Franz Kafka - Zanichelli online per la scuola

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Franz Kafka. La vita. Franz Kafka nacque nel 1883 a Praga (allora ... «Quando Kafka scrive Il processo o La metamorfosi scrive racconti in cui si parla di esseri.
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Franz Kafka

La vita

F

ranz Kafka nacque nel 1883 a Praga (allora Impero austro-ungarico) da una benestante famiglia ebrea. Dopo aver frequentato il liceo classico di lingua tedesca si laureò in giurisprudenza nel 1906 e per rendersi autonomo dalla famiglia incominciò a lavorare presso alcune compagnie di assicurazione. Nel 1911, essendogli stata diagnosticata una grave forma di tubercolosi che lo costrinse a interrompere i rapporti di impiego, entrò in una casa di cura vicino a Zurigo, cui seguiranno negli anni altri ricoveri nei sanatori di mezza Europa. Intanto si era fidanzato con Felice Bauer, conosciuta in casa dello scrittore e amico Max Brod. La relazione, segnata da separazioni e riconciliazioni, fu definitivamente sciolta nel 1914. Gli anni successivi trascorsero tra viaggi di cura e la ste-

sura di romanzi e di racconti. Nel 1918 incontrò e si innamorò della boema Milena Jesenska, traduttrice in lingua cèca delle sue opere, con la quale ebbe un carteggio durato due anni, dal 1920 al 1922. L’ultimo periodo della sua vita, ricostruito dall’amico Brod, fu segnato da frequenti spostamenti legati alla sua malattia: dalla Boemia, al Baltico, nella stazione balneare di Muritz, dove s’illuse di trovare una stabilità sentimentale con Dora Dymant, che lo seguì poi per assisterlo nel sanatorio di Kirling, presso Vienna. Qui morì il 3 giugno del 1924. Un’idea complessiva di tutta la sua produzione si ebbe piuttosto tardi, perché lo scrittore aveva dato disposizioni a che i manoscritti venissero distrutti, e fu soltanto grazie a Brod se poterono essere pubblicati postumi.

Le opere e i temi Al centro della narrazione di Kafka sono le tematiche dell’esclusione, della colpa, della condanna, dell’incomunicabilità, della solitudine, dell’angoscia dell’uomo di fronte al mistero della vita e della sua impotenza a trovare risposte al problema del male e dell’esistenza di Dio. Tutte queste tematiche lo scrittore le esprime in romanzi e racconti difficilmente riconducibili a un genere, in quanto si tratta piuttosto di una commistione di generi, che spazia tra il fantastico, l’allegorico, lo psicologico. I suoi personaggi sono oppressi da leggi misteriose e da apparati burocratici assurdi, gravati da un oscuro senso di colpa ambiguamente legato all’innocenza. Nel racconto La condanna (1916), un padre condanna a morte per annegamento il figlio e questi si lascia morire nelle acque del fiume; nel racconto La metamorfosi (composto in tre capitoli tra novembre e dicembre del 1912 e pubblicato nel 1915), il commesso viaggiatore Gregor Samsa si sveglia un mattino trasformato in un gigantesco insetto e inizia una vita da parassita rinchiuso nella propria stanza-tana, lasciandosi alla fine morire di fame. Nel romanzo incompiuto Il processo (1914-15, pubblicato nel 1924), un uomo viene accusato di una colpa che non conosce e poi giustiziato da un misterioso tribunale. In America (1910, incompiuto, pubblicato nel 1927) un ragazzo viene mandato in America per espiare una colpa d’amore e lì si perde in un mondo per lui incomprensibile.

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In Il castello (1922, incompiuto, pubblicato nel 1926) un agrimensore è sottoposto alla misteriosa autorità dei signori di un castello. Di Kafka sono stati pubblicati anche scritti privati, come Diari e carteggi (appunti scritti nel 1917-1918), le Lettere a Felice e le Lettere a Milena, che testimoniano i difficili legami con le due donne, e la Lettera al padre, cinquanta pagine redatte nel 1919 e mai consegnate al destinatario, in cui lo scrittore analizza la difficile relazione con il padre, personaggio autoritario, che tanta parte di responsabilità ebbe nelle sue sofferenze psicologiche.

