invochiamo la tua presenza scendi su di noi. Vieni Luce dei cuori dona forza e
fedeltà, fuoco eterno d'amore questa vita offriamo a te,. Vieni Spirito, Vieni Spirito
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VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
In copertina:scultura del Sentiero di San Francesco a Campo Tures (BZ), percorso ispirato al Cantico delle Creature di San Francesco
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Accoglienza della Marcia della Pace Canto: Invochiamo la tua presenza (Antonio Napolitano – Daniele Bruno) RnS Invochiamo la tua presenza vieni Signor, invochiamo la tua presenza scendi su di noi. Vieni Consolatore dona pace ed umiltà, acqua viva d’amore questo cuore apriamo a te.
Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi Vieni su noi Maranathà, Vieni…vieni Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi, scendi su di noi
Invochiamo la tua presenza vieni Signor, invochiamo la tua presenza scendi su di noi. Vieni Luce dei cuori dona forza e fedeltà, fuoco eterno d’amore questa vita offriamo a te,
Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi Vieni su noi Maranathà, Vieni … vieni Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi Vieni Spirito, Vieni Spirito scendi su di noi, scendi su di noi
Guida: Siamo giunti al terzo momento di questo pomeriggio del primo gennaio 2013 nel quale celebriamo la 46a Giornata Mondiale della Pace dal titolo “Beati i costruttori di pace”. Nella riflessione di apertura di questo pomeriggio abbiamo riflettuto sul senso della Pace per il messaggio biblico e abbiamo ascoltato delle testimonianze. La pace di Dio è armonia, realtà che permette di abitare la terra. Due testimonianze ci hanno manifestato la possibilità di costruire sempre la pace, anche nelle situazioni difficili. Ora siamo riuniti nella Cattedrale (della quale si celebrano gli 800 anni dell’attuale costruzione) per la preghiera: si diventa costruttori di pace anche con la preghiera, perché solo il Dio della Pace può darci la stabilità e la coesione di cui abbiamo bisogno. Pregare il Cristo, Verbo fatto carne, presente nella nostra storia è atteggiamento di fede e di fraternità. Accogliamo ora il Vicario generale, don Lauro Tisi che presiederà questa veglia di preghiera, con il canto: 3
Canto: Come l’aurora verrai Come l’aurora verrai Le tenebre in luce cambierai Tu per noi, Signore Come la pioggia cadrai Sui nostri deserti scenderai Scorrerà l’ amore
Tutti i nostri sentieri percorrerai Tutti i figli dispersi raccoglierai Chiamerai da ogni terra Il Tuo popolo In eterno Ti avremo con noi
Re di giustizia sarai Le spade in aratri forgerai Ci darai la pace Lupo ed agnello vedrai Insieme sui prati dove mai Tornerà la notte Tutti i nostri sentieri percorrerai…
Dio di salvezza Tu sei E come una stella sorgerai Su di noi per sempre E chi non vede, vedrà Chi ha chiusi gli orecchi, sentirà Canterà di gioia
Tutti i nostri sentieri percorrerai …
Come l’aurora verrai. 4
(Gen Verde)
Vicario generale: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti:
Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, da Gesù Cristo, la Fonte della salvezza, il Principe della pace. E con il tuo spirito. Saluto del Vicario generale
Vicario generale: Preghiamo O Dio nostro Padre, che ci chiami all’accoglienza del Tuo Figlio che si è fatto uomo nel grembo della Vergine Maria e lo doni a noi come Salvatore e fonte della Pace, disponi i nostri giorni nella tua giustizia, per poter camminare nella fraternità verso la vita vera e così lodarti per tutti i secoli dei secoli. Tutti: Amen
La Pace dono di Dio, perché Dio è Pace
Guida: La beatitudine cristiana è possibile perché il Dio di Gesù Cristo è beatitudine. La Pace è possibile perché Dio è pace. Benedetto XVI ci ha proposto, nel suo messaggio per questa 46a Giornata mondiale della Pace, che «Per diventare autentici operatori di pace sono fondamentali l’attenzione alla dimensione trascendente e il colloquio costante con Dio, Padre misericordioso, mediante il quale si implora la redenzione conquistataci dal suo Figlio Unigenito. Così l’uomo può vincere quel germe di oscuramento e di negazione della pace che è il peccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste» (n. 3). Ci poniamo, quindi, in ascolto della Parola di Dio.
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Dal libro dei Giudici (6,2224)
Gedeone vide che era l'angelo del Signore e disse: "Signore Dio, ho dunque visto l'angelo del Signore faccia a faccia!". Il Signore gli disse: "La pace sia con te, non temere, non morirai!". Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò "Il Signore è pace". Parola di Dio
Dal libro del profeta Baruc (5,14)
Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell'Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: "Pace di giustizia" e "Gloria di pietà". Parola di Dio
Dal libro dei Numeri (6,2227)
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: "Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace". Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò». Parola di Dio
Dal libro del profeta Isaia (9,56)
Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine 6
sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. Parola di Dio Momento di riflessione personale Dal messaggio di papa Benedetto XVI per la 46a Giornata Mondiale della Pace La pace concerne l’integrità della persona umana ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo. È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato. Comporta principalmente (come scrisse il beato Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris, di cui tra pochi mesi ricorrerà il cinquantesimo anniversario) la costruzione di una convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull’amore e sulla giustizia. La negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’essere umano, nelle sue dimensioni essenziali, nella sua intrinseca capacità di conoscere il vero e il bene e, in ultima analisi, Dio stesso, mette a repentaglio la costruzione della pace. Senza la verità sull’uomo, iscritta dal Creatore nel suo cuore, la libertà e l’amore sviliscono, la giustizia perde il fondamento del suo esercizio. (n.3) Guida: mentre la Parola annuncia il Dio‐Pace ed il Messia principe della pace, la realtà ci presenta odio e violenza, ingiustizia e guerra. Tutto questo è conseguenza del male e della mancanza del desiderio di convertirsi delle persone. Sentiamo, allora, la beatitudine di pregare il Dio creatore e redentore dell’umanità, facendoci aiutare dalle parole del Salmo 33 per rafforzare il nostro legame con Dio. Pregheremo a due cori: il primo nella bancata alla vostra destra ed il secondo in quella di sinistra. 7
Preghiera del salmo 33
Esultate, o giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode. Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate, perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell'amore del Signore è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi.
Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo, perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto. Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini; dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra, lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere.
Il re non si salva per un grande esercito né un prode scampa per il suo grande vigore. Un'illusione è il cavallo per la vittoria, e neppure un grande esercito può dare salvezza.
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Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L'anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo. (Silenzio)
Canto: San Francesco O Signore, fa’ di me uno strumento, fa’ di me uno strumento della tua pace, dov’è odio che io porti l’amore, dov’è offesa che io porti il perdono, dov’è dubbio che io porti la fede, dov’è discordia che io porti l’unione, dov’è errore che io porti verità, a chi dispera che io porti la speranza. Dov’è errore che io porti verità, a chi dispera che io porti la speranza. O Maestro dammi tu un cuore grande, che sia goccia di rugiada per il mondo, che sia voce di speranza, che sia un buon mattino per il giorno di ogni uomo. E con gli ultimi del mondo sia il mio passo lieto nella povertà, nella povertà. 9
(P.Spoladore)
O Signore fa’ di me il tuo canto, fa’ di me il tuo canto di pace; a chi è triste che io porti la gioia, a chi è nel buio che io porti la luce. È donando che si ama la vita, è servendo che si vive con gioia, perdonando che si trova il perdono, è morendo che si vive in eterno. Perdonando che si trova il perdono, è morendo che si vive in eterno
La pace dono di Dio e opera degli uomini
Guida: Dio‐Pace ci chiama ad essere con lui operatori di pace. La Pace di Dio necessita cuori accoglienti, persone che si lasciano convertire per far spazio, nella propria vita, alla fraternità. Quante persone, nel passato e ai giorni nostri, sono passate dall’uso della violenza e delle armi, ad opere di pace. La conversione che viene richiesta oggi comporta l’accoglienza della vita, la valorizzazione della famiglia, un’economia ed una finanza a misura del bene di ogni persona, una politica del Bene comune e della sussidiarietà, l’impiego delle risorse per creare lavoro e la promozione della libertà religiosa. Per rafforzarci in questa responsabilità ascoltiamo la Parola che Dio ci comunica attraverso l’apostolo Paolo.
