2. DANNI. CAUSATI DALLE INFESTANTI. DIMINUZIONE DELLE RESE (30-70%)
. Competizione per le risorse: luce, acqua, nutrienti. DIFFICOLTÀ DI ...
MAIS TECNICA COLTURALE DISERBO
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DANNI CAUSATI DALLE INFESTANTI DIMINUZIONE DELLE RESE (30-70%) Competizione per le risorse: luce, acqua, nutrienti DIFFICOLTÀ DI RACCOLTA DECADIMENTO QUALITATIVO Maggiore predisposizione all’attacco di muffe e conseguente contaminazione da micotossine
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INFESTANTI
130 spp. selvatiche,
30 molto diffuse, 12 molto aggressive
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Con semine precoci il periodo critico si allunga di 10-20 gg per il più lento sviluppo iniziale 4 delle piante
INFESTANTI
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COMPOSIZIONE FLORA INFESTANTE PIANURA PADANA
SIGNIFICATIVI CAMBIAMENTI NELLA FLORA INFESTANTE SONO AVVENUTI NEGLI ULTIMI DECENNI, COME CONSEGUENZA DEI 6 CAMBIAMENTI COLTURALI
COMPOSIZIONE FLORA INFESTANTE PIANURA PADANA
Polygonum lapathifolium +++ Polygonum aviculare ++ Polygonum persicaria + Amaranthus retroflexus +++ Amaranthus hybridus ++ Amatanthus lividus + Chenopodium album +++ Chenopodium polyspermum + Chenopodium opulifolium
(Portulaca spp.)
Solanum nigrum +++ Solanum carolinense Solanum dulcamara 7
Polygonum lapathifolium (Poligono nodoso)
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Amaranthus retroflexus (Amaranto)
10.000 semi/pianta
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Chenopodium album (Farinello)
70.000 semi/pianta
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Abutilon theophrasti (Cencio molle)
8.000 semi/pianta
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Solanum nigrum (Erba morella)
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Portulaca oleracea (Porcellana comune)
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COMPOSIZIONE FLORA INFESTANTE PIANURA PADANA
(glauca)
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Echinochloa crus-galli (Giavone comune)
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Sorghum halepense (Sorghetta)
Diffusione per seme e rizomi 16
Digitaria sanguinalis (Sanguinella)
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Setaria glauca (Pabbio)
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Cynodon dactylon (Dente di cane, Gramigna)
Diffusione per rizomi
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Panicum dichotomiflorum (Panico)
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Evoluzione della tecnica e modificazione delle infestanti • Monosuccessione e resistenza all’atrazina Sorghetta da rizoma, giavone, Dicot. annuali:Amaranthus spp., Solanum spp., Chenopodium spp. Dicot. perenni: Cirsium, Convolvulus, Calystegia, ecc. ● Divieto dell’atrazina e diffusione nuove specie Abutilon, Bidens, Xanthium, ecc.
● Set aside e minima lavorazione
Acalypha virginica, Apios americana, Sicyos angulatus, Siegesbeckia orientalis, Humulus lupulus, Helianthus annuus, Ambrosia spp., ecc.
●
Anticipo semina
Polygonum aviculare, Fallopia convolvulus, Picris, Stachys, Anagallis, Stellaria, Veronica
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TECNICHE DI LOTTA ALLE MALERBE GESTIONE AGRONOMICA Corretta e razionale rotazione colturale (flora infestante diversificata e meno competitiva) GESTIONE MECCANICA Lavorazione principale terreno (contenimento infestanti perenni) Buona preparazione letto di semina Sarchiatura (di norma a completamento del diserbo chimico) GESTIONE CHIMICA IN BIOLOGICO Falsa semina Strigliatura 22
INFLUENZA DELLA ROTAZIONE
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* CM: mais da granella in monosuccessione R6: rotazione sessennale con tre anni di doppia coltura loiessa-mais e tre anni di prato avvicendato PM: prato permanente
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Effetto
7+ specie
4+ specie 25
Lotta meccanica alle erbe infestanti La lotta alle erbe infestanti in passato era affidata alle sarchiature. Le sarchiature meccaniche non bastano a risolvere soddisfacentemente il problema delle infestanti, infatti gli organi lavoranti della macchina sarchiatrice operano solo nell'interfila. Inoltre non sempre si riesce a entrare nei campi per sarchiare prima che il mais sia troppo cresciuto in altezza.
