Giovan Battista Belluzzi, architetto militare e trattatista del Cinquecento”. Un'
opera senza eguali per contenuti e oggetto dell'indagine, cui l'editore fiorentino ...
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“Arte del Conio” monete e medaglie della Repubblica di San Marino prima dell’Euro 2
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Il “Tesoro di Domagnano”, l’alta oreficeria gota in mostra a San Marino 6
Antichi Statuti, miniera inesauribile di conoscenza
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La vita e le opere del Belluzzi in una ricerca scientifica unica
Commossa e grata per un’opportunità di studio difficilmente ripetibile, per l’indiscutibile valore scientifico della monumentale opera portata a termine dopo quattro anni di appassionata ricerca, per i sinceri elogi piovuti dalla comunità accademica, per la grande partecipazione di pubblico all’evento. Grata, soprattutto, alla Fondazione San Marino, “autentico mecenate d’altri tempi”, per aver reso possibile, con il suo generoso contributo e “una disponibilità e un’attenzione incrollabili”, il completamento di un ciclo di studi altrimenti persino impossibile da avviare. Così la professoressa Daniela Lamberini, Docente di Architettura all’Università di Firenze, si è presentata sabato 11 novembre nell’affollatissima sala conferenze del Palazzo SUMS, per il battesimo ufficiale dei “suoi due gemelli”, come
lei stessa ha spiritosamente definito i due poderosi volumi che compongono l’opera “Il Sanmarino. Giovan Battista Belluzzi, architetto militare e trattatista del Cinquecento”. Un’opera senza eguali per contenuti e oggetto dell’indagine, cui l’editore fiorentino Daniele Olschki, erede della nobile e rinomata tradizione libraria inaugurata nel 1886 dal capostitipite Leo, ha conferito per l’occasione una veste grafica ed editoriale elegante, raffinata, curatissima in ogni dettaglio, degna dell’ingegno di una personalità artistica fino a ieri trascurata e misconosciuta - e oggi sempre più ricollocata nella sua giusta luce storica -, che il Presidente della Fondazione San Marino, Giovanni Galassi, e il Consigliere Leo Marino Morganti, non hanno esitato a definire come “il concittadino forse più illustre di tutti i tempi”. continua a pagina 4
Ecomondo, lo stand della Repubblica di San Marino
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“Terre migranti”, la natura dominatrice “La grande attenzione verso la conoscenza e la valorizzazione del territorio è stata una costante di fondamentale importanza dell’attività della Fondazione”. Sono le parole del Consigliere Leo Marino Morganti in prossimità dell’uscita del calendario 2008 della Cassa di Risparmio di San Marino. Anche quest’anno l’istituto bancario, come negli anni precedenti, dalla nascita dell’ente nel 2001, ne ha commissionato la progettazione e l’ideazione alla Fondazione San Marino. Un filo rosso lega le varie edizioni del calendario, dedicato sempre a temi prettamente sammarinesi di notevole spessore culturale: dalle mappe della Galleria Vaticana, al progetto mirato sui vari aspetti dell’archeologia sammarinese che hanno occupato le ultime tre edizioni, in collaborazione con i Musei di Stato. “Questo formidabile veicolo di diffusione che può arrivare a tutti i sammarinesi - sottolinea ancora Morganti -, è uno strumento di divulgazione scientifica di grande interesse su aspetti della cultura del nostro territorio non troppo conosciuti dai cittadini”. continua a pagina 3
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L’INIZIATIVA