Dalla lettera di s. Paolo apostolo ai Colossesi (3,915)
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti. Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! Parola di Dio 10
Riflessione personale Dal messaggio di papa Benedetto XVI per la 46a Giornata Mondiale della Pace Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pace sono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della famiglia e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida educazione sociale. Nessuno può ignorare o sottovalutare il ruolo decisivo della famiglia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico. Essa ha una naturale vocazione a promuovere la vita: accompagna le persone nella loro crescita e le sollecita al mutuo potenziamento mediante la cura vicendevole. […] Una missione speciale nei confronti della pace è ricoperta dalle istituzioni culturali, scolastiche ed universitarie. Da queste è richiesto un notevole contributo non solo alla formazione di nuove generazioni di leader, ma anche al rinnovamento delle istituzioni pubbliche, nazionali e internazionali. Esse possono anche contribuire ad una riflessione scientifica che radichi le attività economiche e finanziarie in un solido fondamento antropologico ed etico. (n. 6). Emerge la necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace. Essa richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati. Difatti, le opere di pace concorrono a realizzare il bene comune e creano l’interesse per la pace, educando ad essa. Pensieri, parole e gesti di pace creano una mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità. (n.7) Guida: la Pace: dono di Dio e opera dell’uomo, realtà da accogliere e da coltivare. Preghiamo affinché possiamo essere operatori di pace. Pregheremo questo testo di Giovanni Paolo II che egli ha innalzato al Signore il 7 maggio 2001, a Quneitra nel sud della Siria, nei pressi di Damasco, al confine con le alture del Golan, durante il suo pellegrinaggio giubilare in Grecia, Siria e Malta. Questa preghiera diventa condivisione con coloro che sono schiacciati, violentati, uccisi nei vari conflitti che ancora insanguinano questo mondo. La preghiamo a due cori con le stesse modalità della precedente: 11
Preghiera per la Pace Dio di infinita misericordia e bontà, con cuore grato oggi ti rivolgiamo una preghiera in questa terra, in passato percorsa da San Paolo. Alle nazioni egli ha proclamato la verità che Dio in Cristo ha riconciliato a sé il mondo (cfr 2 Cor 5, 19). Possa la Tua voce riecheggiare nel cuore di tutti gli uomini e le donne, mentre li chiami a seguire il cammino di riconciliazione e di pace, e ad essere misericordiosi così come Tu sei misericordioso.
Signore, Tu annunci parole di pace al tuo popolo e a coloro che ritornano a te con tutto il cuore (cfr Sal 85, 9). Ti preghiamo per tutti i popoli del Medio Oriente. Aiutali ad abbattere i muri dell’ostilità e della divisione e a edificare insieme un mondo di giustizia e solidarietà.
Signore, Tu crei nuovi cieli e una nuova terra (cfr Is 65, 17). Affidiamo a Te i giovani di queste terre. Nei loro cuori essi aspirano a un futuro più luminoso; rafforza la loro determinazione a essere uomini e donne di pace, e annunciatori di nuova speranza ai loro popoli.
Padre, Tu fai nascere la giustizia dalla terra (cfr Is 45, 8). Preghiamo per le autorità civili di questa regione, affinché ambiscano a soddisfare le giuste aspirazioni della loro gente, e a educare i giovani alla giustizia e alla pace.
Ispirali a operare generosamente per il bene comune, a rispettare la dignità inalienabile di ogni persona umana e i diritti fondamentali, che traggono origine nell’immagine e nella somiglianza del Creatore, impressa su ogni essere umano.
In modo particolare preghiamo per i responsabili di questa nobile terra di Siria. Concedi loro saggezza, lungimiranza e perseveranza; che essi non cedano mai allo scoraggiamento nel loro impegnativo compito di edificare la pace duratura a cui tutti i popoli anelano. 12
Padre Celeste, in questo luogo che ha visto la conversione dell’Apostolo Paolo, preghiamo per tutti coloro che credono nel Vangelo di Gesù Cristo. Guida i loro passi nella verità e nell’amore. Possano essi essere una cosa sola, così come Tu sei una cosa sola con il Figlio e lo Spirito Santo. Possano essi recare testimonianza della pace che sorpassa ogni intelligenza (cfr. Fil 4, 7) e della luce che trionfa sul buio dell’ostilità, del peccato e della morte. Signore del cielo e della terra, Creatore dell’unica famiglia umana, preghiamo per i seguaci di tutte le religioni. Possano essi cercare la Tua volontà nella preghiera e nella purezza del cuore; possano essi adorarTi e glorificare il Tuo santo nome. Aiutali a trovare in Te la forza per superare paure e sfiducia, per far crescere l’amicizia e per vivere insieme in armonia. Padre Misericordioso, possano tutti i credenti trovare il coraggio di perdonarsi gli uni gli altri, affinché tutte le ferite del passato guariscano, e non siano un pretesto per ulteriori sofferenze nel presente. Possa ciò realizzarsi soprattutto in Terra Santa, questa terra che hai benedetto con tanti segni della Tua Provvidenza, e dove Ti sei manifestato come Dio di Amore. Alla Madre di Gesù, la beata Vergine Maria, affidiamo gli uomini e le donne che vivono nella terra in cui ha vissuto Gesù. Seguendo il Suo esempio, possano essi ascoltare la Parola di Dio, e provare rispetto e compassione per gli altri, soprattutto per quanti sono diversi da loro. Possano essi ispirarsi all’unità di cuore e di mente, operando affinché il mondo sia una vera casa per tutti i suoi popoli!
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(F.Baggio) Canto: Inno all’amore Posso parlare le lingue del mondo, ma senza l'amor nulla vale. Posso conoscere tutti i misteri, ma senza l'amor nulla vale. Posso donare le mie ricchezze, ma senza l'amor nulla vale. Posso bruciare anche il mio corpo, ma senza l'amor nulla vale.
L'amore è benigno e paziente, l'amore non è invidioso. L'amore è umile e buono, non cerca il proprio interesse. L'amore non si adira mai, non tiene conto del male; non si compiace dell'ingiustizia, ma cerca la Verità.
L'amore, poi, copre ogni cosa, sempre dimostra fiducia. L'amore spera oltre la Morte, con calma tutto sopporta.
Scompariranno le Profezie assieme a tutta la Scienza, però l'Amore non avrà fine e la più grande Virtù… ….è l'AMORE.
Beati gli operatori di Pace
Guida: la ricerca della felicità, di una vita significativa è esigenza del cuore di ogni persona. Cristo ci ha proposto lo stile di fede della beatitudine evangelica che trova le sue radici nella fede in Dio e si esprime nel servizio reciproco al bene comune. Rinnoviamo l’accoglienza e l’adesione alla Pace che Gesù Cristo ci dona, liberandoci dal male e offrendo se stesso nella sua morte e risurrezione ascoltando il racconto dell’ultima cena.
Acclamazione al Vangelo
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Canto: Alleluia per il “sì” (Laboratorio del Suono – SER.MI.G.) Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia. (2x)
Per il bene che porta bene, e l’amore Per la pace che porta pace, e il perdono.
Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Alleluia … per chi del suo “Sì” fa “il sempre” della sua vita. Dal Vangelo secondo Giovanni (13,215.14,27)
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo". Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri". Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Parola del Signore 15
Riflessione di don Lauro Tisi
Guida: il servizio al bene, nella reciprocità, si esprimere ora anche nel
dono concreto di una nostra offerta per il sostegno delle realtà della Diocesi di Locri‐Gerace che il Comitato diocesano Trentino Locride sostiene ancora, in questa terra del sud, su indicazione di Mons. GianCarlo Bregantini. Durante la raccolta canteremo il canto Beatitudini:
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Nella primavera del 1994 padre GianCarlo Bregantini diventava vescovo della Diocesi di Locri‐Gerace. La sua fede ed il suo senso di responsabilità per la gente della terra del Sud lo portò a cercare subito contatti di reciprocità con il resto dell’Italia ed in particolare col Trentino. Le risposte non si fecero attendere. Anche la Diocesi di Trento ha messo in campo le sue forze creando il Comitato diocesano Trentino Locride: in quasi vent’anni esso ha realizzato importanti progetti. Oggi, si continua sostenere il centro diurno per minori p. Pino Puglisi, guidato da sr. Carolina Iavazzo (www.centropadrepuglisi.it), che propone attività educative a molti adolescenti del sud della Locride e forma alla responsabilità e alla cittadinanza attiva di giovani ed adulti. Inoltre, si continua a supportare anche il Piccolo Eremo delle Querce (www.piccoloeremodellequerce.it) della Comunità Piccole Sorelle di Gesù in Località Crochi di Caulonia. Realizzato in mezzo alle contrade abbarbicate ai piedi dell’Appennino calabrese questo Eremo è punto di riferimento per i ragazzi, le famiglie, le donne e gli anziani, che altrimenti sarebbero dimenticati. Le suore hanno realizzato un laboratorio di spiritualità e tecnica dell’icona, una foresteria, un centro di aggregazione ed una biblioteca con spazi per la realizzazione di un doposcuola.
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Canto: Beatitudini (La preghiera di Gesù è la nostra)
(G. Castiglia)
Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sarò con loro, pregherò con loro, amerò con loro perché il mondo venga a Te, o Padre, conoscere il tuo amore, avere vita in Te.
Voi che siete luce della terra, miei amici, risplendete sempre della vera luce perché il mondo creda nell’amore che c’è in voi, o Padre, consacrali per sempre, diano gloria a Te.
Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno, se sarete uniti, se sarete pace, se sarete puri perché voi vedrete Dio che è Padre, in Lui la vostra vita gioia piena sarà. Voi che ora siete miei discepoli nel mondo, siate testimoni di un amore immenso, date prova di quella speranza che c’è in voi, coraggio, vi guiderò per sempre, io rimango con voi.
Spirito che animi la Chiesa e la rinnovi, donale fortezza, fa’ che sia fedele come Cristo che muore e risorge perché il regno del Padre si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in Lui; si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in Lui.
PREGHIERE DEI FEDELI
Vicario generale: Fratelli e sorelle, Cristo ha promesso Cieli nuovi e terra nuova a chi accoglie la Sua parola e di rimanere con noi fino alla fine dei tempi terreni. Con la fede nella Salvezza che il Cristo ci dona e certi che il vivere nella Sua parola è fonte di beatitudine, presentiamo al Padre con fiducia le nostre preghiere. 17
Lettore:
Preghiamo insieme e diciamo: Fa’ che accogliamo la tua Pace, o Signore.