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GESTIONE CHIMICA La gestione chimica delle malerbe (diserbo) comporta la necessità di valutare se occorre effettivamente intervenire, in funzione di esperienze storiche o di una determinata presenza di malerbe definita soglia di intervento, variabile in funzione di ogni specie infestante. Occorre poi scegliere quale erbicida impiegare, in funzione delle caratteristiche del terreno, delle malerbe presenti, del clima, etc. e soprattutto se intervenire in pre- o post-emergenza della coltura. 27
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DISERBO CHIMICO – Pre-semina e Pre-emergenza Si impiegano erbicidi ad ampio spettro di azione o miscele di erbicidi con spettro complementare. Non sono mirati e non sono risolutivi, necessitano quasi sempre di un postemergenza. Poco idonei nei terreni ricchi di sostanza organica. Nuovi p.a. di lunga persitenza (terbutilazina) – Post-emergenza Si impiegano erbicidi a penetrazione principalmente fogliare, scelti in base alla flora presente e richiedono l’aggiunta di coadiuvanti, adesivi o bagnanti. Attuati per colpire obiettivi definiti, richiedono tempestività di intervento e molta professionalità. Possono essere effettuati anche per completare un pre-emergenza non andato a buon fine.
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TECNICHE DI DISERBO CHIMICO IN ITALIA
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EVOLUZIONE DEL DISERBO Negli anni ’80 il diserbo era incentrato nell’utilizzo in pre- e postemergenza dell’atrazina, selettiva nei confronti della coltura ed efficace sulla maggioranza delle infestanti dicotiledoni e graminacee. Nel 1990 è stato proibito l’uso di tale p.a. In pre-emergenza sono state proposte nuove triazine (terbutilazina), impiegate da sole o in miscela con cloroacetamidi, metalaclor, mesotrione, pendimetalin per potenziarne l’attività verso graminacee, chenopodiacee e Solanum. Pendimetalin è impiegato anche in miscela con linuron per eliminare crucifere e composite. In post-emergenza la sostituzione dell’atrazina fu più complessa per la minor disponibilità di p.a.
Negli anni ’90 la ricerca ha portato alla sintesi di numerose molecole sostitutive dell’atrazina, sia in termini di selettività che di efficacia, tanto in pre- che post-emergenza, tra queste le sulfoniluree molto attive sia su dicotiledoni che su graminacee. 32
Mais Graminacee
Dicotiledoni
Pre emergenza, 2-3 foglie « « « Pre emergenza « «
Primi stadi di sviluppo (2-3 f) Maggiore di tre foglie « «
-S-metolaclor+mesotrione -Rinsulfuron -Nicosulfuron -Floramsulfuron
Primi stadi di sviluppo (2-3 f) -Clopiralid « -Dicamba « -Floruxipir « -Florasulam+fluroxipir « -Mesotrione « -Pendimetalin+Dicamba « -Prosulfuron « -Sulcutrione
-Dimetamide+terbutilazina -S-metolaclor+terbutilazina -Acetolaclor+terbutilazina -Petoxamide+terbut -Pendimetalin+terbutilazina -Aclonifen -Clomazone
Graminacee e dicotiledoni 33
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MAIS TECNICA COLTURALE
LAVORAZIONI E IRRIGAZIONE
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IRRIGAZIONE Il mais ha una buona efficienza di utilizzazione dell’acqua (WUE), ma per sostenere la sua altissima produttività potenziale (20 e oltre t/ha di sostanza secca) sono richieste disponibilità d'acqua che solo in poche zone sono assicurate dalle riserve idriche del terreno e dalle piogge del periodo di crescita. Si consideri che il mais svolge il suo ciclo nel periodo dell'anno in cui la piovosità è al suo minimo e la domanda evapotraspirativa è al suo massimo. Per questo la maiscoltura in Italia per essere veramente intensiva non può prescindere dall'ausilio dell'irrigazione. L'insufficienza d'acqua provoca sempre danni al mais che diventano di gravità eccezionale quando lo stress idrico si verifica nel momento estremamente critico della fioritura: in questa fase l'appassimento anche temporaneo delle piante ha come effetto il fallimento dei processi fecondativi che si traduce nella riduzione talora anche totale del numero di cariossidi per spiga. Il mais in coltura asciutta è quasi scomparso proprio per l’instabilità delle sue produzioni legate alla imprevedibilità delle piogge estive, in particolare nel momento della fioritura. 36
