Kafka in Turchia: declinazioni di un realismo "personale"

32 downloads 42135 Views 71KB Size Report
il fatto che, considerando il panorama dei lettori, la convizione che Kafka in quan- ... Se è senz'altro vero che Franz Kafka è tra gli autori più variamente e diffusa- .... quotidianamente il sentimento di esclusione che caratterizza Il castello»14.
Kafka in Turchia: declinazioni di un realismo “personale” Misa Giuliani

Al secondo piano di un ormai fatiscente stabile nel pieno centro di Istanbul, quasi sulla vivacissima Istiklâl Caddesi, oscilla al vento l’insegna gialla e nera del Caffè Kafka. Che sia questo l’unico tributo offerto alla memoria del grande praghese dalla città, dai suoi abitanti, dalla sua cultura? Oggi, al termine delle mie ricerche, posso dire che la risposta è un secco no e, in merito al Caffè, credo che il fatto stesso che si trovi a soli due portoni di distanza dal prestigioso Goethe Institut basti a giustificarne la curiosa presenza. . . Le ricerche riguardanti la diffusione delle opere di Kafka in Turchia, la loro conseguente lettura, interpretazione e in generale ricezione, se non sono partite proprio dai Caffè si sono svolte però in librerie, biblioteche, istituti di cultura, università e si sono avvalse dell’opinione di docenti, intellettuali e “semplici” lettori che all’opera di Kafka si sono progressivamente avvicinati. Già un rapido sguardo agli scaffali di una libreria di Istanbul rassicura sul fatto che Kafka in Turchia venga oggi distribuito: se non in modo massiccio è almeno costante infatti la presenza di nuove, ma anche meno recenti, edizioni, per lo più appartenenti a collane di tascabili, delle opere dello scrittore, con una netta prevalenza rispetto agli altri scritti, de Il processo (Dava), de La metamorfosi (De˘gi¸sim 1 o Dönü¸süm) e delle Lettere a Milena (Milena’ya mektupları) 2 ; quattro sono le case 1

Per la corretta pronuncia dei vocaboli turchi e per le convenzioni assunte in questo lavoro si rimanda all’Avvertenza tipografica (p. 8). 2 Questa predilezione è già il primo indizio di quell’atteggiamento che, come verrà segnalato anche in seguito, costituisce un’importante specificità della ricezione turca delle opere di Kafka: è in queste tre opere in particolare che il lettore sembra ravvisare con maggiore facilità quegli elementi grazie a cui instaurare un legame intenso con la propria stessa esperienza quotidiana.

Copyright c 2002 ITINERA (http://www.filosofia.unimi.it/itinera/) Il contenuto di queste pagine è protetto dalle leggi sul copyright e dalle disposizioni dei trattati internazionali. Il titolo e i copyright relativi alle pagine sono di proprietà di ITINERA. Le pagine possono essere riprodotte e utilizzate liberamente dagli studenti, dagli istituti di ricerca, scolastici e universitari afferenti ai Ministeri della Pubblica Istruzione e dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica per scopi istituzionali, non a fine di lucro. Ogni altro utilizzo o riproduzione (ivi incluse, ma non limitatamente a, le riproduzioni a mezzo stampa, su supporti magnetici o su reti di calcolatori) in toto o in parte è vietata, se non esplicitamente autorizzata per iscritto, a priori, da parte dell’autore. In ogni caso questa nota di copyright non deve essere rimossa e deve essere riportata anche in utilizzi parziali.