“L’arte del conio”, monete e medaglie della Repubblica di San Marino prima dell’Euro Quest’anno la prestigiosa strenna letteraria della Carisp è dedicata alla storia delle monete sammarinesi. Curata dalla Fondazione, porta la firma del professor Giuseppe Rossi Ormai prossimo ai 90 anni e con un curriculum che da solo meriterebbe una pubblicazione, il professor Giuseppe Rossi non finisce mai di stupire per la vastità delle sue conoscenze, per la lucidità dei suoi ricordi e soprattutto per la capacità di saperli comunicare con la grazia e l’eleganza del raffinato oratore. Nasce così “L’arte del conio”, libro strenna della Cassa di Risparmio che, dopo aver esaurito il filone dedicato al rapporto degli antichi viaggiatori con la Repubblica, apre una nuova riserva editoriale di indagine, quella appunto della coniazione delle monete. L’emissione monetaria, come quella filatelica, è parte intrinseca della storia di uno Stato. E’ rivelatrice della sua politica economica, dei suoi rapporti con gli altri Stati, delle condizioni sociali del suo popolo. La storia numismatica di San Marino comincia tardi, il 22 marzo 1862, quando venne stipulata la prima convenzione italosammarinese in materia. Viene ripercorsa per intero, per la prima volta, in una pubblicazione del 1982: “Monete e medaglie commemorative della Repubblica di San Marino”, e nella successiva edizione del 1991, entrambe a cura dell’AASFN e firmate da Cristoforo Buscarini e Marino Zanotti sulla scorta di accurate ricerche d’archivio. Si trattava, all’epoca, di una preziosa ricostruzione storico-scientifica, che toglieva ogni dubbio e incertezza circa diverse emissioni di fine ‘800, inizio ‘900, ma che non dava il giusto merito alla valenza culturale ed artistica della produzione monetaria. Di qui la necessità di offrire ai cittadini e al vasto pubblico dei collezionisti un orizzonte nuovo e più completo della mo2 netazione sammarinese, sempre affidata ad artisti di grandissima fama, che hanno
segnato la storia della scultura del Novecento italiano. Parliamo di Veroi, Greco, Minguzzi, Bini, Vivarelli, Crocetti, Annigoni, Messina e tanti altri, il cui rapporto con San Marino e di conseguenza la loro capacità di interpretarne simboli, vicende e tradizioni, riaffiora dai ricordi del professor Giuseppe Rossi, che per circa trent’anni è stato consulente numismatico dello Stato sammarinese. Un interlocutore privilegiato dunque, per chi, in veste di editore, si fosse accinto a questo compito e avesse voluto proporre una pubblicazione scientificamente ineccepibile, ma con il valore aggiunto di un profilo di storia sammarinese assolutamente originale e sconosciuto. Accanto alla parte scientifica e didascalica di ogni coniazione divisionale o aurea, nel volume compare dunque, per un certo pe-
riodo, anche la scheda personalizzata dal professor Rossi, con il racconto della vita dell’artista che aveva firmato il bozzetto, arricchito con aneddoti della sua esperienza a San Marino assolutamente inediti, ma che restituiscono uno spaccato culturale e artistico di altissimo profilo. Ogni artista infatti ha dato la sua personale interpretazione non solo delle vicende storiche, ma soprattutto dei grandi valori che, attraverso le monete, San Marino ha sempre voluto diffondere nel mondo e che ne tratteggiano la sua identità più profonda: il culto della pace, della libertà e del dialogo tra i popoli. Questo è anche il messaggio natalizio della Carisp, che ha la proprietà di questa iniziativa editoriale, e della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – SUMS, che ne ha curato la pubblicazione.
