SUPPLEMENTI ALLA BIBLIOTECA DI LINGUISTICA - Aracne editrice

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Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini. 145. Glossario. Introduzione e criteri di selezione dei termini, 145 – Struttura delle voci, 145 ...
SUPPLEMENTI ALLA BIBLIOTECA DI LINGUISTICA

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Direttore Massimo Arcangeli Università degli Studi di Cagliari

SUPPLEMENTI ALLA BIBLIOTECA DI LINGUISTICA

La collana prevede una serie di volumi, affidati alle cure di diversi specialisti, dedicati ad aspetti essenziali della linguistica e ad alcuni temi forti della linguistica contemporanea. Ogni volume sarà costituito da una parte teorica introduttiva, da un’ampia antologia e da un glossario ragionato, e concederà uno spazio privilegiato alla linguistica italiana. Un Dizionario ragionato di linguistica assommerà alla fine in sé tutti i dizionari acclusi ai vari volumi. A utile corredo della collana è prevista inoltre la pubblicazione di una serie di supplementi di approfondimento di singoli temi.

Desidero ringraziare il prof. Luca Serianni, che ha letto interamente il lavoro e mi ha fornito preziosi consigli, e il prof. Pietro Beltrami, che mi ha permesso di svolgere parte delle ricerche presso la sede dell’Opera del Vocabolario Italiano. Un ringraziamento particolare va alla prof. Rita Librandi, punto di riferimento costante per l’intero svolgimento del lavoro.

Maria Fortunato Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini

Copyright © MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B  Roma () 

 ----

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: dicembre 

Indice



Capitolo I Gli studi sulla lingua del Giorno

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Capitolo II La lingua del Giorno Premessa,  – .. Appunti fonomorfologici,  – ... Vocalismo,  – ... Consonantismo,  – ... Fenomeni generali ,  – ... Morfologia: articoli,  – ... Nomi,  – ... Pronomi,  – ... Indeclinabili,  – ... Numerali,  – ... Verbi,  – .. Sintassi,  – ... Uso dell’articolo,  – ... Uso del pronome,  – ... Posizione dei possessivi,  – ... Uso della preposizione ,  – ... Reggenze,  – ... Uso dei casi,  – ... Uso del verbo,  – ... La proposizione,  – .. Ordine delle parole,  – ... Collocazione del verbo in posizione finale di verso o di proposizione,  – ... Posizione del complemento oggetto,  – ... Posizione del soggetto,  – ... Inversione e tmesi del modulo nome + complemento di specificazione,  – ... Inversione e tmesi del modulo ausiliare + participio passato,  – ... Inversione e tmesi del modulo servile + infinito,  – ... Inversione e tmesi fra verbo reggente e infinito,  – ... Posizione dell’aggettivo,  – ... Posizione dell’avverbio,  – ... Epifrasi, .



Capitolo III Il lessico 



Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini 

Glossario Introduzione e criteri di selezione dei termini,  – Struttura delle voci,  – Convenzioni grafiche,  – Abbreviazioni,  – . Voci letterarie,  – . Voci realistiche,  – . Linguaggio tecnico–specialistico,  – ..Matematica e fisica,  – .. Medicina e fisiologia,  – .. Architettura,  – .. Idraulica,  – . Neologismi e usi singolari,  – .. Prime attestazioni,  – .. Accezioni nuove, .



Bibliografia Opere di G. Parini (edizioni utlizzate),  – Opere di altri autori,  – Studi critici,  – Dizionari, repertori lessicali, concordanze, .