ITINERA – Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura

editrici (la Cem Yayınevi, la Can, la Dü¸süne la Aytaç) a cui appartiene la maggior parte delle pubblicazioni3 . Se quindi Kafka viene pubblicato, certo non si può dire venga letto molto, almeno in termini assoluti. Due aspetti concorrono alla formulazione di questo giudizio: da un lato il fatto che ogni considerazione particolare debba necessariamente essere inserita nel generale quadro culturale e letterario della Turchia, un paese che, ancora, secondo le stime del 1999, presenta il 17% di popolazione analfabeta per lo più concentrata nelle zone dell’Anatolia centrale e orientale e la cui vita culturale appare quindi non sempre e non ovunque fervida o vivace; dall’altro, il fatto che, considerando il panorama dei lettori, la convizione che Kafka in quanto autore appartenga alla cerchia di quelli difficili, ne frena la diffusione. Pertanto è facilmente comprensibile che quando ci si riferisce a un ipotetico lettore turco di Kafka si considera un esponente di una ristretta élite culturale, un lettore che Osman Tunay4 non ha esitato a definire “sofisticato”. Questa è dunque la diffusione odierna a livello editoriale. Il panorama cambia sensibilmente facendo un piccolo passo indietro nel tempo e focalizzando l’attenzione sull’ambito più specialistico delle riviste letterarie e degli studi critici. È qui infatti che si ha una più abbondante diffusione di traduzioni di scritti kafkiani e è qui che il dibattito interpretativo sulla sua opera appare animato e interessante. Dalle pagine delle numerose riviste letterarie che ho avuto modo di consultare5 emerge con evidenza che, in particolare tra gli anni Cinquanta e Ottanta, l’opera di Kafka sia stata non solo letta, ma studiata, interpretata, amata. La comparsa di Kafka in Turchia risale al 1951, anno in cui la rivista Be¸s Sanat pubblica la primissima traduzione di Un messaggio dell’imperatore alla quale seguono, anche su altre riviste nel corso degli stessi anni Cinquanta, quelle de La metamorfosi, de Il processo (la cui edizione criticamente e filologicamente più autorevole è però del 1964) e di molti altri racconti (ad esempio Davanti alla legge o Nella colonia penale). È comunque solo negli anni Sessanta che l’interesse per le opere di Kafka tocca il suo apice e che la riflessione su di esse comincia a assumere maggiore rilevanza. Se è senz’altro vero che Franz Kafka è tra gli autori più variamente e diffusamente interpretati in Europa, tanto da essere stato sottoposto talvolta a stravolgimenti e travisamenti, è altresì vero che anche il panorama della critica turca, sul quale finora l’immensa bibliografia kafkiana non si era soffermata, offre spunti originali. L’analisi dei commenti turchi dell’opera di Kafka è stata svolta proprio con 3

La Cem Yayınevi risulta essere la principale Casa editrice delle opere di Kafka: i dati di cui sono in possesso, forniti dalla stessa Cem, evidenziano che dal 1974 al 1991 sono state pubblicate 168000 copie dell’opera dello scrittore; di queste circa 30000 de Il processo e 25000 de La metamorfosi. 4 Osman Tunay è il giornalista, impegnato politicamente a sinistra, fondatore di Açık Radyo (Radio aperta), la discussa emittente radiofonica che trasmette “scomodi” dibattiti e ricercati programmi musicali; per i suoi precedenti studi e per la sua posizione attuale Tunay può senz’altro essere annoverato tra gli intellettuali dell’odierna Turchia. 5 Tra le riviste letterarie in quegli anni più diffuse e più ricche di contributi di ambito kafkiano si trovano Yazko Çeviri (Traduzioni Yazko), Yazko Edebiyat (Letteratura Yazko), Yeni Ufuklar (Nuovi Orizzonti), Yeni Dergi (La Nuova Rivista), Türk Dili (La lingua Turca), Varlık (Essenza).