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L’APPUNTAMENTO
“Terre migranti”, la natura dominatrice
Uno degli scatti panoramici della Repubblica usati nell’edizione 2008 del calendario della Cassa di Risparmio di San Marino [FOTO:SILVANO BACCIARDI]
dalla prima
Quest’anno la scelta della Fondazione è caduta su un tema di grande fascino: il paesaggio. “Il paesaggio non è statico e non è riconducibile ad un insieme di vedute panoramiche. In altre parole: comprende sia la realtà, che l’apparenza della realtà. Da questo punto di vista il paesaggio è anche un potente linguaggio: non esiste un paesaggio senza rappresentazione di esso, ed è attraverso questo passaggio che la società manifesta le proprie aspirazioni”, recita il testo d’apertura del calendario, che avrà il titolo “Terre Migranti”. La Fondazione San Marino ha promosso con coerente continuità e convinzione, studi, ricerche, analisi su questo bene prezioso che è il territorio. A maggior ragione da salvaguardare, tutelare, studiare nella dimensione del piccolo Stato, quale è San Marino. La Fondazione ha promosso, tra l’altro, la ricognizione storica dei suoi confini attraverso lo studio delle mappe ritrovate negli archivi vaticani in occasione del trecentesimo anniversario della morte di Papa Ganganelli; è stato mostrato per la prima volta materiale d’archivio inedito del periodo tra Settecento e Ottocento; sulla spinta della Convezione Europea del Paesaggio firmata a Firenze nel 2000 anche da San Marino, è stata inoltre promossa una ricerca sul paesaggio dalla fine dell’Ottocento sino ai giorni nostri: lo studio, ancora in corso, è coordinato dall’Università di Roma e coinvolge anche tre ricercatori sammarinesi che hanno ricevuto una borsa di studio. “Le immagini del calendario - spiega ancora il Consigliere Morganti -, vogliono mettere a fuoco aree di assoluto pregio paesaggistico e geomorfologico. Sono immagini di paesaggio non antropico, privo della pre-
Nel calendario 2008 della Cassa di Risparmio di San Marino, ideato e realizzato dalla Fondazione San Marino, il pregio paesaggistico e geomorfologico del territorio della Repubblica
senza dell’uomo, aree calanchive, ad esempio, o dalle caratteristiche di assoluta particolarità”. L’intento del progetto della Fondazione è di tentare di mettere il fruitore del calendario in relazione con l’ambiente, con la potenza della natura del territorio, e di stimolare il cittadino sammarinese ad apprezzarne le qualità più misconosciute, oltre a quelle più note e di valenza turistica. “Questo progetto, insomma, ha l’ambizione di cercare di far riflettere, pensare, intorno alla forza della natura del territorio del nostro Paese”. L’edizione 2008 si è avvalsa della consulenza della geologa Sara Rossini e della collaborazione del fotografo Silvano Bacciardi, cui appartengono le immagini delle ultime tre campagne fotografiche relative ai calendari. “Terre migranti” è a disposizione gratuitamente in tutte le agenzie della Cassa di Risparmio di San Mari- 3 no ed è stato stampato in 10.000 copie.
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IL FOCUS
“Il Sanmarino. Giovan Battista Belluzzi, architetto militare e trattatista del Cinquecento”
dalla prima
Con la pubblicazione della fatica editoriale della docente fiorentina, il ciclo di iniziative e manifestazioni culturali e commemorative indette per celebrare il cinquecentenario dei natali, caduto l’anno scorso, dell’insigne architetto militare sammarinese può dirsi virtualmente concluso. Anche se la ricerca scientifica, ha annotato Daniela Lamberini, “porta in continuazione all’attenzione dello studioso nuove, sorprendenti e preziose testimonianze” che arricchiscono sempre più di valore e significato le conoscenze su una figura stimatissima ai suoi tempi, e piombata inspiegabilmente nell’oblio perfino in patria a partire dall’inizio dell’Ottocento. Già oggi, tuttavia, molteplici sono le scoperte e le novità ascrivibili alla complessa disamina condotta nei due volumi dalla ricercatrice, annoverata tra i massimi esperti internazionali di fortificazioni rinascimentali, sull’avventurosa esistenza e le trascurate opere del Belluzzi, mercante e ambasciatore sammarinese prima, e architetto militare e soldato poi al servizio del Duca di Firenze, Cosimo I de’ Medici, dal 1543 fino alla morte. Cenni biografici e repertorio commentato delle cinta murate costruite o solo progettate si alternano infatti nel primo volume, mentre la seconda parte dell’opera è in4 teramente dedicata alla raccolta sistematica del diario giovanile, dei documenti, dei