IRRIGAZIONE Il mais ha un coefficiente di evotraspirazione basso: 250 kg di H20 per kg s.s. prodotta CONSUMO MEDIO GIORNALIERO
40 m3/ha = 0,6-0,7 l/pianta AL DI SOTTO DEL 40-50% DELLA CAPACITÀ DI CAMPO IL MAIS RIDUCE L’EVAPOTRASPIRAZIONE E QUINDI LA PRODUZIONE DI S.S. DIVENTA PERTANTO NECESSARIO INTERVENIRE CON L’IRRIGAZIONE Se una coltura produce 12 t/ha di granella significa anche una produzione totale di biomassa di circa 24 t/ha, con una necessità di 6000 m3 di H20 pari a 600 mm di pioggia. Tale quantitativo di acqua deve essere tuttavia disponibile nei momenti critici del ciclo colturale, conseguentemente l’irrigazione diventa una tecnica importante per la coltura 37
IRRIGAZIONE Stagione di adacquamento. Un programma d'irrigazione che voglia coprire al meglio le esigenze di una coltura di mais deve prevedere che l'acqua non difetti nel periodo che va dalla emissione del pennacchio fino almeno alla maturazione latteo-cerosa (circa 5-6 settimane dopo la fioritura) per una stagione irrigua di 50-60 giorni, situata nei mesi centrali dell'estate: luglio e agosto. La fase di fioritura è caratterizzata da straordinaria sensibilità alla deficienza idrica e da gravissime conseguenze sulla produzione. Questa fase, che in un campo di mais dura circa una settimana, è importante che si svolga in perfette condizioni idriche perché uno stress che in questo momento provocasse anche un lieve e momentaneo appassimento avrebbe come conseguenza l'infertilità di una quota altissima di ovuli della spiga, con proporzionale perdita di produzione. Prima e dopo la fioritura la deficienza idrica riduce la capacità di assimilazione della coltura, ma non ha conseguenze così drammatiche come alla fioritura. 38
IRRIGAZIONE Volume di adacquamento. Ogni adacquata va fatta con il massimo di razionalità per evitare sprechi, insufficienze e inefficienze, sulla base di elementi tecnici precisi attinenti al terreno e alla coltura, dai quali dedurre il volume di adacquamento. L'irrigazione deve essere fatta per tempo, prima che la coltura manifesti il benché minimo segno di sofferenza, quindi molto prima del punto di appassimento. Il volume di adacquamento deve essere stabilito in modo da bagnare lo strato superficiale di suolo di 70 cm circa di spessore. Turno. Il turno è l'intervallo di tempo che passa tra un'adacquata e l'altra. Una volta stabilito il volume d'adacquamento, il turno sarà più o meno breve in funzione della evapotraspirazione della coltura nei giorni successivi all'adacquata. L'irrigazione del mais è generalmente eseguita col sistema per aspersione, o per infiltrazione laterale da solchi. In diffusione l’irrigazione a pioggia (pivot). In alcune aziende italiane è già utilizzata l’irrigazione a goccia. L'irrigazione alla semina può essere necessaria nel caso di coltura intercalare per assicurare le nascite. 39
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IRRIGAZIONE
METODI
* SCORRIMENTO
700-1000 m3/ha PER ADACQUATA
* ASPERSIONE
400-500 m3/ha (uso dei Pivot)
TURNI
(a partire dalle fasi di pre-fioritura)
IN ASSENZA DI PIOGGIA 6-10 gg al nord, 6-7 gg al sud NORD = 3-4 INTERVENTI SUD = 6-7 INTERVENTI
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IRRIGAZIONE COME DIMINUIRE I CONSUMI DI ACQUA?
