magico. La realtà è diventata memoria per lei. Il desiderio è diventato un ricordo. “È un modo di perdere tutto, per tutto

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Baricco, Oceano mare, p. 136. Baricco, Oceano mare, p. 74. 151 Ivi, p. 75. 150

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ritrovare.”152 Finalmente si è sentita liberare. Il suo amante, André Savigny lo stesso viene a trovarla e a suo fianco Ann Deverià trova la morte. Ismael Adelante Ismael prof. Bartleboom è venuto al mare per poter aggiungere la voce “il mare” nella sua enciclopedia dei limiti della natura. Per poter farlo deve trovare il punto in cui l‟onda si ferma, il punto dove finisce il mare. “Il mare immenso, l‟oceano mare, che l‟infinito corre oltre ogni sguardo, l‟immane mare onnipotente – c‟è un luogo dove finisce, e un istante – l‟immenso mare, un luogo piccolissimo e un istante da nulla.”153 Quando il professor Bartleboom parla con uno dei bambini della locanda, con Dood, quello lo aiuta a trovare gli occhi del mare che sono le navi. “E i naufragi? Le tempeste, i tifoni” chiede il professore a Dood. “voi non chiudete mai gli occhi?” una risposta semplice.154 Della sfortuna di Bartleboom con le donne ho già scritto nei capitoli prima. Spesso tornavano i suoi pensieri alla locanda Almayer anche negli anni dopo. Prima di morire ha messo uno dei quadri, completamente bianco, di Plasson davanti a letto. Ci teneva molto ai quadri di Plasson. Infine Adams che usa nel libro anche il nome Thomas. Della sua storia parla soprattutto la seconda parte del libro, Il ventre del mare. In Oceano mare incontriamo il mare che si stende all‟infinito, che è fino all‟orizzonte.155 Baricco racconta il mare che non ha le strade né spiegazioni.156 Il mare non conosce stanchezza e clemenza. “Se lo guardi non te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio… Tutto quell‟inferno diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco.”157 Baricco dice che il mare non si può spegnere. La gente passando per la spiaggia di giorno vi lascia le impronte, ma il mare durante notte nasconde e cancella tutto. Come se cancellasse il passato e il giorno dopo iniziasse tutto di nuovo. 152

Ivi, p. 154. Ivi, p. 33. 154 Cfr.: Ivi, pp. 75-76. 155 Cfr., Baricco, Oceano mare, p. 21. 156 Cfr.; Ivi, p. 45. 157 Ivi, p. 64. 153

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Abbiamo sentito come “l‟inarrestabile macchina del mare continua a svellere il silenzio con la ciclica esplosione di onde notturne, lontane ricordanze di tempeste sonnambule e naufragi di sogno.”158 La trama del secondo libro intitolato Il ventre del mare si svolge sul mare. Come ho scritto prima, la fregata l‟Alliance, dopo quattordici giorni di viaggio, si arena nell‟Oceano Atlantico, al largo della costa del Senegal, e sulle lance non vi sono i posti per tutti passeggeri. 147 uomini devono salire su una zattera, tra quali i due personaggi Savigny e Thomas. Della strage sulla zattera ho scritto prima nel capitolo 6.2. Siamo nel cuore del mare, dell‟oceano. “Oceano mare, potente sopra ogni potenza e meraviglioso sopra ogni meraviglia.”159 Dopo le dieci scene descritte nel capitolo 6.2., Savigny alza lo sguardo e vede “il mare”. Per la prima volta, dopo tutto il tempo sul mare, lo vede veramente. Sente il suo suono immane, l‟odore forte, il movimento inarrestabile. “Sfuma la coltre di dolore e di paura che mi ha preso l‟anima, si disfa la rete delle infamie, della crudeltà, degli orrori che mi hanno rapito gli occhi, si dissolve l‟ombra della morte che si è divorata la mia mente […] e sento, e capisco. Il mare. […] il mare era tutto. È stato, fin dal primo momento, tutto. Lo vedo ballare intorno a me […] meraviglioso mostro infinito. C‟era lui nelle mani che uccidevano, nei morti che morivano, c‟era lui, nella sete e nella fame, nell‟agonia c‟era lui, nella vita e nella pazzia, lui era l‟odio e la disperazione, era la pietà e la rinuncia, lui è questo sangue e questa carne, lui è questo orrore e questo splendore. […] C‟è solo il mare. Ogni cosa è diventata mare. Noi abbandonati dalla terra siamo diventati il ventre del mare, e il ventre del mare è noi, e in noi respira e vive.”160 Quando Thomas ricorda le chiacchiere con il vecchio Darrell, che parlava di tre tipi degli uomini: i primi vivono davanti al mare, altri che si spingono dentro il mare e gli ultimi che riescono a tornare vivi dal mare. Thomas da ragazzino voleva arrivare dentro il mare, vi trovava qualcosa di vero. Ma poi si trova nel più profondo del ventre del mare. “Ci ho messo 158