manoscritti, delle lettere e dei trattati rimasti inediti a causa della prematura scomparsa del “Sanmarino”, caduto sotto il fuoco nemico durante la guerra contro Siena, nel 1554, nell’assedio alla fortezza dell’Aiuola. Ne scaturisce un racconto avvincente, frutto di una minuziosa e certosina ricostruzione che è stata la fonte, ad esempio, del ritrovamento dell’originale del trattato belluzziano sulle fortificazioni, un documento autografo di inestimabile valore, anche per l’influenza che esercitò sugli architetti militari italiani ed europei di tutto il XVI secolo, rinvenuto nell’archivio storico del Comune di Anghiari e oggi completamente restaurato grazie all’intervento della Fondazione San Marino. Ancora, dell’attribuzione di numerosi disegni, progetti, schizzi, schedati come anonimi e conservati in varie biblioteche d’Italia, tra cui la Riccardiana di Firenze e la Regia di Torino, e della fedele ricostruzione di uno dei primi strumenti di ingegneria civile applicata alla moderna strategia militare: una bussola topografica, figlia dell’inventiva dell’architetto sammarinese, utilizzata per rilevare la pianta delle città e tracciarne mura bastionate e fortificazioni. Belluzzi lavorò infatti, tra l’altro, alle mura di Firenze, Pistoia, Volterra, Pisa, Empoli, Prato, San Casciano, Montepulciano e, fu fondatore, nel 1548, della città di Portoferraio nell’Isola d’Elba. Anche se la scoperta forse più eclatante
Da sinistra, Francesco Paolo Fiore, Docente di Storia dell’Architettura all’Università “La Sapienza” di Roma, Giovanna Lazzi, Direttrice della Biblioteca Riccardiana di Firenze, il Consigliere della Fondazione San Marino Leo Marino Morganti, Daniela Lamberini, Docente di Architettura all’Università di Firenze e Filippo Camerota, Vicedirettore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, durante la presentazione dell’opera l’11 novembre scorso; a lato l’udienza concessa dagli Eccellentissimi Capitani Reggenti, Mirko Tomassoni e Alberto Selva, in occasione della pubblicazione dei volumi è il disvelamento del vero volto del Belluzzi, “scovato” da Daniela Lamberini a Palazzo Vecchio in un dipinto del Vasari, dove il Sanmarino, codificatore dei principi tecnico-costruttivi delle fortificazioni, è raffigurato di profilo accanto ai più celebri artisti e architetti della corte medicea come Benvenuto Cellini, Baccio Bandinelli, Bartolomeo Ammannati, Niccolò Tribolo e lo stesso Vasari. Infine, sempre gli studi belluzziani sono stati l’occasione per il restauro della più antica pianta esistente del centro storico di San Marino e delle mura urbane, redatta dallo stesso Belluzzi e custodita presso l’Archivio di Stato della Repubblica. In tutto questo percorso virtuoso, innescato dal progredire degli studi di Daniela
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Lamberini, la Fondazione San Marino ha sempre sostenuto con passione, ha più volte sottolineato la docente, “tutte le iniziative conservative e divulgative di cui di volta in volta si è palesata l’opportunità o l’utilità”. “L’idea del progetto - ha ricordato Morganti - è nata nel 2002, quando con la professoressa Lamberini iniziammo a lavorare attorno alle celebrazioni del cinquecentenario della nascita del Sanmarino, che sarebbe caduto di lì a quattro anni, nel 2006. Tutte le iniziative scaturite da questa collaborazione hanno consentito di avviare il percorso che, grazie alla Fondazione San Marino, è stato possibile realizzare sino ad oggi“. “Già sotto la Presidenza Ghiotti - ha ricordato ancora Morganti -, si è ipotizzato un cammino che sarebbe dovuto culminare proprio con la pubblicazione dell’opera che oggi abbiamo la fortuna di toccare con mano. Via via, questo cammino ha sempre più assunto connotati scientifici originali e variegati, arricchendosi al contempo di rilevanti progetti culturali collaterali e di numerosi appuntamenti commemorativi. Ricordo, tra gli eventi celebrativi, le cerimonie pubbliche del 15 novembre 2006, giorno nel quale venne intitolato al Belluzzi il tratto di Via Piana antistante la sede della Fondazione San Marino, e venne apposto sulle mura cittadine il monumento bronzeo, opera dello scultore Lujo Loziça, che raffigura il vero profilo del Sanmarino e riproduce i sigilli della Repubblica e il circuito ideale delle fortificazioni così come l’insigne architetto lo progettò e descrisse minutamente nel suo trattato. Ricordo poi l’emissione da parte dell’Azienda Autonoma Filatelica e Numi-