Capitolo I

Gli studi sulla lingua del Giorno Il primo importante studio, seppur non sistematico, sulla lingua del poema pariniano risale a Giosuè Carducci che nella Storia del «Giorno» esprime sottili considerazioni su diversi aspetti dell’opera, dalla retorica alla prosodia, dal lessico all’uso delle inversioni. Per il lessico, in particolare, fornisce «un piccolo saggio di glossario», soffermandosi su alcuni latinismi e su «termini quasi tecnici» che danno «fermezza e novità all’espressione poetica» . Al lavoro carducciano sono seguiti, nel tempo, molti altri contributi che hanno messo in luce singoli e importanti aspetti dell’espressione linguistica pariniana, anche se circoscritta, come si vedrà, è stata l’attenzione al rapporto tra la lingua del Giorno e i tratti della poesia settecentesca, una relazione che si rivela, al contrario, indispensabile per cogliere appieno le scelte operate dal Parini. Intorno alla metà del Novecento un contributo nuovo viene dai saggi di Domenico Petrini e Pietro Citati. Il primo offre alcuni spunti sul rapporto tra classicismo e realismo nel Giorno nel saggio sulla Poesia e l’arte di Giuseppe Parini, dove, sottolineando la presenza nel poema di elementi linguistici eterogenei, parla di una «virgilianità [. . . ] compromessa e da mosse plebee e da atteggiamenti comici» e individua nella prassi poetica pariniana i primi . Carducci , pp.  e –.



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Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini

e più evidenti «tentativi di avvicinare una poesia di tradizioni classiche al realismo che premeva d’ogni parte nel Settecento nostro, contro le vecchie forme artistiche» . L’articolo di Pietro Citati (Per una storia del ‘Giorno’) invece per la prima volta analizza, sia pure per campioni, le correzioni linguistiche al Mattino e al Mezzogiorno. Il sistema correttorio pariniano è sommariamente ricondotto a una «promozione aulica [. . . ] generale», che «investe la fonetica (‘scuote’ diventa ‘scote’ I,; ‘nuova’ ‘nova’ ; ‘capelli’ ‘capegli’ ; ‘scioglie’ ‘solve’ ; ‘debbo’ ‘deggio’ ; ‘saettarti’ ‘saettarte’ ), il lessico (‘convien’ ‘è d’uopo’ I, ; ‘tenti’ ‘contenda’ ) e la sintassi, con un uso più largo dell’inversione» . L’intervento prosegue, nelle pagine successive, con importanti osservazioni su aspetti metrici e ritmici e sulla funzione delle inversioni nel poema . Di pochi anni più tardo () è il testo di Giovanni Bonalumi, Parini e la satira. Nel capitolo dedicato alle «Innovazioni» del Giorno, lo studioso pone l’accento sul carattere didascalico (di ascendenza virgiliana) e satirico del poemetto; quindi, ricollegandosi esplicitamente a Carducci, sottolinea la presenza, nel testo, di voci assunte direttamente dal latino e, entrando in aperto contrasto con le tesi di Petrini (Bonalumi , pp. –) , analizza alcune . Petrini , pp.  e . . Citati , p. . . Per Citati «l’inversione nel Giorno è tutt’altro che meramente ‘fantastica’: è un mezzo per captare, circoscrivere una cosa [. . . ] o un’azione [. . . ] è il modo supremo di cui la mente dispone per dominare e sublimare in un cerchio perfetto gli infiniti dati del mondo reale» e non tende alla rottura stilistica ma a «risolvere interamente il ‘discorso’ nel filo di un rigoroso fraseggio lirico» (pp. –). . «A conferma della sua tesi, secondo la quale il Giorno è “poesia descrittiva di un poeta cui la poetica impone di arrivare alla descrizione solo dalla satira”, il Petrini ha creduto di trovare nel linguaggio del poemetto