2

ITINERA – Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura

l’intento di identificare gli elementi che ne caratterizzassero la fisionomia al fine di individuare possibili linee comuni e letture significativamente ricorrenti. Tale analisi, inoltre, è stata notevolmente arricchita da quello che ho avuto modo di ascoltare personalmente dalla viva voce dello scrittore Orhan Karul 6 . Lo scrittore turco, conoscitore attento dell’opera di Kafka, ha individuato alcune delle molle che possono aver inizialmente, dunque proprio a partire dagli anni Cinquanta, spinto un lettore turco verso gli scritti di Kafka. La possibilità dell’identificazione sembra giocare in questo avvicinamento un ruolo fondamentale: da un lato il ravvisamento di affinità personali e dall’altro la situazione storico-sociale della Turchia di allora rendono incredibilmente riconoscibili gli sfondi descritti dalla finzione letteraria kafkiana. Relativamente all’identificazione di affinità di natura personale, Karul parla della tendenza, dimostrata dagli intellettuali turchi dell’epoca, a simpatizzare con la figura dell’uomo Franz Kafka che, per la sua natura labirintica, lo spirito sensibile e una condizione di vita “spaesata” 7 , viene avvertito come a soul friend. Considerando invece la realtà storica del tempo, Karul ricorda come l’opprimente e soffocante burocrazia, corredata di quella generalizzata mancanza di senso logico “comune”, che tanto caratterizza Il processo fosse ben nota al lettore turco che fin dai tempi dell’Impero Ottomano e, proprio per questa eredità del passato ancor più di altri, è abituato a combattere quotidianamente la pervasività di un apparato statale pesante e farraginoso. Infine la struttura familiare di tipo patriarcale rigidamente gerarchizzata, quale quella che può trasparire da La metamorfosi, è la stessa che il lettore vede vigere attorno a sé. Se questi elementi concorrono pertanto alla formazione e all’azione di quel meccanismo di identificazione accennato in precedenza, si comprenderà come ciò che in primo luogo sembra far diffondere e approfondire la lettura di Kafka risieda nella possibilità di scorgere qualcosa di ben conosciuto e dunque nella possibilità di creare paralleli e istituire confronti di natura personale. La situazione storica turca di quegli anni peraltro, appare complessa e turbolenta: tra il maggio del 1960 e quello del 1963 la Turchia vede susseguirsi all’interno dei propri confini ben tre colpi di stato 8 ; eppure sono proprio questi gli anni in cui si assiste alla più copiosa pubblicazione, sulle diverse riviste letterarie, di articoli di traduzione e commento alle opere di Franz Kafka: è dunque proprio in questi stessi anni che Kafka viene particolarmente diffuso e apprezzato. Ritengo che questo stesso fatto non possa essere considerato privo di significato: se forse è eccessivo ipotizzare che dietro la scelta della presentazione delle opere di Kafka traspaiano 6

Lo scrittore Orhan Karul, autore di saggi e romanzi, che recentemente ha pubblicato Bir Ba¸ska Dünya (Un altro mondo), 1998, Kesi¸sen Anılar (Memorie trasversali), 1999, e Gidiyoruz deyince. . . (Andiamo dicendo. . . ), uscito nel Marzo 2000, è attualmente anche collaboratore presso il centro di studi turchi dell’Università di Essen. 7 Cfr. su tutti G. Anders, Kafka. Pro e contro, Edizioni Corbo, Ferrara 1989. 8 Il 27 maggio 1960 il colpo di stato militare preparato dal Comitato di Unione Nazionale, guidato dal generale Gürsel, sovverte il governo Menderes; la precaria stabilità raggiunta dopo questo primo golpe viene nuovamente minata, nel febbraio del 1962 e nel maggio del 1963, da altri due, sventati, tentativi di colpo di stato. A questo proposito, cfr. L. Pietromarchi, Turchia vecchia e nuova, Bompiani, Milano 1965, pp. 357 e sgg.