smatica, il giorno seguente, di un dittico in oro da 20 e 50 euro realizzato su un bozzetto dello scultore Ugo Veroi e raffigurante anch’esso il vero volto del Belluzzi. Siamo ovviamente orgogliosi di aver condotto felicemente a termine un progetto di tale portata, e di questo risultato dobbiamo ringraziare Daniela Lamberini, per la competenza, la passione e per l’impegno profuso. Siamo consapevoli che il nostro contributo è stato determinante per la riscoperta di un artista che ha dato lustro e continua a dare lustro alla nostra Repubblica, ma non vorremmo
Morganti: “Il nostro progetto non deve restare isolato. Più collaborazione tra privati e parte pubblica” A margine della presentazione del volume curato da Daniela Lamberini, Leo Marino Morganti ha modo di chiarire il suo pensiero in merito alla proposta, lanciata durante la cerimonia, di una più stretta collaborazione tra la Fondazione San Marino e le istituzioni per una progressiva espansione degli studi e delle iniziative promosse dall’ente sammarinese sulla scia del progetto di ricerca elaborato, quattro anni fa, dalla docente fiorentina e da Morganti stesso. “La valorizzazione di un illustre concittadino come il Sanmarino – spiega -, non può esaurirsi nelle sole nostre iniziative. Altri progetti dovranno seguire. Ad esempio, la riproduzione della bussola progettata dal Belluzzi per misurazioni e rilievi potrebbe risvegliare l’interesse di altri enti pubblici o privati,
IL FOCUS
che il nostro tributo al genio di Belluzzi rimanesse isolato e fosse considerato fine a se stesso. Progetti, anche permanenti, di grande valenza scientifica e risonanza internazionale possono infatti sorgere attorno alla valorizzazione della figura artistica del Nostro, se solo le autorità e le istituzioni si impegnassero in progetti di lungo periodo, a più stretto contatto e in collaborazione con la Fondazione San Marino”. Unanime consenso per il valore e la completezza degli studi belluzziani è giunto dalle numerose personalità accademiche intervenute alla cerimonia di presentazione dell’opera: Francesco Paolo Fiore, Docente di Storia dell’Architettura all’Università La Sapienza di Roma, Filippo Camerota, Vice-direttore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze e Giovanna Lazzi, Direttrice della Biblioteca Riccardiana di Firenze. Per tutti Belluzzi, ispiratore e maestro di quella innovativa branca dell’architettura deputata a “salvare la vita dei cittadini”, va ricordato come il precursore, la personalità eminente che per le arti militari segnò il passaggio “dal pugnale al compasso”, anticipando l’impiego delle nozioni di cosmografia tolemaica e matematica euclidea “nelle cose pratiche che l’architettura può produrre”. Va infine segnalato che la Fondazione San Marino, al fine di assicurare all’opera la massima divulgazione possibile, in collaborazione con la Biblioteca Riccardiana ha predisposto una versione on-line del “Trattato sulle fortificazioni di terra” che può essere comodamente “sfogliata” sul sito www.fondazionesanmarino.sm.
che potrebbero divenire partecipi, sempre nel nome del Sanmarino, della prosecuzione del cammino di conoscenza da noi già intrapreso. Ma lo Stato sammarinese dovrebbe attuare almeno due altri aspetti del progetto, ovvero l’istituzione di un Museo Permanente dell’Architettura Militare di difesa dedicato al Belluzzi e la creazione di un Centro d’Eccellenza per gli studi belluzziani, che potrebbe costituire il punto di riferimento per indagini approfondite sul nostro Centro Storico, e sui centri storici in generale, da dove potrebbe prendere spunto e linfa anche una nuova ‘Carta del Restauro’, magari in superamento di quelle di Atene, di Venezia, della Carta Italiana del Restauro. Uno strumento più aggiornato di cui si sente assoluto bisogno per fare fronte ai numerosi problemi legati a questa particolare disciplina dell’Architettura. Il Centro d’Eccellenza - conclude Morganti - favorirebbe la concentrazione, a San Marino, delle migliori ‘teste pensanti’ di questa materia, dei migliori umanisti e ricercatori esperti di Medioevo e Rinascimento e finirebbe con il rivelarsi un faro per gli stessi Istituti Culturali sammarinesi, dall’Università all’Archivio di Stato, alla Scuola Seconda- 5 ria Superiore”.