. Gli studi sulla lingua del Giorno

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scelte lessicali pariniane. Interessanti sono le notazioni sull’uso degli aggettivi e delle inversioni: per quanto riguarda i primi si rileva la loro funzione di evidenziare gli aspetti più insignificanti della vita elegante e si sottolinea come essi frequentemente assumano un valore metaforico dato dall’unione con il sostantivo; le inversioni sono invece considerate «un mezzo grazie al quale il poeta circoscrive, accentrandovi la sua attenzione, un oggetto o una determinata situazione», oltre a rappresentare il mezzo più efficace per conferire alla frase una particolare scansione vicina ai modi del latino . Il capitolo successivo è invece occupato da un’analisi, ancora una volta non sistematica ma per campioni, delle modifiche strutturali e lessicali apportate al Giorno. Un’altra proposta di analisi sulla lingua del poema è venuta, nel , da Neuro Bonifazi. All’inizio del quarto alcune spie di coartazione, dovute all’impostazione satirica del discorso [. . . ]. Le del resto scarse citazioni comprovanti “gli strappi nella sottile trama del Giorno (così li definisce il Petrini) sono, a nostro modo di vedere, per niente persuasive. Nei riguardi ad esempio del “ruttar plebeiamente” (Matt. v. ) che il Petrini cita come espressione triviale e rovinosa nel contesto, si osservi come il verbo (“ruttar”) s’inserisca senza alcun scarto in rapporto al discorso precedente (dove del resto realisticamente si parlava di “viscere” e di “licore” fatto “agro e indigesto”) proprio grazie all’avverbio (“plebeiamente”) che, definendolo, ne giustifica e ne mortifica, a un tempo, la voluta volgarità [. . . ] Sempre nell’intento di comprovare la sua tesi, il Petrini ha inoltre, un tantino faziosamente, prelevato aggettivi come “rimbambita”, “stupido” [. . . ] da contesti in cui avevano un’accezione, in un modo o in un altro, non poco diversa da quella immediata e volgare [. . . ] In altro abbaglio ci sembra incorrere il Petrini quando reca il verso “ove le madri de le madri eccelse — de’ primi eroi esercitan lor tosse” (Not. vv. –) come prova di rottura d’eleganza nella favola del canapè. Mentre è un finissimo, malizioso ricamo su una materia particolarmente scabrosa. E Parini elegantemente supera la difficoltà [. . . ] grazie appunto al verbo (“esercitan”) dalla schietta impronta latina». . Ivi, pp. – e .

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Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini

capitolo di Parini e Il Giorno lo studioso pone l’accento sull’eterogeneità del lessico pariniano, fatto di latinismi, tecnicismi, vocaboli realistici e segnato da elementi di diverse tradizioni, petrarchesca, epico–cavalleresca, idillico bucolica, didascalica. Si tratta, tuttavia, di un’affermazione generica, perché non supportata da un’adeguata documentazione e da riscontri storico–linguistici. Nel corso dell’esposizione, infatti, Bonifazi si limita a riportare una serie di elenchi di passi del Giorno da lui ritenuti, di volta in volta, di ascendenza epico–cavalleresca o didascalico–georgica . A un’indagine sulle inversioni del poema (classificate in «esortative», «descrittive», «evocative») fa seguito, nel capitolo quinto, un esame delle varianti di Mattino e Mezzogiorno, con lunghi elenchi di voci sostituite e di correzioni riguardanti l’ordine delle parole . Un contributo sugli Elementi scientifici del lessico poetico del Parini è venuto da Mario Fubini che nel suo articolo analizza passi del poema in cui ricorrono termini tecnici, con qualche riferimento alla letteratura medica del Settecento: Conosceva [Parini], e la ricorda, la letteratura medica del Bellini, del Borrelli, del celebratissimo Cocchi, ma più che una derivazione da questo o quel passo di quegli autori si avverte nel Giorno la presenza di quella letteratura [. . . ] Compaiono, perciò, ed era inevitabile, le malattie in voga del tempo, l’‘emicranie’, ‘le stupide emicranie’ o le ‘atroci emicranie’, e c’è naturalmente l’‘ipocondria’ e ci sono le ‘convulsioni’, di cui il poeta offre una attenta quasi scientifica e pur artistica descrizione .

Alla rivalutazione e all’analisi dell’epistola per nozze Or . Su pregi e limiti dell’analisi di Bonifazi cfr. Tizi , pp. XXXIX–XL. . Bonifazi , pp. –. . Fubini , p. .