3

ITINERA – Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura

le critiche, di intellettuali e studiosi, alla violenza e alla tirannia del potere politico, critiche non esprimibili più esplicitamente, non trovo invece sbagliato sostenere che la scelta di proporre con tale vigore la sua opera esprima il disagio della classe intellettuale e evidenzi la grande significatività a lui attribuita in questo preciso momento storico. La preferenza accordata a Kafka, e la conseguente ampia diffusione delle sue opere, scaturisce dalle atmosfere stesse che i suoi scritti evocano e descrivono. Il breve saggio del 1961, dal titolo “Kafka’ya giri¸s” (“Introduzione a Kafka”), che Ferit Edgü9 scrive per il numero di febbraio/marzo di Yeni Ufuklar può essere considerato un’interessante testimonianza a questo proposito. È sintomatico infatti che il critico turco si serva, nelle prime pagine del suo saggio, della descrizione delle sedute del noto processo di Yassiada 10 , per accompagnare il lettore alla scoperta delle opere di Kafka. Per introdurre l’incomprensibilità e l’insensatezza de Il processo Edgü evoca proprio l’atmosfera di inquietudine e spiazzamento che serpeggia nelle aule del tribunale di Yassiada, dove «gli avvocati difendevano imputati che non erano altro che vittime sacrificali e i giudici pronunciavano oscure sentenze nella lingua della legge, del commercio, della burocrazia» 11 . Non solo dunque un punto di vista “giudiziario” per iniziare a parlare dell’opera di Kafka caratterizza l’incipit di Edgü, ma anche e soprattutto un significativo riferimento alla realtà storica turca di quegli anni. Proseguendo nella lettura delle interpretazioni critiche non si può, inoltre, non avvertire che predomini nell’atteggiamento della critica turca un’impostazione fortemente fondata sulla convinzione che per parlare di un autore, ma soprattutto per far sì che costui ci parli, sia necessario recuperare all’interno della finzione letteraria quegli elementi che consentono un suo avvicinamento alla nostra esistenza. Il commento pertanto, passando inevitabilmente attraverso questo tipo di “appropriazione” della finzione, se da un lato si qualifica come genuino, dall’altro rischia talvolta di apparire ingenuo. Per citare alcuni esempi concreti della tendenza fin qui descritta si può fare riferimento ancora a Ferit Edgü che, nel prosieguo dell’articolo già considerato in precedenza, afferma: «anche noi oggi viviamo in null’altro che in una colonia penale (ceza somurgesi)»12 . Anche il critico Demir Özlü, in un saggio incentrato sui due maggiori romanzi di Kafka, propone un confronto fra la finzione letteraria e 9

Uno dei più autorevoli interpreti di Kafka nel panorama turco. Anch’egli scrittore, afferma il proprio debito nei confronti dell’opera di Kafka. 10 Il processo di Yassiada, che ebbe inizio il 14 ottobre del 1960 e che durò 11 mesi, è, stando ai cronisti dell’epoca, una delle pagine più cupe della storia della moderna Turchia. Indetto in seguito alla vittoria dei militari nel colpo di stato del 1960, decapitò il precedente governo turco condannandone a morte i principali esponenti. Nelle interminabili sedute del farraginoso processo, costellate di episodi drammatici, le imputazioni, anche di carattere non politico, tendevano a moltiplicarsi fra loro generando disorientamento fra l’opinione pubblica, incapace di capire le reali motivazioni per le quali veniva processato un intero governo. 11 Ferit Edgü, “Kafka’ya giri¸s” [“Introduzione a Kafka”], Yeni Ufuklar, 105/106, Subat/Mart ¸ [Febbraio/Marzo] 1961, p. 421. 12 Ibid.