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L’EVENTO
Il “Tesoro di Domagnano”, l’alta oreficeria gota in mostra a San Marino La ricostruzione è frutto di un avanzato progetto di archeologia sperimentale sostenuto dalla Fondazione San Marino e dai Musei di Stato di San Marino
La riproduzione archeologica dei gioielli del “Tesoro”: sopra, la ricostruzione ipotetica dell’abbigliamento della dama gota di Domagnano; di lato, una fase della riproduzione archeologica di una delle due fibule (spille) a forma di aquila (originale conservato al Museo Archeologico Germanico di Norimberga)
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“Il Tesoro di Domagnano è senza dubbio la più importante testimonianza dell’età ostrogota. Pensi che nel Museo di Norimberga la fibula a forma di aquila è divenuta il simbolo della sezione archeologica”. Paola Bigi, curatrice della mostra ospitata nel Museo di Stato intitolata “Il Tesoro Goto di Domagnano - La riproduzione archeologica”, sottolinea senza mezzi termini l’importanza di quello che è considerato il più importante ritrovamento archeologico sul territorio sammarinese. Uno straordinario nucleo di oreficeria barbarica venuto alla luce casualmente tra il 1892 e il 1893 in località Lagucci: questa straordinaria scoperta fu circondata da uno strettissimo riserbo a tal punto che non è noto il contesto del ritrovamento. Un complesso di gioielli tutti in oro, collocabili tra la fine del quinto secolo e il primo quarto del sesto secolo, appartenuti ad una nobildonna ostrogota della corte del re Teodorico, che aveva fatto di Ravenna la capitale del suo regno nella penisola italica. Gli Ostrogoti, stanziati dal secondo secolo sulle rive del Mar Nero, sotto la pressione degli Unni, si trasferirono prima nei Balcani e alla fine del quinto secolo, dopo la caduta dell’Impero romano, si spinsero in Italia, appunto sotto la guida di Teodorico. A suo tempo, la mancanza di una legge a tutela del patrimonio storico ed archeologico permise ai proprietari del terreno del ritrovamento di alienare legalmente i reperti. Negli anni Venti il Museo di Stato acquistò una delle borchie
pseudorettangolari; il resto del Tesoro, invece, si è disperso in musei e collezioni di tutto il mondo tra cui il Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum di New York e una collezione privata sempre a New York. Di recente, un decimo pendente è stato identificato nelle collezioni della Galleria Sabauda di Torino. I Musei di Stato, grazie alla Fondazione San Marino e al Rotary Club San Marino, hanno curato tra il 2004 e il 2006 un progetto di archeologia sperimentale che ha perseguito la realizzazione di una ricostruzione del Tesoro. E’ un progetto unico, di grande valore scientifico, che avvalendosi della grande competenza dell’orafo ed archeologo sperimentale Marco Casagrande e della supervisone scientifica dei Musei di Stato, ha permesso, dopo l’accurato studio degli originali conservati all’estero, di realizzare la riproduzione archeologica del Tesoro utilizzando le stesse antiche tecniche orafe. All’interno della mostra, è presente naturalmente anche la borchia pseudorettangolare conservata nel Museo di Stato e sono illustrati anche i recenti ritrovamenti archeologici che ora permettono di fornire nuove ipotesi su una testimonianza così importante della presenza dei Goti a Domagnano. Nell’ambito delle tre campagne di scavo condotte dalla Sezione Archeologica dei Musei di Stato sotto la direzione di Gianluca Bottazzi, è stato identificato il più importante insediamento di età romana in località Paradiso, una villa urbano-rustica caratterizzata da una continuità abitativa dal secondo secolo a.C. alla prima metà del sesto secolo d.C. E proprio in età gota la villa romana di Domagnano venne profondamente ristrutturata. La testimonianza della presenza dei Goti in territorio sammarinese ci è data dal ritrovamento di numerosi materiali e di alcune monete di emissione ostrogota all’interno dell’edificio, articolato in due file di ambienti con focolari multipli e delimitato a monte da una vasta area cortilizia. E’ una novità di rilievo assoluto - un insediamento goto in una località vicina al luogo di ritrovamento dei gioielli -, nel panorama degli studi sul Tesoro di Domagnano -, che confuta le ipotesi dello studioso Wolker Bierbrauer. Nel 1995 dichiarava: “ …Per quanto se ne sa, il Tesoro non ha alcun rapporto con un eventuale insediamento romano o tardo antico/medievale”. La mostra, dopo l’inaugurazione del 24 novembre, rimarrà aperta sino al 2 giugno 2008.