* SCELTA DELL'IBRIDO * > PENETRAZIONE DELL'ACQUA NEL TERRENO * CONCIMAZIONE EQUILIBRATA * SEMINE PRECOCI * DISERBO ACCURATO * RIDUZIONE DISTANZA TRA LE FILE
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IRRIGAZIONE Limitato sussidio irriguo. Un'azienda con ridotte disponibilità d'acqua potrebbe limitarne il consumo abbreviando la lunghezza della stagione irrigua, riducendo il numero (non il volume!) degli adacquamenti, fino al limite di riservare un'unica irrigazione alla ricarica idrica del terreno all'inizio della fase di fioritura. Un sussidio irriguo limitato nel senso ora indicato può considerarsi una interessante alternativa economica all'irrigazione totalitaria, che punta alle massime espressioni di produttività del mais, ma è molto onerosa. La diminuzione della produzione in termini economici può essere compensata dal risparmio d'acqua, d'energia e di lavoro per l'irrigazione, dal risparmio nella concimazione e nell'essiccazione, visto che con questo tipo di gestione le varietà consigliabili sono più precoci, più sane e di miglior qualità (esempio: mais vitrei).
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Altre cure colturali Diradamento. È l'operazione con la quale in passato si dava alla coltura la giusta fittezza. Nella moderna maiscoltura intensiva il diradamento è reso superfluo dalla semina di precisione.
Rincalzatura. È questa un'operazione consistente nell'addossare terra al piede delle piante di mais per favorirne la radicazione e, soprattutto, per rendere possibile l'irrigazione col sistema per infiltrazione laterale da solchi. La rincalzatura, molto diffusa in passato, ha perso molta della sua importanza nella maiscoltura moderna. Infatti i suoi vantaggi sono discussi e poco rilevanti, mentre essa porta a diversi inconvenienti, come quello di ostacolare la trinciatura degli stocchi. Nel caso di sarchiatura meccanica, spesso risulta molto utile per controllare meglio le infestanti abbinare la rincalzatura alla sarchiatura (sarchia-rincalzatura), montando un organo rincalzatore dietro ogni organo sarchiatore; in questo modo si riesce a controllare, sotterrandole, le erbe infestanti presenti lungo la fila, nella striscia di terreno non smosso dai sarchiatori.
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SARCHIATURA
INDISPENSABILE IN PASSATO Un problema non ancora convenientemente definito è quello se si debba sarchiare nel caso in cui il diserbo abbia sortito piena efficacia nel controllare le malerbe. La sarchiatura consente di conseguire altri benefici effetti oltre al controllo delle infestanti, quali la riduzione dell'evaporazione e l'arieggiamento della rizosfera, oltre all’interramento dei concimi. Nelle terre leggere e nelle colture irrigue dove la maiscoltura è oggi prevalentemente concentrata, questi vantaggi sono poco importanti, per cui la sarchiatura tende a non essere più praticata essendo stata sostituita dal diserbo quale mezzo di controllo delle erbe infestanti, Con le limitazioni all'uso di alcuni diserbanti efficaci è prevedibile che la sarchiatura del mais dovrà essere ripresa in considerazione come intervento ordinario, in sostituzione o a completamento del diserbo chimico. Si tenga presente che i campi di mais sono agibili per le macchine finché le piante non superano i 60-70 cm di altezza. Data l'alta velocità di crescita del mais in questo periodo, capita spesso di non riuscire a entrare in tempo nei campi. 46
MAIS TECNICA COLTURALE
RACCOLTA E CONSERVAZIONE
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RACCOLTA • Alla maturazione fisiologica (punto nero, stadio R6) inizia la perdita dell’umidità della granella (al 35% circa). • Normalmente questo stadio viene raggiunto nella prima settimana di settembre, quando le condizioni climatiche non sempre favoriscono tale perdita. • Per perdere 5-6 punti di umidità, in condizioni favorevoli, occorrono 10-12 gg. • Dalla formazione del punto nero alla raccolta (24-26% di umidità) passano circa 15-25 gg: ciò costituisce un rischio sia per la produzione che per la qualità • Opportuno trovare un compromesso tra i maggiori oneri dell’essiccazione e la garanzia di produrre una buona qualità, evitando anche la rottura della granella per azione della mietitrebbia.