Ivi, p. 38. Ivi, p. 102. 160 Baricco, Oceano mare, pp. 101-102. 159

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anni a scendere fino in fondo al ventre del mare: ma quel che cercavo, l‟ho trovato. Le cose vere. Perfino quella, di tutte, più insopportabilmente e atrocemente vera. È uno specchio, questo mare. Qui, nel suo ventre, ho visto me stesso. Ho visto davvero. […] E per essere vivi abbiamo dovuto morire.”161 Alla fine del libro Baricco scrive dell‟abitante della settima stanza della locanda Almayer. L‟uomo misterioso racconta ai bambini della locanda una storia di un uomo che benedice il mare. Non si riesce più a benedire il mare, ma il mare si può dire. Ed è proprio quello che cerca Alessandro Baricco nel suo libro, raccontare ai lettori il mare. Ho cercato di cogliere e riportare le informazioni su uno degli scrittori italiani più conosciuti sia in Italia che all‟estero in un modo comprensibile. Ho voluto scoprire il cambiamento o mutamento delle vite dei personaggi dei suoi libri a causa della presenza del mare nella loro vita. Il “mare” è la chiave della mia comprensione del testo, ho cercato di vedere il tema del mare attraverso i personaggi dei libri. Nella presente tesi presento solo un possibile approccio alla comprensione del tema del mare nei due libri di Alessandro Baricco. Indubbiamente ci sono anche tante altre vie o strade per poter trattare il tema del mare. Io ho deciso di trattarlo in congiunzione ai personaggi dei libri.

161

Ivi, pp. 112-113.

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INDICE: Introduzione……………..…………………….…… ……….. 4 1.

Alessandro Baricco …...…………………………..…… 6

1.1.

La vita di Alessandro Baricco ……………...….……… 6

2.

Alessandro Baricco – scrittura e progetti ………......... 10

3.

La Scuola Holden ……………………..…………….. .14

4.

Alessandro Baricco – regista .………..……………..... 18

5.

Le opere di Alessandro Baricco …………………..…. 19

6.

Oceano mare …………………………………………. 25

6.1.

Locanda Almayer ………………….………................ 25

6.2.

Il ventre del mare …………………………………….. 31

6.2.1. Inizio del secondo libro ……………………................ 32 6.2.2. Parte seconda del secondo libro – la parte di Savigny.. 32 6.2.3. Parte terza del secondo libro – la parte di Thomas …... 39 6.3.

I canti del ritorno …………………………………….. 45

7.

Novecento ……………………………………………. 52

8.

I protagonisti dei romanzi……………………………...60

8.1.

I personaggi dell‟Oceano mare…………………….….60 8.1.1. Il pittore Plasson…………………..……….….60 8.1.2. Elisewin……………………………………….61 8.1.3. Padre Pluche…………………………………..64 8.1.4. Ann Deverià……………………………….…..66 8.1.5. Ismael Adelante Ismael prof. Bartleboom….…67 8.1.6. Adams – Thomas……………………………...69 8.1.7. I bambini della Locanda Almayer…………….71

8.2.