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IL PROGETTO
Antichi Statuti, miniera inesauribile di conoscenza “Poche realtà - ha affermato a suo tempo Diego Quaglioni, insigne studioso di Diritto medievale - hanno conservato come ha fatto San Marino una serie di Statuti così ricca. E uno studio puntuale della cronologia e della stratificazione delle norme statutarie può servire non solo alla storia istituzionale sammarinese, ma ad una migliore conoscenza della legislazione statutaria in genere”. Sulla scorta di questa non comune ricchezza documentaristica relativa alla storia secolare della Repubblica di San Marino, nasce un progetto di grande interesse appoggiato dalla Fondazione San Marino, che ha come oggetto la produzione statutaria sammarinese negli anni che vanno dal 1490 sino al 1580. “La storia sammarinese è sempre stata al centro delle mie ricerche - afferma Daniela Conti, promotrice del progetto, laureata in Conservazione dei Beni Culturali, indirizzo Archivistico, e dottoranda presso la Scuola di Dottorato in Storia e Archeologia del Medioevo dell’Università di Siena -, e mi sono accorta frequentando per anni l’Archivio di Stato che molte tipologie documentarie non sono mai state studiate. Negli Statuti c’è la testimonianza forse più importante: rappresentano una sorta di fotografia della vita di un Comune medievale. Sono la raccolta di tutte le normative che regolavano le società di quel tempo ed attraverso le quali è possibile analizzare l’evoluzione storica, sociale, politica, economica di San Marino anche, per esempio, nelle relazioni con la Chiesa e i Comuni limitrofi”. L’edizione di uno Statuto che copre un secolo e mezzo di storia, quindi, per gli studi sulla storia sammarinese diventa una fonte essenziale. “Il nostro lavoro di traduzione, trascrizione degli Statuti, essendo una fonte ufficiale sono scritti in latino, è un lavoro sottolinea la ricercatrice - di grande importanza”. Il progetto è diviso in tre fasi: l’opera di trascrizione dal latino, ormai quasi giunta al termine dopo sei mesi: ha presupposto una profonda conoscenza del latino medievale (“Il latino medievale romagnolo è molto diverso da quello romano o siciliano”). Poi un’analisi delle rubriche, cioè dei paragrafi interni dello Statuto, il corrispettivo di quelle che al giorno d’oggi sono le leggi. Ad esempio, sono presenti le rubriche sulla composizione del Consiglio dei Sessanta, oppure sui confini dello Stato, la tutela dei minori, e così via. Contemporaneamente a questo
passaggio, la terza fase: l’analisi storicoistituzionale, sia in rapporto agli Statuti precedenti che a quelli successivi, comparata con altre fonti documentaristiche o di studio che fanno riferimento al periodo preso in considerazione. “L’edizione finale del progetto dovrebbe avere una prima parte appunto di analisi storico-istituzionale - continua Daniela Conti -, con un’introduzione storica e un’analisi dello Statuto da un punto di vista diplomatistico: tipologia di scrittura, quante mani si sono succedute nella scrittura del documento, per esempio; sia uno studio dei concetti espressi nel raffronto con la realtà sammarinese e la normativa precedente e successiva”.
Un progetto Affascinante viaggio tra le antiche carte che mette in sovvenzionato dalla luce come in quel contesto Fondazione San storico la figura istituzionale dei Reggenti fosse ancora Marino per un’analisi centrale in un’ottica ancora linguistica, storica e quattrocentesca. Solo in seguito nei successivi Statuti istituzionale delle fonti seicenteschi emergono con giuridiche della forza gli organismi dell’Arengo e del Consiglio dei Repubblica Sessanta. E’ anche un momento storico fondamentale per la definizione dei confini di San Marino: nella seconda metà del quindicesimo secolo il Comune sammarinese conquista, al termine di un trentennio di guerre con i Malatesta, i Castelli di Serravalle, Fiorentino, Montegiardino e Faetano, e avvia decisamente il processo di affrancamento dal dominio della Chiesa. Il progetto si avvale della collaborazione del professor Victor Crescenzi, titolare della cattedra di Storia del Diritto Italiano a Urbino e profondo conoscitore 7 della storia giuridica sammarinese, e sarà portato a termine entro il 2008.