1. Per la Chiesa, perché, con i cardini della conversione alla verità e all'amore di Cristo, sappia guidare la rinascita spirituale e morale delle persone con una rinnovata pedagogia del perdono e della riconciliazione. Preghiamo 2. Per tutti coloro che credono che la vita sia dono di Dio e la valorizzano nella sua integralità, sia nell’ambito familiare che professionale, affinché abbiano la luce della fede e la sapienza umana per l’accoglienza e la custodia di ogni essere umano. Preghiamo 3. Signore ti affidiamo tutte le persone che chiami ad essere operatori di pace nei nostri tempi contrassegnati da tensioni e contrapposizioni fra ricchi e poveri, perché si impegnino quotidianamente alla costruzione di una società fondata sul bene comune affinché ciascuno abbia tutto il necessario per sviluppare la propria persona. Preghiamo 4. Per tutte le persone, gruppi ed istituzioni che possono favorire la creatività umana per trarre dalla crisi un'occasione di discernimento e di cooperazione volte ad uno sviluppo economico vivibile e fondato sul principio di gratuità a beneficio delle generazioni presenti e future. Preghiamo 5. Per l'umanità intera, perché nel vivere la sua naturale vocazione alla pace, sia sempre animata da un “noi” comunitario fonte di reciproci diritti e vicendevoli doveri. Preghiamo 6. Per tutti noi, perché sappiamo superare il nostro individualismo e interessarci di chi è in difficoltà relazionale ed economica: prenderci cura con verità e rispetto, affiancandoci e sostenendo il cammino verso la pace nelle famiglie. Preghiamo 18
7. Per i politici e gli amministratori, perché superino la tentazione dell’interesse personale, di gruppi o di partito, confrontandosi ogni giorno con la coscienza guidata dall’ etica della pace che è etica della comunione e della condivisione, smantellando via via la dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma(nr.4). Preghiamo Vicario generale: Introduzione al Padre nostro Vicario generale: Saluto e Benedizione Vicario generale: Nel cammino di questa vita, Dio vi renda saldi nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nella carità. Tutti: Amen Vicario generale: Dio, che nel suo Figlio fatto uomo ha congiunto la terra al cielo, vi riempia della sua pace e del suo amore. Tutti: Amen Vicario generale: Dio, vi faccia veri discepoli del Cristo Signore, annunciatori della sua verità, testimoni della sua pace. Tutti: Amen Vicario generale: E la benedizione di Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Tutti: Amen 19
Canto: La mia anima canta
(Gen Verde)
La mia anima canta la grandezza del Signore il mio spirito esulta nel mio salvatore. Nella mia povertà, l’Infinito mi ha guardata, in eterno ogni creatura, mi chiamerà beata
La mia gioia è nel Signore, che ha compiuto grandi cose in me la mia lode al Dio fedele, che ha soccorso il suo popolo e non ha dimenticato le sue promesse d’amore.
La mia anima canta la grandezza del Signore il mio spirito esulta nel mio salvatore. Nella mia povertà, l’Infinito mi ha guardata, in eterno ogni creatura, mi chiamerà beata
Ha disperso i superbi, nei pensieri inconfessabili, ha deposto i potenti, ha risollevato gli umili, ha saziato gli affamati e aperto ai ricchi le mani
La mia anima canta la grandezza del Signore il mio spirito esulta nel mio salvatore. Nella mia povertà, l’Infinito mi ha guardata, in eterno ogni creatura, mi chiamerà beata
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Appendice
Per prendere visione dei progetti nella Diocesi di Locri – Gerace vedi: www.diocesitn.it/trentinolocride
Centro p. Pino Puglisi della Locride: www.centropadrepuglisi.it
Comunità piccole sorelle di Gesù – Eremo delle Querce: www.piccoloeremodellequerce.it Il messaggio integrale di Sua Santità Benedetto XVI si può trovare su: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/peace/index_it.htm
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Testi di riflessione Io penso che è ora che si cominci proprio dalle parrocchie, dalle nostre piccole comunità, a capire davvero il significato profeticoevangelico della nonviolenza attiva: come la pensava Gesù a riguardo.... Perché, non c'è solo la violenza delle armi. C'è la violenza del linguaggio quando, per esempio, si risponde male ad una persona anche se si ha ragione. Quello è linguaggio violento. Quando si vuol coartare, piegare la volontà degli altri alla propria, quello è un atteggiamento di egemonia, di superbia. E un atteggiamento violento. Quando educatori, genitori, maestri, più che modellare l'animo dei discepoli o dei figli in funzione della loro autentica crescita umana, la modellano secondo progetti anche splendidi, però caparbiamente modellati sulle proprie vedute, allora corrono il rischio della violenza. Quando vantiamo un prestigio forse anche meritato, per cui chi ci vede magari ha paura di noi: anche questa è violenza. (Tonino Bello, Ti voglio bene) C'è una pace dei filosofi e una pace di Cristo. La prima è quella prodotta dai nostri sforzi diplomatici, costruita dai dosaggi delle cancellerie, frutto degli equilibri messi in atto dalle potenze terrene. Al punto che, se una sola condizione va in crisi, si rompe il giocattolo e ruzzola tutto intero il castello. La pace di Cristo invece è quella che non esige garanzie, le scavalca le coperture prudenziali, e che resiste anche quando crollano i puntelli del bilanciamento fondato sul calcolo. (Tonino Bello, discorso all'Arena di Vr 30.4.89) Una via alla pace che passi per la sicurezza non c'è. La pace infatti deve essere osata. E' un grande rischio e non lascia mai e poi mai garantire. La pace è il contrario della garanzia. Esigere garanzie significa diffidare, e questa diffidenza genera di nuovo guerre. Cercare garanzie significa volersi mettere al riparo. Pace significa affidarsi interamente al comandamento di Dio, non volere alcuna garanzia, ma porre nelle mani di Dio onnipotente, in un atto di fede e di obbedienza, la storia dei popoli... Solo la santa Chiesa di Cristo può parlare in modo che il mondo, digrignando i denti, debba udire la parola della pace, e i popoli si rallegreranno perché questa Chiesa di Cristo toglie, nel nome di Cristo, le armi dalla mano dei suoi figli e vieta loro di fare la guerra e invoca la pace di Cristo sul mondo delirante. (Dietrich Bonhoeffer, 1934)
I Frutti dello Spirito: La Pace (Gal 5,126) Dalle catechesi di Don Fabio Rosini Il frutto della pace è il terzo nell’ordine, nella lettera ai Galati: il frutto è il risultato di qualcosa, non è una cosa con cui si parte, non si parte dalla realtà della Pace, come qualcosa che possiamo prendere e avere in mano punto e basta… bisogna entrare in un 22
processo. Quanto è vero rispetto a questa realtà! Entriamo nella parola, il termine Ειρήνη (Eirene) in greco, (da cui il termine irenico che in italiano vuol dire colui che è pacifico o addirittura esageratamente pacifico) è un termine che viene usato da Paolo, nella lettera ai Galati e compare nel Nuovo Testamento, ma nella sua origine greca, ha un senso lievemente diverso da quello che noi pensiamo. E’ sorprendete notare che l’unica pace che viene concepita nel mondo greco, nella letteratura ellenistica, è la pace in quanto assenza di guerra, cioè la pace come opposta allo stato bellico: quando c’è finalmente la fine di una guerra, allora c’è la pace: è sempre dopo una guerra o prima di una guerra. Noi abbiamo, molto facilmente, il concetto la pace anche come stato personale, bene, questo, è estraneo nella letteratura greca. Ci sono molte cose, che nella nostra civiltà derivano dal cristianesimo è sorprendete ma questo concetto di pace in quanto “stato personale” deriva dalla novità cristiana che porta nel mondo qualcosa che era in luce, già generato all’interno della cultura ebraica. In effetti la parola “Shalom” in ebraico, non vuol dire semplicemente il momento di assenza di una guerra, no, è molto più complicato come concetto ed anche molto più personale: è l’idea di un’abbondanza, l’idea di un buon rapporto con le cose, di stare nelle cose in maniera florida. La Shalom שׁלוֹם ָ non è peraltro l’assenza di conflitti, ma originariamente, nell’aspetto più primitivo dell’Antico Testamento, anche una guerra ben impostata, il fatto di essere ben messi di fronte alla guerra, quella era la pace di Israele. Allora, come siamo arrivati al nostro concetto di pace, come stato personale? L’Antico Testamento inizia a generare questo concetto di pace in quanto realtà, come contesto; noi abbiamo nel Vangelo di Giovanni, il Signore Gesù che ci dice: “Vi lascio la Pace, vi do la mia Pace, non come la dà il mondo, io la do a voi!” e nella Liturgia ripetiamo questa richiesta di ricevere la pace da Cristo: “non come la da il mondo, io la do a voi”: nell’atteggiamento proprio di Cristo c’è un confronto fra due tipi diversi di pace. Fermiamo prima di tutto l’attenzione sul fatto che la pace che il mondo da è solamente una tregua, è solamente una fase di stallo prima della prossima guerra. Se noi andiamo a esaminare la quantità di trattati di pace che nella storia si sono susseguiti, siamo un po’ scoraggiati sul perseguire questa idea a livello intranazionale o internazionale. Ovverosia, la realtà è che il mondo dà la pace, solamente su una base: o di fine delle condizioni necessarie e sufficienti per fare la guerra, o attraverso ben altra soluzione, ancor peggiore: la devastazione dell’avversario. La pace viene quando c’è uno dei due perde che viene sterminato o comunque sottomesso: ecco, questa è la pace che dà il mondo. Questa pace noi la conosciamo molto spesso e l’abbiamo mutuata per mezzo dell’aspetto cristiano come idea di pace personale, in un concetto piuttosto problematico, piuttosto discutibile, di pace, che oggi va molto di moda: stare in pace. L’atteggiamento per cui una persona dice “sto in pace” quando si sottrae ai conflitti (non intendendo quando li ha risolti) può essere limpidamente riconosciuto come discutibile. Ad esempio: la pace in una separazione, all’interno di un matrimonio, certo, dopo la separazione c’è la pace, ma è una pace che è la pace della morte, della fine, dell’uccisione di un rapporto. Certo che i contrasti si possono risolvere così, molta pace si procura in questa maniera: togliendo il problema, stroncando la situazione e cioè quello che può essere identificato come uno stato molto sereno e molto tranquillo è semplicemente la necrosi di una situazione. Io posso stare in pace con una persona, perché mi sono riconciliato seriamente con lui o con lei o posso stare in pace con una persona, perché ormai come si può dire con un linguaggio comune “io non pesto i calli a te e tu non li pesti a me”: facciamo un trattato di non belligeranza e viviamo nel nostro rapporto ipocrita, dove non ci diciamo più quello che veramente pensiamo; questo è uno stato molto diffuso 23