. Gli studi sulla lingua del Giorno

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tu, Giulio, vedrai tra i marin flutti (), l’«unico componimento in sciolti [. . . ] pubblicato dal Parini oltre al Mattino e al Mezzogiorno» , è dedicato lo studio di Domenico De Robertis, Aurora pariniana, che individua nell’epistola espressioni, stilemi, tipi ritmici e procedimenti retorici che trovano ampi e precisi riscontri nel poema. Della lingua del Giorno si è in seguito occupato Marco Tizi, cui si deve un puntuale Commento al poemetto pariniano (pubblicato, nel , insieme con l’edizione critica curata da Dante Isella) . Nell’Introduzione al commento Tizi considera i legami dell’opera, così come si presenta nella prima redazione, con la poesia didascalica (Alamanni, Rucellai) e con la più recente tradizione descrittiva “mondana” (Giambattista Roberti, Antonio Conti traduttore di Pope) e rileva come l’aulicità allocutiva propria delle epistole didattico–celebrative settecentesche in versi sciolti «contribuisca alla ‘complicazione’ delle qualità didascaliche del Giorno» . Lo studioso conduce inoltre un’attenta analisi delle varianti al Mattino e al Mezzogiorno, giungendo a conclusioni generali sostanzialmente ancora valide: Nel lavoro correttorio pariniano prevalgono dunque intenzioni di tipo aulicizzante, ma di carattere non sistematico e con varie oscillazioni all’interno delle singole categorie d’intervento, a cui si associa in alcuni casi un’attenuazione di precedenti esiti arcaici della lingua poetica .

Tizi prende in esame le correzioni fonomorfologiche e quelle relative all’ordine delle parole, riconducendole . De Robertis , p. . . Edizione critica già apparsa nel  (edita da Ricciardi) e riproposta nel  dalla Fondazione Pietro Bembo. . Tizi , p. LXXXVIII. . Ivi, p. CXXXII.

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Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini

volta per volta a «intenzioni di tipo aulicizzante» e «di tipo normalizzante» , mentre non rientrano nell’indagine altri fenomeni sintattici. Non sono mancati, anche in seguito, contributi tesi a indagare singoli aspetti della lingua del poema, come, in particolare, le indagini accurate di Carlo Enrico Roggia su alcuni aspetti sintattici e su contrastività e antitesi nel Giorno . Un settore particolarmente interessante ma, allo stato attuale degli studi, mai indagato a fondo e con sistematicità è invece quello lessicale. In un secolo di sperimentazione come il Settecento, in cui si assiste a un progressivo processo di specializzazione della lingua poetica, sempre più distante dalla prosa, e a un’apertura del verso agli argomenti legati alla contemporaneità e alle novità delle scienze , l’opera di Parini occupa certamente una posizione di rilievo; un’attenta analisi del lessico del Giorno e un confronto sistematico con gli usi linguistici antecedenti e coevi si rivelano, pertanto, fondamentali per comprendere appieno l’atteggiamento dell’autore nei confronti del portato della tradizione. . Ivi, pp. CXXXII–CXXXIII. . Roggia , pp. – e , pp. –; cfr. inoltre il saggio di Edoardo Esposito dedicato agli aspetti stilistici dell’ironia pariniana (, pp. –) e l’intervento di Claudia Berra (, pp. –) sulle figure di permutazione nel Mattino e nel Mezzogiorno. Di polisemia e indeterminatezza della lingua del poema parla Michele Mari (, pp. –). Sul rapporto tra classicismo e realismo nel Giorno e sulla funzione realistica dei latinismi lessicali e sintattici e di alcune figure retoriche (similitudini, sineddochi, perifrasi, personificazioni) e ritmiche (enjambements, iperbati, allitterazioni) si vd. Bigi , pp. –. Il rapporto tra ironia e mitologia nell’opera pariniana, con attenzione ai procedimenti stilistici e, in particolare, retorici sfruttati dall’autore, era invece già stato oggetto d’indagine da parte di Francesco Spera (, pp. –). . Sulla lingua poetica settecentesca cfr. Coletti , pp. –; Matarrese , pp. –; Beccaria , pp. –.