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FONDAZIONE SAN MARINO
IN BREVE
Ecomondo, lo stand della Repubblica di San Marino
“C’era una volta a San Marino…” Il ricavato della vendita del dvd, devoluto al Servizio territoriale domiciliare diurno dell’Iss
Anche la Repubblica di San Marino all’edizione 2007 di ECOMONDO, evento fieristico riminese in grado di attrarre l’attenzione di tutti i protagonisti impegnati in Italia sui temi dell’ambiente. Nello stand del Titano grande risalto alla presentazione delle ricerca sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico, curata dal giovane staff di ingegneri della sammarinese Etamax e promossa dalla Fondazione San Marino. Sono stati realizzati due grandi pannelli che hanno presentato in maniera sintetica ma esauriente i principali aspetti elaborati nello studio. Inoltre è stata allestita una presentazione multimediale visionabile attraverso una postazione pc e/o video al plasma, corredata di una dispensa cartacea a disposizione dei visitatori. All’interno dello stand anche un laboratorio didattico e di illustrazione delle attività del Servizio Igiene Ambientale. Prima fra tutte il sistema di
Direttore: Gianni Di Pasquale Redazione: Saverio Mercadante Editore: Fondazione San Marino Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino - S.U.M.S Via Belluzzi, 1 - 47890 San Marino tel. 0549 872 572 www.fondazionesanmarino.sm
[email protected]
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Comitato Editoriale: Giovanni Galassi - Gilberto Ghiotti Marino Rossi - Maria Chiara Reggini
monitoraggio della qualità dell’aria nel territorio sammarinese. Era possibile visionare, attraverso un pc collegato via modem, la raccolta in tempo reale dei dati trasmessi dalla stazione di rilevamento posta a Borgo Maggiore. Nel laboratorio didattico i ragazzi delle scuole hanno potuto sperimentare, con l’ausilio di strumentazioni del Servizio, come si rilevano i campi elettromagnetici e l’inquinamento acustico. Sono stati costruiti altresì pannelli esplicativi corredati di dispense sulla tutela ambientale, sulle bonifiche di inquinamento da amianto e sul controllo delle acque. All’interno dello spazio espositivo anche un grande pannello esemplificativo delle attività di ingegneria naturalistica svolta a San Marino e, a cura dell’Ufficio Gestione Risorse Agricole Ambientali, la descrizione dei compiti di vigilanza ambientale svolti e dell’attività dell’Arboreto didattico di Ca’ Vagnetto.
Grande successo anche della seconda ristampa del dvd “C’era una volta a San Marino…”, curato dal giornalista dell’emittente radiotelevisiva di Stato, Luca Salvatori, e realizzato grazie alla sponsorizzazione della Fondazione San Marino. Immagini rare, di grande suggestione provenienti dagli archivi dell’Istituto Luce, che documentano in presa diretta 30 anni intensissimi della storia sammarinese, dal Ventennio fascista alla crisi istituzionale del 1957, più conosciuta come crisi di Rovereta. Il dvd è ancora a disposizione del pubblico nelle agenzie della Cassa di Risparmio di San Marino, nelle edicole e nelle librerie. L’incasso totale, sino a ora pari a 12.000 euro, sarà interamente devoluto in beneficenza al Servizio Territoriale Domiciliare Diurno dell’ISS.
Tipografia: Studiostampa s.a. - R.S.M. Progetto grafico: Studio AG - R.S.M. Fotografie: Filippo Pruccoli Abbonamento Postale: Spedizione in abbonamento postale Tabella E (tassa riscossa) - Autorizzazione N. 795 del 7.07.2006 della Direzione Generale PP.TT. della Repubblica di San Marino