4

ITINERA – Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura

la realtà, come a voler utilizzare la prima per illuminare la seconda: «la condizione degli intellettuali oggi in Turchia non è diversa da quella dello Josef K. de Il processo, così come, in generale, la condizione dell’uomo turco è assimilabile a quella dell’uomo di campagna davanti alla Porta della Legge» 13 . Infine l’osservazione del 1984 di Ahmet Öztürk in “Ya¸sama Açlı g˘ ı Sampionu” ¸ (“Digiunatore di vita”) evidenzia come anche in anni più recenti l’atteggiamento fin qui evidenziato appaia ancora chiaramente riconoscibile: «le persone oggi vivono in un’atmosfera di paura e incomprensibilità paragonabile a quella de Il processo e sperimentano quotidianamente il sentimento di esclusione che caratterizza Il castello» 14 . Risulta evidente quindi non solo che le invenzioni letterarie non sono considerate come puramente fini a se stesse ma come funzionali alla spiegazione di aspetti della realtà, ma anche che la ricezione e la percezione delle opere di Kafka sia influenzata e modellata in Turchia da questa metabolizzazione in chiave personale. Valutando e unendo ora gli elementi di natura storico-sociale e quelli riconducibili all’impostazione critica apparirà meno sorprendente che la predominante e più significativa lettura delle opere di Kafka in Turchia sia quella di tipo realistico. Una lettura che, analizzando tecnica e contenuti, sottolinea l’aderenza degli scritti di Kafka alla realtà e che considera ogni elemento della finzione letteraria come una descrizione del mondo empirico, riferibile e connessa a esso. Le opere di Kafka vengono dunque considerate prevalentemente come realisti15 che , come opere che mostrano il mondo, e non solo il mondo quale poteva essere quello di Kafka, ma anche, come si è visto, quello dello stesso critico-lettore. Prima di ogni ulteriore considerazione è necessario notare che da qui discendono due importanti conseguenze per il valore attribuito all’opera kafkiana: da un lato questa tendenza interpretativa consente, come si è già notato, di parlare grazie e attraverso Kafka, della propria società, dall’altro fornisce un ulteriore elemento per caldeggiare la traduzione, la lettura e la diffusione dei suoi scritti in Turchia. Ma vediamo dunque come si esprime e quali declinazioni assume questa chiara propensione per una lettura realistica degli scritti kafkiani. Per fare questo occorre segnalare che al suo affermarsi concorrono anche motivi di natura più strettamente critica. Primo fra tutti il diffondersi di interpretazioni straniere (europee) che dell’opera di Kafka hanno sottolineato precisamente l’aderenza alla realtà. Mi riferisco in particolare a letture riconducibili a un’area di ispirazione marxista che, soprattutto attraverso le pagine di Roger Garaudy e Bertolt Brecht16 , trovano larghissimo consenso tra gli studiosi turchi. L’aspetto più 13

Demir Özlü, “Kafka’nın romanları”, Yeni Dergi, 26, Ekim [Ottobre] 1963, p. 403. A. Öztürk, “Ya¸sama Açlı˘gı Sampionu” ¸ [“Digiunatore di vita”], Yazko Çeviri, Kafka Özel Sayısı [Numero Speciale su Kafka], 1984, p. 63. 15 Questo non vuol dire che non si ritrovino anche letture fantastiche dell’opera di Kafka, come quella di Gürhan Tümer, o in chiave antinichilista, come quella di Sara Sayın, o altre comunque differenti da quella realistica. 16 Il riferimento è in particolare a B. Brecht, Il significato attuale del realismo critico, Einaudi, Torino 1957, e “Sul realismo e sulla moderna letteratura cecoslovacca”, in Scritti sulla letteratura e sull’arte, Einaudi, Torino 1973. Inoltre: R. Garaudy, “Kafka, l’arte moderna e noi”, in Franz Kafka da Praga 1963, Laterza, Bari 1966, pp. 189-198. 14

5

ITINERA – Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura

condiviso dai commentatori turchi che si appoggiano a queste letture riguarda la convinzione che Kafka nei suoi scritti descriva la situazione dell’uomo “disumanato”, schiacciato dal peso del sistema capitalistico, costretto alla condizione di mera pedina nelle mani di un potere ignoto e padrone a cui, non solo, non ha la forza, ma nemmeno la possibilità, di opporsi. Uno degli autori del panorama turco che ravvisa la presenza di questi aspetti nell’opera di Kafka è Melâhat Özgü che in questo passo, in cui manifesta il proprio dissenso non solo nei confronti di un certo sistema economico ma anche nei confronti delle sue forme politico-istituzionali, scrive: La moderna civiltà occidentale non fa che sfruttare le persone che, ridotte a oggetti e abbandonate nel fallimento, sono costrette a combattere tra loro ormai prive di forza. Così, l’uomo si ritrova in una condizione di schiavitù, ridotto a materia inerte e espropriato della propria identità. Kafka ha intuito e modellato fin nei minimi particolari la struttura di questo stato annientatore, lo stato totalitario del XX secolo.17