e questo è il sistema che molta gente persegue e magari ci mette pure qualcosa di spirituale dentro. Partiamo dalla frase che dice “non come la dà il mondo, io la do a voi”: Gesù per descrivere come Lui dà la Pace usa la via negativa: “Non come il mondo”. La pace ellenistica, prima ancora che maturi il concetto cristiano dello stato personale, come stato che sorge dall’individuo e non come contesto, è appunto, una pace che dipende dalla situazione, la pace che deriva da come il contesto si configura, o meglio ancora, da come gli altri si comportano: il mondo dà pace creando un contesto di assenza di conflitto. Cristo non dà questa pace, non dà la pace in questo modo, cioè non la dà per il contesto, non è il contesto che mi dà pace, non è la situazione che mi dà pace: è questa la novità. Cristo che è la nostra pace, che è Colui che ci dice “vi darò la pace lì o là, ora o domani o in quel momento ben preciso ma Io vi darò la Pace, in un altro modo”. La pace di Cristo sorge dal Suo dono, sorge da una maniera di essere davanti a noi, ce la dà Lui. Allora vediamo di applicare concretamente questo discorso: mi trovo in un contesto difficile, per esempio, in contesto conflittuale, in un contesto di grande tensione: se la pace me la deve dare il mondo, io non potrò trovare pace finché io non cambio situazione o la situazione non cambia; se la pace mi viene da Cristo, vuol dire che io posso avere pace in un contesto non pacifico. Vorrei qui dire una cosa molto importante: di pacifisti ce ne sono tanti e possiamo riempirne degli stadi, di uomini di pace, invece ce ne sono, molto pochi,.. sono tanto rari da trovare perché è un atteggiamento interiore, personale, evoluto oltre ogni limite. Stiamo in realtà approfondendo quello che è il frutto di una situazione che è un’identificazione in un rapporto, il rapporto con Cristo: “Egli,” dice S. Paolo “è la nostra pace” cioè la pace che viene, da ciò che Lui è per me. Egli è per me colui che, dice la lettera agli Efesini, ha abbattuto un muro, leggiamo proprio il testo di questa lettera “Cristo è la nostra pace, cioè colui che fa la pace abbattendo, nella propria carne, il muro di separazione”. La guerra è sempre una contrapposizione, c’è sempre un muro, c’è sempre una separazione che si crea fra le due persone o fra i due gruppi: chi rompe il muro? Io aspetto che l’altro faccia qualcosa, io devo trovare un accordo con l’altro, ma rimane un muro interiore a volte, che viene dall’antagonismo: se l’altro trova pace con me, ma io non trovo pace con lui, io non sto in pace. Se io ho un malanimo verso una persona e magari questa persona, invece, mi vuole bene, io sto in guerra. Qui inizia ad essere più chiara la realtà della pace cristiana, che è una scelta profonda del cuore, è una porta che si apre. Se io voglio combattere, posso combattere sempre; se io voglio attaccare, se io voglio stare in guerra, ho sempre motivi per stare in guerra e con tutti; se mi voglio lamentare, avrò sempre motivi per lamentarmi; se voglio ricordare i torti subiti, avrò sempre qualcosa da ricordare, avrò sempre qualcosa da rimproverare … se voglio fare la guerra avrò, sempre, ottimi motivi per farla. C’è un salmo che dice cerca la pace e perseguila … Cercare la pace significa aprirsi a ricevere questo dono perché desiderandolo e chiedendolo mi apro al dono di Dio. Se io voglio un motivo per stare in stato di contrasto con chicchessia, ne avrò sempre uno; se voglio un motivo per stare in pace con una persona, ne avrò sempre uno; se io voglio un motivo per trovare la connessione con l’altro: c’è sempre una via per la pace. Cristo è la nostra pace ed ha trovato la via della pace mentre era circondato dalla violenza: la Sua pace è diventata la nostra pace con Lui, Noi lo abbiamo semplicemente crocifisso, noi ci siamo posti di fronte a Lui, in una maniera bellicosa. 24
Oppositiva, contrastante e Lui ha scelto la pace. La pace è sempre possibile: ma questo non è uno slogan da organismo internazionale, è una regola profonda del cuore. La pace è una scelta che noi sappiamo, se ci guardiamo dentro con sincerità, di non fare molto spesso. Sappiamo che molto spesso mentre appare a un lato del nostro essere (a una parte del nostro orizzonte esistenziale) la via per la pace, la possibilità per la pace scegliamo di continuare tutti i motivi per la guerra. Noi stiamo parlando di cose molto concrete della nostra esistenza: all’interno di un matrimonio, la pace non arriverà quando il coniuge otterrà dall’altro coniuge tutto ciò che gli sta chiedendo, ma quando troverà pace pure nel fatto di avere quel coniuge così com’è, a prescindere dal fatto che la moglie o il marito cambi carattere: amarlo per com’è, saper entrare nella realtà del marito o della moglie e valorizzare per la verità e non stare sempre a dover scegliere un campo di compromesso, dove in realtà nessuno poi ha avuto il permesso di essere se stesso. Nel compromesso siamo in una realtà di mediazione dove si sta sempre in tensione, per dover restare al patto. La pace è altra cosa. E’ chiaro che ci vuole una dimensione molto adulta per vivere questo. C’è sempre il pericolo di passare dal concetto di pace sempre dipendente del contesto, ovverosia la radice ellenistica che è la tendenza e la deriva di una parte: pensiamo sempre di stare bene, se gli altri ci fanno stare bene. Al concetto di pace, di felicità, di abbondanza, di serenità, di connessione con noi stessi sostituiamo la deriva individualista: questa è la tendenza del giorno d’oggi. Questo concetto un po’ new age di pace, dove io sto in pace non se sto in una condizione di riconciliazione con gli altri, ma se sto bene io anche se gli altri, magari, stanno malissimo ed io me ne posso tranquillamente infischiare perché è importante che io sto in pace … questo è individualismo. La tendenza a questa pace individualista è anche un rischio spirituale, perché è una pace che non ricorda la sua origine, il suo punto di partenza: si dimentica di essere in un contesto, che è importante. Anche spiritualmente cioè, possiamo perseguire un rapporto cristiano con il Signore Gesù dove io cerco di essere in pace con una fruizione completamente egoistica del fatto cristiano, che prescinde totalmente dal traumatico e reale rapporto con gli altri. La mia pace però, non può essere autentica se mi chiude in qualche cosa che nega il mio essere, il mio essere è relazionale. Stare in pace veramente, prescinde dall’atteggiamento dell’altro, ma è un atteggiamento verso l’altro che non può che essere un atteggiamento che produce un risultato relazionale: non sta in pace chi resta tranquillo di fronte ad una critica, sta in pace chi non prova malanimo, ma affetto e pena e coinvolgimento per chi lo odia. Cristo non ci ha detto di essere indifferenti davanti ai nemici, Cristo ci ha detto di amarli … ed è molto difficile tutto questo, questo lo dà lo Spirito Santo che è Amore. La pace non è agognare il momento in cui sto in pace, tranquillo, nessuno mi dà fastidio, nessuno mi chiede cose, oppure il momento in cui nessuno mi chiamerà al momento inopportuno, nessuno mi darà urgenze, nessuno mi disturberà con le sue esigenze, e non ci saranno tasse da pagare, e non ci saranno figli da portare chissà dove, problemi con le costruzione di qualunque cosa, o problemi pratici di qualunque tipo….Si, ci sarà questo momento, verrà per tutti: due metri per uno, la bara. A volte è questa la pace che noi agogniamo: è la morte è l’assenza di relazione e non è la pace di Cristo. Ciò che noi dobbiamo trovare come soluzione, come autentico luogo di pace duratura è un saper stare con gli altri: questo è quello che Cristo ci ha insegnato, questo è quello che lo Spirito Santo sa fare, che è relazione. Guardiamo al giorno di Pentecoste e se questo è un frutto dello Spirito, guardiamo allo opera dello Spirito Santo: questi uomini chiusi dentro ad un carcere di paura, escono e sanno parlare con gli altri, sanno stare con gli altri. 25
La pace che mi dà Gesù Cristo è il mio saper parlare con chi ce l’ha con me e il mio saper cercare con calore, con coinvolgimento, con abbondanza, secondo il concetto ebraico originario, la via per lasciare il mio sacrificio davanti all’altare e andare a riconciliarmi con chi ce la con me come dice il Vangelo: questa è la pace. La pace è cercare la pace, la connessione,la riconciliazione: la pace è Cristo, che è pace. Egli è la nostra pace, è colui che distrugge, in se stesso, nella sua carne, l’inimicizia, cioè usa il Suo corpo come strumento per trovare connessioni fra i nemici, per trovare il modo di riconciliare le persone. (Caritas in Veritate, n. 5°) La carità è amore ricevuto e donato. Essa è «grazia» (cháris). La sua scaturigine è l’amore sorgivo del Padre per il Figlio, nello Spirito Santo. È amore che dal Figlio discende su di noi. È amore creatore, per cui noi siamo; è amore redentore, per cui siamo ricreati. Amore rivelato e realizzato da Cristo (cfr. Gv 12,1) e «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5). Destinatari dell’amore di Dio, gli uomini sono costituiti soggetti di carità, chiamati a farsi essi stessi strumenti della grazia, per effondere la carità di Dio e per tessere reti di carità. (Benedetto XVI) (Compendio Dottrina Sociale 492) La pace di Cristo è innanzi tutto la riconciliazione con il Padre, che si attua mediante la missione apostolica affidata da Gesù ai Suoi discepoli; questa inizia con un annuncio di pace: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa» (Lc 10,5; cfr. Rm 1,7). La pace è poi riconciliazione con i fratelli, perché Gesù, nella preghiera che ci ha insegnato, il «Padre nostro», associa il perdono chiesto a Dio a quello accordato ai fratelli: «rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Con questa duplice riconciliazione il cristiano può diventare artefice di pace e quindi partecipe del Regno di Dio, secondo quanto Gesù stesso proclama: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.