. Gli studi sulla lingua del Giorno

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Il presente lavoro punta a delineare le caratteristiche complessive del linguaggio poetico pariniano, con la speranza di motivare ancor meglio le scelte linguistiche operate dall’autore soprattutto in ambito lessicale.

Capitolo II

La lingua del Giorno

Premessa Già Leopardi, in un noto passo dello Zibaldone, sottolineava quanto il linguaggio e lo stile di Parini, insieme a quello di Alfieri, Monti, Foscolo, fosse «più propriamente e più perfettamente poetico e distinto dal prosaico» di quello dei poeti italiani, «inclusi nominatamente i più classici e sommi antichi» . Nel Giorno la tendenza alla nobilitazione e alla differenziazione dalla lingua comune si riscontra in primo luogo in ambito fonomorfologico, dove ampio è lo spazio concesso ad allotropi dotti, forme poetiche e arcaismi, reali o «apparenti» , non di rado introdotti in sede correttoria. Parini tuttavia non rinuncia a sfruttare appieno le possibilità offerte dal patrimonio linguistico nazionale, ricco di doppioni e varianti , e ricorre spesso a una molteplicità di soluzioni, in gran parte dettate da esigenze di variatio e da condizionamenti metrici e ritmici. In campo sintattico si ha un largo impiego di costrutti che appartengono ai modi della poesia: si va dall’omissione dell’articolo davanti agli aggettivi possessivi o davanti . Leopardi, Zibaldone di pensieri, p. . . Secondo la definizione di Serianni , p. . . Per il Settecento cfr. Matarrese , p. .

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Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini

al figurante nelle similitudini, ai casi di due o più soggetti con il predicato (anteposto o posposto ad essi) al singolare, all’uso dell’accusativo di relazione e del gerundio in funzione di participio. Senza dimenticare i fenomeni legati alla dispositio (inversioni, tmesi ed epifrasi), il cui uso insistito, soprattutto nella seconda redazione dell’opera, travalica in molti casi quanto concesso dalla stessa tradizione poetica. Sul fronte del lessico si registrano voci di carattere squisitamente poetico — con un interessante nucleo di termini legati in particolare alla poesia narrativa — e riprese anche evidenti da autori della tradizione . In conformità con la koinè lirica neoclassica, si rileva inoltre la presenza di epiteti di stampo classicheggiante e di composti colti. Pur nell’adesione al codice poetico tradizionale, non mancano le rarità e le singolarità: termini poco diffusi o di recente coniazione, voci di prima apparizione, vocaboli adoperati in accezioni non comuni o del tutto nuove. Nel presente capitolo si intendono riassumere i caratteri fonomorfologici della lingua del Giorno; l’analisi prosegue prendendo in considerazione gli aspetti sintattici e quelli relativi all’ordine delle parole. Più ampio spazio sarà dedicato, secondo gli intenti di questo lavoro, allo studio del lessico (oggetto di trattazione nel terzo capitolo) e alla ricostruzione di un glossario che pone in relazione ogni singolo lemma con la lingua poetica antecedente e coeva.

. Per quanto riguarda, in particolare, gli echi danteschi nel Giorno, si vd. il saggio di S. Carrai ().