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RACCOLTA Le mietitrebbiatrici da mais sono mietitrebbiatrici munite di apposita testata spannocchiatrice. Granella più secca si sgrana con facilità sotto l'azione degli organi spannocchiatori e così va incontro a perdite. Granella più umida si distacca dal tutolo con difficoltà e si spacca facilmente (un prodotto di buona qualità non deve presentare più del 10% di semi rotti). La più comune stagione di raccolta del mais da granella va dalla seconda metà di settembre alla fine di ottobre (e oltre, se la varietà è resistente ai marciumi del fusto). 49
ESSICCAZIONE DELLA GRANELLA • La granella da commerciare secca deve avere non più del 14% d'acqua per poter essere immagazzinata senza autoriscaldamento e ammuffimento, anche se l'umidità standard commerciale è convenzionalmente del 15,5%. • Quasi mai il mais è raccolto abbastanza secco, c'è sempre bisogno di essiccarlo artificialmente in essiccatoi ad aria calda, aziendali o consortili. Si considera che un impianto aziendale sia economicamente giustificato solo se lavora almeno 400 t di mais secco all'anno. • L’obiettivo dell’essiccazione è di portare l’umidità ad un livello non superiore al 14%, che costituisce il limite dell’attività enzimatica. Al di sotto di tale valore i fenomeni di fermentazione e respirazione vengono ridotti al minimo o annullati. • Temperatura iniziale di 50-60°C, poi si può aumentare anche fino a 100°C. Attenzione per mais da seme 50
Ammuffimento
La granella del mais se conservata impropriamente - non abbastanza secca - è esposta ad un inconveniente l'ammuffimento - che è comune a tutte le granaglie ma che nel mais assume una gravità tutta particolare perché l'agente è un fungo (Aspergillus) che produce una micotossina (aflatossina) di straordinaria tossicità. 51
CONSERVAZIONE DELLA GRANELLA Attualmente sono disponibili processi di ventilazione/refrigerazione, consistenti nell’abbassare la temperatura della massa di granella al di sotto di determinati valori (15°C), tanto più bassi quanto più elevata è la sua umidità e più lungo è il tempo di conservazione previsto. VANTAGGI DEL RAFFREDDAMENTO ELIMINARE L’USO DI ANTIPARASSITARI RIDURRE LA PERIODICA MOVIMENTAZIONE DELLA MASSA CON MINORI ROTTURE RIDURRE L’AZIONE DEI PARASSITI CON CONSEGUENTE DIMINUZIONE DELLE PERDITE 52
MAIS QUALITÀ PER USI ZOOTECNICI
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USO ZOOTECNICO DEL MAIS
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Pianta intera • Granturchino. Diffuso nel Nord Italia come coltura intercalare dopo orzo o frumento (30-60 p./m2). Non idoneo ad essere insilato per l’alto contenuto in acqua (s.s. 18-25%). Di modesto valore nutrizionale. In disuso. • Insilato. Raccolto 40-45 gg dopo la fioritura (maturazione cerosa) con biomassa al 35-40% di s.s. e granella al 50-60% di s.s., ridotta lignificazione della fibra e dentatura ben pronunciata. Sono indicati ibridi di taglia alta, con buona resistenza alle malattie, buon diametro dello stocco e foglie larghe. Sono più produttivi gli ibridi tardivi, di classe 600 e dotati di elevate rese in granella. Investimento ottimale 1-2 piante in più rispetto alla coltura da granella. Concimazione con 40-50 kg/ha di N in più rispetto alla55 coltura da granella
TRINCIATO INTEGRALE VANTAGGI • ELEVATA CONCENTRAZIONE ENERGETICA PER UNITÀ DI SOSTANZA SECCA. • BUONA APPETIBILITÀ • COSTANZA DEL VALORE ALIMENTARE • FACILE CONSERVAZIONE • FACILE INSERIMENTO NELLE RAZIONI • BASSO COSTO DELL'UNITÀ FORAGGERA • UTILIZZATO NELLA ALIMENTAZIONE DEI RUMINANTI (VACCHE DA LATTE 50% DELLA DIETA, 100% NEI BOVINI DA 56 CARNE)