Beati gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio
(Francois Varrillon, da Gioia di Credere, Gioia di vivere, EDB 2009, pag 58 e ss)
La povertà, le lacrime, la fame, la persecuzione non sono condizioni per essere felici della felicità portata da Gesù. L’originalità del Vangelo non consiste nell’affermare che ciò che era nero è improvvisamente diventato bianco, ma nell’offrire a tutti coloro che sono nell’infelicità una via d’uscita nuova e piena di beatitudine. Le beatitudini impegnano l’uomo in un processo di trasformazione dell’esistenza. Sono un commento anticipato del mistero pasquale. Se la beatitudini ci proponessero una consolazione volgare, il cristianesimo sarebbe una religione dolente e piagnucolosa. La verità è piuttosto che noi sogniamo una felicità di poco prezzo, fatta di gioie facili. Ed è questo sogno che Gesù ha condannato; la sua proposta è che il nostro desiderio di felicità venga esso trasformato, deve essere trasformato per poter accedere 26
alla vera libertà. Bisogna essere in pace con se stessi per lavorare alla pace tra gli uomini. Essere in pace con se stessi significa essere interiormente unificati. E questo contraddice la fondamentale insoddisfazione nei confronti di tutto ciò che è soltanto umano. La soddisfazione di sé sarebbe un falso principio di unità. Essere in pace con se stessi significa porsi al di là di tutte le secondarie opposizioni che sono tali in superficie, significa conciliare, in una certa misura, ciò che pare inconciliabile agli spiriti superficiali e che genera, per dirla in termini corretti, i progressisti e i tradizionalisti, i nazionalisti e gli internazionalisti, gli estremisti di sinistra e gli estremisti di destra, i mistici e i polemisti: in una parola tutto ciò che è settario perché unilaterale, tutto ciò che irrigidisce le dualità in dualismi. Al tempo di Gesù erano ben note le rumorose dispute tra sette religiose. Per essere chiamati figli di Dio, cioè per essere dichiarati figli dal Padre stesso, bisogna lavorare perché gli uomini siano fratelli. Se il figlio non è veramente figlio, gli uomini non saranno per lui dei fratelli. E questo è possibile solo se, in pace con voi stessi, interiormente unificati, voi lavorate per la pace universale.
Chi sono gli operatori di pace
(R. Cantalamessa Da Le beatitudini evangeliche, otto gradini verso la felicità, , ed. S. Paolo 2008)
Il modo migliore per prendere sul serio le Beatitudini evangeliche è servircene come uno specchio per un esame di coscienza davvero “evangelico”. Tutta la Scrittura, dice s. Giacomo, è come uno specchio nel quale il credente deve guardarsi con calma, senza fretta, per conoscere davvero com’è (cfr. Gc 1,23‐25), ma la pagina delle beatitudini lo è in maniera unica. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio: io sono un operatore di pace? Metto pace fra le parti? Come mi comporto nei conflitti di opinioni, di interessi? Mi sforzo di riferire sempre e solo il bene, le parole positive lasciando cadere nel vuoto il male, il pettegolezzo, quello che può seminare discordia? C’è la pace di Dio nel mio cuore, e se no perché? La settima beatitudine insieme con quella dei misericordiosi è l’unica beatitudine che non dice tanto come bisogna essere (poveri, afflitti, miti, puri di cuore), quanto cosa si deve fare. Il termine eirenopoioi significa coloro che lavorano per la pace, che “fanno la pace”. Non tanto però, nel senso che si riconciliano con i propri nemici, quanto nel senso che aiutano i nemici a riconciliarsi. “Si tratta di persone che amano molto la pace, tanto da non temere di compromettere la propria pace personale intervenendo nei conflitti al fine di procurare pace tra quanti sono divisi ” (J. Doupont). Operatori di pace non è dunque sinonimo di pacifici, cioè persone tranquille e calme che evitano il più possibile i contrasti ( questi sono proclamati beati in un'altra beatitudine, quella dei miti); non è neppure sinonimo di pacifisti, se per pacifisti si intendono quelli che si schierano contro la guerra (più spesso, contro uno dei contendenti in guerra!), senza fare nulla per riconciliare tra loro i contendenti. Il termine giusto è pacificatori. Al tempo del Nuovo Testamento, pacificatori erano detti i sovrani, soprattutto l’imperatore romano. Augusto metteva in cima alle proprie imprese quella di aver stabilito nel mondo la pace, mediante le sue vittorie militari (porta victoriis pax) e a Roma fece erigere la famosa Ara pacis, l’altare della pace. […] Ma la beatitudine evangelica va letta tenendo conto della Bibbia e delle fonti 27
giudaiche, in cui aiutare persone in discordia a riconciliarsi e a vivere in pace è vista come una delle principali opere di misericordia. Sulla bocca di Cristo la beatitudine degli operatori di pace discende dal comandamento nuovo dell’amore fraterno, è una modalità in cui si esprime l’amore al prossimo. Sorprende ascoltare dalla stessa bocca di Cristo un’affermazione che sembra contraddire tutto questo: ‐ Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. ( Lc 12,51) ‐ . In Matteo al posto della divisione c’è addirittura “la spada” (Mt 10,34). Ma non c’è vera contraddizione. Si tratta di vedere qual è la pace e l’unità che Gesù è venuto a portare, e qual è la pace e l’unità che è venuto a togliere. Egli è venuto a portare la pace e l’unità nel bene, quella che conduce alla vita eterna, ed è venuto a togliere quella falsa pace e unità che serve solo ad addormentare le coscienze e a portare rovina. […] Dio stesso, non un uomo, è il vero e supremo operatore i pace. Proprio per questo, quelli che si adoperano sono chiamati figli di Dio: perché assomigliano a Lui, fanno quello che fa Lui. […] Essere operatore di pace non significa inventare o creare la pace, ma trasmetterla, lasciar passare la pace di Dio e la pace di Cristo “che supera ogni intelligenza”. Noi non possiamo essere sorgenti, ma solo canali di pace. Lo esprime a perfezione la preghiera attribuita a S. Francesco d’Assisi: Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. La condizione per poter essere canali di pace è rimanere uniti alla sorgente che è la volontà di Dio: il segreto della pace interiore è l’abbandono totale e sempre rinnovato alla volontà di Dio. “Dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. La sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace (Gc 3,16‐18). L’occidente secolarizzato auspica, a dire il vero, un diverso tipo di pace religiosa, quello che risulta dalla scomparsa di ogni religione. “Immagina che non esista il paradiso / è facile se provi./ Nessun inferno sotto di noi,/ nient’altro che il cielo su di noi…/ Immagina non ci siano più patrie… nulla per cui uccidere o morire / e nessuna religione più. / Immagina tutta la gente / vivere la vita in pace… Immagina un mondo senza possedimenti … (John Lennon – Imagine). Questa canzone, scritta da uno dei grandi idoli della musica leggera moderna, John Lennon, su una melodia suadente, ha qualcosa che fa sognare e spiega l’immensa popolarità che si è acquistata. Ma pochi si rendono contro della sua natura tutt’altro che pacifista, perché, a detta dello stesso autore, l’intento “antireligioso, antinazionalista e anticonvenzionale è ricoperto di zucchero”. […] Se un tale “sogno” si dovesse realizzare, quello auspicato sarebbe il mondo più povero e più squallido che si possa immaginare; un mondo piatto, in cui sono abolite le differenze, dove la gente è destinata a sbranarsi, non a “vivere in pace”, perché come ha messo in luce Renè Girard – laddove tutti vogliono le stesse cose, il “desiderio mimetico” si scatena, e con esso la rivalità e la guerra. […] L’inferno da “sotto di noi” si sposta “tra noi”. Di questo tentativo di emarginazione delle credenze religiose, abbiamo un segno in questo tempo dell’anno, ed è la campagna messa in atto in vari paesi e città d’Europa e d’America contro i simboli religiosi del Natale. Si adduce come motivo la volontà di non offendere le persone di altre religioni che sono tra noi, specie i mussulmani. Ma è un pretesto. In realtà è un certo mondo laicista che non vuole questi simboli, non i mussulmani. Essi non hanno nulla contro il Natale cristiano, che anzi onorano. Nel corano c’è una Sura dedicata alla nascita di Gesù (Corano, Sura III). Siamo giunti all’assurdo che alcuni mussulmani celebrano la nascita di Gesù e arrivano a dire 28
che “non è mussulmano chi non crede alla nascita miracolosa di Gesù”, mentre altri che si dicono cristiani vogliono fare del Natale una festa invernale popolata solo di renne e di orsacchiotti. Noi credenti non possiamo, però, lasciarci andare a risentimenti e polemiche neanche contro il mondo secolarizzato. Accanto al dialogo e alla pace tra le religioni, si pone già un altro traguardo agli operatori di pace: quello della pace tra i credenti e i non credenti, tra le persone religiose e il mondo secolare, indifferente o ostile alla religione. Dobbiamo dare ragione con fermezza, della speranza che è in noi, ma farlo – come esorta la lettera di Pietro – con dolcezza e rispetto (1 Pt 2,15‐16).