Anche più recentemente la linea interpretativa di stampo marxista continua a mietere consensi. Ne è un esempio l’intervento del 1984 di A. A g˘ ao˘glu, comparso sull’interessantissimo numero speciale che la rivista Yazko Çeviri dedica a Kafka in occasione del sessantennale della morte dell’autore riunendo numerosi articoli di critici turchi e stranieri; in questo breve saggio, il cui filo conduttore è costituito da una serpeggiante polemica nei confronti del sistema capitalistico, A g˘ ao˘glu mostra l’inalterata validità delle interpretazioni brechtiane e garaudiane attraverso la lettura delle Lettere a Milena, di alcune parti de Il processo e de La metamorfosi. Vorrei inoltre sottolineare come alcune interpretazioni turche riconducibili a quest’ambito critico non si limitino a osservare che Kafka rappresenta la condizione dell’uomo disumanato per effetto del capitalismo, ma ricordando i Risultati del dibattito sul realismo in letteratura 18 di matrice brechtiana, ravvisano negli scritti di Kafka anche un tentativo di lotta attiva contro quella stessa disumanizzazione descritta così mirabilmente (per inciso, ricordo che questo punto costituisce la differenza fondamentale rispetto agli interventi riconducibili agli interpreti appartenenti al così detto socialismo reale, ad esempio Lukács, che collocandosi nell’ottica del realismo critico, considerano confuso il fascio di luce che Kafka getta sulla realtà, dunque incapace di spronare alla lotta e alla risollevazione dell’uomo nella prospettiva di realizzazione del socialismo). Se dunque la condivisione di una linea interpretativa riconducibile all’ambito marxista può essere considerato il primo rilevante motivo a cui ascrivere la diffusione di questo tipo di lettura in Turchia, bisogna sottolineare che di realismo di 17

M. Özgü, “Franz Kafka”, Turk Dili, 147, Aralık [Dicembre] 1963, p. 162. Tra l’altro è evidente il richiamo a B. Brecht che scrive «In Kafka, sotto strani travestimenti, si trovano presagite parecchie cose che, all’epoca in cui uscirono i suoi libri, solo pochi erano in grado di intuire. [Kafka] con grandiosa fantasia descrisse i campi di concentramento ancora di là da venire, la futura incertezza del diritto, il futuro assolutismo dell’apparato statale, la cupa vita di tanti singoli individui governata da forze inaccessibili» (B. Brecht, “Sul realismo e sulla moderna letteratura cecoslovacca”, cit.). 18 B. Brecht, Il significato attuale del realismo critico, cit., p. 196.