MOMENTO IN CUI TRINCIARE • Il ritardo di raccolta provoca una riduzione della digeribilità e maggiore rischio di formazione di micotossine. • Sarebbe meglio trinciare con >30% di s.s. e non aspettare il 35%. Fare riferimento alla linea lattea*. • Non trinciare troppo corto. Si tende a tagliare corto per meglio compattare la trincea, provocando un peggioramento meccanico della fibra. • La fibra più lunga aumenta la digeribilità degli alimenti dal momento che si oppone al turn over veloce e trattiene gli alimenti nel rumine. • Lunghezza corretta 0,8/2,0 cm. • Usare anche il rompigranella per aumentare la digeribilità. • Uso di silomais da 25 a 18 kg/capo (più basso in estate). • Le tossine ZEA, DON, T1 e T2 costituiscono una minaccia per il silomais o il pastone di mais, mentre minore è il rischio delle Aflatossine. 57
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Basso contenuto di minerali, per cui si ricorre ad integrazioni con sali di Ca, P, Mg, Na e S (specialmente nell’alimentazione 62 del bestiame da latte)
CONSIGLI TECNICI PER UN BUON SILOMAIS • SCELTA DELL’IBRIDO PIÙ ADATTO • TECNICA COLTURALE SPECIFICA • SCELTA DEL MOMENTO OTTIMALE PER TRINCIARE
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SCELTA DELL’IBRIDO • Non sempre gli ibridi da granella più produttivi sono idonei per il silomais. • Gli ibridi da silomais, per i quali le foglie e lo stocco rappresentano delle componenti produttive, devono avere anche per queste componenti un elevato valore energetico (selezione per stay-green). • L’energia dei silomais non deriva solo dall’amido, dagli zuccheri e dalle pectine (NSC-carboidrati non strutturali), ma anche dai carboidrati strutturali che costituiscono l’NDF (fibra totale).
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TECNICA COLTURALE • Non fare mai mancare l’acqua e gli elementi nutritivi, altrimenti si ha un maggiore sviluppo di lignina e una diminuzione della digeribilità
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PRECESSIONE COLTURALE
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SEMINA
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CONCIMAZIONE AZOTATA
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RESPONSABILI DELLA FERMENTAZIONE
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ADF
NDF = Fibra Neutro Detersa (fibra totale) ADF = Fibra Acido detersa (fibra digeribile) ADL = Lignina Acido Detersa (fibra non digeribile)
La digeribilità diminuisce dopo la maturazione cerosa, contemporaneamente 72 aumentano le difficoltà di conservazione in silo.
Pastone integrale e Pastone di granella
La granella di mais o la spiga vengono raccolti con un anticipo di 10-15 gg rispetto alla raccolta della granella da essiccare, ad una umidità del 30-35% e poi macinate ed insilate per ottenere il pastone di granella o quello integrale. Molto utilizzati nell’alimentazione dei ruminanti e dei monogastrici. Sono molto digeribili 73
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Granella e farina di mais Di elevato valore energetico per alto tenore in amido e grassi Attenzione alle micotossine, specialmente aflatossina B1 che viene trasferita nel latte sotto forma di aflatossina M1 Componente principale di molti mangimi Fonte energetica per eccellenza nell’alimentazione dei suini e degli avicoli (1 kg = 1,15 UF). La sua composizione amminoacidica è tuttavia carente di lisina e triptofano 75
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