Pregare per la pace – Giorgio La Pira, politico italiano (da lettere alle claustrali) Reverenda Madre, lo scopo di questa circolare? Ecco: fare proprie, con tutta l'anima, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, le parole del Signore «Finora non avete chiesto nulla nel mio nome: chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena» e chiedere al Padre celeste, nel nome di Gesù e di Maria, una cosa precisa: cessino i focolai di guerra che sono di ancora accesi qua e là nel pianeta, specie in Asia (il Vietnam) ed in America Latina (San Domingo e altrove) e che la pace, malgrado tutto, si stabilisca definitivamente sopra la terra: Pax in terra! Madre Reverenda, bisogna puntare con estrema decisione, con totale impegno sopra questa domanda: questa grazia della pace alla intera famiglia umana deve essere concessa dal Padre celeste; il fiume di pace ‐ di cui parla Isaia ‐ deve irrigare con abbondanza la città degli uomini, come irriga la città di Dio (Apoc. 22): il Signore non può negare questa grazia così fondamentale dalla quale dipende l'esistenza della civiltà umana, del genere umano e, forse, dello stesso pianeta! Perché, Madre Reverenda, al punto in cui si trovano le cose, non c'è alternativa per i popoli: o la pace millenaria o la distruzione apocalittica della famiglia umana e della terra medesima provocata, (Dio non voglia!) dalla potenza sconvolgitrice ‐apocalittica davvero!‐ delle armi nucleari! Queste affermazioni, Madre Reverenda, non sono mie: sono degli scienziati nucleari; sono delle massime guide politiche del mondo (si ricordi Kennedy); sono di Giovanni XXIII che con la Pacem in Terris consegnò ai popoli di tutta la terra il suo messaggio di salvezza e di speranza! Questo, Madre Reverenda, è, perciò, il problema fondamentale del mondo, oggi: fare la scelta finale, apocalittica: scegliere, cioè, o la pace millenaria (che richiede un profondo mutamento in tutti i rapporti e nel modo stesso di pensare! degli uomini) o la distruzione davvero senza misura, che può condurre sino alla rottura degli stessi equilibri fisici sui quali si regge l'esistenza fisica del nostro pianeta (e non solo di esso). Ed allora? Allora la risposta è evidente: ‐ bisogna avere il coraggio (perché di questo si tratta!) di scegliere la pace e di agire a tutti i livelli (internazionali ed interni: militari, scientifici, tecnici, economici, sociali, culturali, politici e religiosi) in conformità a questa scelta. Ma per fare questa scelta ci vuole davvero un atto smisurato di fede: la fede di Abramo: spes contra spem! Per fare questa scelta‐ che è, certamente, piena di rischi, piena di incognite, piena di incertezze‐ non ci vuole meno della fede degli Apostoli che sulla parola di Cristo risorto lanciarono le reti; durante tutta la notte non avevano preso nulla: in quell 'alba preziosa, invece, presero 153 pesci grossi, più di quanto la rete ne sopportava! Madre Reverenda, la storia del mondo è pervenuta, appunto, a questo 29
«limite apocalittico»: le guide politiche del mondo si trovano davanti a questa alternativa: o lanciare, nel nome di Cristo risorto ‐come gli apostoli nel mare di Galilea‐ la rete della pace; o scatenare una guerra nucleare che, ripeto, può distruggere la civiltà umana, la famiglia umana, e l'esistenza stessa del pianeta. Senta, Madre Reverenda, cosa disse Kennedy: “...gli avvenimenti e le decisioni dei prossimi dieci mesi (eravamo nel settembre 1961) potranno forse decidere il destino dell'uomo per i prossimi diecimila anni. Non ci sarà modo di evitare questi avvenimenti: queste decisioni saranno senza appello; noi saremo ricordati o come la generazione che ha trasformato questo pianeta in un rogo fiammeggiante o come la generazione che ha realizzato il suo voto di salvare le generazioni future dal flagello della guerra”. Perché, Madre Reverenda, Le dico queste cose? Si tratta forse di una nota pessimistica che viene ad inserirsi improvvisamente nella visione sempre piena di speranza storica ‐spes contra spem‐ che ha caratterizzato il nostro dialogo nel corso di un quindicennio? No, Madre Reverenda, non si tratta di una impreveduta visione pessimista della storia presente del mondo: non togliamo un solo accento, anche piccolo, dal coro di speranza che è stato sempre ed è tuttavia nel nostro cuore e nella nostra mente. Noi siamo sempre ‐oggi più di ieri‐ profondamente persuasi sulle essenziali caratteristiche di pace, di unità, di civiltà, di grazia, che definiscono ‐nonostante le apparenze contrarie‐ la presente epoca spaziale del mondo. La genesi di questo mondo nuovo ‐pacificato, unito, civilizzato, illuminato dalla grazia del Signore (anche se tanto faticosa e tanto piena di contrasti e di contraddizioni)‐ noi la vediamo, per così dire, crescere ogni giorno più, differenziarsi ed articolarsi ogni giorno più sull'orizzonte storico del mondo. Basta (per accorgersi di questa crescita) alzare gli occhi e guardare attentamente ‐riflettendo, pregando‐ la stagione storica presente (nonostante le nuvole) della Chiesa e dei popoli. Quali impensate «convergenze» in tutti i piani, a tutti i livelli! La nostra speranza, perciò, Madre Reverenda, non si è affievolita; la nostra fede non si è indebolita; anzi, si è, in certo senso, potenziata: se la stagione avanza, nonostante tante tempeste e tante nuvole, ciò è segno che essa risponde ad un “piano” che si attua in modo irresistibile nella vita della Chiesa ed in quella delle nazioni (di Israele e di tutte le genti). Questo piano ‐Madre Reverenda‐ noi lo abbiamo sempre meditato e sempre (come era possibile) indicato nelle circolari di tutti questi anni. Usando il metodo dei «segni dei tempi» che il Signore indicò agli apostoli e che Giovanni XXIII applicò in tutta la sua azione pastorale ed esplicitamente indicò nella Pacem in terris (un metodo cui Paolo VI ha fatto Egli pure esplicito riferimento in un discorso pieno di speranza), noi abbiamo sempre sostenuto questa tesi: ‐L'epoca storica presente (cioè l'epoca nucleare e spaziale) è un'epoca che presenta alcune caratteristiche che la definiscono. Essa ci pare, infatti, caratterizzata: a) dall'impossibilità della guerra nucleare e, perciò, dalla inevitabilità della pace, della unità e della civiltà dei popoli di tutta la terra; b) da un irresistibile e crescente movimento di pace ed unità nella Chiesa (come il Concilio ha provato e prova); c) dal ritorno di Israele dopo la crocifissione di Auschwitz nella terra dei Patriarchi, dei Profeti, di Cristo, di Maria, della ,Chiesa nascente: ritorno che prefigura e quasi anticipa «l'amore paolino» di Israele per Gesù, il più grande dei suoi Profeti, l'Atteso, il Risorto! d) da un irresistibile movimento di grazia che fa convergere, per così dire, «verso Hebron» (ove è sepolto il patriarca Abramo e tutti i Patriarchi) la triplice famiglia dei popoli la cui discendenza spirituale ha in Abramo la comune origine: ebrei, cristiani, 30
mussulmani; e) dalla inevitabile consumazione e vecchiezza (ogni giorno più crescente, malgrado le apparenze contrarie) di tutte le «ideologie», compresa quella marxista: tutte queste ideologie sono sottoposte ad un processo interno irreversibile ed irresistibile di dissoluzione; e nel vuoto che esse lasciano si colloca ‐ogni giorno più elevato (malgrado le apparenze contrarie)‐ il candelabro sul quale sta la lampada della Rivelazione Antica e Nuova che illumina Israele e tutte le genti: lumen ad illuminationem gentium. È davvero ‐vista in prospettiva‐ l'epoca paolina della «pienezza di Israele e della pienezza dei gentili» .Madre Reverenda, sogniamo ad occhi aperti? No: tutt'altro! I nostri occhi sono aperti su tutta la realtà del nostro tempo; non ci sono, perciò, ignote le nuvole e le tempeste che turbano tanto profondamente e cercano di arrestare questa «stagione primaverile» del mondo! Non ignoriamo la zizzania che si trova in mezzo al grano: le intense forze di resistenza che «l'uomo nemico» oppone accanitamente all'avanzata di Dio. E tuttavia, Madre Reverenda, la nostra tesi (oggi più di ieri) resta salda: queste forze avverse (malgrado tutto) non prevalgono; la stagione di Dio avanza irresistibilmente; il piano di Dio si svolge irresistibilmente nella storia del mondo; «l'intenzione storica di Dio» si attua, in modo irrevocabile, nonostante tutto; il messaggio di vittoria, di Cristo risorto «mi è stata data ogni potestà in cielo ed in terra: illuminate tutte le nazioni... sarò con voi tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli » si profila sempre più chiaramente nell'orizzonte storico della Chiesa e dei popoli; il tempo della regalità di Cristo sulle nazioni ‐il tempo dei «mille anni» dell' Apocalisse; il tempo della pace millenaria e della unità e della civiltà dei popoli‐ si vede già spuntare, come un'alba, nella prospettiva storica, millenaria, del mondo! Levate oculos vestros et videte! La «visione» di Isaia (2, 1 ss.) e dei Profeti non appare più un'utopia: la pace universale, l'unità del mondo, la fraternità, la civiltà e l’ illuminazione biblica del mondo, non appaiono più «sogni» di poeti e «fantasie» di profeti: appaiono realtà storiche che cominciano a profilarsi, a «sagomarsi», nell'orizzonte storico della Chiesa e dei popoli! Basta guardare con amore, con preghiera, con attenzione, lo svolgersi irresistibile del piano di Dio nel mondo. Perché di questo, Madre Reverenda, dobbiamo essere persuasi: il Signore vuole che il Suo regno venga, come in cielo, anche in terra; che sulla terra ‐abitata dal Suo Unigenito e dalla Sua Chiesa!