PER LO STUDIO

Le tematiche della colpa e dell’innocenza I temi che Kafka affronta partono da un vissuto individuale – il più delle volte biograficamente coincidente con problematiche reali dell’autore – fino ad assumere significati collettivi e a toccare questioni universali, del rapporto tra senso ed esistenza: la ricerca di Dio, senza aderire alla fede, si traduce nei racconti dello scrittore praghese in desiderio di morte per non aver saputo accogliere la grazia divina; il suo disimpegno nei confronti del movimento sionista gli provoca incubi e sensi di colpa, per essersi allontanato dalla comunità del popolo d’Israele; il rapporto frustrante con il padre si traduce in un senso di impotenza nei confronti dell’autorità. Maurice Blanchot osserva: «Quando Kafka scrive Il processo o La metamorfosi scrive racconti in cui si parla di esseri la cui storia appartiene solo ad essi; ma nello stesso tempo si parla in realtà soltanto di Kafka e della sua storia, che appartiene soltanto a lui» (Blanchot, 1983).

a. Quale concezione dell’esistenza umana si può desumere dalle opere di Kafka? b. Perché alcuni critici, riferendosi a esse, parlano di «allegorie vuote»? c. Quale interpretazione si può dare dell’autorità che incolpa l’uomo ignaro delle sue inadempienze? d. Quale artificio narrativo rende ancor più angoscianti gli eventi?

L’allegoria kafkiana e le possibili interpretazioni Le narrazioni kafkiane presentano immagini e situazioni che, lontane da ogni resa realistica, fanno forza su potenti e oscure figurazioni allegoriche che si offrono a interpretazioni non univoche, a significati ambivalenti, definite dalla critica «allegorie vuote» (perché vanno riempite di significato). Ne Il castello il protagonista vive un rapporto di ostacolata sudditanza verso il proprio signore, immagine delle difficoltà di affermazione e affrancamento dal potere di ogni debole individuo, specie se ebreo; ne Il Processo, il tribunale invisibile che condanna il Signor K. è il corrispettivo allegorico delle violenze burocratiche e coercitive di una Legge che non protegge, ma schiaccia e colpevolizza senza giustificazione (altra lettura, in chiave religiosa, vede nel tribunale il Dio-giudice ebraico, distante e imperscrutabile); nella vicenda di Gregor Samsa della Metamorfosi, nel disgusto crudele della propria famiglia è possibile leggere il sentimento di solitudine e incomprensione che legava conflittualmente Kafka al nucleo familiare (in particolare al padre, contro cui scriverà una mai spedita Lettera, > C3 T11), come una più generale condizione di colpa e inferiorità che riguarda ogni individuo debole e inadatto ai mutati rapporti sociali: «Kafka rappresenta il testimone più sensibile e acuto del nostro disagio, l’interprete drammatico dei nostri più radicati malesseri intellettuali e morali, lo scrittore forse in cui ogni uomo contemporaneo ritrova quel senso di sradicamento e di estraneità, quel sentimento di insicurezza e di angosciosa vertigine che sembrano caratterizzare oggi il nostro precario modo di vivere» (Cantoni, 1970). Lo stile La potenza espressiva di Kafka consiste nell’introdurre il lettore in contesti onirici, deformati, inumani attraverso una lingua limpida, oggettuale, semplificata, quasi formulare. La sintassi è spesso poco articolata, procede per discese non ripide, ma è gradualmente concentrata a spingere il lettore dentro l’enigma con una velocità costante. Il punto di vista, per lo più soggettivo e interno al protagonista, è fondamentale nel costringere il lettore a vivere in prima persona la mancanza di informazioni come il rendersi conto progressivamente del mutare degli elementi.

LE PAROLE Sionismo Il termine (da Sion, monte di Gerusalemme) indica il movimento politico degli Ebrei, residenti nell'impero

austro-ungarico, che intendevano creare uno stato ebraico e ricostituire l'identità nazionale.

| La narrativa di area tedesca | Franz Kafka | 673

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