I personaggi di Novecento……………………………..73 8.2.1. Dany Boodmann T. D. Lemon Novecento……73

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8.2.2. Tim Tooney…………………………………...77 9.

Il mare – le conclusioni …………………………….....79

Indice…………………………………………………………86 Bibliografia e sitografia…………….………………………...88 La fotografia di Alessandro Baricco da Ph. Chico de Luigi….90 Il quadro di Théodore Géricault la zattera della Medusa…….91

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Bibliografia e sitografia: Alessandro Baricco, Oceano mare, Feltrinelli, Milano, 1993. Alessandro Baricco, Novecento, Feltrinelli, Milano, 1994. Alessandro Baricco, City, Rizzoli, Milano, 2003. Alessandro Baricco, Seta, Rizzoli, Milano, 2004. Alessandro Baricco, Novecento. Un monologo, Feltrinelli, Milano, 1994. Ferroni, Giulio, Storia della letteratura italiana, vol. 3, cap. 8.7. Il melodramma romantico e Giuseppe Verdi, pp. 274-275, Einaudi, 1991. Arnošt Vaněček, Vor Medúzy, Akropolis, Praha, 2008.

Cinzia Fiori, Ballando con i sogni nei castelli di Baricco, Corriere della sera, 2003. Intervista disponibile su: www.oceanomare.com/interviste/index.htm Grazia Casagrande, Alessandro Baricco: che cos’è oggi essere scrittore, 2.11. 2006. Intervista disponibile su: www.wuz.it/articololibri/476/intervento-baricco.html Laura Petrici, Tutte le vostre domande-Alessandro Baricco, 6.6.2008. Intervista disponibile su: http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=20963 “Incontro con Baricco: risposta alle critiche” 20.11.2006. Intervista disponibile su: http://tv.repubblica.it/home_page.php?plazmode=player&cont_id=5141 Silvia Amici, Arianna De Benedetto, Luca Panzarella, Valentina Scuteri, Castelli di rabbia, Rizzoli. Recensione a Castelli di rabbia disponibile su: www.oblique.it/images/formazione/dispense/caso_baricco_castelli.pdf. In “Locanda Almayer” il mare visto da Baricco, Corriere della sera, 23.9.2005, p. 17. Articolo disponibile su: http://archiviostorico.corriere.it/2005/settembre/23/Locanda_Almayer_mar e_visto_Baricco_co_10_050923044.shtml Alberto Papuzzi, Baricco va alla guerra, La stampa, 28.8.2002.

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Articolo disponibile su: www.oceanomare.com/opere/senzasangue/ss_guerra_lastampa.htm Cinzia Fiori, Torna Baricco, viaggio breve tra i doliti dell’anima, Corriere della sera, 28.8.2002. Articolo disponibile su: www.oceanomare.com/opere/senzasangue/ss_corriere.htm Olivero, La guerra, l’amore, i motori – Esce il nuovo libro di Baricco, La Repubblica, 10.11.2005. Recensione disponibile su: www.oceanomare.com/news/archivio/qsstoria_uscita.html Questa storia“ in libreria, 11 novembre 2005. Recensione disponibile su: www.oceanomare.com/news/archivio/qsstoria_uscita.html Vincenzo Mollica, servizio trasmesso al TG1, 12.10.2008, edizione delle 20:00. Disponibile su: http//oceanomare.blogspot.com Bibliografia di Alessandro Baricco disponibile su: www. oceanomare.com/bibliografia www.labcity.it/Ipertesto/BiblioBiografia/tabid/199/language/en_US/Defaul t.aspx www.mediamente.rai.it/home/bibliote/biografi/b/baricco.htm Premio Campiello, sito ufficiale: www.premiocampiello.org Premio Viareggio, sito ufficiale: www.premioletterarioviareggiorepaci.it Casa editrice Fandango, sito ufficiale: www.fandango.it Scuola Holden, sito ufficiale: www.scuolaholden.it Esempio del City reading project degli Air e Alessandro Baricco disponibile su. www.youtube.com/watch?v=CceqUdlXHnw

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