‐ si faccia la pace, splenda la luce, trionfi la grazia; che le «visioni» felici dei Profeti e le «visioni» felici dell'Apocalisse diventino ‐nel corso futuro dei millenni‐ la realtà benedetta nella quale si svolge la vita degli uomini, delle città, delle nazioni, dei popoli! (Benedixisti Domine terram tuam, avertisti captivitatem Jacob ‐ Isaia), in una parola che la regalità di Cristo su Israele e sui popoli ‐regalità che si radica nella divina «forza» creatrice di Cristo risorto e di Maria Assunta è l'approdo felice verso il quale è irresistibilmente avviata la storia presente e futura del mondo! Ripeto, Madre Reverenda, noi non «sogniamo »: guardiamo, in prospettiva, la realtà storica quale il Signore la sta svolgendo nella Chiesa e nei popoli: la «pesiamo»; la «misuriamo»; la « numeriamo»; teniamo conto delle immense forze avverse che il nemico di Dio e dell'uomo lancia sulla scena storica degli uomini; e dopo aver fatto tutte le analisi e tutte le misurazioni, ci vengono nel cuore e sulle labbra le parole del Signore: Ego vici mundum! Il demonio incatenato (Apoc. 20, 1) «per mille anni» e la regalità di Cristo approdo felice, «per mille anni », della storia della Chiesa e delle nazioni! La «visione» dei Profeti (la Gerusalemme messianica di Isaia); la visione di san 31
Giovanni (il regno di Cristo in terra per «mille anni») la visione di san Paolo (la pienezza degli ebrei e la pienezza dei gentili); la «visione» stessa di Gesù a proposito del «ritorno» a Gerusalemme (...«sino a quando non direte benedetto Colui che viene nel nome del Signore»): tutta questa misteriosa ricchezza profetica e storica eccola già profilarsi ‐ anche se ancora da lontano‐ nell'orizzonte storico del mondo: ciò che sino a ieri era sembrato «utopia» ecco che oggi appare come possibile realtà storica di domani! Sembrava un «sogno» ed ecco, invece, una realtà che si mostra già possibile. Come la «fantascienza»: ciò che sembrava ieri «fantascienza» (andare sulla Luna; nel fondo degli oceani; girare in pochi minuti attorno alla terra; fare diventare giardini i deserti; esplorare le stelle e cosi via) eccolo divenuto realtà storica (scientifica, tecnica, sociale, ecc.). Come mai, Madre Reverenda, tutto questo? Come mai (in virtù di quale strumento) i «sogni» sulla pace universale di Isaia e di san Giovanni vanno trasformandosi in realtà? La risposta è chiara: ‐la Provvidenza ha aperto all'uomo, nel nostro tempo, le «porte» dell'atomo, del nucleo; in conseguenza, gli ha aperto le «porte» dello spazio, del cosmo; gli ha aperto le «porte» più segrete della scienza e della tecnica; e si direbbe che Dio ha consegnato all'uomo nel nostro tempo le chiavi che aprono le «porte» della intera creazione. Ed allora? Allora, Madre Reverenda, il «limite storico» a cui la storia del mondo è oggi pervenuta è davvero quello apocalittico; cioè: se la guerra nucleare (epperciò, in ultima analisi, ogni guerra) :gli è impossibile: ed allora bisogna fare la pace! Pace universale inevitabile; unità del mondo inevitabile (a tutti i livelli: scientifici, tecnici, economici, sociali, culturali, politici); civiltà del mondo ‐per tutti i popoli‐ inevitabile! Sembra un sogno ‐«fantascienza »‐ ed è invece realtà! E se ‐per pazzia!‐ scoppiasse una guerra nucleare? Allora, Madre Reverenda, arrivederci in Paradiso; sarebbe «segno» del giudizio finale e della distruzione del mondo! Queste cose non le dico io, forzando le tinte, esagerando; no: le dicono gli scienziati più grandi e più responsabili del tempo nostro; le dicono le massime e più responsabili guide politiche del tempo nostro; le dicono i teologi più oranti, più pensosi e più attenti del nostro tempo; le dice la Chiesa, attraverso i suoi pontefici: Pio XlI (l'annunziatore profetico della «primavera storica» della Chiesa e dei popoli); Giovanni XXIII (il :Pontefice dell'età spaziale; del Concilio vaticano Il; della pace e della unità della Chiesa; della «unità» della famiglia modi Abramo; della pace, della unità, della fraternità e della civiltà del mondo intero: il pontefice, Padre e Patriarca del genere umano); Paolo VI (col linguaggio significativo, si direbbe parabolico, dei suoi viaggi in Terra Santa e a Bombay: viaggi che sono come i punti di partenza di un itinerario destinato presto ad allargarsi e a abbracciare l’intero pianeta. Madre Reverenda, a questo punto, Lei dirà: ‐ma allora, se tutto questo è vero (guerra impossibile, pace inevitabile, ecc.), perché Lei, Professore, ha impostato questa circolare ‐e con termini così vivi‐ sulla urgenza di chiedere al Signore, con estremo impegno, la pace del mondo? Non c'è contraddizione fra questa richiesta, così urgente e viva, e l'affermazione che siamo entrati nella stagione storica «di primavera»? Madre Reverenda, Ella stessa comprende che questa contraddizione non c'è! Siamo entrati nella stagione storica di primavera: è vero; ma è meglio precisare: ‐siamo al 19 marzo, non al 21, come disse in modo tanto significativo Pio XII nel celebre discorso di San Giuseppe 1958. Mancano due giorni, perciò, all'inizio della stagione primaverile: e due giorni ‐nelle prospettive della storia totale del mondo‐ non sono pochi! E poi: quanti venti e quante piogge e quante tempeste nel mese di marzo ed anche nei mesi successivi! La primavera non va esente da temporali che ‐se potessero!‐ farebbero arretrare la stagione e 32
riporterebbero nell'inverno. Madre Reverenda, è avvenuto proprio questo in questi ultimi due anni e sta avvenendo proprio questo in questi ultimi mesi. Quest'epoca nuova della storia della Chiesa e dei popoli è contrassegnata certamente al suo inizio (per così dire) da due nomi: Giovanni XXIII (guida religiosa della Chiesa e dei popoli) e Kennedy (guida politica e civile delle nazioni). Essi indicarono ai popoli di tutta la terra il nuovo corso millenario della storia della Chiesa e del mondo; essi aprirono ai popoli di tutta la terra le porte della nuova epoca! Ebbene, quando la primavera sembrava in piena fioritura, ecco l'infuriare dei venti, lo scatenarsi delle piogge e delle tempeste. Il 3 giugno 1963 Giovanni XXIII muore, attraendo a sé – sull’altare della Sua agonia e della Sua morte il dolore e l'amore dei popoli di tutto il pianeta; il 22 novembre dello stesso anno Kennedy viene tragicamente ucciso; poi, nel 1964, altre situazioni politiche e sociali (che avevano dato viva speranza) si mutano: Krusciov (che, nonostante le sue responsabilità passate, aveva pure dato un apporto determinante alla speranza della pace) scompare dalla scena politica; in Italia ed a Firenze sorgono situazioni nuove; la Cina (settecento milioni di uomini!) entra minacciosa (con lo scoppio della prima bomba atomica 16 ottobre 1964) nella scena «atomica» del mondo; le strutture essenziali dell'ONU sono fortemente scosse; e «fatiche» non mancano nello svolgersi del Concilio e, in genere, nella vita e nell'avanzata della Chiesa. E in questi ultimi mesi? Madre Reverenda, come si è aggravata –davvero! la situazione politica e militare del mondo! In Asia (nel Vietnam e sino ai confini della Cina) la guerra (anche se non nucleare) è in pieno e severo svolgimento; nell'America Latina (San Domingo, ecc.) severe convulsioni interne e severe azioni militari sono in atto: specie per effetto dell'ingresso atomico e politico della Cina nella scena militare e politica dell' Asia e del mondo, la politica mondiale ha subito spostamenti pericolosi verso le frontiere della guerra fredda ed anche oltre! Questa è «la fotografia» della realtà storica odierna (sul piano militare e politico); siamo, ripeto, sulle frontiere più avanzate della guerra fredda e la guerra autentica (anche se non nucleare) pesa tristemente (coi suoi bombardamenti e le sue guerriglie) sul popolo del Vietnam, che da venti anni non trova è pace né a nord né a sud! Giunte le cose a questo punto, possiamo ben dire di essere proprio sulle frontiere dell' Apocalisse: sul crinale apocalittico; e queste frontiere dell' Apocalisse si possono benissimo anche localmente identificare: sono le frontiere della Cina; la guerra nucleare ‐distruttiva del mondo!