. La lingua del Giorno

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.. Appunti fonomorfologici ... Vocalismo È stabile in entrambe le redazioni del poema la conservazione del dittongo latino au nelle seguenti forme: auro MG , tauro MT II , NT , lauro MG . Un discorso a parte va fatto, invece, per aura (MT II , ,  e altre  occ. di aura/–e e due di aurette); in questo caso non c’è opposizione stilistica fra il tipo con au e la variante monottongata òra (NT ). È proprio quest’ultima forma, infatti, foneticamente popolare, ad essere più marcata in senso aulico . Si registra la conservazione dell’originaria vocale toni˘ e ˘I) in vulgo MT II , ,  +  occ., culti ca latina (U MT II  (introdotto ex novo in Mattino II) e lice MT II  (inserito in sostituzione di dessi MT I ), , , MG  ma lecito MG , . Nel Giorno Parini corregge un isolato volgo, presente nella prima stesura (MT I ), in vulgo (MT II ), unica forma usata nel resto dell’opera . In relazione al tipo culto, la forma latineggiante, ben rap. Lo spoglio linguistico è stato condotto sulla seconda stesura dell’opera (Mattino II, Meriggio, Vespro, Notte) e ogni fenomeno è stato valutato anche nel confronto tra le varianti delle due redazioni. Per le diverse parti del poema si fa uso delle seguenti sigle: Alla Moda: AM; Mattino I: MT I; Mezzogiorno: MZ; Mattino II: MT II; Meriggio: MG; Vespro: VP; Notte: NT; Frammenti della Notte: FR. . Aura è comunemente adoperata dal Trecento (Dante, Petrarca) fino al primo Novecento (Palazzeschi, Saba); òra è frequente fra Tre e Cinquecento, successivamente ricorrerà in ottocentisti come Prati, Carducci, D’Annunzio; Serianni , pp. –. . La forma si incontra anche nel primo dei frammenti minori della Notte (FR I ). . Cfr. Tizi , p. CVIII.

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Forme, sintassi e lessico nel Giorno di Giuseppe Parini

presentata in poesia , non è estranea neppure alla prosa del secondo Settecento, dove anzi è normale l’alternanza con colto . La forma lice, accompagnata da ampia fortuna nel corso della tradizione poetica, è largamente adoperata nella versificazione sette–ottocentesca. Si registrano oscillazioni tra forme dittongate e forme monottongate con o nei seguenti casi: novo/–a/–i/–e (MT II , ,  +  occ.) e nuove (MT II , , MG  +  occ.), una sola occorrenza per nuovi (MG ); sonan (MG ), sonino (MG ) accanto a suona (MG ) e, come sostantivo, suon/suono ( occ.), suoni (una occ.); loco/lochi (MT II , MG ,  +  occ.) e luogo (NT ); frastono (MG ) e tuono (MG , VP ), frastuono (VP ); noccia a sing. cong. pres. (MG ) e nuoce (MG ); bovi (MT II , MG ) e buoi (MT II ). Dittongo e monottongo ie/e si alternano nelle voci fero/–i agg. (MT II , ,  +  occ.), tipo adoperato . Dove è attestata, fino all’Ottocento, sia nel significato di ‘coltivato’ sia in quello di ‘dotto’; vd. Serianni , p. . . Per l’oscillazione colto/culto nella prosa settecentesca cfr. Patota , p. . La Crusca IV lemmatizza entrambe le forme (riportando s.v. culto: «Add. Colto»). . Si rintraccia, tuttavia, nuovo in un frammento minore della Notte FR V . L’oscillazione, se da un lato riflette l’atteggiamento dell’autore nelle altre opere (notevole l’alternanza novo/nuovo nei libretti; una netta preferenza per il tipo monottongato si riscontra nelle Odi dove, tuttavia, non manca qualche esempio dell’altro tipo), dall’altro contraddice le tendenze della lirica settecentesca e, in particolare, metastasiana: nei melodrammi, infatti, Metastasio adopera unicamente la forma con dittongo nuov– ; cfr. Mengaldo , p.  e Bonomi , p. . . Accanto alle altre voci verbali regolarmente monottongate per effetto della regola del dittongo mobile: sonante/sonanti MT II , MG , , NT , , , sonando MT II , sonare/sonar MT II , MG , NT  anche nella forma composta risonar MT II , , MG , VP .