6

ITINERA – Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura

Kafka parlano con convinzione anche quei critici che privilegiano l’analisi delle caratteristiche formali e stilistiche della sua opera. La prosa di Kafka, in particolare, viene indicata come uno dei tratti in cui più manifestatamente si può cogliere l’aderenza e il riferimento della finzione alla realtà: la sua lingua è limpida, asciutta e lineare, «una lingua senza sonorità particolari, senza intonazioni locali, per così dire senza qualità» l’aveva definita Marthe Robert. Eppure proprio nella sua trasparenza essa appare contemporaneamente ambigua e insondabile, ed è precisamente questo carattere ambivalente che le conferisce la capacità di mostrare con particolare efficacia la disarmonia e la contradditorietà della realtà. Non solo, non assumendo su di sé la forma dell’oscurità semantica, essa enfatizza e amplifica l’assurdità e l’estraneità alla logica comune dei fatti che descrive: come osserva Sara Sayın19 , Kafka metterebbe in atto una sorta di tecnica contrappuntistica che si attua nel far scorrere la lingua “parallelamente” ai fatti e così, sfrondando, riducendo e semplificando la forma, ottenere una sottolineatura della dirompenza del contenuto. Che Kafka fosse spinto alla ricerca della chiarezza formale come antidoto all’incomprensibilità degli aspetti della vita? Questo è uno degli interrogativi che, ancora proponendo un ipotetico legame con la realtà, si pone la stessa Sara Sayın. Coloro che si collocano infine nella prospettiva di un inquadramento storicoletterario dell’opera di Kafka, ne sostengono il realismo operando significativi confronti con la corrente del grande romanzo realista di fine Ottocento. Se da un lato ad esempio, commentatori come Güven Türan ricordano il debito, riconosciuto dallo stesso Kafka nei confronti di autori come Dickens (in particolare per la stesura de Il fochista, e più volte si è parlato di America in termini di romanzo dickensiano) e come Flaubert e Dostoevskij, maestri d’elezione per Kafka, dall’altro critici come Ahmet Akyol e Orhan Duru colgono nelle minuziose e dettagliate descrizioni che caratterizzano gli scritti kafkiani chiari richiami alla tecnica narrativa del Naturalismo francese e alla stagione del grande Realismo 20 . Per la verità è opportuno sottolineare che le riflessioni appena riportate vengono più che altro accennate come possibili suggerimenti di collegamento e che nessuno dei critici nominati dimentica gli aspetti di radicale modernità che distinguono l’opera di Kafka dai “prodotti” della stagione letteraria che lo precede. Per concludere ritengo che sia a questo punto particolarmente significativo riportare le parole del più convinto sostenitore della lettura realistica delle opere di Kafka, Önay Sözer, che nel suo “Kafka’dan iki roman” (“Due romanzi di Kaf19 Anche Sara Sayın è da annoverare tra le più attente ed originali interpreti di Kafka nel panorama turco. Qui ci si riferisce a “Günümüz Gerçekli˘gi ve Kafka”, Yazko Çeviri, Kafka Özel Sayısı [Numero Speciale su Kafka], 1984, p. 195. 20 Intendo qui per grande Realismo quel filone della narrativa romanzesca sviluppatosi inizialmente in Europa fra il XIX e il XX secolo, di cui alcuni ben individuati scrittori sono i principali esponenti, caratterizzato da precise specificità stilistiche e fondato principalmente sulla presupposizione dell’esistenza di una realtà autonoma e concreta, fuori dal testo, che l’autore si propone di rappresentare nel testo stesso.

7

ITINERA – Rivista di Filosofia e di Teoria delle Arti e della Letteratura

ka”) sotto il paragrafo “Kafka’yi do g˘ ru anlamak” (“Capire correttamente Kafka”) perentoriamente afferma: Prima di tutto bisogna sostenere che Kafka non è, come si è erroneamente creduto in precedenza uno scrittore fantastico, bensì uno scrittore realista. [. . . ] Ciò che Kafka racconta nei suoi romanzi è connesso a uomini reali, viventi, presenti e il suo realismo si manifesta nella descrizione di una definita e precisa umanità.21

Il carattere manifestamente concreto della lettura turca delle opere di Kafka trova qui la sua più evidente espressione.

Avvertenza Tipografica La lingua turca differisce per alcuni grafemi dall’italiano. La “¸s” (la “s-cedigliata” turca) corrisponde al suono italiano “sc” come nella parola “scena”. La “ g˘ ” (la “yumu¸sak-g” o “g-morbida” turca) non corrisponde a alcun suono italiano, ma può essere ottenuta prolungando la vocale precedente: es. yog˘ un: iooun. La “ı” (la vocale turca “i-senza puntino”) corrisponde al suono italiano che si ottiene se si immagina, nelle parole italiane “frate” o “tra”, di pronunciare strascicate le consonanti che precedono la “r”. È tuttavia un suono che occorre sentire.

21

Ö. Sözer, “Kafka’dan iki roman”, Yeni Dergi, 26, Ekim [Ottobre] 1966, p. 407.

8