‐ potrebbe scoppiare proprio in esse! . Il pericolo c'è: saremmo davvero dei sognatori (non saremmo dei cristiani attenti) se non ci rendessimo conto di esso! Ecco perché, Madre Reverenda, questa circolare è tutta rivolta verso una domanda sola per così dire al Signore: la domanda della pace! Signore, donaci la pace! Questa domanda, fatta al Padre nel nome di Gesù Cristo, deve essere esaudita! Deve? Sì, deve! Madre Reverenda, bisogna avere il coraggio la fede, cioè di fare questa affermazione confidente ed audace: Si, Signore: voi lo avete detto: «quidquid orantes petitis credite quia accipietis et fiet vobis! chiedete al Padre mio nel mio nome ». Sono parole di Cristo: noi le crediamo senza dubbio alcuno; se chiediamo la pace mondiale ‐in Asia, nell'America Latina, in Palestina ed ovunque‐ noi lo facciamo con la certezza che questa è la volontà stessa ed il desiderio medesimo di Gesù, di Maria, di tutti i Santi; questa è la volontà stessa del Padre che è nei cieli! […] Ecco, Madre Reverenda, il «perché» di questa circolare; il «perché» dell'unica domanda quella della pace mondiale verso la quale essa è rivolta! Nella richiesta della pace mondiale sono contenute implicitamente tutte le richieste che la condizionano! Col darci il dono della pace mondiale ‐è il dono mariano di Fatima!‐ il Signore darà anche il dono della «convergenza» verso di Lui di tutti i popoli, di tutte 33
le nazioni della terra; darà, perciò, il dono della unità ed il dono della illuminazione del mondo! Sì, bisogna credere, fermamente credere, in questa effusione di doni che, con la pace, lo Spirito Santo vuole fare, proprio nel nostro tempo, a tutti i figli (a partire da Israele) ed a tutte le genti! Si sa: le cose vanno viste in prospettiva; e prospettiva storica è appunto quella che mostra la pace del mondo, la unità del mondo e la illuminazione cristiana e biblica del mondo (lumen ad illuminationem gentium). Madre Reverenda, fede dunque! Fede capace di muovere tutte le montagne, e capace di fare spuntare sulla terra ‐malgrado tutto!‐ quella stagione millenaria di grazia, di pace, di giustizia, di civiltà, che è nel piano di Dio ‐il piano rivelato dai Profeti: il piano dei «mille anni»‐ e che costituisce la gioia, l'attesa e la speranza della Chiesa e del mondo! Madre Reverenda, ecco il senso di questa circolare: è un appello per una «mobilitazione» mondiale di preghiera (di tutti i monasteri di clausura del mondo) per ottenere dal Signore la pace fra i popoli di tutto il pianeta! Per ottenerla! Ecco perché questa circolare viene inviata ai monasteri di tutti i continenti! Essa troverà eco in certo senso più profonda nei monasteri dell'Asia, del Medio Oriente e dell' America Latina; nei monasteri, cioè, che si trovano nei tre punti nevralgici del mondo: che si trovano (specie quelli dell' Asia e della frontiera cinese e del sud‐est asiatico), perciò, sul «crinale dell'Apocalisse »! Ma noi lo ripetiamo, Madre Reverenda, con quanta forza abbiamo nel cuore: anche se il pericolo è grande (e non dobbiamo nasconderlo), più grande è la nostra fede, più possente la volontà del Signore; e la volontà del Signore manifestata attraverso mille segni‐ appare sempre più questa: ‐che la pace mondiale venga, che l'unità mondiale venga, che la civiltà mondiale fiorisca, e che in Israele ed in tutte le genti fiorisca a poco a poco, come una aurora ancora lontana ma crescente‐ la grazia di Cristo che illumina e che santifica! Non è un sogno tutto ciò: è il «senso della storia» per la Chiesa e per le nazioni: il «senso della storia» indicato da Maria a Fatima; quel «senso della storia» che mostra nella regalità di Cristo e di Maria l'approdo atteso della storia futura a della Chiesa e del mondo! “...e regneranno con Lui per mille anni” Grazie di tutto, Madre .Reverenda, e preghi tanto, con tutto il cuore, la dolce Madonnina, Madre nostra e Regina del mondo, per Firenze (per la sua missione di pace) e per me. Suo in X.to, La Pira, Firenze, Ascensione 1965 (27 maggio)
Guarire le ferite – Giancarlo Bregantini ( da La pace ha un cuore, ed. il margine, 2010)
E’ quando senti che sei stato ferito. E ogni ferita ti mette trepidazione. Cogli istintivamente un fremito nelle ossa provi una sensazione strana nel camminare. Cammini con prudenza. Appunto con paura, perché temi di essere ferito di nuovo. Ti senti vulnerabile, tu che prima di allora non avresti mai pensato di ritrovarti sanguinante, a letto con la febbre o bloccato in ospedale per un’operazione al cuore, come è capitato a me. Ma allora che fare? Restare vulnerabili e vivere nella paura? Oppure esorcizzarla con la guerra, come molti governi occidentali hanno, purtroppo, scelto di fare? Ma poi non si prova l’amarezza di aggiungere nuova paura a quella già provata? Da dove trarre le risorse per guarire le ferite? Sì, perché le ferite chiedono solo di essere guarite. Non rimosse, né addolcite. […] Ritengo , e lo dico in base alla mia esperienza personale e grazie alla lettura di molti 34
autori contemporanei, che la sofferenza sia la più grande risorsa dell’umanità. Prima ancora dell’intelligenza. Perché è dalla spinta della sofferenza che lavora l’intelligenza per produrre una risposta adeguata. E la risposta che cito del papa è questa “per il risanamento delle ferite che sanguinano negli animi la giustizia e il perdono sono ambedue essenziali”. Più d’uno in quei giorni (dell’attentato dell’11 settembre alle Twin Tower, ndr) aveva lanciato una straordinaria proposta, eroica fino al limite, ma totalizzante: L’America perdoni chi l’ha ferita. Certo, poteva apparire una provocazione. Eppure, a ben pensarci, non sarebbe stata fuori luogo. Anzi. Dal momento che il nocciolo è proprio qui. Il terrorismo è “un crimine contro l’umanità, nasce dall’odio e produce isolamento, diffidenza e chiusura. Esiste perciò un diritto a difendersi dal terrorismo”. Ma è un diritto che ha delle regole precise: “ci deve essere la prova certa dei colpevoli; la responsabilità resta sempre personale e quindi non può mai essere estesa alla nazioni, alle etnie, alle religioni alle quali appartengono i terroristi … e deve comportare un particolare impegno sul piano politico, diplomatico ed economico per risolvere le eventuali situazioni di oppressione ed emarginazione che fossero all’origine dei disegni terroristici.” Ne deriva una prassi di pace, che guarda alle situazioni con realismo e insieme con speranza. Perché con la giustizia si mettono in ordine i diritti violati, dando a tutti casa, il pane, il lavoro, la scuola, un paese bello e pulito. Con il perdono si sana il cuore, si restituisce speranza, si guarda con fiducia anche a chi ha fatto il male. La sofferenza allora non solo non induce a invocare altra sofferenza per vendetta. Educa invece a chiedere indulgenza e perdono, proprio perché noi siamo stati feriti. Il perdono non è richiesto solo ai singoli, nel loro cuore ma anche “alle famiglie, ai gruppi, agli Stati e alla stessa comunità internazionale.”
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Arcidiocesi di Trento Pastorale Sociale, Ambiente e Turismo Scuola per la Politica, l'Economia ed il Sociale Comitato Diocesano Trentino Locride Via Barbacovi 4 38122 Trento email ufficio:
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